venerdì 28 agosto 2015

La resa energetica ('EROEI') della guerra

DaThe Oil Crash”. Traduzione di MR



Di Antonio Turiel

Cari lettori,

Data la situazione di decrescita energetica alla quale ci vediamo inevitabilmente condannati come società, un aspetto antipatico, anche se necessario, da analizzare è quello del rendimento, non tanto economico quanto energetico, della guerra. Poiché di sicuro la guerra è un modo di ottenere risorse e in particolare risorse energetiche, che sono quelle che in ultima istanza muovono tutta l'economia. Inoltre, è importante analizzare ciò che rappresenta la guerra da questo punto di vista, perché senza un cambiamento di rotta deciso dalla politica internazionale (poco probabile in questo momento), il futuro ci riserva una serie di guerre che si andranno concatenando senza soluzione di continuità e senza che i nostri esperti più avvezzi comprendano quale sia il filo conduttore di tutte (proprio il contrario: in questo momento c'è un'autentica offensiva mediatica per negare che il picco del petrolio si stia approssimando, proprio quest'anno che sembra che si verificherà il picco del petrolio in volume – in energia è stato nel 2010.

Di fronte alla moltitudine di conflitti armati che sorgeranno dal collasso dei paesi produttori (oggi l'Egitto, Libia, Siria o Yemen, domani Nigeria, Venezuela e Algeria) e dando per scontato il travisamento mediatico che ci sarà su tutte queste guerre fino a che l'esplosione di qualche produttore (per esempio rivolte in Arabia Saudita nel prossimo decennio) ponga gli orgogliosi paesi occidentali in ginocchio, credo che sia importante analizzare cosa significano le guerre come strumento per garantire che le risorse continuino ad arrivare alle nazioni più ricche e, in ultima istanza, analizzare il loro EROEI, inteso in questo contesto come il guadagno di energia che ottiene un paese che entra in guerra in confronto all'energia che consuma nel fare la guerra stessa. Il fatto è che, analogamente a quello che succede con le fonti di energia, ci sono certi modi di fare la guerra, i più semplici, che hanno EROEI alti, mentre in scenari geopolitici più maturi l'EROEI delle guerre è sempre più basso fino a giungere al punto in cui la guerra non è una sorgente ma un pozzo di risorse.

Dal punto di vista etico, parlare del rendimento o beneficio della guerra sembra di un cinismo insopportabile, poiché innanzitutto la guerra è morte, feriti, distruzione, epidemie, fame, famiglie distrutte, illusioni perdute, caos, perdita di civiltà... Non c'è niente di eroico nella guerra per quanto la propaganda la glorifichi e pensare alla guerra in termini del proprio beneficio è deplorevole. Tuttavia, le guerre si fanno sempre per guadagnare qualcosa e la maggior parte delle volte (se non tutte) il beneficio preteso è abbastanza tangibile e materiale, persino prosaico. D'altra parte, discutere del beneficio materiale della guerra può essere utile se si può dimostrare che tale beneficio materiale non si realizzerà, perché non è raggiungibile o perché semplicemente non esiste. Di fatto, nella misura in cui la nostra civiltà va consumando il suo prevedibile transito di decrescita energetica, le guerre successive saranno sempre meno interessanti dal punto di vista del beneficio. Addirittura, passato un certo punto (quello dei ritorni decrescenti), andare in guerra accelererà il nostro cammino verso il collasso, anziché ritardarlo. La Storia mostra e dimostra, tuttavia, che riconoscere che ci si trova in un punto di ritorno negativo (in qualsiasi attività, non solo nella guerra) è molto difficile e generalmente si continua a fare la stessa cosa che si è sempre fatta, “abbiamo sempre fatto questo”, per inerzia, finché quella stessa inerzia è quella che accelera la nostra caduta. Quanti imperi aggressivamente espansionisti hanno collassato nella Storia ancora più rapidamente di quanto si siano espansi, proprio perché le nuove guerre finivano per porre un carico maggiore dei benefici che apportavano? Il fenomeno si ripete in continuazione nella Storia, dai Maya fino agli Unni, da Alessandro magno ad Annibale, dall'Impero Romano all'Impero ottomano, dall'Impero Austro-Ungarico al Terzo Reich. Comprendere e spiegare come mai la guerra sia materialmente onerosa può essere utile per far riflettere coloro che non vengono toccati dagli argomenti etici, ma che sono sensibili alle variazioni del loro portafoglio.

