Da “Resource crisis”. Traduzione di MR
Nota: su queste mie dimissioni si sta scatenando una notevole polemica sui blog in lingua inglese. Beh, me lo aspettavo. Certo, però, è dura...... (UB)
Avrete probabilmente seguito la storia di “Recursive Fury”, il saggio di Stephan Lewandowsky ed altri che la rivista “Frontiers” aveva pubblicato nel 2013. Il saggio riportava i riultati di un'inchiesta che mostrava che il rifiuto della scienza del clima era spesso accompagnato da una mentalità simile in altre aree scientifiche. Quindi si è scoperto che gli “scettici del clima” rifiutano anche il concetto che l'AIDS sia causato del virus HIV e che fumare provochi il cancro. Un risultato niente affatto sorprendente per coloro fra noi che seguono il dibattito sul clima in dettaglio.
Come ci si poteva aspettare, dopo la pubblicazione è stata scatenata una tempesta di commenti negativi contro gli autori di “Recursive Fury” e contro la rivista. Ciò che non ci si aspettava, invece, è stata la decisione di ritirare il saggio, decisione presa dalla redazione di Frontiers.
Ho trovato il comportamento dell'editore già molto sgradevole in questa parte. Tuttavia, potevo ancora capirlo (anche se non essere d'accordo). Ha dichiarato che “le ricerche [di Frontier] non hanno identificato nessun problema con aspetti di tipo accademico o etico dello studio. Si è tuttavia venuto a determinare che il contesto legale non è sufficientemente chiaro, pertanto Frontiers desidera ritirare l'articolo pubblicato”. Gli autori stessi sembravano condividere questa opinione quando hanno detto: “Gli autori capiscono questa decisione, pur difendendo il loro articolo”.
Sfortunatamente, ora Frontiers ha pubblicato una nuova nota dove fa retromarcia dalla precedente dichiarazione e sembra indicare di aver trovato problemi sostanziali nel saggio. La nuova nota di Frontiers è discussa in dettaglio dallo stesso Lewandowsky in un post dal titolo: “rivedere una ritrattazione”.
Non è compito mio discutere qui i meriti e i demeriti di questo saggio, né i problemi legali che comporta (rilevo, tuttavia, che l'Università dell'Australia Occidentale non ha avuto problemi ad ospitarlo nel proprio sito). Tuttavia, la mia opinione è che, con l'ultima dichiarazione e la sua decisione di ritirare il saggio, Frontiers non abbia mostrato rispetto per gli autori né per i loro revisori designati ed editori. Ma il problema principale è che qui abbiamo un altro esempio del clima di intimidazione che si sta sviluppando intorno al problema del clima.
Sta diventando comune per gli scienziati ricevere attacchi personali (comprese minacce di morte) per aver dichiarato le loro posizioni sul problema del clima. Questa reazione violenta spesso assume la forma di campagne di mail dirette alle istituzioni degli scienziati presi di mira. Ci sono molti esempi di questo fenomeno: qui sarà sufficiente citare il caso più recente, quello del professor Lawrence Torcello, che è stato recentemente preso di mira da una campagna di odio violento, basata sulla falsa dichiarazione secondo la quale avrebbe proposto la galera per gli scettici. Per fortuna, l'istituzione di Torcello (l'Istituto Rochester per la Tecnologia) ha sostenuto la libertà di espressione. In altri casi analoghi, le università hanno sostenuto i diritti dei membri della propria facoltà. Hanno fatto esattamente ciò che non ha fatto Frontiers (ma che avrebbe dovuto fare) per il saggio di Lewandowsky et al.
Il clima di intimidazione che si sta sviluppando oggigiorno rischia di fare un grande danno alla scienza del clima e alla scienza in generale. Credo che la situazione rischi di deteriorarsi ulteriormente se noi tutti non prendiamo una posizione forte su questo tema. Quindi, intraprendo l'azione più forte che possa intraprendere, cioè, mi dimetto da Editore Capo di Specialità di Frontiers per protesta contro il comportamento della rivista nel caso “Recursive Fury”. Oggi ho spedito una lettera agli editori, dichiarando la mia intenzione di dimettermi.
Non sono contento di aver dovuto prendere questa decisione, perché ho lavorato duramente e con serietà alla rivista speciale di Frontiers dal titolo “Energy Systems and Policy”. Ma penso che fosse la cosa giusta da fare. Constato anche che questa gaffe da parte di “Frontiers” è anche un colpo al concetto di editoria “open access”, che era la caratteristica principale della sua serie di riviste. Ma credo ancora che l'editoria open access sia la strada per il futuro. Questo è solo un contrattempo temporaneo per una buona idea che sta facendo il suo cammino.
