di Jacopo Simonetta
Ebbene no. Il progresso è stato inventato nel 1794 dal signor Marie-Jean-Antoine-Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet. Matematico, enciclopedista e rivoluzionario.
Ovviamente, come tutti, anche Condorcet elaborò le sue idee a partire di quelle di altri che lo avevano preceduto. Può quindi essere di un qualche interesse tracciare l’origine di questa idea che, vedremo, ha parecchio a che fare con quel divorzio fra scienza, filosofia e teologia cui facevo riferimento in un precedente post.
Spesso, quale “padre nobile” del progresso si cita nientedimeno che Leonardo da Vinci, in forza delle centinaia di marchingegni più o meno strampalati che aveva disegnato nei suoi appunti. Tuttavia, Leonardo studiava le leggi della Natura tramite l’osservazione delle forme e tuonava contro la superbia dell’uomo che osa attaccare il creato. Un approccio decisamente medioevale alla scienza.
Più appropriatamente, vengono indicati quali precursori dell’idea di progresso alcuni dei padri della rivoluzione scientifica del XVII secolo: gente del calibro di Bacone, Galileo e Cartesio. Effettivamente, costoro avevano inteso la scienza come motore di un sempre maggiore potere dell’Uomo sulla Natura, ma non avevano mai letto la storia come una marcia trionfale verso forme di civiltà sempre superiori.
La vera culla dell’idea di “progresso”, così come oggi lo intendiamo oggi, è stata dunque l’Enciclopedia. Fu infatti nel circolo di coloro che curarono quest’opera epocale, tutti amici di Condorcet, che prese corpo l’idea che il costante miglioramento delle conoscenze scientifiche e delle capacità tecniche avrebbe condotto necessariamente ad un miglioramento indefinito delle condizioni di vita umane e, di conseguenza, ad un miglioramento indefinito dell’uomo stesso. Venendo meno il bisogno, sarebbero infatti venute meno la ferocia, l’avidità e tutti gli altri vizi che da sempre ostacolano lo sviluppo spirituale dell’umanità.
Non era certo la prima utopia, ma questa presentava alcuni caratteri esclusivi e nuovi che la differenziavano nettamente da precedenti illustri quali “Utopia” (di Tommaso Moro - 1516) e “La Città del Sole” (di Tommaso Campanella - 1602), entrambe di chiara ispirazione platonica.
Tanto per cominciare, il Progresso non fu l’idea di un solo pensatore e non fu narrato in un solo libro, descrivendo la società ideale. Al contrario, fu il prodotto di un’intera generazione di filosofi, scienziati e scrittori; e divenne un modello mentale mediante il quale leggere ed interpretare passato, presente e futuro.

Un terzo punto fondamentalmente nuovo fu che, in questo salvifico disegno, un ruolo fondamentale fu assegnato alla nascenda scienza economica. Anche se il principale teorico di questo aspetto del mito fu uno scozzese: un certo Adam Smith, per la precisione.
Infine, un ultimo punto che caratterizzò i principali enciclopedisti, e che influenzò moltissimo il pensiero occidentale seguente, fu il considerare la religione, quale che fosse, un ostacolo anziché un ausilio al sapere. In pratica, fu l’illuminismo a celebrare il divorzio fra filosofia e scienza da una parte e teologia dall'altra. La Ragione da una parte, ignoranza e superstizione dall'altra; nel mezzo un baratro incolmabile.

Un altro canale di rapida diffusione e profondo radicamento di questa idea fu la Massoneria. Nata in una birreria di Londra nel 1717, agli albori del movimento illuminista, ne divenne il principale strumento di diffusione. Massone era infatti Condorcet, come lo erano Voltaire e tutti i principali protagonisti di questa stagione del pensiero europeo, assieme a migliaia di anonimi adepti.
Dunque l’idea di progresso fu il frutto di un’intera epoca, ma nel suo “Equisse d’un tableau historique des progrès de l’esprit humain” Condorcet fu il primo a riscrivere l’intera storia dell’umanità usando come filo conduttore l’idea di un miglioramento infinito ed inarrestabile della nostra specie. Per l’appunto quella marcia trionfale dalle caverne alle stelle che ancora da forma al nostro modo di intendere noi stessi, la storia, il mondo che ci circonda ed il futuro che ci attende.
