mercoledì 8 gennaio 2020

Riscrivendo la storia di Gilgamesh: I Gemelli del Cosmo di Stefano Ceccarelli

di Ugo Bardi




Versione in italiano del post "Rewriting the Story of Gilgamesh: The Cosmic Twins by Stefano Ceccarelli" pubblicato sul blog Chimeras

Questa nota riguarda un recente romanzo dell’autore italiano Stefano Ceccarelli intitolato I Gemelli del Cosmo (Altromondo Editore, 2019). Prima di tutto, diciamo che si tratta di roba profonda, di quelle affascinanti. E’ stato Jorge Luis Borges a dire che tutti i singoli libri sono solo pagine di un grande libro che tutto il genere umano sta scrivendo. Personalmente, aggiungerei che non tutti i libri scritti al giorno d’oggi meritano di essere aggiunti a quel grande libro, ma certi lo fanno, e questo è uno di essi.

Allora, partiamo dall’inizio e, se stiamo discutendo di un unico, gigantesco libro, potremmo decidere di dare uno sguardo alle pagine iniziali per cercare di comprendere cosa è scritto verso la fine. Così, potremmo iniziare con l’Epopea di Gilgamesh, forse il primo romanzo mai scritto. Ma come si lega la storia di Gilgamesh con quella scritta da Ceccarelli? Tutte le buone storie riguardano la ricerca di qualcosa – è stato uno scrittore di fantascienza, Samuel Delany, a dire che non riusciva a pensare di scrivere nient’altro che una nuova versione della ricerca del Sacro Graal. Così, è questo il punto da cui partire.
Ma cos’è esattamente il Sacro Graal? Cosa stanno cercando i nuovi personaggi? E perché quando poi finalmente lo trovano il romanzo termina, o forse scoprono che ciò che hanno trovato è una delusione? Forse c’è qualcosa di profondo in questo. Tutto questo cercare non è rivolto a qualcosa in particolare, ma piuttosto ha a che fare con il modo in cui l’universo funziona. L’universo non è un blob uniforme: è stato creato all’inizio di tutto separando la luce dalle tenebre e Dio stesso vide che questa era una cosa buona. Se ci pensate, la luce non sarebbe ciò che è se non esistesse il buio. Forse la luce è attivamente alla ricerca del buio e forse il buio sta ossessivamente aspettando la luce per fondersi con essa e trasformarsi a sua volta in luce, mentre forse la stessa luce va estinguendosi per diventare tenebra dopo aver speso sé stessa diffondendosi ovunque. E’ l’eterno principio dello Yin e dello Yang, che girano intorno l’un l’altro cercandosi sempre vicendevolmente senza che l’uno si fonda mai del tutto con l’altro.



E allora, che cosa cerca Gilgamesh nella sua saga? La vita eterna, leggiamo. Ma non è questa la vera ragione. La ragione per cui Gilgamesh viaggia, lotta, si dibatte, soffre e va avanti è qualcosa che neanche lo stesso Gilgamesh comprende. Forse possiamo trovarla in alcuni dettagli della saga. Gilgamesh ha un amico nella storia, Enkidu, ma entrambi sono personaggi Yang. Entrambi stanno cercando una controparte, dei personaggi Yin, che forse possiamo trovare nelle due donne menzionate nella storia. Non sono così ben note come i due personaggi principali maschili, ma hanno comunque i loro nomi menzionati per esteso: Shamhat, la sacra prostituta, e Siduri, l’ostessa. Sono ritenuti personaggi minori ma, si badi bene, sono fra i primissimi personaggi femminili di cui conosciamo il nome nella storia della letteratura – vale a dire, personaggi femminili diversi dalle dee. In realtà, queste due donne sono anche lor parte di qualcosa della più elevata sfera delle cose, ma è sempre così nell’universo.
Così, forse possiamo leggere la saga di Gilgamesh come una ricerca da parte del principale personaggio maschile, cioè lo stesso Gilgamesh, della sua controparte femminile. Egli ha solo una rapida visione di lei quando incontra Siduri in una taverna, per poi proseguire nella sua infruttuosa ricerca senza neanche sospettare che ciò che stava cercando era stato così vicino a lui per un po’. Lo stesso accade per Enkidu, che incontra brevemente Shamhat nella foresta, viene sedotto da lei, ma da allora non la incontrerà più. Del resto, è questa la ricerca mitica in tutte le sue manifestazioni letterarie. L’oggetto della ricerca non è mai del tutto afferrato, e se lo è, svanisce mentre l'eroe lo afferra.


Passiamo ora ai Gemelli del Cosmo di Ceccarelli. La storia narra di una coppia di pianeti gemelli, di cui uno è la nostra Terra e l’altro il suo gemello, chiamato Serra, nome che quindi lo distingue dalla Terra da una sola lettera. In realtà, chiamarli “gemelli” è improprio. Essi sono diversi e, per una stranezza della creazione, la Serra non ha nella sua crosta quantità estraibili dell’elemento che noi chiamiamo “oro”. Ma non è questo il punto importante. Terra e Serra sono due pianeti diversi, con Serra che è decisamente femminile in opposizione alla più aggressiva, mascolina Terra. Fra le varie caratteristiche di Serra, una è quella di aver avuto un messia donna, Yesua Krista, la controparte Yin del messia Yang terrestre Gesù Cristo. Un pianeta maschio e uno femmina, due metà che si cercano vicendevolmente, con Krista che non muore sulla croce sulla più gentile Serra, mentre la disponibilità di oro ha corrotto i cuori degli uomini sulla Terra.



Quindi il racconto va avanti descrivendo come gli abitanti della Serra intraprendono la ricerca della Terra. Alla fine, una coppia di serrestri, Yosh e Laylah, riescono a raggiungere la Terra sfruttando uno strano vortice spaziale. Arrivano lì e trovano un pianeta morto, devastato dal riscaldamento globale e dall’inquinamento. E alla fine tornano a casa a mani vuote, proprio come Gilgamesh, incapaci di completare la loro ricerca.
Questa è la storia: il problema è che la fine del racconto non soddisfa le aspettative, con la narrazione che rallenta man mano che va avanti, come un vecchio giocattolo a molla. Non importa: come tutti i buoni romanzi, anche questo ha dei difetti, è inevitabile. Ma, come tutti i buoni romanzi, è una metafora che non si può realmente comprendere in termini razionali. Si deve percepire. E se ci riesci, diventa qualcosa di profondo. Estremamente profondo. Ci dice in che modo stiamo disperatamente cercando qualcosa che non sappiamo descrivere, ma che sappiamo essere lì. E’ la nostra controparte Yin che ci manca per divenire una civilizzazione realmente armoniosa. I serrestri non riescono a trovarla. Gilgamesh non è riuscito a trovarla. Forse neanche noi riusciremo, ma chi lo sa? Forse, come sempre, il cammino è la destinazione.