Distinguerò tre tipi di guerra, a seconda del loro rendimento energetico: le guerre di saccheggio, quelle di dominio e quelle egemoniche. Non è una classificazione molto esaustiva e probabilmente non l'unica possibile, ma personalmente mi quadra abbastanza con le grandi linee delle guerre.

Guerre di saccheggio: E' il tipo più semplice e di base di azione bellica, quello che ha l'EROEI più elevato. L'attaccante assalta un determinato territorio con l'intenzione più o meno dichiarata di prendere tutto ciò che può. Non si tratta di tenere una posizione, ma di prendersi il bottino e scappare di corsa. Questo tipo di conflitti di solito hanno dimensioni limitate, non essendo tipici di stati-nazione ma di bande mercenarie, pirati e simili. Esempi storici di questo tipo di guerra sarebbero su piccola scala, quelle intraprese dai Vichinghi su tutta la costa del nord Europa o quella dei pirati nei sette mari, ma grandi nazioni lo hanno tenuto come forma di finanziamento. Per esempio, la Spagna del XVI e XVII secolo finanziava le proprie armate, praticamente mercenari, col saccheggio delle popolazioni conquistate (in certe parti d'Europa sono ben ricordati alcuni “saccheggi” storici).

Il costo di questo tipo di guerra è molto limitato: un uomo, un'arma e un sacco in cui mettere tutto ciò che si può saccheggiare. Al contrario, il rendimento è molto elevato, soprattutto in regioni dove da tempo non si verificava un saccheggio. Possiamo fare una stima del rendimento del saccheggio in funzione della sua frequenza: più tempo passa fra un saccheggio e l'altro, maggiore è il rendimento del saccheggio precedente. L'EROEI è sicuramente alto, anche se la quantità totale di energia ottenuta è relativamente piccola (pertanto soddisfa una popolazione piccola di saccheggiatori). Le popolazioni di saccheggiatori non possono crescere in modo illimitato, visto che ci sono vari fattori che ne limitano l'espansione: la disponibilità di obbiettivi sufficientemente ricchi da garantire la sopravvivenza del gruppo come tale fino al saccheggio seguente, la necessità di lasciar passare un certo tempo prima di tornare a saccheggiare lo stesso luogo perché si possano riparare i danni e si troni a generare una ricchezza sufficiente che valga la pena di saccheggiare, la difficoltà crescente a saccheggiare se la presenza dei saccheggiatori è molto nota, visto che le città rafforzano le proprie difese, ecc. Le popolazioni saccheggiatrici si uniscono e si possono abbordare obbiettivi più pericolosi ma di maggior ricompensa. Se le circostanze peggiorano, il gruppo saccheggiatore può essere decimato ma la parte che sopravvive potrà sussistere saccheggiando popolazioni più piccola e indifese. Essenzialmente, i gruppi saccheggiatori svolgono il ruolo di predatori nei modelli predatore-preda, con popolazioni molto minori di quelle delle prede e governati dalla dinamica di queste ultime, comprendendo la lotta fra predatori come meccanismo di adattamento della propria popolazione se le prede cominciano a scarseggiare.

Questo modello di guerra ha una certa somiglianza con le società dei cacciatori-raccoglitori (con la differenza che questa non si dedicavano all'uccisione di nessuno), visto che si specializzano nel prendere le risorse dall'ambiente senza alterarlo, lasciandolo evolvere liberamente. Ma, al contrario dei cacciatori-raccoglitori, è molto difficile che i saccheggiatori raggiungano un equilibrio col proprio ecosistema e la cosa più probabile è che alla fine i saccheggiati si organizzino e finiscano per distruggerli, inseguendoli fino alle loro case se necessario.

