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sabato 5 aprile 2014

Come vi aspettate che sia il mondo post-picco? Leggetelo qui




Lo Yemen è un caso interessante di una curva di produzione petrolifera che è un esempio da manuale di "curva di Hubbert". C'è poco da fare: il petrolio non dura per sempre. Così, la lettura di "Yemen Times"; in inglese, è una scoperta continua di come l'altro lato della curva di Hubbert porti a un'involuzione sociale che fa ripercorrere indietro a un paese tutte le tappe che, un tempo, lo avevano portato a un discreto livello di prosperità salendo sul lato buono della curva. Ma se la prosperità di un paese dipende dal petrolio, quando finisce l'abbondanza petrolifera, addio prosperità! (e questo non vi ricorda qualcosa di molto più vicino a noi dello Yemen?) (U.B.)



Da “Yemen Times”. Traduzione di MR

La mancanza di gasolio e propano costringe a chiudere le stazioni di servizio nella capitale


Di Ali Ibrahim Al-Moshki 

Sana’a, 17 marzo – I distributori intorno alla capitale hanno dovuto chiudere questa settimana a seguito delle maggiori carenze di gasolio e gas propano. L'ultima grave carenza di gasolio era avvenuta nel novembre del 2013, quando migliaia di automobilisti sono stati costretti a mettersi in fila davanti alle pompe di benzina in tutto il paese per comprare diesel e propano. A seguito dell'ultima grave carenza, la gente ha cominciato a parcheggiare le proprie auto in attesa che arrivi il combustibile.

Il tassista Fuad Al-Jaledi ha detto a Yemen Times, “Ho fatto la fila per un'intera giornata per comprare gasolio, ma il distributore l'ha finito e sono tornato a casa a mani vuote”. Senza combustibile, Al-Jaledi dice che è stato senza lavorare per due giorni. “Per due mesi è stato difficile per noi comprare gasolio e questa settimana i distributori l'hanno finito del tutto. Non posso lavorare ora, perché il mio taxi è diesel”, ha detto.

Il gasolio è disponibile al mercato nero – a prezzi più alti, secondo Al-Jaledi. Le forniture di benzina regolare sono anch'esse a singhiozzo, ma più facilmente disponibili del gasolio. Un litro di gasolio costa 100 Riyal (circa 46 centesimi al litro, o 1,76 dollari a gallone). Mohammed Al-Aizari, il proprietario di un distributore a Sana’a, dice che anche dopo l'inizio della carenza di gasolio due mesi fa, il distributore riceveva comunque consegne periodiche. Al-Aizari dice che vendeva 12.000 litri di gasolio in due giorni, ma ora vende la stessa quantità in due o tre ore. “La gente si è messa in coda davanti al distributore ed alcuni hanno persino dormito in macchina ma, siccome non abbiamo ricevuto alcuna consegna, abbiamo deciso di chiudere”, ha detto Al-Aizari said.

Nella sua ultima sessione di giovedì, il Parlamento ha costituito un comitato per studiare le ragioni che stanno dietro alla scarsità di gasolio e per coordinarsi con gli organi di governo interessati per trovare i mezzi appropriati per assicurare una fornitura regolare di gasolio sul mercato. Il comitato riferirà al Parlamento entro una settimana. La Compagnia Petrolifera di Bandiera dello Yemen (Yemen Petroleum Company), in una dichiarazione di sabato, ha negato le voci secondo le quali il governo intende aumentare i prezzi del gasolio, secondo l'agenzia di Stato Saba. La compagnia ha detto che il gasolio viene regolarmente consegnato ai distributori, ma che l'attuale domanda alta ha portato questa carenza. Al-Aizari crede che le voci degli aumenti del gasolio stiano portando alcuni ad accaparrarsi il combustibile. In una dichiarazione finanziaria rilasciata sabato, la Banca Centrale dello Yemen ha detto che il sabotaggio degli oleodotti ha causato un declino della produzione di combustibile non raffinato. La banca ha detto che il governo ha dovuto importare grandi quantità di derivati del petrolio per soddisfare la domanda interna del paese – per una cifra di 258 milioni di dollari nel solo gennaio 2014.

mercoledì 19 marzo 2014

Gail Tverberg: il crollo della fornitura mondiale di petrolio


Questo pezzo di Gail Tverberg potrebbe prendere come titolo il vecchio slogan pubblicitario della Pirelli "La potenza è nulla senza controllo." L'autrice sostiene, infatti, che non abbiamo tanto un problema di disponibilità di risorse petrolifere, quanto un problema di controllare la loro estrazione. Questo controllo, oggi, è assicurato dal sistema finanziario che, come sappiamo, è estremamente fragile e soggetto a collassi improvvisi. Un nuovo collasso come quello del 2008 appare probabile per il prossimo futuro e genererebbe il crollo della produzione petrolifera - come era già successo nel 2008. E' uno dei tanti modi di vedere il "collasso di Seneca" (U.B.)