Emblematico il fatto che questo suo testamento spirituale sia stato pubblicato postumo, nel 1795, dopo che il suo autore si era suicidato in carcere per sfuggire alla ghigliottina di quella stessa rivoluzione che egli aveva contribuito a scatenare in nome e per conto del progresso.

Se ci fidiamo di Michel Greer, arcidruido americano ben noto nella ristretta cerchia dei "picchisti", la molla che portò alla nascita di questo movimento fu infatti lo shock psicologico prodotto dalla diffusione delle prime aree industriali nelle periferie urbane.
Come è andata poi lo sappiamo: né druidi, né luddisti; né Rousseau né Schelling riuscirono a contrastare la forza del mito del Progresso che, fra continui rimaneggiamenti ed aggiornamenti, è giunto intatto fino a noi. Anzi, col tempo si è evoluto giungendo ad una nuova sintesi tra filosofia, scienza e religione che ha chiuso il cerchio da cui l’idea moderna di progresso era nata.
Precisiamo. Se consideriamo “religione” un insieme di credenze afferenti ad una o più divinità, certo l’idea di “Progresso” non può assolutamente essere considerato una religione, semmai il contrario. Tuttavia, uno dei maggiori storici delle religioni, Georges Dumézil, ha proposto una diversa e, secondo me, scientificamente più valida definizione: “La religione è una spiegazione generale e coerente dell’universo che sostiene ed anima la vita delle società e degli individui.”
In questo senso allargato, la religione è dunque il modello mentale attraverso il quale cerchiamo di capire la realtà e prendiamo le nostre decisioni. In questo senso dunque, la fede nel progresso è, a mio avviso, pienamente assimilabile ad una religione. Fra l’altro, una religione che, non avendo divinità proprie, ha potuto svilupparsi sia in maniera atea, sia assorbirsi ad altre religioni precedenti. Un po’ come aveva già fatto il Buddismo, altra grande religione priva di Dei, oltre duemila anni prima.
Del resto, chi oggi mette in dubbio l’esistenza del progresso facilmente suscita sentimenti assai negativi fra i suoi simili. In un suo post che non saprei ritrovare, Michael Greer fece un’analogia polemica, ma azzeccata. In sostanza, sostenne che oggi dire a qualcuno che il progresso e la tecnologia non possono fare niente per risolvere i suoi problemi è come dire ad un contadino medioevale che le ossa del suo santo patrono non possono far cessare la siccità. Se è di buon umore ti guarda con commiserazione, se è nervoso ti insulta, o peggio.
Si può capire. E’ indubbio che la sinergia fra scienza e tecnologia sia alla base delle straordinarie conquiste dell’Uomo nei due secoli che seguirono la morte di Condorcet. Perlomeno nei paesi occidentali abbiamo potuto credere di aver raggiunto o quasi quell'empireo che il progresso aveva promesso ai nostri avi. E ciò in forza del centinaio di “schiavi meccanici” che, mediamente, ognuno di noi ha avuto a disposizione grazie all'industria petrolifera. Ma tanto progresso aveva un prezzo nella devastazione della biosfera e del clima, così come nell'annientamento di innumerevoli civiltà, quando non di interi popoli.
Man mano che questi “effetti collaterali” sono diventati evidenti, sono andati maturando altri divorzi. Quello fra scienza e filosofia, oramai separati in casa da tempo. E perfino fra tecnica ed alcune delle branche in cui la scienza di è intanto parcellizzata. La prima proiettata verso fare sempre di più, le seconde sempre più preoccupate di ciò che, viceversa, era bene non-fare. Di qui il conflitto filosofico, scientifico e religioso che, dalla fine degli anni ’60, anima l’occidente senza peraltro aver finora prodotto alcun risultato pratico. In fondo, se ad oggi nessun provvedimento serio è stato preso per contrastare la distruzione del Pianeta è proprio per non rinunciare al mito fondante della nostra civiltà.
Tuttavia, qualcosa forse sta cambiando. Da un lato, abbiamo infatti l’accumulo e la divulgazione di conoscenze scientifiche sempre maggiori al riguardo dei come e dei perché del disastro che si svolge sotto i nostri occhi. Dall'altro assistiamo al diffondersi di movimenti religiosi di ispirazione “naturalista” come i citati druidi ed altri movimenti neo-pagani, senza dimenticare l’epocale svolta francescana voluta dall'attuale pontefice e l’attenzione all'ambiente del Patriarca di Costantinopoli.