Guerre di conquista: Questo tipo di guerra è quello preferito dagli stati-nazione. L'obbiettivo della guerra di conquista è mantenere il controllo permanente di un territorio e quindi delle sue risorse. Non basta, quindi, entrare in un territorio, bisogna occuparlo. Pertanto questo implica dispiegare un contingente militare ben addestrato e mantenerlo a tempo indeterminato su un territorio per garantire il flusso di risorse. Anticamente, gli Stati occupanti rimanevano fisicamente al comando dei paesi occupati. Oggigiorno, approfittando del fatto che tutto il mondo è organizzato in Stati-nazione, gli Stati occupanti collocano un'amministrazione locale favorevole ai propri interessi e si rivolgono allo stesso esercito locale come garante della pace e dell'ordine in favore dei suoi interessi. L'unica cosa che l'occupante mette in campo, a lungo termine, sono le imprese dedite all'estrazione delle risorse della nazione soggiogata. Grazie a questo sotterfugio di esternalizzare l'occupazione con “subappaltatori locali” si è riusciti a diminuire di molto i costi di questo tipo di guerra, che in passato era molto onerosa (in passato più di un impero ha ceduto a causa degli alti costi di una sola campagna militare fallita). Per questo motivo, le guerre di occupazione del passato avevano un EROEI molto basso e si occupavano soltanto paesi ricchi di risorse deisderate (un buon esempio di ciò è stata la spartizione dell'Africa alla Conferenza di Berlino del 1884). L'attuale sistema di esternalizzazione ha ridotto i costi per i paesi occupanti a quelli della prima campagna destinata ad annichilire la resistenza locale ed instaurare il governo amico, il che è molto più economico che incorrere in costi continui per anni, compreso quello di una opinione pubblica che di solito finisce per essere contraria, soprattutto quando si organizza una resistenza nel paese occupato che comporta vittime umane per l'occupante che si accumulano (e senza contare gli arruolamenti forzati).

L'esternalizzazione ha funzionato molto bene per tutto il XX secolo, permettendo di dissimulare il motivo della nostra ricchezza. Quando diciamo che l'EROEI del petrolio è di 20, di solito non teniamo conto del fatto che l'alto valore energetico per noi è il frutto del fatto che in origine è sicuramente maggiore (30 o più), ma che lì non si estrae ma viene importato ad un prezzo monetario che non corrisponde al guadagno energetico che ci porta. Tuttavia, col crollo naturale, per ragioni fisiche e geologiche, dell'EROEI dei giacimenti di materie prime energetiche, le aziende occidentali si ritrovano in una situazione compromessa: per mantenere l'alto rendimento energetico delle sue fonti per l'occidente devono ridurre il beneficio netto per la popolazione locale. Nascono così abusi ambientali e di diritti come quelli del delta del Niger o delle sabbie bituminose del Canada, arrivando persino a guerre con alcuni produttori importanti per garantire che il flusso di petrolio a buon mercato continui ad arrivare. Il problema è che la guerra è un metodo pessimo per combattere con la geologia. Un esempio paradigmatico lo troviamo in Libia. Pensate a come si è evoluta la produzione di petrolio in quel paese negli ultimi anni:




Si possono dare molte interpretazioni a quello che è successo in Libia, ma il grafico sopra ci mostra alcuni dati curiosi. Per esempio, che apparentemente è arrivata al proprio picco del petrolio nel gennaio del 2009 e che negli anni successivi, nonostante i prezzi del petrolio alti e i suoi sforzi, la Libia non è riuscita a recuperare i quasi 1,8 milioni di barili al giorno di allora. Nel gennaio 2011 comincia l'offensiva che praticamente ferma la produzione del paese e, una volta “liberato”, si riprendono livelli leggermente inferiori a quelli del 2011 per poco più di un anno, per poi crollare e vivere di continui alti e bassi. La situazione della Libia è talmente instabile che le diverse fazioni lottano fra loro, deteriorando il flusso della sua principale fonte di introiti e, senza un esercito occupante potente che imponga la propria legge, la situazione non si stabilizzerà. Ma i paesi occidentali si sono specializzati in eserciti di azione rapida e fulminante, che causano un grande danno iniziale con poco rischio per le proprie truppe, e non in occupazioni a lungo termine. Per questo le occupazioni a lungo termine, come quella dell'Afghanistan, sono tanto disastrose, perché hanno bisogno di un approccio militare diverso che implica un costo più alto che, semplicemente, non si vuole e non si può pagare. Pertanto, l'EROEI delle moderne guerre di conquista sta diminuendo in perfetto parallelo con l'EROEI delle fonti energetiche che si vogliono controllare. Per questa ragione, imbarcarsi in guerre in paesi che hanno già superato il loro picco del petrolio non è solo eticamente disprezzabile, è anche economicamente ed energeticamente rovinoso. Per questo invadere l'Iran non è solo un errore perché è un paese densamente popolato, con un'orografia che rende difficile le azioni militari sul terreno e una popolazione ed un esercito fortemente consapevoli, è che il premio per ciò per cui si lotta è un petrolio di qualità sempre peggiore, più pesante, di minore EROEI e, soprattutto, la produzione di petrolio dell'Iran è in declino.




