
Questo mi ha riproposto per l’ennesima volta la domanda su
cosa sia la Speranza e se questa sia diversa dall'ottimismo. . Una questione che credo possa interessare
anche altri, visti i tempi che corrono.
Ho quindi condotto in proposito una breve indagine, che propongo a voi,
senza pretese di rigore teologico e psicologico.
Nella ben nota versione di Esiodo, Pandora è una bambola di
insuperabile bellezza e pari stupidità che, disobbedendo a Zeus, apre il famoso
vaso in cui il Re degli Dei aveva racchiuso tutti i mali che affliggono
l’umanità. Appena la donna, per mera
curiosità, socchiude il coperchio la Fatica, la Malattia, la Guerra assieme a
tutte le altre calamità fuggono e, da allora, infestano il mondo. Solo rimase, un fondo al vaso, la Speranza.
Messo in questi termini, il mito non è altro che una divertente
favola maschilista, riciclata poi da innumerevoli autori. Ma
c’è un dettaglio molto intrigante: La
speranza rimane, ma era anch'essa nel vaso.
Dunque si tratta di un balsamo per lenire gli inevitabili mali, oppure
del peggiore fra essi? In effetti, si
potrebbe argomentare che, di solito, è per migliorare il proprio stato che gli
uomini creano le tragedie destinate e travolgerli.
Ma esistono altre varianti di questa storia. Comparando altre versioni del mito (diffuse
in diverse aree della tradizione indo-europea) ed al materiale iconografico, in
particolare le figure sui vasi, si può arguire una versione molto più arcaica
ed interessante. Secondo questa
ricostruzione, Pandora sarebbe un’Epifania di Gaja, nel suo aspetto di generosa
donatrice di frutti. Ed il famigerato
vaso sarebbe quello ove gli Dei conservano il Nettare: la bevanda divina che
conferisce loro l’immortalità. Uno dei
Titani, nel caso Epimeteo, sarebbe riuscito a rubare il vaso a beneficio della
sua stirpe.
Per evitare la catastrofe, Pandora scende sulla Terra,
seduce Epimeteo e, mentre questi è distratto, recupera il vaso riportandolo
sull’Olimpo. Ma Pandora ebbe pietà
della condizione umana, resa misera dalla fame, la fatica, la malattia e la
morte. Così lasciò loro la
Speranza.
Non sono in grado di giudicare la validità di tale
ricostruzione di cui non ritrovo neppure la citazione bibliografica, ma la
ritengo comunque interessante per noi.
Secondo questa versione, infatti, la Speranza sarebbe una divinità
secondaria che la pietà della Grande Madre ha concesso agli umani affinché potessero
meglio sopportare la loro sorte. Ma
come generalmente avviene con la mitologia arcaica, anche in questa versione il
significato rimane ambiguo.
La Speranza consente infatti agli uomini di tollerare le
loro inevitabili sofferenze. Ma non è
chiaro se ciò avviene perché li aiuta a comprendere il significato profondo del
loro soffrire, o semplicemente perché li inganna, lasciando loro immaginare che
le loro miserie un giorno termineranno?
Non è chiaro, insomma, se la Speranza sia una chiave di saggezza o un
“oppio dei popoli” ante litteram.
Un dubbio dissipato, credo, dalla tradizione cristiana
secondo cui la Speranza è una delle tre virtù teologali, cioè le tre virtù che “sono il
pegno della presenza e dell'azione dello Spirito Santo nelle facoltà
dell'essere umano”. Vale a dire le virtù supreme, capaci di fare di un uomo un
santo. Ma attenzione, la Speranza
cristiana si accompagna inscindibilmente con la Fede e la Carità. Queste tre virtù costituiscono, insomma, una
trinità che ha senso solo nella sua completezza. E questo comincia a darci qualche
indicazione sulla differenza profonda fra Speranza ed ottimismo.
Secondo il catechismo, la Speranza è infatti il desiderio di
accedere al regno dei Cieli mediante la Grazia Divina; cosa che ha senso solo
se tutt'uno con la Fede. Cioè la ferma
convinzione circa la verità assoluta della Rivelazione. La Carità, infine è l’incondizionato amore
per Dio e per il prossimo in quanto manifestazione di Lui.
