sabato 22 ottobre 2016

Basta fare figli: siamo già sei miliardi di troppo

Da “Return to Now”. Traduzione di MR (via Population Matters)

Gli esperti dicono che la popolazione ideale è al di sotto dei 2 miliardi; noi invece siamo 7,5 e in crescita

Quando le persone sostengono che la sovrappopolazione è un mito, le loro argomentazioni di solito ruotano attorno alla quantità di spazio “aperto” presente sulla Terra non ancora occupato dagli esseri umani.


Dicono cose tipo - “Avete mai volato sopra il paese e visto tutta la terra libera che c'è fra New York e  la California?” Ma ciò di cui non si rendono conto è che ci vuole molta più terra di quella in cui si trova un appartamento per sostenere la vita umana. Solo perché possiamo stipare qualche altro miliardo di corpi umani qua e là, questo non significa che c'è terra fertile o acqua pulita sufficienti a sostenere tutte quelle persone.


Secondo il Global Footprint Network, se ogni persona sul pianeta godesse dello standard di vita dell'europeo medio – che consuma circa la metà dell'americano medio - la Terra potrebbe supportare sostenibilmente circa 2 miliardi di persone, al massimo.

Se tutti i 7,4 miliardi di persone sulla Terra godessero dello standard di vita dell'americano medio, ci servirebbero 5 Terre.

Quindi la domanda che dovremmo porci non è “quanti esseri umani possiamo stipare sul pianeta?”. E' “che qualità di vita vogliamo che l'essere umano medio possa godersi?”
Una volta che determiniamo questo, possiamo determinare la popolazione ideale e quanti bambini possiamo avere, in media. Ci sono diversi fattori che l'umanità deve ponderare nel determinare questo numero. Eccone alcuni di quelli grandi:

1. I combustibili fossili non possono essere parte dell'equazione



Il primo e più importante fattore è che i combustibili fossili devono essere tenuti fuori dall'equazione, in quanto hanno già causato il fatto che abbiamo di gran lunga superato la capacità di carico a lungo termine della Terra degli esseri umani e siamo già sulla buona strada per una moria di massa degli esseri umani quando il petrolio finisce.

E' importante cominciare col comprendere che la popolazione umana non sarebbe mai diventata così grande senza i combustibili fossili.

Alla Rivoluzione “Verde” degli anni 60 e 70 – in cui gli scienziati hanno imparato come fertilizzare i suoli esauriti del globo col petrolio – viene accreditato di aver salvato perlomeno 1 miliardo di persone dalla fame. Ma non ha avuto sufficiente “riconoscimento” per aver raddoppiato la popolazione globale ed aver creato 4 miliardi di bocche in più da sfamare.

Proprio mentre la generazione dei baby boomer è entrata nell'età adulta e stava pensando a quanti figli dovrebbe avere a sua volta, gli scienziati hanno lanciato una rivoluzione agricola moderna, alimentata da fertilizzanti sintetici, pesticidi e nuove varietà ad alto rendimento di cereali.
Quindi al posto di una popolazione globale di circa 3,5 miliardi di persone nel 1968 che ritornava al livello pre-Seconda Guerra Mondiale di 2,5 miliardi, abbiamo permesso alla popolazione di raddoppiare fino a 7 miliardi nel 2012 e ora ci stiamo avvicinando ai 7,5 miliardi nel 2016.


Questa è stata la storia dell'agricoltura sin da quando è iniziata. L'agricoltura crea un falso senso di sicurezza alimentare e di temporanei surplus. Quindi le persone fanno più bambini. Ma quando il suolo viene lavorato in modo eccessivo dopo qualche anno, i contadini, o i re, si spostano su nuove terre, respingendo chiunque abbia armi meno potenti che si trovi sulla loro strada.

Oggi, al posto di combattere per nuovi terreni agricoli, andiamo in guerra per nuovo petrolio per pompare minerali nei nostri terreni agricoli esauriti (e nelle nostre moderne colonie agricole).
Ma la maggior parte degli scienziati concordano sul fatto che la produzione di petrolio ha già raggiunto il picco ed ora sta declinando. Così non è che abbiamo soltanto ritardato e peggiorato la catastrofe inevitabile di quando il petrolio alla fine si esaurirà?

2. Quantità contro qualità

Agli americani serve più tempo per sentire gli effetti della sovrappopolazione globale, in quanto ognuno di loro, in media, consuma 32 volte più risorse di un keniano medio. Ma togliessimo il paraocchi vedremmo che la grande maggioranza della specie umana vive già in una povertà abietta e questo potrà solo peggiorare man mano che la popolazione cresce (si prevede che raggiungeremo i 10 miliardi ad un certo momento intorno al 2050).

Nei paesi non europei in tutto il mondo, la gente è affamata, lavora in fabbrica come schiava e vive in sobborghi squallidi, sporchi ed affollati.


Bangladesh

Nei paesi europei, la classe media lavora sempre di più ogni anno per mantenere un tetto sulla propria testa in una parte sicura della città. Gran parte di noi non si può permettere del cibo vero e convive con cancro, diabete e malattie cardiache a causa di questo.

