di Ugo Bardi
I fiorentini hanno fama di essere abbastanza antipatici, convinti come sono di sapere tutto loro. Immaginatevi un fiorentino che sia anche un professore universitario e il risultato potrebbe essere preoccupante in termini di spocchia. Avete capito a chi mi riferisco e se volete aver conferma dei miei molteplici difetti - tipici dei fiorentini - potete chiedere a mia moglie Grazia che mi sopporta da più di 40 anni.
Specialmente per quanto riguarda la letteratura, mi ritengo un criticone anche un po' spocchioso - al punto che ho teorizzato la fine della letteratura occidentale sul mio blog delle Chimere. E quando penso che un romanzo fa pietà lo dico - come ho fatto per esempio in un post recente.
Ciò detto, la settimana scorsa ero a Milano per un convegno e mi è capitato di scambiare due parole con Emma Chiaia, giornalista e scrittrice. Mi è bastato per incuriosirmi a sufficienza da comprare il suo romanzo "Per Fortuna ho Scelto Te". C'è qualcuno che ancora legge romanzi, oggi? Evidentemente, si, perlomeno uno c'è! Così, mi sono detto, "proviamo."
Ora, il primo impatto con questo romanzo è stato pessimo. Mi sono trovato fra le mani un mattone di 440 pagine, con una copertina sfumata in rosa che non sa di nulla, un titolo che, anche quello, bah? Mi sono letto il primo capitolo che descrive i sentimenti di una ragazzina di 16 anni. Mi sono detto, "Ho buttato via 16 euro per comprare un romanzetto rosa da quattro soldi. "
E ho pensato di buttar via anche il libro. Poi mi sono detto, beh, proviamo a leggere il secondo capitolo. E poi anche il terzo. E il quarto. E poi me lo sono divorato tutto. Romanzo assolutamente FAVOLOSO!!!! Ragazzi, fatevelo dire da uno che è parecchio "jaded" come si dice in inglese, ovvero un gran criticone - come si dice in Toscana. Questo è uno dei migliori romanzi che abbia letto da un bel pezzo.
Non che il romanzo non abbia dei difetti. Emma Chiaia è una giornalista con molta esperienza, e quindi scrive in uno stile ben rodato, ma si sente che è uno stile che va bene per articoli brevi - su 440 pagine rischia un po' di "allungare il brodo" (che credo sia anche quello un modo di dire toscano). Ma, a parte questo, è proprio un bel romanzo. Ma veramente bello. Ben congegnato, una storia che ti "prende," un meccanismo narrativo che non perde un colpo. E, in più, una serie di personaggi tutti ben caratterizzati, tutti con una loro storia, tutti interessanti, tutti bene integrati nell'impianto narrativo. Come abbia fatto Emma Chiaia ad azzeccare così bene il suo primo romanzo, beh, sono i misteri della letteratura.
La storia ruota molto - ma non soltanto - intorno alla protagonista, Sara Castelli, ragazzina sedicenne con qualche pulsione ecologista e con tanti problemi esistenziali. Un personaggio non del tutto originale, ma ben congegnato. La storia avanza con l'incontro con Laura su Facebook, una ragazza più o meno della stessa età, che viene fuori che vive in Australia, ma nel futuro. Qui forse si poteva tirare di più sulla suspence della reale provenienza di Laura, la cui natura aliena viene fuori in modo un po' brusco. Ma, rivelato questo punto, il romanzo macina in avanti sulla curiosità di sapere di più di Laura e del suo mondo.
Alla fine, Sara viene trasportata in qualche modo in questo mondo futuro a trovare la sua amica (ormai del cuore) Laura. Nei vecchi romanzi di fantascienza, quelli che viaggiavano nel futuro lo trovavano pieno di gente che girava su macchine volanti e andava sulla Luna per il fine settimana. Nel futuro descritto da Emma Chiaia, sono tutti vegani, ambientalisti, rilassati e simpatici. Vanno a piedi o in bicicletta (anche elettriche) e ci sono anche degli ottimi ristoranti! Però gli abitanti del futuro sono anche molto preoccupati perché rischiano di scomparire - se loro sono il futuro della terra, e se i terrestri del tempo di Sara distruggono l'ambiente della terra - quel mondo futuro non potrà mai esistere.
