venerdì 22 gennaio 2021

Olobionte: L'Evoluzione per Selezione Naturale non è più Quella di una Volta


 

Una presentazione del concetto di "Olobionte" -- un'idea diffusa da Lynn Margulis negli anni 1990 che rivoluziona molte cose nel campo della biologia evolutiva. L'idea darwiniana di "evoluzione per selezione naturale" rimane valida. Ma non è la sopravvivenza del più forte che muove l'evoluzione, è piuttosto la collaborazione che è il motore principale che tiene in movimento l'ecosistema. 

L'olobionte è l'entità centrale di questa nuova sintesi evolutiva: non più singoli organismi che si combattono per riprodursi, ma insiemi di organismi che si aiutano a vicenda. L'Olobionte umano è formato da un organismo principale, il mammifero che chiamiamo "homo sapiens," aiutato da un grandissimo numero di microorganismi che vivono in simbiosi tutti insieme. 

Ma il concetto di olobionte va oltre quello della simbiosi fra mammiferi e micro-organismi. Gli olobionti esistono a tutte le scale: un albero è un'olobionte, ma lo è anche un'intera foresta. E l'olobionte principale, quello che tiene insieme tutto l'ecosistema terrestre, è quella creatura variegata e complessa che chiamiamo "Gaia."


 

18 commenti:

  1. D'accordo su tutto. Occorre però tener conto che nel processo della vita non esiste solo cooperazione ma anche scontro, e le malattie e i relativi anticorpi ne sono la testimonianza. L'uomo come è da considerare in questo contesto?

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  2. "Secondo kropotkin la lotta per la vita esiste, ma non è la regola tra gli animali e le specie umane primitive (e non solo) analizzate dal filosofo russo. Molto più spesso, in natura, è praticato il mutuo appoggio tra le popolazioni di una stessa razza o specie animale".
    Citazione dall'introduzione al libro "Il mutuo appoggio" di A Kropotkin.
    Anonimox

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  3. "Ma non è la sopravvivenza del più forte che muove l'evoluzione [...]"

    Veramente Darwin parlava insistentemente de "la sopravvivenza del più ADATTO", non del più forte. Non è un particolare da poco, perché il concetto stesso di evoluzione ne viene drasticamente modificato. Spero sia semplicemente uno "svarione" di quelli nei quali prima o poi incappiamo tutti.

    Anche il riferimento agli esseri che "si aiutano" lo trovo troppo orientato. In realtà non "si aiutano": ciascuno si fa gli affaracci suoi e, ovviamente, risulta più adatta quella condizione che favorisce la compatibilità e permette di evitare il conflitto, sempre potenzialmente distruttivo (quello della simbiosi è il caso più estremo e palese di questa condizione). Chi giunge al conflitto è più probabilmente in condizione di svantaggio, ovvero è meno adatto, e il processo evolutivo ne determina più probabilmente la scomparsa.

    Altro punto che non bisognerebbe mai tralasciare di sottolineare (lasciarlo nel mondo dell'implicito rischia di essere fuorviante per chi non ha già del suo le idee chiare): questo tipo di discorsi non si applica al singolo individuo, ma è una "legge dei grandi numeri". Questa precisazione fa piazza pulità di qualsiasi interpretazione ideologica/religiosa del fenomeno, e ne riduce il rischio di strumentalizzazione.

    P.S. Scritto da uno che è tutt'altro che uno specialista in qualsivoglia campo. A volte è un vantaggio.

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    1. Sopravvivenza dipende dalla capacità di adattamento, dunque del più adattato, non del più adatto.

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    2. Caso mai la sopravvivenza del più adattato. E' la capacità di adattamento che determina la sopravvivenza.

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    3. Mi sfugge la sottigliezza della tua puntualizzazione. Approfondisci/chiarisci?

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    4. Adatto ad adattarsi semmai.