Possiamo dire a tutti di consumare meno, ma quanto meno vogliamo consumare? E quanto spazio vogliamo?


Hong Kong

“Gli standard di vita della classe media negli Stati Uniti hanno raggiunto il massimo un po' di tempo fa”, dice The Platonist in un articolo dal titolo “Qual è la popolazione ideale della Terra?

“L'abitazione media ora ha dentro molto di meno di quanto non avesse negli anni 70, quando l'individuo medio poteva ancora ragionevolmente aspettarsi di avere un decimo di ettaro per sé (questa dovrebbe essere la dimensione minima dei lotti periferici, per fare in modo che ci sia spazio sufficiente fra le case, visivamente, e per i bambini del luogo per correre e sentirsi liberi dalle aree costruite). Ma confrontatelo al 1700, quando ogni americano poteva avere oltre 40 ettari da accaparrarsi!”


Io personalmente non ho bisogno di 40 ettari, ma in mi sto davvero godendo il mio decimo di ettaro alberato, che ci possiamo permettere soltanto perché abbiamo un coinquilino.

Inoltre, il nostro stile di vita americano richiede molto di più della terra intorno alla quale mettiamo la ringhiera.

All'americano medio servono circa 9 ettari di terreno (e una tonnellata di lavoro da schiavi) per produrre la quantità di cibo e risorse che consuma. Se tutti i 7,4 miliardi di persone usassero il corrispettivo di 9 ettari in risorse, ci servirebbero circa 66 milioni di ettari di terreno produttivo. Sfortunatamente, sulla Terra ce ne sono in totale solo 14,5 milioni.

E naturalmente la sola ragione per la quale possiamo permetterci uno stile di vita lussuoso proveniente da così pochi ettari è l'agricoltura industriale. Quando il petrolio finisce, l'agricoltura industriale sparirà. La gente dovrà tornare a tipologie di agricoltura più primitive e passare molte più ore a produrre il proprio cibo.

A meno che, naturalmente, non vogliamo tornare alle modalità dei cacciatori-raccoglitori, che dispongono di molto più tempo libero degli agricoltori e consumano molta meno energia pro capite di qualsiasi tipo di essere umano mai esistito. Le densità della popolazione di cacciatori-raccoglitori raramente superava una persona ogni 16 kmq.



3. Quante specie vogliamo distruggere? Quante ne possiamo distruggere prima di distruggere noi stessi?

Più esseri umani ci sono sulla Terra, meno spazio c'è per ogni altra specie. Ogni volta che costruiamo una nuova città, periferia o fattoria, restringiamo la quantità di spazio per bisonti, orsi, cerci, leoni, rinoceronti, elefanti, giraffe, zebre, scimmie non umane, conigli, scoiattoli, pesci, insetti, erbe, batteri. Potrebbe non fregarvene particolarmente di ognuna di queste specie, ma anche le specie al vertice della catena alimentare dipendono da quelle sopracitate.

A causa della nostra interdipendenza, l'estinzione di una specie può creare un effetto domino, cancellando dozzine di altre specie.

La Terra ora sta perdendo specie viventi 1000 volte più rapidamente di prima che si evolvessero gli esseri umani moderni. Secondo l'attivista ambientale Lierre Keith, perderemo più specie nel periodo di 65 anni compreso fra il 1980 e il 2045 che negli ultimi 65 milioni di anni.

Alcuni scienziati la chiamano la sesta grande estinzione, simile a quella che ha spazzato via i dinosauri.

La soluzione? Smettere di fare figli

Ok, potete farne uno. Ma non di più. Finché la popolazione non si stabilizza:



Quindi perché non vediamo grandi cartelloni che invitano tutti ad avere un solo figlio?

La risposta, dice The Platonist, è che gli economisti – e le persone coi dollaroni che dipendono da loro – sono terrificati dal declino della popolazione. Perché perché la crescita dell'economia ogni anno è garantita solo finché cresce la popolazione:

“Più bocche significano più consumatori, più consumatori significano più dividendi, specialmente per le aziende globali più grandi … Le aziende enormi come Coca-cola, McDondald's, Dow, Bayer, Proctor & Gamble, ecc. dipendono tutte dall'avere più bocche che comprano i loro prodotti ogni anno per la loro crescita economica continua”.

“Per essere testimoni in prima persona quanto sia favorevole alla crescita della popolazione il settore economico, basta rivolgersi a The Economist, dove si leggono continuamente editoriali sul fatto che i paesi con tassi di crescita della popolazione bassi vengono denigrati come campi minati economici, mentre luoghi con tassi di crescita della popolazione alti vengono dichiarati dei Nirvana economici, anche se, nell'Europa dell'est, la popolazione in crescita vertiginosa sta portando a drastiche riduzioni delle condizioni di vitae benessere per la persona media. In generale, gli economisti non sono impegnati ad occuparsi della qualità di vita pro capite”.

32 commenti:

  1. "nell'Europa dell'est, la popolazione in crescita vertiginosa"

    Ero fermo al fatto che di vertiginoso nell'europa dell'est c'era il crollo demografico, sia per nascite quasi inesistenti che per emigrazione. Si e' davvero invertito il trend, e in modo cosi' drastico?