Da “Our Finite World”. Traduzione di MR


  Di Gail Tverberg

Quiz: Cosa provocherà il crollo della fornitura mondiale di petrolio?


  1. Troppo poco petrolio nel sottosuolo.
  2. I prezzi del petrolio sono troppo bassi per i produttori.
  3. I prezzi del petrolio sono troppo alti per i consumatori da portare a recessione, default del debito e alla fine a un taglio della disponibilità del credito e prezzi del petrolio molto bassi.
  4. Gli esportatori di petrolio sono soggetti a disordini civili e rovesciamenti di governo, a causa dei prezzi bassi e/o dell'esaurimento delle riserve.
  5. La mancanza di denaro (e di risorse fisiche che possano essere acquistate con quel denaro) per estrarre il petrolio dal sottosuolo. 
  6. Problemi legati all'inquinamento – troppo smog in Cina; troppi problemi col fracking; troppi problemi con il CO2.
  7. L'attuale sistema finanziario crolla e può essere rimpiazzato soltanto da uno che permetta molto meno debito. I prezzi del petrolio rimangono troppo bassi sotto un tale sistema. 


Dal mio punto di vista, ogni risposta diversa dalla prima è probabile che sia almeno parzialmente giusta. Alla fine, il problema è che per estrarre petrolio, o qualsiasi altro combustibile fossile, dobbiamo mantenere insieme i sistemi finanziari e politici. Ci si può attendere che questi sistemi falliscano ben prima che finiamo il petrolio nel sottosuolo. Gran parte del petrolio nel sottosuolo (così come gran parte dei combustibili fossili nel sottosuolo) saranno lasciati nel sottosuolo, dal mio punto di vista. Basare le stime sulla futura produzione di petrolio sulle riserve di petrolio è probabile che dia un'indicazione di gran lunga troppo alta rispetto alla reale produzione futura. Numeri ancora più assurdi provengono dall'uso dei numeri delle “risorse” (che sono maggiori di quelli delle riserve) per fare stime della produzione petrolifera futura. La produzione di carbone e gas naturale è probabile che crolli esattamente nello stesso momento in cui lo fa il petrolio, perché è probabile che i problemi siano finanziari e politici, non problemi di “risorse nel sottosuolo”.

L'applicazione diretta della Teoria di M. King Hubbert è sbagliata

M. King Hubbert è conosciuto per le sue stime della produzione petrolifera futura (1956, 1962, 1976) basate sulle quantità di riserve. Ci sono due cose importanti da osservare sulle sue stime:

(a) Le stime di riserva di petrolio usate sono di riserve petrolifere a flusso libero del tipo che i geologi stavano attualmente osservando. Così, sono ristretta alle riserve “economiche da estrarre"

(b) Quando Hubbert ha mostrato grafici della produzione petrolifera mondiale che seguono una curva in genere simmetrica (quindi la discesa sembra un'immagine nello specchio di quella della salita), Hubbert ha mostrato anche altre fonti di fornitura energetica (nucleare nei sui primi saggi, solare negli ultimi) che salivano a livelli alti, prima che la produzione mondiale di petrolio diminuisse. Ha anche parlato di fare combustibili liquidi usando enormi quantità di energia più biossido di carbonio e acqua – in altre parole, invertendo la combustione (1962). Per far decollare il nucleare o il solare a questi livelli molto alti, questi dovrebbero essere estremamente economici.

Le ipotesi fatte da M. King Hubbert sono effettivamente ipotesi che permetterebbero all'economia di continuare a crescere e al sistema finanziario di “rimanere in piedi”. Se una persona guarda alla situazione attuale, le cose sono molto diverse. Non abbiamo una fornitura di combustibile sostitutiva che permetterà all'economia di continuare a crescere a prescindere dal consumo di combustibili fossili. Le riserve pubblicate includono grandi quantità di petrolio nel sottosuolo che non sono del tipo economico da estrarre. Estrarre tale petrolio sarà impossibile se i prezzi del petrolio sono molto bassi, o se manca la disponibilità di credito. E' una tentazione per gli osservatori guardare le riserve di petrolio e dare per scontato che vada tutto bene, ma non è proprio il caso.