Nota: su queste mie dimissioni si sta scatenando una notevole polemica sui blog in lingua inglese. Beh, me lo aspettavo. Certo, però, è dura...... (UB)
Dopo gli eventi recenti nella saga del saggio intitolato “Recursive Fury” (Furia ricorrente) di Lewandowsky et al., dichiaro il mio disappunto dimettendomi da Editore Capo di Specialità della rivista Frontiers
Avrete probabilmente seguito la storia di “Recursive Fury”, il saggio di Stephan Lewandowsky ed altri che la rivista “Frontiers” aveva pubblicato nel 2013. Il saggio riportava i riultati di un'inchiesta che mostrava che il rifiuto della scienza del clima era spesso accompagnato da una mentalità simile in altre aree scientifiche. Quindi si è scoperto che gli “scettici del clima” rifiutano anche il concetto che l'AIDS sia causato del virus HIV e che fumare provochi il cancro. Un risultato niente affatto sorprendente per coloro fra noi che seguono il dibattito sul clima in dettaglio.
Come ci si poteva aspettare, dopo la pubblicazione è stata scatenata una tempesta di commenti negativi contro gli autori di “Recursive Fury” e contro la rivista. Ciò che non ci si aspettava, invece, è stata la decisione di ritirare il saggio, decisione presa dalla redazione di Frontiers.
Ho trovato il comportamento dell'editore già molto sgradevole in questa parte. Tuttavia, potevo ancora capirlo (anche se non essere d'accordo). Ha dichiarato che “le ricerche [di Frontier] non hanno identificato nessun problema con aspetti di tipo accademico o etico dello studio. Si è tuttavia venuto a determinare che il contesto legale non è sufficientemente chiaro, pertanto Frontiers desidera ritirare l'articolo pubblicato”. Gli autori stessi sembravano condividere questa opinione quando hanno detto: “Gli autori capiscono questa decisione, pur difendendo il loro articolo”.
Sfortunatamente, ora Frontiers ha pubblicato una nuova nota dove fa retromarcia dalla precedente dichiarazione e sembra indicare di aver trovato problemi sostanziali nel saggio. La nuova nota di Frontiers è discussa in dettaglio dallo stesso Lewandowsky in un post dal titolo: “rivedere una ritrattazione”.
Non è compito mio discutere qui i meriti e i demeriti di questo saggio, né i problemi legali che comporta (rilevo, tuttavia, che l'Università dell'Australia Occidentale non ha avuto problemi ad ospitarlo nel proprio sito). Tuttavia, la mia opinione è che, con l'ultima dichiarazione e la sua decisione di ritirare il saggio, Frontiers non abbia mostrato rispetto per gli autori né per i loro revisori designati ed editori. Ma il problema principale è che qui abbiamo un altro esempio del clima di intimidazione che si sta sviluppando intorno al problema del clima.
Sta diventando comune per gli scienziati ricevere attacchi personali (comprese minacce di morte) per aver dichiarato le loro posizioni sul problema del clima. Questa reazione violenta spesso assume la forma di campagne di mail dirette alle istituzioni degli scienziati presi di mira. Ci sono molti esempi di questo fenomeno: qui sarà sufficiente citare il caso più recente, quello del professor Lawrence Torcello, che è stato recentemente preso di mira da una campagna di odio violento, basata sulla falsa dichiarazione secondo la quale avrebbe proposto la galera per gli scettici. Per fortuna, l'istituzione di Torcello (l'Istituto Rochester per la Tecnologia) ha sostenuto la libertà di espressione. In altri casi analoghi, le università hanno sostenuto i diritti dei membri della propria facoltà. Hanno fatto esattamente ciò che non ha fatto Frontiers (ma che avrebbe dovuto fare) per il saggio di Lewandowsky et al.
Il clima di intimidazione che si sta sviluppando oggigiorno rischia di fare un grande danno alla scienza del clima e alla scienza in generale. Credo che la situazione rischi di deteriorarsi ulteriormente se noi tutti non prendiamo una posizione forte su questo tema. Quindi, intraprendo l'azione più forte che possa intraprendere, cioè, mi dimetto da Editore Capo di Specialità di Frontiers per protesta contro il comportamento della rivista nel caso “Recursive Fury”. Oggi ho spedito una lettera agli editori, dichiarando la mia intenzione di dimettermi.
Non sono contento di aver dovuto prendere questa decisione, perché ho lavorato duramente e con serietà alla rivista speciale di Frontiers dal titolo “Energy Systems and Policy”. Ma penso che fosse la cosa giusta da fare. Constato anche che questa gaffe da parte di “Frontiers” è anche un colpo al concetto di editoria “open access”, che era la caratteristica principale della sua serie di riviste. Ma credo ancora che l'editoria open access sia la strada per il futuro. Questo è solo un contrattempo temporaneo per una buona idea che sta facendo il suo cammino.