lunedì 19 dicembre 2016

Comunicazione nella scienza del clima: la fiducia genera fiducia

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR



Con più di 50.000 studenti, l'Università di Firenze è una gigantesca organizzazione con moltissimi problemi. Ma è anche un'università antica e prestigiosa che, a volte, riesce a fare qualcosa di giusto. Recentemente ha organizzato una giornata informativa sul cambiamento climatico per i suoi impiegati che ha avuto un notevole successo, dimostrando che la fiducia genera fiducia.  

Perché non riusciamo a comunicare il pericolo del cambiamento climatico? Forse le persone non hanno informazioni sufficienti? (Questo è il modello del “deficit di informazioni”). O forse hanno troppe informazioni? (Questo si chiama modello di “cognizione culturale”). O forse non hanno le giuste informazioni? O c'è qualcos'altro di sbagliato?

Senza entrare nei dettagli del dibattito, vi racconto di un avvenimento che mi ha aperto gli occhi. Mi ha fatto capire che c'è un problema di “deficit di informazioni”, ma anche che le cose non sono così semplici. Penso che più che un deficit di informazioni, c'è un “deficit di fiducia" che blocca la comunicazione. Non è sufficiente dire alle persone come stanno le cose: dobbiamo ingenerare fiducia. E la fiducia produce fiducia. Ma fatemi raccontare questa storia. 

Quest'anno, l'Università di Firenze ha deciso di offrire al suo personale – gli impiegati che lavorano in amministrazione o nei servizi – tre “giornate di informazione” su materie legate alla sostenibilità. Una di queste giornate di informazione è stata dedicata al cambiamento climatico e si è tenuta il 9 novembre del 2016. 

Il primo punto è che questa doveva essere una lezione, non un giorno di vacanza: ci sarebbero state diverse conferenze per un totale di circa otto ore che abbiamo pianificato come vere lezioni di livello universitario. C'era modellazione, paleoclimatologia, negoziati climatici, comunicazione, mitigazione, adattamento ed altro. Si trattava di comunicazione diretta a non scienziati, ma gli oratori erano tutti specialisti nei loro campi e non hanno tentato di addolcire la pillola o di banalizzare il tema. Insomma, era una cosa impegnativa.

Ad essere onesto, non ero sicuro che avrebbe funzionato. Temevo che le persone avrebbero preso l'iniziativa come una scusa per un giorno di vacanza; non si sarebbero presentati o si sarebbero presentati e sarebbero scomparsi subito dopo. Oppure, se fossero rimasti, sarebbero stati annoiati a morte e avrebbero dormito per tutto il giorno. Mi aspettavo persino che qualche idiota fra il pubblico si sarebbe alzato e avrebbe detto una cosa tipo “non vedete quanto fa freddo oggi? Il cambiamento climatico è una truffa!”

Ma non è successo niente di tutto questo. Con una certa sorpresa da parte mia, l'aula magna dell'Università di Firenze era gremita da circa duecento persone, principalmente impiegati dell'università, ma anche studenti e membri della facoltà. La maggior parte di loro sono rimasti coraggiosamente seduti per tutte le otto ore delle conferenze, un'impresa notevole (in alcuni momenti, alcuni sono dovuti restare in piedi perché non c'erano sedie sufficienti a disposizione). E non solo sedevano nella stanza, ascoltavano le conferenze. Dopo le molte esperienze con conferenze e lezioni pubbliche, sono in grado di percepire se il pubblico è attento o no e loro lo erano. Non dormivano. In realtà ho individuato alcuni occhi chiusi qua e là – è normale. Ma, nel complesso, direi che erano più attenti di molti dei miei studenti. 

Non abbiamo tentato di fare una valutazione formale dei risultati di questa iniziativa, ma penso di avere feedback informali sufficienti da potervi dire che il messaggio è passato. Molte persone non erano soltanto interessate, erano sorprese. Non avevano idea che la scienza del clima fosse un campo così profondo, ampio ed affascinante. Non si erano mai resi conto della portata della minaccia che abbiamo di fronte. 

Per me, come ho detto, è stata un'esperienza che mi ha aperto gli occhi e che mi ha fatto rivalutare tutto ciò che sapevo sulla comunicazione scientifica. Mi ha fatto capire quanto lontana sia la scienza del clima per persone che soffrono davvero di un problema di deficit di informazioni. La maggior parte di quelli che non sono scienziati prendono le informazioni dai media mainstream (MSM) e ci sono due problemi con questa cosa: uno è che ricevono solo frammenti e scorci, immersi nel rumore generale delle notizie. L'altro, forse più importante, è che giustamente non si fidano dei MSM. Eppure, dove altro possono prendere le informazioni? E' davvero una combinazione mortale: cattiva informazione  da una fonte di cui si diffida, c'è da stupirsi che nessuno stia facendo niente per il cambiamento climatico? 

Ed ecco l'università, un'istituzione piena di problemi ma che si suppone che esista per creare scienza e cultura, non per fare soldi. A causa di questo, gode di un certo prestigio e, stavolta, lo ha usato per fare qualcosa di giusto. Ha detto ai suoi impiegati, “vi apprezziamo, quindi vi offriamo la nostra conoscenza sul cambiamento climatico gratuitamente. Abbiamo fiducia che lo apprezzerete”. E gli impiegati hanno risposto ricambiando la fiducia e apprezzando questo dono. La fiducia genera fiducia. 

Penso che questa esperienza abbia un valore generale. Concorda con un fatto descritto, per esempio, da Ara Norenzayan nel suo libro “Big Gods”. Detto in breve, le persone crederanno al messaggio se (e solo se) si fidano del messaggero. Quindi non stupisce che le persone non siano molto trasportate dai messaggi che ricevono da parte dei MSM – non solo ricevono un messaggio poco comprensibile, non si fidano del messaggero. Ma quando ricevono il messaggio da un'istituzione fidata e da persone che, chiaramente, fanno del loro meglio per informarli, allora capiscono. Non è una questione di volume o di addolcire la pillola, non una questione di strategie o di pubbliche relazioni. E' una questione di fiducia. 

Ed è qui il problema: abbiamo sperperato così tanta della fiducia che l'opinione pubblica aveva nelle sue fonti di informazione che viviamo oggi nel pieno dell' “Impero delle bugie”. Saremo mai in grado di ripristinare la fiducia? Forse non è impossibile, ma molto, molto difficile. Eppure, ciò che ha fatto l'Università di Firenze è stato un passo nella giusta direzione. Forse può essere replicato in seguito, chi lo sa? 

Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questa giornata informativa come relatori o come organizzatori, in ordine alfabetico. 

Adele Bertini
Marco Bindi
Francesca Bigi 
Federico Brocchieri
Stefano Caserini
Gianfranco Cellai 
Sara Falsini
Alessandro Galli 
Giovanni Pratesi 
Luca Toschi