Si tratta di una moda passeggera o dell’inizio di una nuova età nella storia del pensiero? Lo sapranno i nostri discendenti fra un paio di secoli.
Si tratta di una moda passeggera o dell’inizio di una nuova età nella storia del pensiero? Lo sapranno i nostri discendenti fra un paio di secoli.
Probabilmente a questo post ci saresti arrivato comunque, ma lasciami l'illusione di aver nel mio piccolo contribuito ad accelerare i tempi... :-)
RispondiEliminaGrazie a te ed a tutti gli altri commentatori di questo blog. Siete una miniera di idee.
EliminaE' il progresso che ha distrutto il pianeta oppure la sete di lucro? Non è forse nel mischiare concetti distinti quali avidità e progresso che si è arrivati dove siamo?
RispondiEliminaPerché "fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza" va bene se a dirlo è Dante, ma non va bene se a dirlo è un enciclopedista illuminato?
Ammiro profondamente Jacopo Simonetta ed anche il suo sforzo intellettuale di guardare alle origini "del disastro", ma in tutta sincerità, questa volta, non condivido tale impostazione.
Saluti
Alessandro
"Canoscenza" e "progresso" a me sembrano due cose distinte: la prima arricchisce l'individuo, il secondo devasta il pianeta. L'idea di progresso sancisce il passaggio ad una dimensione prometeica dell'essere umano, che prende a considerare il mondo intero come una sua proprietà da sfruttare senza riserve. Non credo se ne possa fare una colpa a Condorcet, perché l'idea possiede una sua perversa fascinazione (non a caso ha raggiunto lo status di religione e conta ad oggi il maggior numero assoluto di adepti), ma se proprio dobbiamo individuare un inizio, per una serie di concorsi storici, quello è lì.
Eliminabeh, se il progresso è una religione, così com'è, il suo dio è satana. Non per niente Dante cita insieme virtute e canoscenza. Senza lo Spirito Santo tutto volge verso il male. Come diceva S.Ambrogio: "Date locum Deo". Se non si lascia entrare Dio nella vita e nel progresso i risultati possono essere solo il disastro ora e l'inferno poi.
Elimina"Fatti no foste a viver come bruti, ecc." Dante lo fa dire ad un dannato che ha condotto in perdizione tutta la sua gente! A Virgilio fa invece dire "State contante umane genti al quia, che potuto aveste il saper tutto, non bisognava partorir Maria" (Purgatorio).
EliminaEh, ma che po' po' di dannato! :-D
EliminaDante infila nell'inferno Ulisse a dispetto della teologia (dovrebbe stare nel limbo) e non a caso il suo "canto" è una tra le parti più potenti dell'intera Commedia. Ulisse è l'uomo che sfida i propri limiti umani e giganteggia a tal punto da necessitare di un intervento divino per poter essere fermato. Ma il punto qui non è l'uomo che sfida la divinità, quanto il ritenere che ciò possa avvenire senza "punizione". È questa la rimozione operata dall'illuminismo.
"mestier non era parturir Maria: Virgilio chiude la terzina con un tipico paradosso logico: se l’uomo avesse potuto indagare la causa delle cose con il solo strumento della ragione, non ci sarebbe stato bisogno della Rivelazione divina attraverso l’incarnazione del figlio di Dio in Maria". Date locum Deo.
EliminaPer amor di precisione il post dell'archidruido è:
RispondiEliminahttp://thearchdruidreport.blogspot.it/2013/04/the-god-with-three-heads.html
Guava
Grazie.
EliminaSi tratta di un’idea per noi così scontata e congeniale che ci pare debba essere sempre esistita.
RispondiEliminaEd invece é una colossale fesseria perchè il progresso in realtà non esiste.
Ciò che esiste e sperimentiamo é solo il dispiegarsi di potenzialità proprie della ns. natura umana. E poichè il ns. stato di esistenza é caratterizzato da limiti spazio temporali tale dispiegamento di potenzialità avviene nel tempo.
Sono molto scettico sulla "svolta francescana"...suona tanto di" svolta buona renziana" o di "we can"! Il papa dovrebbe con vera umiltà francescana ammettere gli errori di molti suoi predecessori e questo non potrà mai farlo!