Problema fondamentale: la futura estrazione di petrolio e la futura sostituzione sono incerte

Un problema fondamentale è “l'incertezza” delle riserve dichiarate e le quantità di risorsa: C'è un sacco di petrolio nel sottosuolo, se siamo realmente in grado di tirarlo fuori. Tirarlo fuori richiede la combinazione di un sistema finanziario che ci permetta di farlo (prezzi sufficientemente alti per i produttori, adeguata disponibilità di credito per i produttori, investimento azionario disponibile in caso il credito non lo sia, compratori che si possano permettere i prodotti) e un sistema politico che permetta che questo accada (cittadini che non facciano sommosse per mancanza di cibo in paesi che estraggono petrolio; banche aperte in paesi che cercano di importare petrolio; connessioni di mercato adeguate fra paesi). Analogamente, la sostituzione è possibile fra prodotti energetici se è possibile superare i molti ostacoli coinvolti nel farlo. Ci sono due ostacoli di costi: il costo più alto attuale del sostituto e il costo della transizione. Il costo di transizione arriva ad essere molto alto se ci sono molti “costi sommersi” che vengono persi – per esempio, se i cittadini vengono costretti a passare rapidamente da auto a benzina ad auto elettriche in modo tale che il valore di rivendita delle loro auto a benzina crolla precipitosamente. C'è anche un ostacolo tecnologico: dobbiamo avere la tecnologia per permettere di usare la diversa fonte energetica. Se il costo del sostituto è più alto del costo della fonte energetica originale, un cambiamento verso il sostituto tende a far contrarre l'economia, perché i salari andranno “meno lontano”. Se i cittadini devono pagare molto di più per le nuove auto, o se l'elettricità è più cara, i cittadini taglieranno le spese voluttuarie. Questo taglio delle spese porterà a licenziamenti nei settori voluttuari e renderà più difficile per il governo raccogliere sufficiente gettito fiscale.

Un altro problema fondamentale: l'aumento dei salari non tiene il passo dell'aumento dei prezzi del petrolio (o dell'energia)

Agli economisti piace farci credere che ci paghiamo semplicemente i salari a vicenda. I salari possono aumentare arbitrariamente in modo molto indipendente dal fatto di creare realmente beni e servizi usando prodotti energetici. Sfortunatamente, questo non sembra essere vero nella pratica. Sulla base della mia ricerca, negli Stati Uniti gli alti prezzi del petrolio sono associati a salari stagnanti, al netto dell'inflazione. I salari non aumentano velocemente quanto i prezzi del petrolio. Piuttosto, i salari tendono ad aumentare quando i prezzi del petrolio sono bassi, rendendo beni e servizi abbordabili. Parte del problema con i prezzi del petrolio in aumento è che questi si irradiano nell'economia in molti modi: prezzi del cibo più alti, perché per produrre e trasportare il cibo si usa petrolio; prezzi più alti dei metalli, perché per produrre metalli si usa petrolio e in prodotti finiti superiori, come automobili e nuove case, perché viene usato petrolio per produrli. Coi salari che non crescono a sufficienza rispetto ai prezzi del petrolio, i lavoratori ritengono di dover tagliare i beni voluttuari. Il risultato è la recessione ed i licenziamenti. Documento questo problema nell'articolo Limiti della fornitura di petrolio e crisi finanziaria continua, pubblicato nella rivista Energy nel 2012. Il rovescio della medaglia di questo problema è che senza salari in aumento rapido quanto quello del costo dell'estrazione del petrolio, è difficile che il prezzo di vendita salga a sufficienza da garantire un margine di profitto adeguato ai produttori di petrolio. Sono i prezzi del petrolio inadeguati per i produttori che sembrano essere il problema attuale. Parlo di questo problema in due recenti post: Cosa ci aspetta? Prezzi del petrolio più bassi nonostante i maggiori costi di estrazione e L'inizio della fine? Le compagnie petrolifere tagliano le spese. Gli economisti non pensano che i prezzi possano rimanere troppo bassi per i produttori. Può accadere, perché il loro modello di domanda e offerta non è corretto in un mondo con limiti energetici. Anche se i prezzi aumentano ancora temporaneamente, la recessione torna a colpire e torniamo di nuovo a prezzi bassi.

Un altro problema fondamentale: i ritorni decrescenti

I ritorni decrescenti si verificano quando ci vuole sempre più energia o altre risorse per produrre la stessa quantità di beni. Nel caso dell'offerta di petrolio, raggiungiamo i ritorni decrescenti perché le compagnie estraggono il petrolio facile prima. Così, il prezzo del petrolio aumenta perché quello che può essere prodotto più economicamente è in gran parte finito. Se vogliamo ottenere più petrolio, dobbiamo estrarre quello più costoso da estrarre. Un modo per capire cosa fanno i ritorni decrescenti è quello di pensare ad un'economia che produce due tipi di beni e servizi:

  1. I beni e servizi che il consumatore vuole realmente – come cibo, acqua potabile, trasporto che prende il consumatore da porta a porta, beni elettronici e edilizia che soddisfi le necessità della persona.
  2. Tutte quelle “cose” intermedie che servono per fare i prodotti finali del punto (1).  

