mercoledì 13 gennaio 2016

Il collasso della società mediterranea nell'Età del Bronzo: perché continuiamo a non capire le ragioni del collasso della civiltà

Da “Resource Crisis”. Con considerazioni introduttive e a seguito di Bodhi Paul Chefurka dalla sua pagina FB. Traduzione di MR

Il mondo è stato preda di una “catastrofe da uso eccessivo da parte degli umani” negli ultimi 65 anni, sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La situazione è stata compresa chiaramente circa dal 1970, negli ultimi 45 anni. In quel periodo abbiamo visto l'erosione dei sistemi naturali nel mondo a tassi accelerati. Ora, è vero che non capiamo pienamente il collasso sociale, come evidenzia il professor Ugo Bardi in questa sua recensione:

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Il collasso della società mediterranea nell'Età del Bronzo: perché continuiamo a non capire il collasso della civiltà



Eric Cline ha scritto un libro eccellente sulla fine dell'Età del Bronzo nell'area mediterranea ma, sfortunatamente, non arriva ad una conclusione definita circa le ragioni del collasso. Cline suggerisce che “diversi fattori di stress” hanno lavorato insieme per assicurare la fine di questa civiltà. Ma questo è davvero deludente, a dir poco. E' come un giallo in cui, alla fine, ci viene detto che il killer della Signora in Rosso avrebbe potuto essere il professor Plum, la signora Peacock, la signora White, il reverendo Green o il colonnello Mustard ma, realmente, sembra che l'abbiano accoltellata tutti insieme, simultaneamente. 


Immaginate una squadra di archeologi che vivono fra tremila anni. Lavorano agli scavi delle vestigia di un'antica civiltà della costa orientale del Mar Mediterraneo, una regione i cui antichi abitanti chiamavano “Siria”. Gli archeologi scoprono prove chiare che la civiltà siriana è collassata in corrispondenza di una serie di disastri: una grave siccità, una guerra civile, la distruzione delle città da parte di incendi, invasori stranieri, una riduzione della popolazione ed altro. Le prove di questo evento sono chiare, ma ma cosa le ha causate esattamente? I nostri futuri archeologi sono sconcertati, sospettano che ci sia una singola ragione per questa coalescenza di disastri, ma non riescono a trovare prove di quale possa essere stata. Uno di loro propone che potrebbe aver avuto a che fare col fatto che gli antichi siriani stavano estraendo qualcosa del sottosuolo e lo usavano come fonte di energia. Ma, senza dati affidabili sulle tendenze di produzione, non sono in grado di provare che l'esaurimento del petrolio è stata la causa fondamentale del collasso siriano.


Qualcosa di simile sta avvenendo oggi agli archeologi che cercano di capire le ragioni del collasso della civiltà del mediterraneo della fine del secondo millennio AC, la fine dell'Età del Bronzo. Abbiamo prove archeologiche di una civiltà brillante e prosperosa: palazzi, opere d'arte, commercio, metallurgia ed altro. Ma abbiamo anche prove che questa civiltà ha avuto una fine violenta: ci sono tracce di incendi che hanno distrutto palazzi e città, ci sono prove di siccità e carestie ed alcune popolazioni che vivono nella regione, gli Ittiti per esempio, sono scomparsi per sempre dalla storia. Ma cosa ha causato il collasso? E' una domanda molto difficile.

Il libro di Cline è una buona prova di quanto sia difficile capire questo fenomeno. Un capitolo intero, l'ultimo, è dedicato ad esplorare le ragioni del collasso, ma non arriva a nessuna conclusione definitiva. Come avviene quasi sempre quando si discute di collasso sociale, vediamo diverse ragioni proposte che si ammucchiano: alcuni esperti preferiscono le cause esterne: invasioni, siccità, terremoto, vulcani o cose simili. Altri perseguono le cause interne: ribellioni, declino istituzionale, lotte politiche ed altro. E alcuni, compreso lo stesso Cline, preferiscono una combinazione di cause diverse. Cline scrive:

“Probabilmente non c'è stata una sola forza o innesco, piuttosto un numerosi e diversi fattori di stress, ognuno dei quali ha spinto le persone a reagire in modi diversi per adattarsi alla situazione mutevole (o situazioni)... una serie di fattori di stress piuttosto che uno singolo è pertanto una cosa vantaggiosa nello spiegare il collasso alla fine della Tarda Età del Bronzo”.