RispondiElimina"Se son rose fioriranno" si diceva un tempo. Anche io nutro molti dubbi, soprattutto per la specifica negazione del fatto che la sovrappopolazione esista. Che mi pare un po' come dire che non si devono rompere i cristalli, ma che non è vero che ci sia un elefante in casa. Tuttavia penso che anche il papa debba fare dei compromessi e non sappiamo dunque se davvero pensi una simile sciocchezza o meno. Comunque è vero che l'enciclica di Francesco ha commosso molta gente e che questo potrebbe anche avere delle conseguenze culturali e religiose sul lungo periodo. Non lo so e non vivrò abbastanza per saperlo, ma credo che sia possibile, ancorché assolutamente non certo.
EliminaComunque ha anche detto di "non figliare come conigli", un piccolo passo avanti....
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina"Si tratta di una moda passeggera o dell’inizio di una nuova età nella storia del pensiero? Lo sapranno i nostri discendenti fra un paio di secoli. "
RispondiEliminaSe avremo ancora discendenti tra un paio di secoli...
Direi che è molto probabile, ma non certo.
EliminaIo credo che il
RispondiElimina“divorzio fra scienza, filosofia e teologia”
derivi dall'iperspecializzazione del pensiero, un avvitamento su se stesso verso direzioni antitetiche.
Questo è segno di mancanza di unità, e senza unità si va incontro al disastro, quello che stiamo vedendo.
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La “saggezza” invece, credo, è pensiero unitario onnicomprensivo.
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Io, si capirà, preferisco la saggezza.
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Come è possibile che anche fra i filosofi si dibattano i pensieri ?
Perchè sono pensieri frammentati, ognuno di questi pensieri vede ed osserva una sola faccia della realtà.
La realtà è complessa, ma facile da vedere, se ci si fa umili.
E' quale è la realtà ultima ?
Credo che sia la Natura.
Credo sia molto meglio per tutti noi esseri umani ed il resto della natura, che abbandoniamo il pensiero antropocentrico e torniamo ad abbracciare quello biocentrico, torniamo umilmente ad ascoltare le “istruzioni originarie” che ci dette il creatore, il creatore di tutti noi, cristiani e non cristiani.
Queste istruzioni sono semplici, e sono fondamentalmente il “rispetto”.
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Per questo, il “progresso”, mi fa triste e ritengo sia un grave danno a tutto.
Perchè non ci accontentiamo ?
Chi ha TROPPO dovrebbe donare a chi è in STATO DI INDIGENZA.
Altrimenti, il progresso è solo il progresso verso l'INGIUSTIZIA.
Siamo “progrediti” verso un'ingiustizia non solo fra Uomo ed Uomo, ma anche fra Uomo e Natura.
Progrediamo verso il disastro.
Gianni Tiziano
Come al solito trovo personalmente sconcertante l'idea di voler re-introdurre la religione o le religioni a tutti costi in qualche modo. L'idea del progresso può anche essere sbagliata od aver avuto degli effetti negativi. Allora eliminiamola o cambiamola. Ma non andiamo a cercare la soluzione in vecchi errori. (almeno questa le' a mia opinione e non me la sento di spiegare di nuovo le stesse cose che ho già detto in altri commenti fatti prima)….A mio parere la religione e' MOLTO resistente e continua a cercare di ri-introdursi in diversi modi. Ma questo non vuol dire che meriti un posto importante alla tavola della storia futura.
RispondiEliminaLasciando a parte la religione, a me sembra che diverse idee e concetti (di progresso) a parte l'umanità e' comunque senz'altro "andata avanti" in qualche modo dai tempi dell'eta della pietra o di prima. Non so come si potrebbe chiamare tale "andare avanti"….alcuni hanno deciso di chiamarlo progresso. Poi magari le loro idee sono state deformate o forse erano sbagliate dall'inizio e quindi hanno aiutato a deformare od a plasmare in modo negativo la realtà futura.
Ricordavo che l'idea o il concetto della Freccia del Tempo venne inventato da Arthur Eddington un fisico inglese. E quindi sono andato a dare un'occhiata sulla Wikipedia per un articolo. Quello sulla Freccia del Tempo in italiano e' decente ma e' meno complessivo di quello in Inglese on the Arrow of Time.