Ciò che accade coi ritorni decrescenti è che una parte sempre maggiore del lavoro fisico e delle risorse vanno a finire nei prodotti intermedi, lasciandone sempre di meno per produrre prodotti finali e meno per “far crescere” realmente l'economia. In un certo senso, è come se stessimo diventando sempre meno efficienti nel produrre beni e servizi finali. Dal mio punto di vista, questa è una delle ragioni principali per cui i salari smettono di aumentare mentre i prezzi del petrolio aumentano e mentre altri prezzi energetici aumentano.

Un altro problema fondamentale: il tasso di crescita dell'offerta di energia è strettamente legato al tasso di crescita del PIL

Usiamo l'energia per fare beni e servizi, quindi è ovvio che usare più energia porterebbe a una maggiore crescita del PIL. Gli economisti non necessariamente concordano con questo. A volte sono dell'opinione che la connessione abbia a che fare solo con la “domanda” - in altre parole, quando l'economia cresce rapidamente ha bisogno di più petrolio e di prodotti energetici per sostenere la propria crescita. Parlo del discorso di Steve Kopits su questo tema in L'inizio della fine? Le compagnie petrolifere tagliano le spese. Una cosa che forse non è ovvia è il fatto che l'offerta di energia economica tende a decollare più facilmente di quella costosa. L'offerta di energia economica richiede un investimento relativamente inferiore. I beni creati usando l'offerta di energia economica tendono a non essere costosi, rendendoli più facili da vendere ai consumatori e più competitivi sul mercato mondiale. Parlo di questi problemi su I limiti del petrolio riducono il PIL; l'Alleggerimento Quantitativo dipana un problema.

Un altro problema fondamentale: il ruolo del debito

Il debito a lungo termine gioca un ruolo estremamente importante nell'economia, perché permette ai consumatori di comprare beni costosi come case e automobili che altrimenti non potrebbero permettersi e perché permette alle aziende di investire in progetti prima di aver risparmiato profitti sufficienti dai progetti precedenti per finanziare i nuovi progetti. Permette anche ai governi di spendere più soldi di quelli che hanno sotto forma di tasse. Tutto questo potere d'acquisto tende a sostenere il prezzo dei beni come petrolio e metalli, rendendo fattibile la loro estrazione. Abbiamo avuto una possibilità di capire quale ruolo importante giochi il debito nel 2008, durante la crisi del debito della seconda metà dell'anno. Durante quel periodo, il prezzo del petrolio è crollato dal toccare brevemente i 147 dollari ai 30 dollari. Le grandi banche avevano bisogno di essere salvate e la compagnia di assicurazione AIG è stata rilevata dal governo degli Stati uniti per problemi coi derivati.

Figura 1. Prezzo del petrolio “spot” settimanale West Texas Intermediate, basato su dati EIA.

Il grande crollo del prezzo del petrolio del 2008 era dovuto ad un crollo della domanda di petrolio a causa della mancanza di disponibilità di credito. Ho scritto un articolo nel 2008 sull'enorme impatto che questa diminuzione della disponibilità del credito ha avuto sui prezzi dell'energia di tutti i tipi, persino dell'uranio. Una preoccupazione correlata si riferisce al fatto che “prendere in prestito dal futuro” - che è quello che facciamo col debito a lungo termine, è un grande affare più fattibile in un'economia in crescita di quanto lo sia in un'economia in contrazione. Ci sono molti default nel secondo caso, perché la gente continua a perdere il lavoro e le imprese continuano a chiudere.

Figura 2. Ripagare i prestiti è facile in un'economia in crescita, ma molto più difficile in un'economia in contrazione.

La preoccupazione che ho è che la crescita economica rallenti, raggiungeremo un punto in cui il debito a lungo termine diventa difficile da ottenere. La mancanza di credito del 2008 non è stata rimessa completamente a posto. E' stato solo con l'aiuto dell'Alleggerimento Quantitativo (AQ), che ha aggiunto più domanda al mercato a causa dei tassi di interesse molto bassi, che i prezzi del petrolio sono stati in grado di aumentare di nuovo dopo il crollo del 2008. Con la crescita economica molto lenta che abbiamo sperimentato di recente, è stato necessario usare l'AQ per mantenere i tassi di interesse bassi a sufficienza perché la gente si potesse permettere di comprare case e automobili. Se l'economia passa dall'aggiungere debito al sottrarre debito, è probabile che vedremo un enorme calo dei prezzi del petrolio, probabilmente simile a quello del 2008 fino a a circa una trentina di dollari. Se questo può accadere ancora, non è chiaro se la Federal reserve sarebbe in grado di trovare un modo di far di nuovo crescere i prezzi, perché sta già usando un'enorme quantità di incentivi e quindi ha meno opzioni rimaste. Se i prezzi del petrolio scendono ad un livello basso e rimangono bassi, una grande parte della produzione petrolifera sarà discontinua. Saranno fatte pochissime nuove trivellazioni. Effetti simili è probabile che avvengano per gli altri combustibili fossili e anche per l'estrazione dei metalli. Una tale diminuzione della produzione di petrolio è probabile che sia netta – almeno pari a quella di quando è collassata l'ex Unione Sovietica. La produzione di petrolio è scesa di circa il 10% all'anno e anche altri usi energetici sono diminuiti rapidamente. I clienti come l'Ucraina e la Corea del Nord hanno assistito a declini netti delle loro importazioni di petrolio.

