Terre fossili, di Mario Giammarinaro
Un post di Bruno Sebastiani
L’argomento Coronavirus ha ormai monopolizzato ogni discussione sul web e pertanto mi adeguo anch’io a questa “epidemia parolaia” tentando di dare un giudizio su quanto sta avvenendo alla luce della teoria cancrista, ovvero di quella visione del mondo secondo cui l’essere umano sta alla biosfera come le cellule tumorali stanno al corpo dell’ammalato di cancro.
L’argomento Coronavirus ha ormai monopolizzato ogni discussione sul web e pertanto mi adeguo anch’io a questa “epidemia parolaia” tentando di dare un giudizio su quanto sta avvenendo alla luce della teoria cancrista, ovvero di quella visione del mondo secondo cui l’essere umano sta alla biosfera come le cellule tumorali stanno al corpo dell’ammalato di cancro.
Qualcuno potrebbe pensare
che i sostenitori di una teoria così estrema vedano di buon occhio ogni azione
atta a contrastare l’aggressività del genere umano nei confronti dell’ambiente.
Mi spiace deludere ogni
catastrofista (“muoia Sansone con tutti i filistei”!), ma il Cancrismo non è
una teoria “pratica”, non intende tradurre le sue idee in comportamenti concreti
volti a contrastare l’azione del male.
I suoi sostenitori non
sono una sorta di anticorpi votati al contrasto delle cellule maligne.
Perché tutto ciò? Per un
semplice motivo: perché anch’essi sono esseri umani, e quindi, volenti o
nolenti, pure loro sono cellule tumorali della biosfera.
Pensare che cambiare
paradigmi mentali possa essere sufficiente a trasformare l’”uomo - agente distruttivo”
in un essere in sintonia con l’ambiente significa non aver minimamente
approfondito la teoria cancrista.
E allora cerchiamo di fare
un po’ di luce su tutta la questione.
Il Cancrismo osserva in
modo asettico, con gli occhi alieni di un ipotetico buon dottore planetario,
ciò che accade sulla Terra da quando l’accidentale alterazione del patrimonio
genetico di un primate ha determinato la crescita abnorme del di lui cervello e
lo ha trasformato in Homo sapiens.
Riprendendo a guardare la
realtà con i nostri occhi, gli unici che concretamente possediamo, non possiamo
che ritrovarci coinvolti in questo processo di annientamento della biodiversità
del pianeta.
Non è possibile nel breve
spazio di un articolo riassumere ogni dettaglio di questo processo, il perché e
il per come. Chi volesse approfondire la questione può consultare il sito https://ilcancrodelpianeta.wordpress.com/
o leggere i testi base della teoria.
In due parole si può dire
che il Cancrismo tende a ribaltare di 180 gradi l’opinione che l’umanità ha di
se stessa, della sua storia, del suo tanto decantato progresso.
Tutto ciò premesso, alla
luce di questa teoria, che giudizio dare della pandemia nella quale siamo
immersi?
Innanzitutto non fornirò valutazioni
escatologiche o complottiste: ho una sincera idiosincrasia per le spiegazioni
dietrologiche, che non sono quasi mai in grado di fornire le prove di ciò che
affermano. Preferisco usare il buon senso, corroborato da una solida dose di
realismo e di verifica sperimentale dei fatti.
Dirò pertanto che non ci
troviamo dinanzi alla fine del mondo. La pandemia passerà, così come ne sono
passate tante, anche ben più gravi, nei secoli passati. E poi, purtroppo, l’uomo
rimetterà in moto la sua macchina sociale, quella che in questi giorni sta
funzionando a scartamento ridotto.
Il collasso del nostro
sistema di dominio della biosfera non avverrà a causa di questo virus, che
presto o tardi sarà debellato. Lui è un incidente sulla via che l’umanità sta
percorrendo verso il baratro. Il vero black-out si avrà quando le cause del
disastro saranno strutturali, non accidentali, ovvero quando non vi sarà più
sufficiente energia per alimentare l’intera macchina sociale, né cibo per
sfamare miliardi e miliardi di cellule tumorali, quando l’atmosfera sarà tanto
calda da sciogliere i ghiacciai e da soffocare la terra.
Non siamo ancora a questo
punto, né faccio previsioni su quando ciò accadrà.
Qualche indicazione dalla
situazione che stiamo vivendo può però essere ricavata.
I provvedimenti messi in
atto per contrastare la diffusione della malattia stanno fornendo le prove che tutti
gli atti di accusa nei confronti della società industriale erano più che
fondati.
Poche settimane di
riduzione della produzione e del traffico sono state sufficienti per far calare
di molto lo smog e di un poco il global warming, ben più dei
provvedimenti che gli stati nazionali stavano cercando di adottare per
allinearsi alle previsioni del Trattato di Parigi.
Qualcuno si augura che
questo sia di lezione per il futuro.
Ma a fronte di questi “vantaggi”
vi è una enorme quantità di sacrifici richiesti alla popolazione, dal confinamento
forzato entro le mura di casa alle separazioni familiari, dalla sospensione di
ogni attività sociale al fermo delle attività sportive ecc.
Vi è soprattutto l’aspetto
inquietante delle lunghe file con i carrelli fuori dai supermercati. Credevamo
che tali scene si potessero vedere solo nei film di fantascienza, e invece oggi
sono sotto le nostre finestre di casa.
Per tutti questi motivi,
pur riconoscendo la positività dello stop alla produzione e al traffico ai fini
del benessere ambientale, una volta terminata l’emergenza, tutto tornerà come
prima.
L’uomo è troppo immerso
nella sua sfera di benessere individuale per volersene disfare. Di più. Se
anche volesse tornare a stili di vita pre-industrializzazione, non sarebbe in
grado di farlo, né individualmente, né, soprattutto, collettivamente.
La pandemia non sarà
dunque servita a nulla?
Vediamo di non essere
troppo pessimisti. Auguriamoci che il periodo di inattività forzata sia utile
per far riflettere ognuno di noi sul senso della vita.
In fondo la teoria cancrista ha anch’essa il medesimo
scopo.