martedì 12 gennaio 2016

La sovrappopolazione è ancora un tabù

Da “Amerika”. Traduzione di MR (via Population Matters)

Di Frank Azzurro

Ci sono molte persone – alcune delle quali scienziati rispettati – che hanno parlato della sovrappopolazione per decenni. Il dottor Albert Bartlett, persino Isaac Asimov – uomini intelligenti che vedono attraverso le complesse strutture sociali e le condensano nella forma più semplice, di modo che possa essere vista per quello che è. 


La maggior parte delle persone nella società moderna non ama parlare di sovrappopolazione perché non vuole ammettere che non tutte le vite umane sono preziose e vale la pena salvarle – il che nega la semplice realtà che la morte accade; che sia a tarda età o nell'infanzia, è inevitabile. Può accadere in circostanze tragiche o non tanto tragiche. La parte più profonda della nostra esistenza è il fatto che finisce, eppure non riusciamo ancora ad afferrarlo. Se ogni vita umana non vale la pena di essere salvata, il pensiero vaga, allora forse la mia vita non vale la pena di essere salvata, e ciò è inaccettabile praticamente per tutti. Al posto di ammettere semplicemente che siamo una società di idioti narcisisti che ripete a pappagallo cose sui diritti individuali mentre si accaparra e consuma tutte le risorse disponibili, però, proiettiamo quel pensiero nel, “la vita di chiunque è tutt'altro che preziosa, pertanto qualsiasi cosa riduca o limiti i diritti di qualcun altro è un attacco diretto all'umanità ed alla vita stessa”. Naturalmente, ciò è stupido se riferito alla sovrappopolazione, perché la cosa è che meno persone ci sono, più risorse ci sono per tutti.



Il punto che è stato fatto proprio da coloro che credono che la sovrappopolazione è stata e continuerà ad essere un problema nel nostro mondo può essere espressa da questa equazione:

Numero di persone * Consumo medio per persona = totale del consumo di risorse

La semplice bellezza di questa equazione comincia davvero a risplendere quando si  considera cosa può controllare l'umanità e cosa ha senso controllare: il consumo medio per persona, o il numero di persone sul pianeta Terra? La risposta è ovvia, ma addentrarsi nelle norme sociali si dimostra un po' più difficile:

Questo è un pezzo che non voglio scrivere. Il tema è brutto, mi fa indietreggiare istintivamente. Ho castigato le persone che lo tirano fuori agli incontri ambientalisti. Le persone che ne parlano ossessivamente sono spesso stati insensibili nei confronti della vita umana ed è stato dimostrato coerentemente che avevano torto nel corso della storia. Eppure... c'è una parte di intuizione in quello che dicono. 

Il tema è la sovrappopolazione. Il nostro pianeta è troppo pieno di esseri umani? Ci stiamo riproducendo eccessivamente? Queste domande si stanno intrufolando sempre più nel dibattito pubblico e da direzioni strane. Phillip Mountbatten — marito della monarca britannica Elisabetta di Windsor — in un documentario proiettato la sorsa settimana ha detto: “I prezzi del cibo stanno salendo e tutti pensano che questo abbia a che fare col fatto che non ci sia cibo a sufficienza, ma in realtà ha a che fare col fatto che ci sono troppe persone. E' un po' imbarazzante per tutti, nessuno sa come gestire questa cosa”. E non è solo.  
[SeattlePi.com]

 A complicare ulteriormente questo problema c'è il modo in cui la sovrappopolazione sta diventando un problema per tutti. Naturalmente, il pianeta Terra è sempre un posto grande, quindi il problema non è evidente dappertutto, e molta gente ora è abituata all'idea di vivere in città affollate quindi si fanno beffe dell'idea che le infrastrutture possano collassare se vengono aggiunte ancora più persone al gregge. Questo è un altro strato della nostra realtà sociale che la maggior parte delle persone rifiuta di approfondire, ma se si guarda ai fatti da un punto di vista a volo d'uccello, ci si rende conto che deve succedere qualcosa di sgradevole – persino con la valvola di sfogo dell'immigrazione nel primo mondo (legale o illegale) che continua a permettere alle popolazioni più vicine all'equatore di continuare a crescere:

Nel 2008, la popolazione mondiale è di 6,7 miliardi di persone: 1,2 miliardi di persone vivono in regioni classificate come più sviluppate dalle Nazioni Unite; 5,5 miliardi di persone risiedono in regioni meno sviluppate. “probabilmente vedremo superata la soglia dei 7 miliardi entro pochi anni”, ha detto said Carl Haub, demografo di lungo corso del PRB e coautore della scheda dati di quest'anno. “Ed entro il 2050 la popolazione mondiale è prevista aumentare fino a 9,3 miliardi. Fra adesso e metà del secolo, questi schemi di crescita divergenti faranno aumentare la popolazione che condivide la vita nei paesi oggi meno sviluppati dal 82% al 86%”. 
“Le differenze fra Italia e Repubblica Democratica del Congo illustrano questa disparità demografica che si diffonde”, ha detto Mary Mederios Kent, coautrice della scheda dati di quest'anno. “Da un lato ci sono principalmente i paesi poveri con alti tassi di nascite e basse aspettative di vita. Dall'altro ci sono principalmente i paesi ricchi con bassi tassi di nascite e rapido invecchiamento”. In tutto il mondo, ora le donne mettono al mondo in media 2,6 bambini ciascuna durante le loro vite, 3,2 nei paesi in via di sviluppo, esclusa la Cina, e 4,7 nei paesi meno sviluppati. La fertilità durante la vita è maggiore nell'Africa Sub-Sahariana con 5,4 bambini a donna. Nei paesi sviluppati, le donna hanno una media di 1,6 bambini. Gli Stati Uniti, con una media di 2,1 bambini, sono un'eccezione a questo schema di bassa fertilità dei paesi del mondo più ricchi.  
[2008 World Population Data Sheet]

E' interessante notare che il mio punto di vista è di uno che sta per diventare padre. Le persone si arrampicano sugli specchi quando si tratta della supposta “ironia” del fatto che mi riproduco contrapposto ai miei sentimenti sulla sovrappopolazione. Ciò che non capiscono è che il processo per cui il problema è condiviso da tutti e che i tassi di fertilità sono maggiori in luoghi in cui non hanno alcun motivo di esserlo (mentre in posti in cui i tassi di fertilità sono bassi, il consumo medio di risorse tende ad essere alto). Lo straripamento deve poi essere affrontato in posti come Portland, nel Maine, quando le nazioni sviluppate forniscono la valvola di sfogo di cui sopra per la sovrappopolazione. Quando sarebbe meglio semplicemente respingere le enormi ondate di migranti in città e paesi che non solo non le vogliono, ma di sicuro non ne hanno bisogno. Visto che le nostre economie sono basate sull'idea di una crescita sempre in espansione, però, ci scontriamo di nuovo col muro della realtà sociale e ci rimane difficile dire “no”. La semplicità del dottor Bartlett e di Asimov, fra gli altri, afferma che è da tempo di dire no non solo ad altre ondate migratorie, ma anche al consumismo. . Il primo passo è ammettere che c'è un problema, come dice il detto, e perché la società ammetta che la sovrappopolazione del mondo è una preoccupazione sarebbe una grande primo passo.