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  4. Molto interessante questa presentazione del prof.Bardi, anche perchè io credo abbia l'importante merito di costituire a tutti gli effetti, al di là dei singoli concetti, un'ottima introduzione epistemologica alla biologia. Un olobionte è allo stesso tempo una simbiosi di organismi che potrebbero comunque anche vivere separati, magari diversamente o con partner simbiotici diversi, ma anche, nel "qui e ora", un'unica unità evolutiva e selettiva. Se si vogliono studiare questi sistemi, bisognerà tenere conto sia dell'uno, che dell'altro aspetto. La biologia evolutiva, infatti, nasce con Darwin ma non si esaurisce con Darwin (selezione naturale), ci sono infatti molte altre possibilità evolutive oggi riconosciute. Eccola la complessità di struttura, di funzione, di scala, di sistema, cui faceva riferimento anche il prof.Bardi. Un sistema in biologia non è mai isolato, ma è sempre interconnesso con altri sistemi e con l'ambiente (si veda per esempio il concetto di "costruzione di nicchia" come una sorta di ereditarietà ecologica). Quindi, rispondendo anche a Sebastiani, quella dell'olobionte rappresenta senz'altro un'altra possibilità prospettica di studio di un sistema complesso, ma non certamente, come specificava anche il prof.Bardi, un cambiamento di paradigma. La nostra cara selezione naturale darwiniana continua a rivestire un ruolo certamente fondamentale, ma, come detto, non esaurisce per niente la complessità (e la bellezza) della biologia evolutiva.

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    1. Ti consiglio di valutare attentamente la questione Darwin, ottimo naturalista e pioniere della questione ma imbrigliato in una fallacia tipica del tempo. I sistemi viventi sono adattivi più che selettivi, mostrano un isteresi spropositata (dipendono dagli eventi precedenti) e non sono necessariamente vincolati, se osservi un albero che cresce noterai come la forma "programmata" in realtà si sviluppa inseguendo la luce, adattandosi ai venti dominanti, impegnandosi a trovare e modificare il terreno subendone gli effetti nelle fronde, mutando sottilmente colore se esposto più alla luce dell'alba o del tramonto e così via.
      Lo stesso vale negli animali o nei betteri in scala e modi diversi, ogni entità vivente cerca per tentativi la massima efficienza come pompa entropica date le caratteristiche ambientali ma trasmette ai discendenti solo una frazione delle soluzioni ed a volte una modifica nei potenziali. In questo l'idea dei darwinisti che vedono la selezione come stradamaestra è fallace, se tutte le caratteristiche fossero trasmissibili i figli dei grandi geni dell'umanità sarebbero almeno pari ai padri..... purtroppo però nessun Newton, Einstein, Ghandi o così via si presenta sulla scena come contnuazione diretta "per trasmissione"!
      L'illusione del periodo di Darwin è una "grazia" trasmessa senza sforzo meccanicamente che ha dato origine all'idea delle "razze" immutabili, figlia di un protestantesimo e di una società di Lord e nobili per eredità. Mi piace il termine olobionte, di mio ho sempre usato il termine colonia per autodescrivermi biologicamente, aiuta a spostare il modo di pensare.

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    2. Non ho capito molto di questo intervento e me ne scuso... Mi pare si tratti di una certa critica al darwinismo, ma di cui non riesco a coglierne la sostanza, e di un collegamento con il mio intervento in cui ho chiaramente evidenziato la pluralità prospettica della nuova biologia evolutiva, che comunque non sostituisce alcuni principi darwiniani importanti, che rimangono fondamentali.
      Siccome l'argomento mi interessa molto, potrebbe essere più chiaro?

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    3. Athanasius
      È vero, l'evoluzione non può essere ridotta alla fisica. Il nobile kropotkin usava il termine obsoleto "Razze". "Cooperazione e competizione convivono e indicare sempre e con certezza chi abbia la prevalenza non è semplice". (Mancuso)
      Si, ma alla fine si tratta di quantificare la prevalenza, e forse kropotkin ha fatto luce su una quantità di fenomeni che altrimenti sarebbero passati inosservati. Basta leggere i due volumi del mutuo appoggio per rendersene conto.
      Anonimox