Esaminando questo problema, un punto fondamentale è che le società sono sistemi complessi e devono essere capite come tali. Sfortunatamente, la conoscenza dei sistemi complessi non ha ancora permeato lo studio del collasso sociale, come è ampiamente dimostrato dalla discussione dell'ultimo capitolo del libro di Cline. Diversi autori hanno apparentemente cercato di spiegare il collasso dell'Età del Bronzo in termini di quella che chiamano “teoria della complessità”. Ma ho paura che non abbiano capito molto bene la teoria. Solo come esempio, nel libro leggiamo una frase presa dal lavoro di Ken Dark che recita “Più un sistema è complesso, più è soggetto al collasso”. Ora, questo è semplicemente sbagliato se viene applicato alle organizzazioni umane come sistemi complessi, come aziende o civiltà. E non c'è bisogno di essere degli esperti in sistemi complessi per notare che i sistemi molto grandi e complessi tendono ad essere più resilienti di quelli piccoli. Confrontante, per esempio, la IBM col grande numero di società di nuova formazione nelle in tecnologie dell'informazione che appaiono e rapidamente scompaiono. Quindi non si può semplicemente invocare la “complessità” come feticcio per spiegare tutto, come osserva correttamente Cline nel libro.

Molta della confusione in quest'area è emersa dalla variabilità della definizione di “sistema complesso.” Non c'è solo un tipo di sistema complesso, che ne sono diversi (ed è una cosa che ci si aspetta visto che sono, di fatto, complessi!). Un tipo di sistema complesso che ha avuto molto successo nell'immaginario popolare è la “pila di sabbia” proposta da Bak, Tang e Wissental, un modello che mostra una serie di collassi piccoli e grandi. Il problema è che il modello della pila di sabbia è valido per alcuni sistemi ma non per altri. Funziona bene per quei sistemi che hanno soltanto interazioni semplici e a breve termine: il sistema finanziario, per esempio. Ma non funziona affatto per i sistemi che basano la loro complessità su retroazioni stabilizzanti: le civiltà, per esempio. La differenza dovrebbe essere chiara: il sistema finanziario non è mai stato costruito con l'idea che debba essere stabile. Per una civiltà o una grande azienda è vero il contrario, entrambe hanno un sacco di retroazioni progettate per mantenerle stabili o, se preferite, “resilienti”. Le grandi organizzazioni spesso sono più resilienti di quelle piccole semplicemente perché possono permettersi più retroazioni di stabilizzazione.

Cosa può abbattere un sistema complesso stabilizzato con delle retroazioni, quindi? La risposta è “una forzante che sia sufficientemente forte”. Il termine “forzante” viene usato nello studio della dinamica dei sistemi ed ha lo stesso significato del “fattore di stress” impiegato da Cline nella sua discussione. Una forzante è un fattore esterno che altera il sistema e lo costringe ad adattarsi cambiando alcuni dei propri parametri. Se la forzante è davvero forte, l'adattamento può assumere la forma di una rapida e disastrosa riduzione di complessità. E' ciò che chiamiamo “collasso”. Così, comincia ad apparire chiaro che le civiltà tendono a collassare perché perdono l'accesso alle risorse che le hanno create ed hanno loro permesso di esistere, spesso in conseguenza di uno sfruttamento eccessivo. Più e più volte, le civiltà sono state abbattute dall'erosione del suolo e dalla perdita di produttività agricola. Poi, alcune civiltà sono collassate a causa dell'esaurimento delle risorse minerali che le hanno create, un esempio è il collasso del moderno Stato siriano e stavo descrivendo all'inizio del post. Un altro esempio è il collasso dell'Impero Romano. Questi ha mostrato molti sintomi che potremmo chiamare “fattori di stress": ribellioni, corruzione, guerre, invasioni, spopolamento ed altro. Ma tutti avevano origine da una causa principale: l'esaurimento delle miniere d'oro della Spagna che hanno privato il governo imperiale del suo sistema di controllo fondamentale: le monete d'oro e argento.