Un altro problema fondamentale: il finanziamento del governo

I governi sono possibili solo grazie ai surplus di un'economia. Surplus più grandi permettono più impiegati e più servizi governativi. Mario Giampietro (2009) è un ricercatore che scrive specificamente di questo problema. Inoltre, mentre un'economia cresce, l'aumento degli introiti delle tasse rende facile aggiungere più programmi e servizi. Quando un'economia raggiunge i ritorni decrescenti, studi di economie passate mostrano che un inadeguato finanziamento del governo è uno dei maggiori colli di bottiglia. Questo avviene perché il crollo delle risorse pro capite porta ad una maggiore disparità di salario, coi nuovi lavoratori che trovano difficile trovare lavori ben pagati. I governi sono chiamati a fornire più programmi d'assistenza nel momento esatto in cui la loro capacità di raccogliere finanziamenti sufficienti per pagare questi programmi è carente. Un grande fattore che porta al collasso è l'incapacità dei governi di raccogliere tasse sufficienti da cittadini sempre più poveri.

Il problema della scala mobile a due direzioni

Per come la vedo, l'economia per come è attualmente costruita da solo due opzioni: su e giù. Gli indicatori della “scala mobile verso l'alto” sono

  1. Energia a buon mercato
  2. Offerta di energia in crescita 
  3. Crescita del PIL
  4. Crescita dei salari
  5. Crescita del debito
  6. Programmi di assistenza governativi in crescita

Gli indicatori della “scala mobile verso il basso” sono

  1. Offerta energetica cara da produrre
  2. Offerta di energia che cresce lentamente
  3. La crescita del PIL ritarda o declina
  4. I salari arrancano
  5. L'eccezionale debito tende a contrarsi
  6. Incapacità in aumento di finanziare i programmi di governo


I due ammazza-accordi rispetto a queste due Scale mobili sono

  • Passare dalla crescita dell'offerta di debito alla contrazione dell'offerta di debito. E' come passare dall'economia Keynesiana all'opposto. O dall'avere una carta di credito con un grande quantitativo disponibile al dover pagare il vecchio debito della carta di credito senza aggiungerne di nuovo. 
  • Incapacità in aumento di finanziare i programmi di governo


Le due ragioni sopraelencate sono il motivo per cui mi aspetto che problemi finanziari e governativi conducano alla fine dell'attuale sistema. I ritorni decrescenti stanno già conducendo a prezzi del petrolio più alti facendoci passare dalla scala mobile verso l'alto a quella verso il basso. Ho dei dubbi sul fatto che possiamo ristabilire un uso diffuso del debito diffuso a lungo termine dopo un collasso, perché per allora l'economia sarà chiaramente in contrazione. Si sente spesso la gente parlare di sbarazzarsi del sistema bancario a riserva frazionaria perché richiede la crescita per essere mantenuta, ma di fatto avere un sistema del genere è stato molto utile per permettere l'estrazione dei combustibili fossili e all'economia di usare metalli e cemento in quantità. La disponibilità di titoli è stata a sua volta utile. Una parte essenziale dell'economia di oggi sono le linee di approvvigionamento molto lunghe. Queste permettono che vengano fatti prodotti molto complessi, usando gli approvvigionamenti da tutto il mondo. Ciò che abbiamo scoperto nella crisi del credito del 2008 è che molte aziende (sia grandi che piccole) in queste catene di approvvigionamento sono state duramente colpite dalla mancanza di disponibilità di credito. Vedo questo problema come molto difficile da risolvere. Se non può essere risolto, dovremo affrontare il fatto di fare beni localmente tramite aziende più piccole e linee di approvvigionamento molto più corte. Sarebbe un sistema diverso da quelle che abbiamo oggi e probabilmente sosterrebbe una popolazione mondiale più piccola.