    Che sapessi, l'unico posto al mondo dove la popolazione continua a crescere in modo deciso, robusto e largamente insostenibile e' l'africa, luogo dove pare concentrarsi quasi tutto l'incremento demografico, a miliardi, dei prossimi decenni.

    Se si vuole porre rimedio, bisogna per primo luogo avere dati corretti, dove per corretti non intendo "politicamente" corretti, cioe' tendenziosi, sulla situazione.

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    1. Non leggo però i tuoi dati corretti o il link alle fonti.

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  2. Salve a tutti di nuovo; alcune note sparse,altrimenti si rischia di esser oltre modo tediosi...Sono andato a riguardarmi su google maps le immagini satellitari del confine fra Haiti e Santo Domingo...In effetti il confine è biologico con boschi relativamente preservati a destra, zero a sinistra, e colture pascoli verdi con boschetti a destra ,giallo e grigio baracche a sinistra...
    Nell'immagine del post bucolica, quella che piace a tutti,con la fattoria i prati e il bsoco accanto, non c'è scritta l'ubicazione, ma quelli sono aceri, e con molta probabilità si tratta del nord est statunitense, dove attualmente abitano dei folli che consumano il doppio di un tedesco, ma potrebbero benissimo campare bene col loro territorio consumando come un tedesco...La fascia est statunitense è parecchio ricca dal punto di vista dell'acqua dei boschi e dei suoli fertili, e gigantesca se paragonata alla stessa europa dell'est...Nell'immagine si intuisce anche un allevamento di bovini, che sono niente affatto fuori posto dati spazi fertili sufficienti. Una immagine del genere in Itaglia la possiamo trovare solo per poche centinaia di metri in ampiezza a ridosso del crinale appenninico...Fate mente locale..

    Gli statunitensi possono permettersi, se non intervenisse un effetto serra galoppante dagli esiti imprevedibili, di rientrare nella sostenibilità anche facendo un po meno figli, per noi italiani è tardi...POi ripeto che in italia mi piacerebbe che le nuove famiglie o le famiglie potenziali fossero un pelino più uguali di fronte alle risorse pubbliche, in quanti non mi piace e nemmeno credo sia sostenibile anche nel medio termine una società sì con un basso tasso di fecondità, ma non con una media ponderata lontana dalla media statistica, ( significa parecchie famiglie con 2 bambini ed altrettante famiglie potenziali con zero figli, invece di un 90% di famiglie con un figlio unico),e d anche con età media delle primipare oltre i trenta come oggi in Itaglia...
    Insomma agli statunitensi direi basta fare figli, oltre a tante altre cose, ai candadesi direi beati voi che tanto potete campare solo con le vostre foreste in maniera perfettamente sostenibile, mentre attraversando la pozza non si possono dare messaggi non parecchio parecchio spiacevoli...Comunque soylent green è stato proiettato anche da noi ai tempi delle brigate rosse : oggi servono delle brigate verdi? Ho il sospetto che risulterebbero un filino antipatiche...Comunque ai tempi delle brigate rosse cominciava ad essere già tardi per predicare da noi una riduzione del tasso di fecondità...Lunga vita e prosperità...

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    1. "Ho il sospetto che risulterebbero un filino antipatiche..."

      Soprattutto inutili.
      La lotta per il predominio delle proprie idee porta sempre ad un aumento del carico e della complessita', al punto che personalmente suppongo che le istanze ecologistiche siano solo uno degli ennesimi pretesti all'uopo, che ne siano consapevoli o no coloro che le veicolano.
      Ci sono due modi di vedere una situazione: come perennemente in disequilibrio e bisognosa di correzione, oppure in equilibrio intrinseco, di per se': in fin dei conti cio' che e', e', per quanto a volte sia difficile da accettare, specialmente per quelli a cui non va MAI bene niente, caratteristica a guardar bene peculiare e unica dell'uomo, quanto la violenza gratuita, a cui probabilmente e' collegata.
      L'uomo-dio, creatore/distruttore, dominus dell'equilibrio, predilige il primo modo.

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  3. (Scusate per il secondo commento ) Credo che studiare la passata civiltà del castagno appenninico sia molto importante : al questione è avremo il tempo ed il clima adatto epr recuperarla? E soprattutto perchè nella Francia centro settentrionale e nella Germania occidentale,regioni con suoli e climi più estesamente favorevoli che nell'Italia peninsulare, non si sviluppò una civiltà del castagno analoga? Non ho trovato risposte in merito, ma sempre ricordando che per ettaro il castagneto da più calorie dei cereali, la risposta di base è il problema coi soliti istinti riproduttivi umani ed un morale che se no in grado di controllarli consenta il controllo attivo ex post...