L'articolo in inglese parla di diverse "Frecce"; 1) the thermodynamic arrow of time; the cosmological arrow of time; the casual arrow of time; the particle physics (weak) arrow of time; the quantum arrow of time; the quantum source of time and ….the psychological or perceptual arrow of time. Non ci ho rimuginato sopra ancora abbastanza per farmi un opinione sul rapporto (se ne esiste uno) fra i concetti del progresso esposti in questo post e le diverse frecce del tempo definite/identificate sopra. Chi vuole può andare a leggere l'articolo sulla Wikipedia e farsi le proprie. https://en.wikipedia.org/wiki/Arrow_of_time
Trovo particolarmente bello e interessante cio' che e detto sotto la rubrica "the psychological arrow of time". E mi piace in particolare la citazione finale di Omar Khayam. Ho fatto un cut and paste per coloro ai quali possa interessare. Credo qualche connessione alle idee del progresso ci sia.
The psychological/perceptual arrow of time[edit]
Main article: Time perception
A related mental arrow arises because one has the sense that one's perception is a continuous movement from the known (past) to the unknown (future). Anticipating the unknown forms the psychological future which always seems to be something one is moving towards, but, like a projection in a mirror, it makes what is actually already a part of memory, such as desires, dreams, and hopes, seem ahead of the observer. The association of "behind ⇔ past" and "ahead ⇔ future" is itself culturally determined. For example, the Aymara language associates "ahead ⇔ past" and "behind ⇔ future".[12] Similarly, the Chinese term for "the day after tomorrow" literally means "behind day", whereas "the day before yesterday" is referred to as "front day."
The words yesterday and tomorrow both translate to the same word in Hindi: कल ("kal"),[13] meaning "the day remote from today."[14]
The other side of the psychological passage of time is in the realm of volition and action. We plan and often execute actions intended to affect the course of events in the future. Hardly anyone tries to change past events. Indeed, in the Rubaiyat it is written (sic):
The Moving Finger writes; and, having writ,
Moves on: nor all thy Piety nor Wit
Shall lure it back to cancel half a Line,
Nor all thy Tears wash out a Word of it.
- Omar Khayyám (translation by Edward Fitzgerald).
Tutto sta a capirsi. Se per religione intendi il credere in uno o più divinità hai perfettamente ragione: si può vivere sia con che senza, è una scelta del tutto personale. Ed magari in futuro gli uomini saranno atei, non ci vedo problemi. Qui io ho però specificato di riferirmi alla definizione assai più ampia di Dumezil all'interno della quale ricade qualunque modello mentale che utilizziamo per dare un senso a ciò che percepiamo dall'esterno.
EliminaQuanto al resto, è chiaro che oggi siamo molto diversi dai nostri antenati, ma ciò che è effettivamente avvenuto ed avviene è "evoluzione". Il "progresso" è invece un'interpretazione soggettiva di quel che è avvenuto ed avviene. Ergo, per definizione, è una religione sensu Dumézil.
Il che non lo rende necessariamente nefando, ci si può credere o meno a piacere. Anche se qualche problema sta emergendo, sia dalla parte di chi ci crede ancora, sia da parte di alcuni che non ci credono più.
"Rispetto" è una parola desueta, ma carica di significati. Da rifletterci.
RispondiEliminaQueste interessanti discussioni mi spingono sempre di più a ritornare ai miei interessi giovanili verso l'ecologia profonda, che già da tempo aveva demolito completamente l'idea di progresso. L'ecosofia bisognava coltivarla in isolamento negli anni '70-'80, solo parlarne con gli amici e colleghi suscitava reazioni isteriche e derisioni rabbiose, come se non si volessero nemmeno sentire certe ipotesi. E questo solo poco tempo fa...
RispondiEliminaDunque c'è un progresso! (Scherzo, naturalmente)
EliminaMa cosa significa esattamente la parola "progresso"? Ho come l'impressione che si sia scelta una sola accezione di questa parola.
RispondiEliminaProgresso e' normalmente inteso come "miglioramento", ma pare che sia pensato solo nei termini di maggiore complessita' e velocita ed efficienza della societa' umana.
Questo ovviamente e' falso a livello spaziale, perche' il "progresso" ha questo significato solo per una piccola porzione della societa' umana nel suo complesso, con disparita' evidenti da continente a continente, da nazione a nazione, e perfino dentro ogni nazione.
E' allora forse un migloramento nel tempo? Certo, sappiamo fare piu' cose e probabilmente ovunque si vada e' possibile fare cose che non era possibile fare due secoli fa, quali comunicare. Ma non era nemmeno possibile spararsi a vicenda con i kalasnikov venduti a milioni ovunque.