Molti “picchisti” penserebbero che in qualche modo sia possibile “scendere al piano rialzato” ed avere un'economia attuabile simile a quella di oggi con una piccola quantità di costose rinnovabili più un continuo approvvigionamento di combustibili fossili. Ho difficoltà a vedere questo accadere realmente. Un problema è la probabilità che l'approvvigionamento di combustibile fossile declinerà rapidamente a causa del prezzo basso. Un altro problema potenziale è un grande taglio della disponibilità del credito che rende le transazioni difficili; un terzo problema sono i problemi governativi, in quanto le tasse sono inferiori a quello che serve per finanziare i programmi. In teoria potremmo tornare alla scala mobile verso l'alto se troviamo combustibili alternativi che soddisfino tutte le specifiche richieste - molto economici; disponibili in grandi quantità; in espansione anno dopo anno; che possano essere trasformati in combustibili liquidi simili al petrolio e non inquinanti. Ciò sembra improbabile adesso. Altrimenti, ciò che abbiamo è la “cosa” che che abbiamo oggi, finché dura. L'economia non si fermerà in un attimo. Abbiamo anche l capacità di riciclare le cose che non possiamo più usare, questo potrebbe essere più utile in un altro luogo. I pannelli solari che la gente possiede attualmente continueranno a funzionare per un po' (specialmente off-grid) e la rete continuerà probabilmente per un po'. Sappiamo che molte hanno vissuto in economie locali, prima che avessimo i combustibili fossili ed è probabile che sia di nuovo possibile. Certo è che viviamo in tempi interessanti.



sabato 1 marzo 2014

Il Collasso su richiesta di David Holmgren

Da “Club Orlov”. Traduzione di MR

Di Dmtry Orlov

Gary Larson
C'è stata molta discussione nei giorni scorsi sulla recente revisione di David Holmgren del suo saggio sugli Scenari Futuri del 2007. In quel saggio, Holmgrem descrive quattro scenari alternativi, definendoli Brown Tech, Green Tech, Gestione Globale e Scialuppe di Salvataggio. Nella sua rivalutazione, Holmgren nota che il Picco del Petrolio finora non è riuscito a innescare nessun tipo di diminuzione delle emissioni di gas serra, mentre gli effetti previsti del rapido cambiamento climatico sono passati da negativi al limite del letale per la sopravvivenza umana. Notando che le strategie precedenti per fermare lo scivolamento verso la distruzione ambientale, come i negoziati internazionali, l'attivismo per il clima mainstream, il movimento delle Transition Town e tutto il resto, hanno avuto un effetto trascurabile, ha proposto un nuovo approccio:

“Credo che costruire attivamente in parallelo delle economie ampiamente non monetarie per famiglie e comunità con il 10% della popolazione abbia il potenziale di fungere da profondo boicottaggio sistemico dei sistemi centralizzati nel loro complesso, che potrebbe portare ad una contrazione di più del 5% delle economie centralizzate. Se questa è la pagliuzza che spezza la schiena al sistema finanziario globale o un punto di non ritorno, nessuno può dirlo, anche dopo che sia avvenuto”.

In risposta, Nicole Foss ha scritto una lunga e pacata riflessione nella quale spiega che ognuno di questi scenari opera su scale diverse: l'attuale treno in corsa della tecnologia marrone, compresa la produzione di petrolio e gas di scisto mediante fracking, petrolio e gas da acque profonde, sabbie bituminose e così via, è condotto su scala nazionale o internazionale; le iniziative della tecnologia verde come le installazioni solari, micro idroelettrico, passaggio dall'auto alla bici e così via, stanno avvenendo, dove avvengono, a livello di città o di regione; l'approccio di Gestione Globale funziona meglio a livello locale di città o paese e, infine, costruire scialuppe di salvataggio è più che altro un perseguimento personale o famigliare.

Sono d'accordo sul fatto che trattare questi come quattro scenari distinti è bene che vada fuorviante: queste sono solo diversi aspetti della realtà, osservabili, come indica Nicole, su diverse scale. Il Brown Tech è una serie di meccanismi di adattamento disperati: di fronte al Picco del Petrolio (la produzione di petrolio convenzionale ha raggiunto il picco nel 2005-2006) e al declino della produzione dei pozzi convenzionali, le compagnie energetiche hanno tentato di mantenere la produzione alta ricorrendo a misure disperate come il fracking e le trivellazioni nell'Artico, riuscendoci, finora, anche se a un costo più alto. In particolare, ciò che ha reso loro possibile fare questo è il magico atto di levitazione eseguito dalle banche centrali del mondo, che hanno mantenuto linee di credito globali aperte contro ogni pronostico. La mia sensazione è che quando la gravità tornerà a funzionare, il picco del petrolio si riaffermerà vendicandosi e che l'economia Brown Tech è un morto che cammina. Cerchiamo di mostrare un po' di rispetto per il morto.

Io sono, ovviamente, un fan del Green Tech. Qualche anno fa, Boston non aveva piste ciclabili, ora le ha lungo le vie principali e un programma di bike sharing di successo. Cosa c'è che non va in questo? Sono anche, a questo punto, allenato ad installare pannelli solari e generatori eolici per una facile vita off grid. Ho sperimentato una compost toilet a bordo di una barca, con risultati altalenanti, ma ne ho tratto alcune lezioni utili. A un certo punto mi piacerebbe misurarmi a saldare un convertitore di biochar. Ma tutte queste cose avranno un effetto su scala globale? Ne dubito! Di fatto dubito che ci sia qualcosa che lo avrà. Il corpo legislativo dello Stato del Massachussets ha appena votato lo stanziamento di 50 milioni di dollari per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Problema risolto! LOL!