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    1. Se avessimo fatto affidamento principalmente sul castagno, adesso staremmo freschi
      http://www.torymus.com/cinipide-del-castagno/
      Inoltre le castagne hanno un alto indice glicemico e gli alberi crescono solo ad una certa altitudine, nei luoghi che attualmente tendono a spopolarsi.
      Angelo
      Angelo

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    2. Ciao Fra,
      sono d'accordo che la civiltà del castagno abbia un valore, io stesso sul mio piccolo terreno, già con castagni (vecchi) in produzione, fra le altre cose pianterò castagni innestati su piede il più rustico possibile, di differenti varietà tra cui Bouche de Betizac, resistente al Cinipede;
      ho una considerazione e una domanda.
      credo che la cultura del castagno sia durata così a lungo anche per il contesto molto più stabile a livello ecologico e climatico rispetto ad ora. Io non punterei più sulla cultura del castagno come fonte di alimentazione essenziale.. immagina l'esplosione del cinipede degli anni scorsi in tal contesto.. anche io sono per abbandonare man mano i cereali in favore di colture arboricole, ma sarei per una grande diversificazione, tenendo in dovuta considerazione le eccezionali potenzialità del castagno, ma anche di altre specie rustiche e autoctone.
      la domanda riguarda invece il nesso fra castanocoltura/cerealicoltura e gli istinti riproduttivi umani, ti volevo chiedere se ti va di spiegare meglio questo tuo punto di vista, che non sono riuscito a cogliere.

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    3. "anche io sono per abbandonare man mano i cereali in favore di colture arboricole"
      A quali altre specie ti riferisci?
      Comunque non credo sia facile sostituire le calorie dei cereali con quelle ricavate da altre coltivazioni. Anche perché , come diceva Diamond, i cereali sono buoni.
      Per quello che ne so, un ottimo sistema che integra alberi e cereali è quello dell'agroforestazione.
      http://www.agroforestry.it/agroforestazione/
      Attualmente si pratica in alcune aree del Veneto.
      Angelo


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    4. Ciao grazie: la civiltà del castagno c'è stata dove non ci doveva essere! è questo il paradosso, ed inoltre siamo abituati a parlare di mangiamarroni o di italico albero del pane con senso di povertà e commiserazione : perchè ? perchè se col castagno e le sue foglie ci sfamavano le bestie che davano latte e carne, si proteggeva tutto il bosco frenando l'erosione, si preservava anche l'ambiente per la selvaggina (quindi anonimo non ci hai capito un benemerito...) ,si ottneva legno pregiato dai molteplici usi (con i tipi cedui ,da frutto e misti, , si aveva una produzione di calorie per ettaro superiore a quella di cereali, e per inciso le zone che hanno maggiormente sofferto la pellagra a fine 800 sono proprio quelle interne che avevano tagliato recentemente i castagneti per coltivare mais, ed ultimo ma no utlimola quantità di manodopera e pesantezza del lavoro era molto inferiore a quella della agricoltura (Qui si parla di vera silvicoltura sostenibile)...In italia le aree dove il castagno è impiantabile sono ristrette, limitate all'appennino soprattutto occidentale: c'è un problema di suoli oltre che di precpitazioni estive...I romani per primi lo impiantarono sul faggio, come si consiglia nelle georgiche di virgilio, ma lo usavano pe ril legno e l'alimentazione del bestiame più che umana, ma lo impiantarono attivamente in tutto l'areale alpino centro occidentale (le alpi orientali non sono adatte largamente per i suoli calcarei)...IL punto è che le popolazioni italiche che vivevano di castagne lo ebbero in eredità dai monaci alto medioevali, che non facevano figli, ed erano poveri invece che ricchi, come il castagno consentivam rispetto agli agricoltori di pianura, probabilmente perchè si riprodussero fino al limite di massima sostenibilità, e le aree centro europee ed occidentali dove il castagno avrebbe potuto avere il suo maggiore areale di crescita , invece che le piccole isole dell'italia peninsulare o della francia meridionale , hanno preferito disboscare e dedicarsi all'allevamento e d agricoltura invece che alla silvicoltura sostenibile e ricca dle castagno...Servono 5 anni per avre i primi frutti dai castagni impiantati su altre essenze, e parecchi decenni per impiantare un casatgneto ex novo...I figli hanno fame : la silvicoltura sostenibile ed a ciclo chiuso non è mai nata dove doveva e d è stata caricaturalmente condotta in piccole isole cirocscritte per la solita fregola riproduttiva umana e l'impossibilità morale di contenere ex post la sovrappopolazione locale..