Volendo laicizzare il concetto, oserei proporre che la
Speranza sia l’essere disponibili a soffrire in funzione di uno scopo più
alto. Insomma essere pronti al peggio,
in nome e per conto del meglio. La Fede, al di fuori della dottrina, direi che sia l’incrollabile fiducia nel fatto
che il mondo abbia senso e sia retto da leggi inviolabili. Il famoso “Il Vecchio non gioca a dadi col
mondo” di Einstein. La Carità infine, per
i non cristiani potrebbe corrispondere all'empatia, cioè alla capacità di
percepire come proprie la sofferenza e la gioja altrui.
In entrambe le versioni, cristiana e laica, comunque la
Speranza non consiste nel “pensare positivo”, bensì nella capacità di presagire
il peggio e sopportarlo, nella certezza che non sia inutile. Il soldato che resta indietro per coprire la ritirata dei
suoi compagni non si aspetta di cavarsela, ma spera che la sua morte valga a
salvare loro. L’attivista che si fa
arrestare dalla polizia di uno stato dispotico, non pensa di cavarsela a buon
mercato. Al contrario sa molto bene a
cosa va incontro e lo fa a ragion veduta perché spera che questo, un giorno,
valga la libertà di altri. Più
quotidianamente, i genitori che rinunciano alle vacanze per pagare gli studi
del figlio hanno un atteggiamento analogo. Certo la Speranza può benissimo contemplare anche la
vittoria e la salvezza, ma comunque non sottovaluta le difficoltà ed è cosciente della scarsa probabilità di
successo.

Ma procediamo. Secondo
la tradizione gnostica, le Virtù teologali non sarebbero tre, bensì quattro,
aggiungendosi la Conoscenza (o Saggezza a seconda delle traduzioni). Vale a dire la comprensione, migliore
possibile, delle leggi del Fato che plasmano il destino di tutti gli esseri
viventi. In questa variante, la
Speranza, per essere veramente tale, presuppone quindi anche la conoscenza e la
comprensione delle leggi di Natura. Esattamente quelle che solitamente ci dicono
cosa non è possibile che accada.
Facciamo un esempio d’attualità: pensare che dalla COP21 sarebbero uscite
decisioni realmente impattanti sul futuro del clima era certamente una
manifestazione di ottimismo. Chiunque
si fosse preso la briga di informarsi circa le retroazioni in atto nel clima e
le cause del fallimento delle precedenti 20 conferenze non poteva avere dubbi. Ciò nondimeno è possibile sperare che da
tanto fumo esca un piccolo arrosto.
Qualche iniziativa che, certo, non cambierà il destino del pianeta, ma
potrebbe essere utile nel difficile futuro che ci aspetta.
Oppure dimostra Speranza chi , ad esempio, pianta alberi su
di un terreno brullo, sapendo che hanno il 90% di probabilità di morire molto
giovani. Perché è vero che il sistema
Terra ha un disperato bisogno di alberi e che qualcuno di questi potrebbe
crescere abbastanza da dare un contributo infinitesimo, ma reale.
Comunque, il mondo è infinitamente più complesso di quanto non lo
conosciamo e potrebbero quindi accadere molte cose in grado di ridurre
drasticamente le emissioni nel giro di anni o pochi decenni. Ad esempio una serie di guerre o, più
probabilmente, una crisi economica globale di portata mai vista. Si possono immaginare anche altri scenari, ma
poco importa perché, sicuramente, ciò che effettivamente accadrà non sarà
niente che abbiamo ipotizzato prima. Ma
se è possibile che il cambiamento climatico rimanga entro limiti che rendono
possibile la civiltà, non è invece possibile che ciò accada senza che l’umanità
paghi un tributo immenso di sofferenza ai propri errori.
Per tornare alla tradizione classica, direi che quando
Ulisse lascia l’isola di Calipso, lo fa sorretto dalla Speranza. Per tentare di raggiungere la sua famiglia e
la sua Patria affronta consapevolmente dei pericoli mortali, rinunciando
all'amore di una ninfa, ad ogni agio e perfino all'immortalità.
Viceversa, i proci che continuano a bagordeggiare, sordi e
ciechi a tutti gli avvertimenti, erano ottimisti. In fondo, Ulisse non si era più visto da 10
anni, come potevano pensare che quel vecchio che con due cazzotti aveva spacciato il più grosso bullo
dell’isola fosse il celebre guerriero?
E si sapeva anche allora che àuguri ed indovini passavano il tempo a
“gufare”. Si vede che, anche allora, pensare positivo era di moda, perlomeno in certi ambienti.