Analogamente, la Gestione Globale suona bene. Non sono stato impegnato nella Permacultura oltre alla lettura di qualche libro. Il mio problema è che la Permacultura richiede terra ed io non ne ho. Forse un giorno arriverò a provare qualche esperimento allestendo macchie auto perpetuanti di piante commestibili su parti inabitate della costa. Ma c'è un'altro tipo di cultura di cui ho esperienza diretta: la cultura russa dell'orto in casa. L'orto può essere un salvavita. Si ha ancora bisogno di prendere periodicamente un sacco di semi da qualche parte ed è difficile sopravvivere mangiando un animale di tanto in tanto, ma può fare un'enorme differenza. Tutto ciò di cui si ha bisogno è un pezzo di terra e un po' di capacità; non servono swale, compagnie o altri concetti di Permacultura. L'orto di casa può fare la differenza su scala nazionale? Sì, può. Lo ha fatto e lo farà. C'è solo un problema: i buongustai. Questi non vogliono meramente sopravvivere mangiando una dieta bilanciata di patate, rape, cavoli e segale periodicamente incrementata con stufato di porcellino d'India, vogliono prodotti freschi e deliziosi e ricette stravaganti. Ho spesso pensato che una buona triade da lanciare per un blog che ha a che vedere col collasso sarebbe quella di includere cambiamento climatico, picco del petrolio e cibo locale delizioso, salutare e biologico. Potrebbero esserci tre tasti: l'estinzione della razza umana a breve termine ti deprime? Clicca su un altro tasto e guarda dei pomodori succulenti da far venire l'acquolina in bocca. Ma se i buongustai possono essere tenuti a bada, allora l'rto di casa diventa qualcosa dal valore di sopravvivenza.

Analogamente, non c'è niente di male nelle scialuppe di salvataggio. Io vivo in una barca, quindi ho preso il concetto oltre la metafora. Ma anche metaforicamente parlando, è una buona idea avere un piano per cosa fare in caso di chiusura improvvisa della finanza globale seguita dalla chiusura della catena globale della fornitura di tutto, dal petrolio saudita alla carta igienica canadese. Coloro che non si sono preparati affatto per questa evenienza dovranno disturbare coloro che lo hanno fatto, con risultati altalenanti. Se non vi piace pensare ai grandi disastri, pensate ai piccoli. Io ho riserve delle riserve: se l'elettricità se ne va, ho le batterie; se non posso scaldarmi col diesel, posso scaldarmi col propano; se l'acqua a riva viene a mancare, posso passare ai serbatoi interni; se i serbatoi interni si svuotano, ho delle taniche di acqua potabile. Tali piccole emergenze si verificano con una certa regolarità, quindi queste precauzioni non sono vane. Essere preparati per le piccole emergenze rende facile fare il passo successivo e prepararsi per quelle grandi.

Così, queste sono tutte sfaccettature della realtà, non scenari alternativi. Il fatto che la sfaccettatura Brown Tech si stia attualmente espandendo a passi da gigante è problematico. Sarebbe sicuramente bello se collassasse prima piuttosto che dopo. Se, come dice Holmgren, il 10% della popolazione boicottasse la finanza mondiale e la finanza mondiale collassasse, il Brown tech probabilmente chiuderebbe e basta, perché le sue attività hanno una grande densità di capitale. Ora, visto che le nostre voci – quella di Holmgre, la mia e quella di altre persone che possono essere in accordo col messaggio di Homgren – sono prevalentemente diffuse attraverso dei blog, posso fare un po' di conti e capire quanti persone come me ci vorrebbero per realizzare il cambiamento richiesto nel sentimento generale.

Questo particolare blog ha circa 14.000 visitatori unici al mese. Ipotizziamo un tasso di conversione molto alto del 50%, per cui metà dei miei lettori si impegnano a sostenere il boicottaggio di Holmgren. Sono 7.000 persone. La popolazione mondiale sono 7 miliardi di persone, il 10% di questo sono 700 milioni di persone. Dividendo l'uno per l'altro abbiamo il nostro risultato: servirebbero 100.000 attivisti/blogger come me per realizzare il cambiamento di coscienza richiesto. Domanda successiva: quanti blogger come me (più o meno) ci sono? Albert Bates ci ha fatto dono di un bel grafico che mostra tutti i più rimarchevoli.