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    5. Mi permetto di intervenire per segnalare le molte inesattezze sostenute da Fra. Prima di tutto un pò di autoecologia del castagno. Vero che richiede suoli acidi. Tuttavia suoli acidi possono svilupparsi anche su substrato calcareo. Si chiamano decarbonatati. Sbagliato che il castagno si sviluppi bene nell'ambiente del faggio. (Ai tempi di Virgilio il faggio,molto probabilmente, vegetava anche in pianura padana, come relitto di epoche più fredde). Il castagno è piuttosto esigente in termini di calore estivo, dunque si sviluppa bene nell'ambiente del querceto e infatti la stragrande maggioranza dei querceti di rovere e, nell'Appennino, di cerro (anch'essa specie e tendenzialmente acidofila) sono stati sostituiti col castagno. Dunque nei climi atlantici o subatlantici della Francia occidentale o già decisamente freddi della Germania non troverebbe di certo il suo clima ideale. Inoltre ha bisogno di suoli piuttosto fertili e con buon bilancio idrico, ottimi quelli vulcanici, e infatti famose sono le castagne del monte Amiata o delle provincie di Avellino e Benevento.
      Poi,come già detto i castagneti sono tutti boschi di sostituzione, dunque di per se instabili, che se non attivamente gestiti tendono velocemente a collassare e essere sostituiti dalle specie autoctone. Il castagneto da frutto poi, se attivamente gestito, è molto più simile a un sistema agrario che a uno forestale. Solo per portare un esempio, per poter effettuare la raccolta il sottobosco deve essere costituito solo da specie erbacee e "tenuto pulito", con conseguenti rischi di erosione. Dunque non è proprio un sistema ottimale dal punto di vista ecologico.
      Ancora, dal punto di vista storico, la diffusione su larga scala del ceduo castanile è avvenuta solo in seguito alle due importanti patologie che nel secolo scorso hanno prodotto il collasso della castanicoltura italiana. Prima, negli anni 20 (vado a memoria) il mal dell'inchiostro e dopo l'ultima guerra, il ben più devastante cancro corticale, il quale ha fortemente danneggiato i grandi castagni da frutto i quali sono stati tagliati e trasformati in ceduo (il castagno ha una capacità pollonifera illimitata, che non si esaurisce con l'invecchiamento della pianta).
      Da un punto di vista alimentare inoltre, ma qui non sono un esperto, non credo che la castagna sia assimilabile alla farina di frumento, mancandone in tutto o in parte, la frazione proteica. Tant'è che con la farina di castagne non si può fare dei prodotti lievitati.
      Insomma, dire che si può o si poteva sostituire con profitto il castagno ai cereali (in particolare il frumento, che credo sia quello a cui si riferisce Fra quando parla genericamente di cereali) non mi pare corretto. Tanto più che le due colture hanno anche ambienti di elezione molto diversi.

      Guido.

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    6. Ti sbagli di grosso: mi sono letto un po di articoli scientifici in materia; R"Vero che richiede suoli acidi. Tuttavia suoli acidi possono svilupparsi anche su substrato calcareo. Si chiamano decarbonatati." sbagliato il castagno rifugge i suoli calcarei, ma può tolelrare quelli acidificati da molto umus come nelle cerrete secolari; il cerro si adatta bene anche a suoli calcarei;

      R"Sbagliato che il castagno si sviluppi bene nell'ambiente del faggio"
      Il loro ambiente è parzialmente sovrapponibile : in comune col faggio ha l'esigna di estati moderatamente piovose e non troppo siccitose.Ti ricordo che hai tempi di Virgilio il castagno è stato impiantato in tuto il versante meridionale delle alpi centro occidentali, in concomitanza con l'area del faggio...

      e chi ha detto questo ? il faggio tollera benissimo i suoli calcarei, vedi appenino marhcigiano o alpi giulie.

      R"Solo per portare un esempio, per poter effettuare la raccolta il sottobosco deve essere costituito solo da specie erbacee e "tenuto pulito", con conseguenti rischi di erosione." é vero il contrario: i castagneti abbandonati sono soggetti ad erosione

      R Il castagno è piuttosto esigente in termini di calore estivo, dunque si sviluppa bene nell'ambiente del querceto e infatti la stragrande maggioranza dei querceti di rovere e, nell'Appennino,

      è vero il contrario come al solito: nella toscana internaalto collinare i castagneti erano tutti sul versante settentrionale: nelle marche i castagneti sono isole nei rari suoli di arenaria in genere all'estremo sud o nord della regione

      RInoltre ha bisogno di suoli piuttosto fertili e con buon bilancio idrico, ottimi quelli vulcanici, e infatti famose sono le castagne del monte Amiata o delle provincie di Avellino e Benevento.
      Hai scoperto l'acqua calda: i suoli vulcanici sono leggermente acidi, terreno ideale, il castagno può adattarsi ai suoli acidi, mentre rifugge quelli basici : inoltre ti ricordo che in suddetti terreni anche il faggio si sviluppa a quote molto basse.

      R"Il castagneto da frutto poi, se attivamente gestito, è molto più simile a un sistema agrario che a uno forestale." e chi ha detto il contrario ? In epoca romana ed al sud italia invece era più frequente la gestione mista ceduo-da frutto, se non lo sapesi...


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    7. Parte seconda riposta ad anonimo : Nei climi atlantici con suoli leggermente acidi trova invece il suo habitat ideale, in quanto richiede estati non siccitose; è sicuramente più resistente al freddo della vite

      R "Ai tempi di Virgilio il faggio,molto probabilmente, vegetava anche in pianura padana, come relitto di epoche più fredde)."

      No guarda non c'era per niente: c'era solo sui rilievi vulcanici più alti del lazio e toscana e versante meridionale delle alpi...Ho letto un articolo sui castagneti svizzeri in via di recupero oggi, di derivazione romana...
      R "
      Da un punto di vista alimentare inoltre, ma qui non sono un esperto, non redo che la castagna sia assimilabile alla farina di frumento, mancandone in tutto o in parte, la frazione proteica" hai letto quello che ho scritto?
      "fare foglie" significava nell'italia peninsulare, in genere occidentale ed interna di alta collina, fare foraggio di foglie di castagno o di olmo per le bestie di casa, quindi assicurandosi un alimentazione completa col latte e la carne...