A questo punto, possiamo concludere che, molto probabilmente, non c'è mai stata una combinazione di fattori di stress paralleli che hanno abbattuto la Civiltà dell'Età del Bronzo. Piuttosto, c'è stato qualche fattore fondamentale che ha generato le varie catastrofi che osserviamo oggi attraverso i ritrovamenti archeologici. Il problema è che non sappiamo quale sia stata questa forzante. Ci sono elementi che mostrano che il cambiamento climatico ha giocato un ruolo, ma ci mancano prove sufficienti per essere sicuri che quella sia stata “la” causa del collasso. Così, forse è stato l'esaurimento dei minerali che ha abbattuto questa civiltà? Forse, e possiamo osservare come il termine che definisce questa età è “bronzo”, e per avere bronzo bisogna legare rame e stagno. E sappiamo che c'era tanto rame disponibile nelle miniere dell'area mediterranea, ma niente stagno, questo doveva essere trasportato attraverso vie di rifornimento lunghe e probabilmente precarie dalle regioni che oggi chiamiamo Serbia, o forse dal Caucaso. Se i popoli dell'Età del Bronzo usavano il bronzo come moneta, la loro rete commerciale sarebbe stata malamente sconvolta da qualsiasi interruzione delle fornitura di stagno. Per cui potrebbe essere stata distrutta dall'equivalente di una crisi finanziaria.

Anche se non possiamo giungere ad una conclusione definitiva, la storia della civiltà dell'Età del Bronzo è parte della fascinazione che sentiamo per il tema del collasso della civiltà. E' una fascinazione che deriva dal fatto che potremmo vedere la nostra civiltà “occidentale” iniziare proprio ora la sua fase finale di collasso, dopo avere gravemente esaurito le sue fonti di energia e generato la disastrosa disgregazione dell'ecosistema che chiamiamo “cambiamento climatico”. Nel nostro caso, a differenza delle civiltà di molto tempo fa, abbiamo tutti i dati di cui abbiamo bisogno per capire cosa sta succedendo. Ma non capiamo ancora il collasso.


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Commenti di Paul Chefurka

Naturalmente ci sono tante di prove delle cause dei collassi del passato. Non solo la civiltà mediterranea dell'Età del Bronzo e l'Impero Romano, ma tante altre, piccole e grandi:


  • L'Antico Egitto (siccità estese)
  • La civiltà della Valle dell'Indo (possibile cambiamento climatico, possibili cambiamenti tettonici al corso del fiume)
  • La Groenlandia Norvegese (cambiamento climatico, danno ambientale, perdita di partner commerciali, riluttanza irrazionale a mangiare pesce, vicini ostili e grande indisponibilità ad adattarsi di fronte al collasso sociale)
  • Isola di Pasqua (una società che ha collassato per intero a causa del danno ambientale)
  • I polinesiani dell'Isola di Pitcairn (danno ambientale e perdita di partner commerciali)
  • Gli Anasazi del Nord America sudoccidentale (danno ambientale e cambiamento climatico)
  • I Maya dell'America Centrale (danno ambientale, cambiamento climatico e vicini ostili)

Jared Diamond elenca 12 problemi ambientali che l'umanità di oggi ha di fronte. I primi otto hanno contribuito storicamente al collasso di società passate:

1. Deforestazione e distruzione dell'habitat
2. Problemi legati al suolo (erosione, salinizzazione e perdite di fertilità)
3. Problemi di gestione dell'acqua
4. Eccesso di caccia
5. Eccesso di pesca
6. Effetti di specie introdotte sulle specie native
7. Sovrappopolazione
8. Aumento dell'impatto pro capite delle persone

Inoltre, Diamond dice che quattro nuovi fattori potrebbero contribuire all'indebolimento e al collasso delle società presenti e future:

9. Cambiamento climatico antropogenico
10. Accumulo di tossine nell'ambiente
11. Carenze energetiche
12. Uso totale della capacità fotosintetica della Terra da parte degli esseri umani

Il problema di base in tutti tranne uno dei fattori di Diamond che portano al collasso è la  sovrappopolazione relativa alla capacità di carico praticabile dell'ambiente (in contrapposizione all'ideale teorico). Il solo fattore non collegato alla sovrappopolazione è l'effetto dannoso dell'introduzione accidentale o intenzionale di una specie non nativa in una regione.

Diamond dichiara anche che “sarebbe assurdo affermare che il danno ambientale dev'essere un grande fattore in tutti i collassi: il collasso dell'Unione Sovietica è un moderno contro-esempio e la distruzione di Cartagine da parte di Roma nel 146 AC è uno antico. Ovviamente è vero che fattori militari o economici di per sé possano essere sufficienti”.