Notate che ce ne sono parecchi nascosti lungo gli assi. A Bates interessano i mezzi (pacifici) ed è agnostico sul risultato. Altri 5 sono distribuiti lungo l'asse Ecotopia-Collasso, il che significa che sono agnostici sui mezzi. Uno – Kunstler – è agnostico su entrambi. Notate la mia posizione sul grafico: fra Greer e MacPherson. Greer pensa che il collasso impiegherà qualche secolo; MacPhearson pensa che gli essere umani si estingueranno prima di allora. Il mio sospetto è che coloro che sono in vita oggi vivranno a sufficienza per vedere la diminuzione della popolazione terrestre di almeno il 50% a causa di carestia, malattia e guerra – cioè, se se vivono abbastanza da vederla. Come puoi sapere se sei estinto se sei estinto?

Tornando ai conti: dei 22 attivisti/blogger sul grafico di Albert, quanti potrebbero assecondare il piano? Sappiamo già che Rob Hopkins si è chiamato fuori. Ha scritto che Collasso on demand di Holmgren “non è scritto per potenziali alleati nei governi locali, nei sindacati, per la potenziale ampia coalizione di organizzazioni locali che cercano di costruire i gruppi di Transizione, per la diversità dei punti di vista politici...” Sì. Posso capire perché i governi locali possano avere una visioni negativa di un piano che azzeri i suoi bilanci e perché le organizzazioni sindacali potrebbero non essere entusiaste di un piano che metterebbe tutta la loro truppa sulla linea della disoccupazione. Immagino che le “potenziali ampie coalizioni” di Hopkins dovranno semplicemente aspettare il collasso piuttosto che realizzarlo. Potenzialmente, cioè. Non che tutto questo importi, naturalmente, perché, anche se ipotizziamo che tutti saranno d'accordo col piano di Holmgren, dividendo l'uno per l'altro abbiamo ancora un 99,98% di ammanco nel numero richiesto di attivisti/blogger. Pretenzioso. Ma non lasciate che questo vi impedisca di provarci, a prescindere dai risultati (se ce ne saranno) è una buona cosa da tentare.

lunedì 24 febbraio 2014

Cassandra cambia nome: "Effetto Risorse"



Cari amici,

avrete notato il cambiamento al nome del blog, come pure all'immagine di background. Dopo averci ragionato sopra parecchio ed essermi consigliato con colleghi, collaboratori e amici, ci è parso il caso di passare da "Effetto Cassandra" a "Effetto Risorse."

Io ero il primo ad essere affezionato al vecchio nome e quindi mi è costato un certo sforzo abbandonarlo. Ma è abbastanza chiaro che era un nome che non rendeva bene nel dibattito. La prima reazione al nome "Cassandra" di molte persone non addentro alla tematica era di scrollare le spalle (o toccarsi in certe parti del corpo che non starò a nominare) e a cliccare altrove immediatamente.

Il nuovo nome dovrebbe essere più efficace del vecchio e in questo momento è vitale essere efficaci. Siamo a un punto di svolta: le previsioni dei "Limiti dello Sviluppo" si stanno avverando a macchia di leopardo nel mondo, con i paesi più deboli che uno dopo l'altro soccombono agli alti costi delle materie prime. Fra questi, ci siamo noi con il sistema economico italiano sta mostrando segnali preoccupanti di collasso.

I modelli dinamici del sistema economico ci dicono che il declino che osserviamo è il risultato del peso crescente sull'economia dell'aumento dei costi delle risorse minerali generato dal loro graduale esaurimento. A questo si aggiungono i costi crescenti dell'inquinamento, anche questo esacerbato dall'esaurimento delle risorse. Questo peso sull'economia ha poi generato una cascata di effetti che si sono auto-amplificati: Euro, spread, credito, debito pubblico, eccetera. L'opinione pubblica e i politici percepiscono principalmente questi effetti secondari, ma non li si possono risolvere se non andiamo alla radice: ovvero a combattere il problema dell'esaurimento sviluppando un'economia più efficiente che "chiuda il ciclo" delle risorse, riutilizzando quello che consuma.

Costruire un economia a ciclo chiuso richiede investimenti e questo vuol dire, necessariamente, fare sacrifici oggi per un futuro a lungo termine. Purtroppo, invece, ci siamo infilati in una visione della crisi che crede che la si possa risolvere con misure puramente cosmetiche a breve termine, ovvero tagli a tutto quello che si può tagliare; dagli stipendi dei politici ai servizi sociali e sanitari. Ma questo non risolve il problema, anzi lo aggrava.

Tuttavia, esiste ancora la possibilità di salvare qualcosa se ci impegniamo a creare un movimento di opinione che faccia presente la necessità di investire risorse sostanziali su un nuovo sistema produttivo che sia basato su risorse rinnovabili. Può darsi che questa opinione sia vista ancora per molto tempo come quella di un gruppo di Cassandre ma ricordiamoci che Cassandra, ai suoi tempi, aveva sempre avuto ragione!