      La più grossa castroneria che hai detto è che il castagno può adattarsi a suoli basici: li rifugge come la morte, ed i suoli leggermente neutralizzati da cerrete secolari tendono a neutralizzarsi con la perdita dell'humus; invece il cerro puo adattarsi a suoli basici, passando dalla fase iniziale ( di un paio di secoli)dell'orno-ostrieto se sai cosa è...
      Il castagno predilige i suoli lievemente acidi, può adattarsi a quelli acidi, e richiede estati moderatamente piovose: come temperature si situa a metà fra il cerro ed il faggio, ma è molto più tollerante per le temperature che per i suoli o per la siccità estiva..Per tua informazione il castagno è venuto a noi prima dalla cina, poi dalla turchia passando per i carpazi, dove gli inverni sono un filino più rigidi di quella della germania occidentale e della francia settentrionale...

      http://www.wsl.ch/it/cadenazzo/insubrisch/publications/pubblicazioni_castagno/Krebs_etal_2007_CastagniMonumentaliNellaSvizzeraSudalpina_color.pdf

      Documentati un po di più...

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    8. Caro Guido; anche il sud dell'inghilterra è stato impiantato coi castagneti misti a ceduo-frutto in epoca romana, pertanto la francia centro settentrionale la germania occidentale avrebbero costituito il suo habitat ideale, se la deforestazione non avesse preso piede, a meno che tu non sostenga che le estati della francia atlantica e settentrionale non siano più fredde di quelle inglesi...
      http://www.wsl.ch/dienstleistungen/publikationen/pdf/4886.pdf

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    9. @Angelo:
      come ho accennato, altre specie il più possibile rustiche e autoctone, o comunque adatte al contesto.
      il concetto che applico è quello dell'EROEI migliore, le specie rustiche autoctone sono le più stabili e produttive di per sè, richiedono pochi o nulli trattamenti, essendo alberi non c'è da dissodare, seminare, falciare, vagliare, concimare o perdere produzioni per colture intercalari di arricchimento per esempio di azoto.
      poi caso per caso si deve vedere quali specie siano adatte.

      non si può ragionare come per l'agricoltura attuale, per cui voglio un prodotto, e metto energia (fertilizzanti, ammendanti, pesticidi, mezzi agricoli per fare qualunque cosa..) per ottenerla, credo che per innalzare l'EROEI di una coltura si debba fare, con il contesto naturale con cui abbiamo a che fare, come con un bambino, fargli fare le cose che gli piacciono e gli vengono meglio, se no si buttano via un sacco di energie a convincerlo a fare una cosa, che alla fine farà male.

      I cereali hanno un EROEI io credo nettamente più basso rispetto al castagneto… non sono sicuro, come dice Fra, che la sola produzione commestibile annuale sia superiore nel castagno, in termini di calorie del prodotto commestibile finale/ettaro, ma se si considera l'EROEI credo di sì.

      L'EROEI è ancora più vantaggioso se si considerano anche le esternalità di un tipo di coltura rispetto all'altra ( valore ecologico del bosco, nicchie ecologiche per vari animali, raccolta di funghi, tenuta dell'acqua quindi effetto tampone idrologico e mantenimento della falda a livelli più elevati, capacità depurativa dell'acqua da parte delle radici micorrizzate delle piante, strato di humus in ispessimento anno dopo anno, aumento della quantità e biodiversità degli organismi e microrganismi del suolo, produzione di legna, mantenimento dell'umidità per evitato ruscellamento dell'acqua e per riduzione dell'effetto disseccante del vento, valore ricreativo, ecc…)

      arare il campo ogni anno distrugge gli equilibri del suolo, lo "uccide" ogni anno, per esempio portando ossigeno in zone dove prosperano microrganismi anaerobi, e viceversa. per aumentare l'EROEI è importante che i microrganismi del suolo siano sani, per lavorare per noi. altrimenti quell'energia dobbiamo metterla dall'esterno, anche per esempio sotto forma di pesticidi o ammendanti per tamponare la minor salute di piante (o erbe) che crescono in un suolo degradato.
      esistono tecniche che permettono di coltivare cereali senza arare il campo (google "Masanobu Fukuoka"), e di minimizzare l'energia (muscolare in questo caso), ma è richiesta grande esperienza e sensibilità.