Ecco qua un elenco (molto parziale) di cosa è successo di recente:

► Il 99% dei rinoceronti sono spariti dal 1914.
► Il 97% delle tigri sono sperite dal 1914.
► Il 90% dei leoni spariti dal 1993.
► Il 90% delle tartarughe marine andate dal 1980.
► Il 90% delle farfalle Monarca andate dal 1995.
► Il 90% dei grandi pesci dell'oceano andati dal 1950.
► L'80% del krill antartico andato dal 1975.
► L'80% dei gorilla occidentali andati dal 1955.
► Il 60% degli elefanti delle foreste andati dal 1970.
► Il 50% della grande barriera corallina andato dal 1985.
► Il 50% del numero degli spermatozoi umani andati dal 1950.
► Il 50% delle specie di uccelli delle foreste se ne saranno andati.
► Il 40% delle giraffe andate dal 2000.
► Il 40% del fitoplancton oceanico andato dal 1950.
► Il plancton oceanico declina del 1% all'anno, cioè il 50% sparito in 70 anni, più del 1% e' probabile.
► L'acidificazione dell'oceano raddoppia entro il 2050, triplica entro il 2100.
► Il 30% degli uccelli marini andati dal 1995.
► Il 70% degli uccelli marini andati dal 1950.
► Il 28% degli animali terrestri andati dal 1970.
► Il 28% di tutti gli animali marini andati dal 1970.
► 10,000 anni fa gli esseri umani e il bestiame erano un mero 0,01% della biomassa vertebrata di terra ed aria.
► Gli esseri umani e il bestiame ora sono il 97% della biomassa vertebrata di terra ed aria.
► I nostri terreni di coltura e pascolo hanno causato l'80% delle estinzioni di tutte le specie vertebrate di terra.
► 1,000,000 di esseri umani, netti, vengono aggiunti alla terra ogni 4 giorni e mezzo.
► Dobbiamo produrre più cibo nei prossimi 50 anni di quanto ne abbiamo prodotto negli ultimi 10.000 messi insieme.
► Ci servono 6 milioni di ettari di nuovo terreno agricolo ogni anno per i prossimi 30 anni per fare questo.
► Perdiamo 12 milioni di ettari di terreno agricolo ogni anno a causa di tassi di degrado del suolo, esaurimento e perdita.
► All'umanità rimangono solo 60 anni di agricoltura con gli attuali tassi di degrado mondiale del suolo.
► Abbiamo già superato il picco mondiale dei tassi di crescita della produzione di grano, soia, mais, legno e pesce nel 2006.
► IMPORTANTE: Tutte le strategie di mitigazione, sequestro ed adattamento del IPCC ipotizzano che sia disponibile p-i-ù terreno agricolo.
► In 10 anni, 4 miliardi di persone saranno a corto di acqua potabile, 2 miliardi saranno gravemente a corto di acqua potabile.
► Un miliardo di esseri umani ora camminano per un miglio ogni giorno per l'acqua potabile.
► Esseri umani e bestiame mangiano il 40% della produzione annuale di clorofilla terrestre.
► Stiamo finendo i fosfati convenienti ed accessibili.

Quindi ricapitoliamo.
  • Sappiamo che le civiltà possono collassare, perché ne abbiamo le prove storiche.
  • Sappiamo che la maggior parte di quei collassi hanno avuto come causa prossima la sovrappopolazione umana e l'eccesso di attività relativa alla capacità dei loro ambienti di affrontare le conseguenze. 
  • Sappiamo che una situazione simile si è sviluppata su una scala globale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. 
  • Abbiamo creato la civiltà più grande, complessa, interconnessa, stabilizzata da retroazioni della storia del mondo, di diversi ordini di grandezza. 
  • Tuttavia, nel processo, abbiamo creato fattori di stress potenti quanto i meccanismi di retroazione che gli resistono.
  • Sappiamo che i campanelli d'allarme suonano dal 1970, eppure è stato fatto poco per liberare dallo stress i sistemi planetari dai quali dipendiamo. 

Date tutte queste prove che ora sono visibili nello specchietto retrovisore – nessuna delle quali è molto difficile da trovare, capire o connettere – mi attengo alla mia diagnosi di deficit cognitivi necessari per ignorare, negare o minimizzare gli eventi e le loro probabili conseguenze. Quei difetti cognitivi comprendono una catena strettamente legata di negazionismo, dissonanza cognitiva e ragionamento motivato.

Questa catena di disfunzioni sottende il pensiero di tutto il partito repubblicano americano, gran parte dell'industria dei combustibili fossili e, francamente, molti dei cosiddetti ambientalisti sulla scena pubblica. I fatti sono così schiaccianti, le conseguenze così brutali e le azioni necessarie per evitare la peggiore delle conseguenze così impensabili, che una tale ritirata dalla ragione è del tutto incomprensibile.

Tuttavia, anche se fosse comprensibile, una tale ritirata dalla ragione è ugualmente un monumentale atto di codardia intellettuale e morale.