Insomma, penso che Speranza ed ottimismo facilmente
convivono e, in parte, si confondono fra loro, ma rimane a mio avviso una
differenza profonda fra di essi. La Speranza direi che contenga in sé qualcosa di
intrinsecamente eroico, tant'è che matura e si forgia nelle difficoltà. Al contrario, l’ottimismo mi pare sia il
frutto di un passato particolarmente fortunato che si suppone continui
indefinitamente nel futuro.
L’ottimismo è
stupido, la speranza è una virtù (Michel
Schneider)
..Già, ma speranza per chi ? Speranza per mantenere la biodiversità, almeno dei mammiferi più intelligenti come cetacei predatori ,canidi e grandi scimmie con relativo ambiente di provenienza, allora sono d'accordo; ma speranza per far sì che ogni abitante su questa terra consumi pressapoco la stessa quantità di risorse, quando i vari territori hanno capacità di carico estremamente differenti,come mi sembra spesso alludano alcuni commenti ai post del blog, ecco questa è una speranza pericolosa oltre che irrealizzabile: dopotutto è stata la cortina di fumo che ha giustificato il "progresso": sfamare gli affamati, dare cure mediche ai malati...Tutto giusto se fossimo una decina di milioni sull'intero pianeta: oggi questo è il nostro nemico, un nemico morale .
RispondiEliminaS.Paolo: fede è certezza delle cose sperate. Per lui la speranza era una sicurezza, ma si parla di un grande e particolare benedetto dal Signore. Comunque la Grazia Divina Dio la dà a chiunque la desidera con cuore puro. A proposito tanti mistici affermano che la purificazione è prossima. Speriamo, così potremo migliorare e risolvere una volta per tutte il GW, il BAU e tutti i guai, che con la nostra superba razionalità siamo stati così bravi a tirarci addosso. La cosa tragicomica è che siamo convinti di risolvere i problemi che generiamo con la razionalità, con la stessa razionalità che li ha generati. Errare humanum est, persevare è diabolico. Eh, quanto erano saggi una volta.
RispondiEliminaL'ottimismo, il misticismo
EliminaCos'e' che li accomuna?
L'inascoltabile voce della luna?
O saranno solamente
Una musica evanescente
Orchestrata dal niente?
Dormono nel tuo pensiero
Finche' non li risvegli
Nello stesso mistero
La speranza e' il peggior male
Del divino mondo mortale.
Parlando di speranza, ottimismo e catastrofi forse potrebbe essere interessante leggersi questo resoconto, dove tutte e tre sono mescolate.
RispondiEliminahttp://www.nderf.org/NDERF/NDE_Experiences/murielle_t_nde.htm
A voi magari il piacere di spulciarne altre e farvi delle idee a riguardo
Mah, penso spesso che sia stata una pessima idea per l'UNO farsi MOLTI e, soprattutto, impelagarsi in questa nostra dimensione terrena. Ma forse era inevitabile e comunque ormai ci siamo, temo che dovremo scontarne le conseguenze fino in fondo. E pare che sappiamo bene come renderci il compito più arduo.
Eliminase l'UNO si e' fatto MOLTI (quindi anche io e te...) e' per imparare su se stesso e progredire. La cifra costante di tutte le testimonianze NDE e' che la vita serve ad imparare ad amare, avere cura e progredire in comprensione e conoscenza, insomma vivere al meglio di quello che si e' capaci di fare.
EliminaSai, quando ero piu' giovane mi piaceva leggere quei racconti in cui gli eroi esploravano le rovine di grandiose civilta'morte, distrutte dalla propria superbia. E mi chiedevo come fosse vivere in quelle civilta'. Ebbene, comincio a pensare che il mio ruolo mattuale sia vivere proprio in una di quelle civilta', ma su scala molto piu' grande, per apprendere dagli errori che stiamo commettendo, a futuro beneficio in qualche altra occasione.
Dopotutto almeno la meta dei resoconti NDE dicono che la reincarnazione (sempre qui, o altrove) e' semplicemente un fatto reale.