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    10. @Angelo.. continua..

      poi dipende anche da quello che vogliamo.. come bosco, io terrei buoni i castagni, ma di diverse varietà (dove ho il mio piccolo terreno, entroterra Savonese, i vecchi dicono che ci sono 5 tipi diversi di castagno, relitti delle vecchie coltivazioni.. io non so assolutamente distinguerli), ma in più metterei alberi autoctoni, da me per esempio faggi, carpini, querce, ontani, ecc.. avrei produzione di castagne, ma anche una maggiore biodiversità e quindi stabilità.

      per la semplice produzione di cibo, invece, io punto sulla "Food Forest", puoi googlare e trovi, io nel contesto collinare in cui mi trovo impianterò un frutteto con varietà rustiche, innestate su piede selvatico, del maggior numero possibile di meli, peri, ciliegi dolci e amari, prugne,susine, pesche, albicocche, cachi, in più sambuchi, uva spina, ribes, more, lamponi, gelsi, azzeruolo, rosa canina, corbezzolo, ecc.
      mano a mano vedrò come reagiscono, e correggerò il tiro. sto progettando la mia piccola food-forest per avere una maturazione scalare a partire da maggio fino a novembre, e ho scelto alcuni tipi di mele e pere a raccolta tardiva che si prestano all'ammezzimento e alla conservazione in dispensa, per mesi.
      aggiungerò noccioli, noci ( a parte per la loro incompatibilità con altre essenze), bambù per i germogli e le palificazioni, leguminose arboree per fissare l'azoto, specie resistenti di piante che attirano gli insetti impollinatori, come il Cistus, piante officinali, siepi miste con funzione di freno per i venti dominanti, ecc.

      non credo esista una ricetta unica, soprattutto in Italia dove ci sono infiniti microclimi.
      il punto per me non è castagno sì/castagno no o quali specie mettere, il punto secondo me è aumentare la biodiversità il più possibile ( ma al tempo stesso con oculatezza.. alcune specie possono essere incompatibili fra loro, infestanti in quel dato ambiente, bruciare facilmente e non adatte a posti con rischio di incendi elevato, solo per fare alcuni esempi..) e, nel caso di un obiettivo alimentare, più che aumentare la resa, aumentare l'EROEI (visto nel suo complesso, sommando al numeratore tutte le ricadute positive che riusciamo a cogliere)

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    11. @ Fra,

      Vabbuò (cit.).
      Non è certo mia intenzione fare polemiche con quello che leggo scritto su uno schermo luminoso. Sul castagno poi. Al quale tocca crescere dove qualcuno (umano, animale o Padre Eterno) l'ha piantato.
      Prendo comunque atto che in 20 anni di università prima e di esperienze personali dopo non ho capito nulla. Provvederò dunque a utilizzare a fini energetici gli scritti dei più illustri professori italiani di botanica forestale, ecologia forestale, selvicoltura, ecc. D'altra parte si sa, sono o sono stati, quelli morti, tutti dipendenti pubblici. Il che è tutto dire...
      Però quella del castagno, nostrano, Castanea sativa, originario della Cina effettivamente non l'avevo ancora sentita.

      Guido.

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    12. Food forest o forest garden se non sbaglio sono un ramo della permacoltura. Correggimi se sbaglio.
      L'idea è suggestiva, anch'io ne sono rimasto in parte infatuato. Però col tempo mi sono convinto che ci sono tecniche agricole molto produttive e ugualmente sostenibili, in grado di generare reddito quanto e più dell'agricoltura industriale.
      Mi riferisco appunto all'agroforestazione per i cereali e al "metodo Manenti" per gli ortaggi.
      Comunque se non si riduce drasticamente il consumo di carne, latte e uova quello che si produce non sarà mai abbastanza per una popolazione in crescita.
      Predicare è abbastanza inutile, le cose diventeranno evidenti da sole, col passare del tempo e la diminuzione delle risorse disponibili.
      Auguri per il tuo food forest.
      Angelo

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    13. @Fra
      grazie x la risposta.
      ti volevo chiedere se ti ricordi le fonti da cui hai ricavato le info riguardo la maggiore resa calorica per ettaro del castagneto rispetto alle colture ceralicole.

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    14. Fra ti ringrazio per gli interventi. Molto interessanti.
      Avresti dei testi da consigliare sulla civiltà del castagno appenninico?
      Franco

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  4. Mi sono fermato al titolo, ma m'è bastato per pensare a un'alternativa/integrazione tutta italiana: Basta immigrazione, siamo già cinquanta milioni di troppo!" Eppure le nostre dirigenze più bestialmente feroci di qualsiasi bestia continuano a frustare i rematori sulle loro galere affinché remino con sempre più sfiancante energia nella direzione opposta. Auguro loro ogni male terreno e ultraterreno (sì, perché anche il Capo di Stato estero ultra-ingerente Bergoglio è nel numero).

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  5. La forzante del figlio unico è già in atto da tempo.
    E sta diventando una scelta obbligata via via che che la razzia planetaria di Homo Sapiens sapiens prosegue e aumenta.
    Solo l'inerzia anche in queste faccende presente ed operante,confonde con le apparenze.In primis africane ma molto probabilmente temporanee.
    Non so ancora quante ore di vita mi toccano se ventiquattro o diecimila volte tanto.A volte sono indeciso se accettarne la misura minima o quella massima.
    Comunque sia, un solo figlio per tutti é solo una condizione necessaria ma non sufficiente per rimediare agli errori commessi nel secolo scorso.
    Sempre che non scopriamo che questi sono davvero irreparabili e quindi fatali.
    Se così fosse, chi non sarebbe tentato di mettere al mondo degli spettatori per assistere insieme a loro alla fine del mondo? Nell'accezione di mondo umano é ovvio.
    Certo il prezzo non potrebbe essere che adeguato allo spettacolo, unico irripetibile e tragicamente meraviglioso.
    E in più sapendo che tutti ne siamo stati produttori, registi ed attori.