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    4. Ammetto di essere stato più criptico del voluto e me ne scuso.
      Una delle caratteristiche fondamentali del vivente è il fatto che i caratteri trasmessi dal DNA non sono vincolanti e assoluti ma sono possibilità di espressione attivate dalla reazione all'ambiente, inteso sia come epigenetica cellulare che stimolo ambientale. In forma diretta si nota come l'utilizzo di un sistema o processo lo potenzi fino ad una eventuale ipertrofia (i muscoli, i tendini e le ossa si ingrandiscono e rafforzano con l'uso ripetuto) o si atrofizzi con la carenza di uso, altri sistemi si adattano più sottilmente variando le risposte e apprendendo : in particolare i sistemi immunitari sono adattivi rispetto ai patogeni incontrati, sono in grado di apprendere dai frammenti prodotti dai processi di lisi generici (normalmente causati dai macrofagi).
      Anche in fase embriogenica abbiamo prova degli effetti ambientali nei rettili, le uova danno origine a sessi diversi in base alla temperatura di incubazione.
      Darwin purtroppo può osservare solo i risultati di una serie di processi, intuisce ma non dispone di tutti i dati, e sulla base di osservazioni coerenti definisce un ereditarietà mendeliana come unico fattore. Oggi potrebbe essere meglio definire una ereditarietà olografica, composta da molteplici fattori sia biologici che ambientali e culturali (nel caso di animali sono i comportamenti appresi). In questo modo il DNA conserva il ruolo principale di carrier informativo ma si concede una nuova sfera di evoluzione, siccome poi lo stesso DNA è modificabile dai fenomeni epigenetici si evita il problema tipico di Darwin della necessità di 'mutazioni casuali" come unico metodo di speciazione o modifica....

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    5. Ah ok, allora sono sostanzialmente d'accordo con lei, mi pare diciamo le stesse cose. Certamente che l'evoluzione del pensiero in biologia evoluzionistica ha aggiunto dei tasselli notevoli alla pionieristica prospettiva di Darwin, dagli equilibri punteggiati, all'ereditarietà epigenetica, alla costruzione della nicchia, alla selezione multilivello. Non solo, ma negli ultimi anni, come anche lei faceva notare, il panorama è nuovamente cambiato da quello di soltanto pochi decenni fa con il crollo deciso dell'ideologia genocentrica. Tuttavia, la cosa straordinaria è che comunque, dopo oltre 160 anni, i principali pilastri del pensiero darwiniano come per esempio la "discendenza con modificazioni", la "selezione naturale" e il "gradualismo" continuano a trovare ampio spazio nelle conferme sperimentali, benchè in un paesaggio teorico notevolmente arricchito.

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    6. Aggiungi la prospettiva del mutuo adattamento, in aggiunta ritengo che sia dato eccessivo valore all'idea di selezione (come selezione negativa per eliminazione ) e poco alla diffusione orizzontale delle modificazioni. Nel regno batterico è comune lo scambio di segmenti genetici "tra pari" mentre nelle piante il tappeto rizomiale sotterraneo sembra svolgere funzioni simili. Gli animali hanno una via rapida con il comportamento (potremmo definirlo un livello software) ed una via genetica lenta.
      La visione ottocentesca di selezione la ritengo fallace per il concetto filosofico di fondo molto aristocratico.... La funzione di predizione è negli effetti simile a quella di un sistema immunitario che rimuove le cellule danneggiate, in ottica macrosistemica questa visione aiuta molto : piante e erbivori hanno un equilibrio nel quale lo scambio è sostanzialmente mutualistico, la pianta da energia (senza morire generalmente) e l'animale provvede a concimazione, pollinazione, distribuzione del seme e, in alcuni casi, protezione. I carnivori svolgono un lavoro di pulizia degli erbivori, prendano solo gli individui indeboliti. I carnivori sono anche la classe più vulnerabile a modifiche proprio perché non possono utilizzare strategie simbiontiche, il numero di specie estinte (non modificatesi in altro direttamente) mi pare sia maggiore tra i carnivori che tra gli erbivori ma dovrei controllare.
      In ultimo mi riservo di avere detto stupidaggini se l'ambito si rivolge ai sistemi marini, in un ambiente acquatico entrano in gioco fattori di difficile ponderazione, la stessa catena alimentare ha uno strato in più, lo zooplancton, come intermediario tra i produttori primari e i primi animali visibili a occhio nudo..... Cambia inoltre la necessità del vegetale che non può contare su concimazione da parte degli escrementi e non necessita di trasporto esterno per la diffusione dei semi. Di contro dove il vegetale marino è sessile (barriera corallina, acque basse e simili) le strategie simbiontiche sembrano essere preferite.
      Come ti dicevo il concetto di olobiosi permette di superare il meccanismo monadico di Darwin, bisogna ridefinire il concetto di selezione o trovare un termine diverso per integrare la visione risultante dalle scoperte fatte. Darwin stesso non avrebbe problemi, lui ha dovuto fare lo stesso contro gli strumenti verbali e di ragionamento del suo tempo per far accettare che il mondo non fosse immutabile!