Non credo che abbia molto senso discutere di queste cose dal punto di visto umano, perché altrimenti potrei dire che per un Assoluto perfetto e onnipotente non ha senso ragionare in termini di "progredire e imparare", altrimenti negherebbe la sua beatitudine e perfezione, insomma la sua Essenza (come in effetti fa, apparentemente e fin troppo dolorosamente, in questa nostra dimensione). Per questo gli Orientali si rifugiano nei concetti di Maya e Lila: un comodo escamotage, per chi lo accetta. A mio avviso il samsara è e resta una fregatura, con buona pace delle NDE e di chi ha avuto la fortuna di sperimentarle.
Eliminaio preferisco non fare assunzioni di questo genere sul TUTTO, che essendo tale non è statico, ma infinitamente genera e sperimenta se stesso.
EliminaALtre NDE definiscono il TUTTO come una oscurità piena di luce.ALtri un vuoto che ribolle di tutto quello che esiste o puo' esistere, uno spazio di possibilità infinite.
Per quanto mi riguarda, mi basta che la sua essenza sia l'Amore.
Una nota: non tutte le NDE sono pace ed amore ultraterreni. Altre sono infernali, dolorose e sconvolgenti, e sono meno perchè chi le sperimenta non è propenso affatto a comunicarle.
Va precisato pero' che in nessuna di queste è stato qualcuno che ha schiaffato il soggetto all'inferno. Piuttosto il soggetto ci si è infilato da solo e da solo o chiedendo aiuto ne è uscito.
Chissà se riesco a ritrovare la NDE di quell' agente israeliano che è quasi rimasto ucciso in un conflitto a fuoco con dei palestinesi. Lui era ateo, eppure mediante la visione infernale della sua NDE ho recuperato una visione completamente diversa della vita e oltre ;)
@Phitio
EliminaSi potrebbe dire che il Sogno dell'UNO diventa l'incubo dei MOLTI. ;-)
Bellissimo articolo che continua il precedente di Jacopo sul "pensiero positivo".
RispondiEliminaAnche quell'articolo (post) mi piacque tanto.
Condivido in toto quanto affermato qui e anche nell'altro.
Tiziano
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaLa speranza viene per ultima.
EliminaGiustamente, quando si è fatto tutto per ottenere un risultato, non resta che sperare.
Questo vale anche per chi spera nel compiersi di un'azione malvagia.
Questo fa della speranza un atteggiamento trascendente.
Noi mortali speriamo che esista una condizione dove il male assoluto non esista, e quello relativo abbia fine.
Ma come in una famosa canzone di Giorgio Gaber "Io se fossi Dio"* bisognerebbe immedesimarsi nel Dio degli dei tutti per vedere al di là del bene e del male.
* https://www.youtube.com/watch?v=S3Fn7C7awqw
Marco Sclarandis
Gli antichi che pensavano fino sostenevano che Bene e male, giusto e sbagliato, giusto ed ingiusto ecc. erano categorie del pensiero umano e che si applicavano quindi alle azioni umane. Non a quelle divine.
EliminaJ
Io credo che bene o male, giusto o sbagliato vadano visti alla luce di un riferimento assoluto. Uno esiste, ed e' l'Amore. Perche, pare, che il TUTTO sia composto solo e soltanto di questo.
EliminaHo ancora in mente un altro rapporto NDE di una francese, che disse: "dall'altra parte, comprendi che l'unica cosa che davvero e' reale, e l'Amore".
Io sono una infinitesima parte del tutto, ma ne condivido alcune qualita',e non credo che queste siano differenti da quelle dell' Assoluto.
Un altra cosa che dicono praticamente sempre nei rapporti NDE e' il ricevere questo Amore, cosi' totale, cosi' assoluto e senza condizioni, di una forza cosi' soverchiante, quasi aliena nella sua profondita e comprensivita'.
uno di questi provo' a descriverlo, e disse: "provate a pensarvi abbracciati da vostra madre, che vi ama piu' della sua vita, e circondato dall'abbraccio di un angelo, e avvolto e protetto completamente dalle sue ali, e avrete solo una pallida idea di cosa si provi".
Ebbene, io credo che bene e male esistano, solo relativamente a quanto ci avvicinano o allontanano dall' Amore. in tale modo si intende quindi giusto o sbagliato.
In ogni caso, pare che abbiamo un tempo eterno per apprendere e alla fine arrivarci tutti.
"Allontanarsi significa tornare"
EliminaTao-te-Ching
Ma quello che scrivi mi suggerisce delle analogie con la Cabbala ebraica.
vedi l'e-book "La Cabbala rivelata" di Michael Laitman
Anche in questo blog talvolta aleggia lo spirito della Cabbala.