    Marco Sclarandis.

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  6. "Gli esperti dicono che la popolazione ideale è al di sotto dei 2 miliardi; noi invece siamo 7,5 e in crescita" :
    Io invece credo che la popolazione ideale è al di sotto dei 50 milioni.
    Diecimila anni fa, eravamo solo 5 milioni, per cui mi sembra di usare la manica larga.

    Gianni Tiziano

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  7. L'equivoco sono i (buoni) sentimenti che in realtà poco hanno a che fare con la famiglia ed il matrimonio.

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  8. Madre Terra, un milione d'anni fa Homo Sapiens sapiens* non esisteva neanche.
    E in qualsiasi momento potrebbe scomparire, senza aver mosso un dito.
    Il nucleo della Terra e quello di una stella che nemmeno sappiamo dove si trovi potrebbe annientarci e far sì che il resto non sia nemmeno memoria.
    Che tu creda ai quarantanove milioni, é la tua fede e come tale, per certi versi é indiscutibile.
    Io credo invece che anche il doppio degli attuali HSs*potrebbero vivere e a lungo, centinaia di millenni ancora su questo pianeta.
    Ma dovrebbero mutarsi in esseri differenti, pochissimo nella forma, enormemente nella sostanza.
    Anche gli esperti, credono con la loro fede, come me e te .
    E quelli che nemmeno ne hanno una, e sono molti, perché certi giorni credono alle banche certi, altri all'oroscopo e via dietro al pifferaio magico che arriva di volta in volta sotto la loro casa, quelli chissà a che cosa credono al riguardo.
    Probabilmente alla celebre esortazione da strillone del circo:
    "Venghino siori! entrano! che più gente c'è più bestie si vedono!"
    Senza dover professare solennemente alcun credo, ma guardando ai molti fatti ormai più che evidenti, e certamente veri, per quanti siamo ora, per quello che facciamo e sopratutto che desideriamo fare nel futuro prossimo e poco più lontano, per metà di noi é già stata proclamata dai fatti la condanna a morte.
    Da eseguirsi con ogni mezzo, senza esclusione di quelli più osceni e raccapriccianti.
    Eppure, in questo clima da ascesa d'impero infernale, possiamo sempre inceppare il meccanismo della cerimonia imperiale, sopportandone le conseguenze.Questo mio atto di fede discende dalla presenza di tutte le anime vissute e che vivranno passate e che passeranno di qua.
    Abitanti quel vuoto internucleare ed interspaziale che come sembra,è puro spreco di atto creativo, ma forse potrebbe essere invece necessario affinché la realtà quotidiana esista.
    Se ci chiediamo ancora quanti angeli possano danzare sulla capocchia d'uno spillo o tuffarsi da un cielo all'altro attraverso la cruna d'un ago,allora ancora molti possono vedere ancora quali sono i sentieri che portano al Paradiso.

    Marco Sclarandis



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  9. Io ho volato (per lavoro, non per hobby) e terre libere in Italia ne ho viste proprio poche: solo nei luoghi a noi troppo scomodi si trova incolto.
    A bordo dell'auto ho una ruota di scorta, a bordo della nazione ci vorrebbe un 20-25% di terrendo libero e disponibile da poter usare in caso di calamità. (tipo innalzamento del livello del mare)

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  10. Articolo prezioso e tendenzialmente condivisibile; particolarmente interessante mi sembra la (sottolineatura della) dicotomia qualità/quantità.
    Aggiungo solamente che (sfortunatamente) non solo gli economisti ma anche la maggior parte dei leaders politici e religiosi appare così terrorizzata dal (potenziale) declino della popolazione da parlare (incredibilmente) di 'rischio-desertificazione' ogniqualvolta e dovunque il tasso di natalità tende, peraltro in genere lentamente e faticosamente, a scendere a livelli appena appena ragionevoli/sostenibili (senza contare le attuali migrazioni di massa)...

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  11. Le migrazioni se non altro contribuiscono a rendere meno affollate le zone più sovrapopolate del pianeta, quindi sono una vera e propria valvola di sfogo. Il vero problema è che le risorse non sono infinite.

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    1. Le attuali migrazioni di massa in Europa/Italia aggravano il disagio ambientale e sociale di aree mediamente già sovrappopolate, a maggior ragione se/quando a ciò si aggiungono iniziative nataliste a sfondo clerico-nazionalista come il 'Fertility Day'...

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  12. lo ripeto, il problema non è quello di fare troppi figli, è quello di mantenere in vita troppo a lungo gli anziani. Ma visto che comandano gli anziani nel nostro mondo, la popolazione farà sboooooommmm

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  13. Tutto giusto: perchè non cerca di convvincere gli abitanti del terzo mondo, che di figli ne fanno mediamente sette a testa?
    La media calerebbe molto!

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    1. non ce n'è bisogno, quelli consumano un decimo di quello che consumiamo noi, non è quello il primo problema

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  14. Una opinione del tutto contraria, importante sopratutto per l'analisi dei metodi di controllo della popolazione la si può conoscere attraverso questo video: https://youtu.be/eA5BM7CE5-8

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