Quando intendiamo il "progresso" come "miglioramento" in realta' sitamo tacitamente infilando a monte un concetto di valore e di etica: miglioramente rispetto a cosa? A chi? A quando?
Sarebbe il caso di esplicitare questi concetti etici e di valore, prima di poter dire seil progresso e' un miglioramento. Perche' spesso si guarda al passato e ci si dimentica che ogni azione passata ha una conseguenza sul futuro. Il mio concetto di " miglioramento" non puo' prescindere dalla valutazione delle conseguenze per il futuro.
Allargando lo sguardo, sembra che il nostro "progresso" sia solo una ruberia nei confronti delle generazioni future. Le quali sperimenteranno queste azioni con un marcato "regresso". O come piace dire alle lingue pelose attuali, "progresso negativo". *
E allora, non sarebbe il caso di stabilire che il "progresso" non puo' essere una corsa cieca al "piu'" di tutto?
Pierluigi
*Sono gli stessi che nei commenti economici chiamano la deflazione "inflazione negativa", come se etichettarla cosi' la facesse diventare uno speciale tipo di inflazione. E' questa ipocrisia che rifugge dal dare alle cose il prorio nome e significato uno dei mali del nostro tempo.
Io credo che il nocciolo dell'idea di Progresso sia che nel tempo avviene un miglioramento (di cosa ognuno ha poi la sua variante) e che questo miglioramento è intrinseco nella natura umana, cosicché non avrà mai fine. Al netto di incidenti, magari gravi, ma temporanei.
EliminaQUesto e' semplicemente un problema di scala. Finche sei su una curva che sale, lo chiamiamo progresso, poi la curva scende, come deve, e il progresso svanisce.
EliminaL'unico progresso che mi sembra possibile, fattibile e probabilmente sempre crescente, e' quello dell'animo umano. Il resto e' transiente.
Probabilmente gioverà ricordare che il Condorcet è stato (anche) uno dei primi sostenitori del birth control & della family planning, dunque tutto sommato il 'senso del limite' NON gli era affatto estraneo... Più in generale, forse si potrebbe addirittura affermare che gli attuali gravi squilibri ecologici & socio-economici siano imputabili non a un eccesso bensì ad una CARENZA di 'lumi di ragione' (ad es. dovrebbe risultare manifesta la matrice profondamente irrazionalistica dell'immarcescibile & deleterio ipernatalismo economico-politico-religioso)! Ad ogni modo, un primo passo nella direzione di un maggiore/migliore equilibrio tra ambiente naturale ed ambiente socio-economico potrebbe essere compiuto sostituendo i termini SVILUPPO ed EVOLUZIONE (biologico-culturale) a quelli di CRESCITA e PROGRESSO, più facilmente equivocabili e/o ideologicamente strumentalizzabili...
RispondiEliminaIo mi terrei solo "Evoluzione" che è un fenomeno reale. Il resto sono tutte interpretazioni del medesimo, i rapporto a quanto ce ne piacciono i risultati.
EliminaCaro Jacopo a proposito di quanto scrivi ti segnalo questo post sul mio blog che credo sia molto in tema con quanto affermi: http://sovrappopolazione.blogspot.it/2011/12/il-disastro-del-pianeta-e-kantiano.html
RispondiEliminaUn altro post che è attinete al tema è quello sul libro di Lyotard "La condizione post-moderna" che puoi trovare all'indirizzo:http://sovrappopolazione.blogspot.it/2014/02/lyotard-la-fine-del-mondo-moderno.html
RispondiEliminaLa critica all'idea di progresso nacque insieme all'illuminismo e riguardò solo in minima parte la reazione in senso politico. Molte delle critiche erano filosofiche. Ricordo l'inglese Edmund Burke il quale ammoniva contro il facile ottimismo degli illuministi sul progresso: l'abbandono dei valori della tradizione avrebbe portato -secondo Burke- a disastri che gli avvenimenti dell'ottocento, ma soprattutto del novecento hanno purtroppo confermato. Le critiche principali sono oggi rivolte soprattutto all'idea di progresso, appunto, incentrata sulla fede assoluta nella tecnica. Su questo punto illuminanti sono le posizioni di Adorno, Horkhaimer, ( e prima di loro di Heidegger), di Lyotard e poi di tutto il successivo vasto movimento che vede nella tecnica usata solo nell'ottica dell'antropocentrismo la causa di fondo del collasso ambientale del pianeta.