Non vi voglio raccontare di più nel caso che il romanzo vi incuriosisca al punto da volerlo leggere. Diciamo che Sara si vede affidare una missone dagli abitanti del futuro. Fra molte difficoltà, riesce a portarla a termine - e la storia ha molte conseguenze pratiche: fa venir voglia anche al lettore di fare quello che fa Sara nel romanzo.
Allora, c'è ancora spazio per la letteratura in Occidente? Dopo aver letto questo romanzo, arriverei a dire che forse si - notando anche, però, che il romanzo di Emma Chiaia sembra pesantemente influenzato dai manga/anime giapponesi. In effetti, la storia sembra direttamente ispirata dall'anime di Makoto Shinkai, "Your name." E forse è qui molta della magia della storia: per andare avanti, bisogna imparare dagli altri. E, in Occidente, ne abbiamo disperatamente bisogno perché altrimenti mi sa che non sappiamo più veramente cosa raccontare.
Nota aggiunta il giorno dopo. Il post l'ho scritto di getto, subito dopo aver finito di leggere il romanzo. Ripensandoci sopra, però, mi sono venute in mente un altro paio di note he vi passo qui di seguito.
- Impianto Narrativo. Come dicevo nel post, l'impianto narrativo di "Per Fortuna ho scelto te" è molto ben congegnato e strutturato. Ci sono però un paio di problemi - marginali, ma ci sono. Uno è il fatto che viene detto più di una volta alla protagonista che ci sono altre persone che il popolo del futuro ha mandato in cerca delle "schegge." Però, non vengono mai fuori esplicitamente nella storia. Qualcosa di simile vale per il personaggio di Tell che - oltre ad essere l'amante della madre di Laura - si suppone sia un extraterrestre che viene dal pianeta C7. Questa cosa del pianeta C7, francamente, rimane un po' appiccicata lì e non ci viene detto molto dei suoi abitanti, chi sono, da dove arrivano, come fa Tell a trovarsi dove si trova e perché. C'è la scena in cui Tell appare a Sara confortandola in un brutto momento per lei. Il che va bene, è una scena non priva di interesse, ma mi viene in mente che sarebbe stata l'occasione invece per fare entrare in scena qualcun altro degli emissari del popolo del futuro che avrebbero potuto svelarsi parzialmente. Tell è un bel personaggio, un po' misterioso, ma non avrebbe avuto veramente bisogno di venire da un altro pianeta.
- Genere narrativo. Non so se ho detto da qualche parte che l'unico tipo di romanzo che io riesco a leggere è il romanzo epico. Non mi fate leggere Sartre o cose del genere - io posso soltanto leggere storie dove il protagonista ha una difficile missione da compiere e la compie, imparando qualcosa e trasformandosi in una persona diversa nel processo. L'eroe del romanzo epico non deve essere un muscoloso sterminatore di mostri (anche se gli/le può capitare di doverlo fare) ma deve avere perlomeno un profondo senso del dovere. Su questo punto, il personaggio di Sara Castelli è perfetto. Una ragazza apparentemente fragile, ma con una volontà di ferro. Non sfigura se messa a confronto con Achille Pié Veloce o Ged l'Arcimago.
- Personaggi principali della storia - non tantissimi, ma comunque una sfida per lo scrittore/la scrittrice. Qui, Chiaia li gestisce tutti in modo magistrale, l'unico che viene fuori un po' legnoso a momenti e l'anziano ecologista Umberto Cella.
- Sara Castelli
- Veronica Castelli
- Laura
- Alison
- Giampietro
- Tell
- Valerio Rovati
- Fabrizia
- Federico
- Concetta De Nittis
- Umberto Cella