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  5. «La conservazione senza evoluzione è morte. L’evoluzione senza conservazione è follia».

    Così Gregory Bateson descrive lo strano equilibrio che è in ultima analisi alla base del mistero della vita, (citato da Enzo Tiezzi in" Verso una Fisica evolutiva").

    Direi che meglio di così sarebbe difficile riassumere, quello che dovremmo mettere in pratica con ogni mezzo, e con la massima urgenza, se crediamo che valga la pena di ottenere ulteriore ospitalità su questo pianeta.

    E' come se ci fosse un conflitto definitivo tra la sfera e il cubo per il predominio assoluto dello sazio euclideo.
    La sfera che avoca a sè simmetria perfetta ma non può riempire lo spazio con identiche copie di sè stessa, e il cubo che pur con minore simmetria può tassellare perfettamente lo spazio con la pura e semplice replica di sè stesso.

    Ma l'esistenza è fatta d'innumerevoli forme nessuna delle quali impedisce l'esistenza delle altre, purchè sottosia a dei limiti.

    Ma ancora più primordiale è l'idea del vuoto e del pieno assoluti.
    Idea dalla quale qualsiasi fisico e astrofisico deve iniziare per non perdersi nel fantasmagorico caos della realtà.
    Di fatto, nel vuoto cosmico ci sono buchi neri che paiono essere la cosa più simile al pieno assoluto, al pari dei quark nel vuoto atomico.
    Per non dire delle cosidette stringhe elementari che sfidano ogni possibilità di rappresentazione fisicamente reale.
    Noi comunque, non siamo solidi platonici, archimedei, frattali, superfici algebriche di Riemann ma qualcosa che cerco di esprimere con l'analogia* del cubo (quello 3x3x3) di Erno Rubik.
    Un oggetto abbastanza semplice da non essere quasi incomprensibile ma che dà vita a una quantità quasi astronomica di variazioni.
    Noi siamo un cubo di Rubik che si chiede che cosa si provi ad essere un cubo n per n per n.(per-enne....perenne ovvero senza fine, combinazione involontaria)
    Ecco, noi siamo quella creatura che in un numero di taxi, il 1729, vede un aspetto dell'universo che nè un cane nè un'aquila, nè un nostro remoto predecessore ha mai visto e forse potrà mai immaginare o potuto immaginare di vedere

    * A chi pare bizzara l'analogia suggerisco di leggersi "Erno rubik il cubo e io" UTET 2020.

    Marco Sclarandis.

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  6. ........per il predominio assoluto dello sazio euclideo.

    Eppure l'ho riletto tre volte! (lapsus interessante, comunque).

    Non sazio, ma spazio euclideo,ovviamente.

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  7. https://peakoil.com/production/non-opec-september-oil-production-flat
    il petrolio, quello buono, non i surrogati, ha piccato nel nov 2018. Chissà cosa ci aspetta d'ora in poi. Per ora il dirupo si è avuto solo nel turismo di massa. Certo che centinaia di mln, forse anche più di un mld, all'anno in viaggio di piacere consumano molto di più che 140 mln di nuovi nati su anno. Vedremo.

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  8. https://crashoil.blogspot.com/2021/01/renovables-vs-nucleares-vs-combustibles.html?m=
    "Una tale sfida sembra impossibile da affrontare se non è con profondi cambiamenti nel modo di vivere delle società moderne e sviluppate"
    "Infine, si cercherà il coinvolgimento dei consumatori come produttori, magazzinieri e responsabili del consumo energetico."
    Ma ce le vedete voi le masse di locuste decerebrate che si trasformano in periti elettronici, fisici, tecnici, quando attualmente sono appena capaci di girare la chiave d'accensione di un motore termico per lavorare o per divertirsi? Bisognerebbe che la selezione naturale fosse fatta non in base alla sopravvivenza, che implica solo il consumo delle risorse ambientali d'intorno, ma all'intelligenza. Essere olobionti in fondo impedisce anche questo cambiamento. Essere padroni totali della propria esistenza, penso potrà succedere solo in Paradiso.

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