Si potrebbero applicare ragionamenti simili, per esempio, al Venezuela e ad altri paesi che a loro volta sono nel mirino di alcune grandi potenze.

Le guerre di conquista hanno alcune analogie con le società agricole: si vuol ottenere il controllo permanente di una risorsa, anche modificando l'ambiente per migliorarne il rendimento. Il problema delle guerre di conquista attuali è che le risorse desiderate non sono rinnovabili, pertanto il rendimento è obbligato a cadere, fino a rendere questo tipo di guerra un pozzo, anziché una sorgente, di risorse.

Guerre per l'egemonia: questo tipo di guerra è quello proprio di un impero o, con una terminologia più moderna, di una superpotenza. L'obbiettivo della guerra per l'egemonia è mantenere lo status quo della metropoli. Queste guerre non hanno generalmente l'obbiettivo di ottenere il controllo di una risorsa, ma di mantenere un controllo che si ha già e a volte non si fa neanche contro il paese che ha le risorse, ma contro uno dei paesi satellite, a loro volta controllati, che danno sostegno logistico alle operazioni. Questo tipo di guerra è sempre un pozzo di risorse. Esempi di questo è il tipo di guerra che ha vissuto l'Afghanistan, sia con l'Unione Sovietica prima sia con gli Stati Uniti poi. Anche qui la tendenza è all'esternalizzazione: sono le guerre in prestito o guerre proxy, guerre fatte da manovalanza appoggiata dalle superpotenze che si disputano l'egemonia sul territorio. Un esempio di questo tipo è la guerra civile che sta avvenendo in Ucraina, col controllo del flusso di gas naturale russo all'Europa sullo sfondo.

Le guerre per l'egemonia, come abbiamo detto, hanno per definizione un EROEI minore di 1 (cioè, che si guadagna meno di quello che si consuma), quando non direttamente uguale a 0 (non si guadagna niente), perché l'obbiettivo molte volte non è tanto guadagnare ma non perdere. Nella misura in cui una superpotenza è più globale e controlla più territori, deve combattere, direttamente o indirettamente, sempre più guerre per mantenere quello che ha già. Essenzialmente sono guerre completamente territoriali, tipiche del maschio alfa, che hanno senso solo quando altri territori provvedono alle risorse necessarie per mantenerle. Sono anche, per il loro EROEI basso, il principale pozzo di risorse di molti imperi, siccome di solito sono ricorrenti nelle fasi di decadenza degli imperi, di solito sono anche la causa della loro perdizione.

Anche se queste guerre sono tipiche degli imperi, nella misura in cui questi si decompongono emergono paesi che si contendono lo spazio ora vacante, anche aspirando a diventare un impero che sostituisce un altro impero. Ma siccome a quel punto sono molti i paesi che si contendono quel luogo, su scala sempre più regionale, queste guerre sono sempre più complicate e in realtà non si possono mai vincere in modo definitivo. Servono semplicemente a dissipare risorse più rapidamente, in un processo frattale che ricorda la dissipazione di energia in un fluido turbolento. Un politico con una visione strategica potrebbe comprendere, a seconda della fase del declino nella quale si trova il suo paese, quali guerre non gli interessa scatenare e quali sono vitali per trattenere la parte salvabile fino fino a quel momento del suo potere. Tuttavia, questo tipo di capo di solito è raro, per cui pochissimi paesi riescono a prosperare a spese degli altri, semplicemente mantenendosi ai margini e senza richiamare l'attenzione né risvegliare l'avidità dei nuovi contendenti.

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Come vedete, a lungo termine non tornano i conti per nessun tipo di guerra e in realtà la più redditizia è la più banale: il saccheggio. Se la nostra società deve fare affidamento sulla guerra come modo di mantenere la propria sopravvivenza (anche se cinicamente negheremo di accettare che è per questo che si fanno le guerre, le nostre guerre), allora sicuramente non vale la pena che il nostro modello sociale sopravviva. Pensa a questo, caro lettore, quando i tamburi della guerra cominciano a rullare, gioiosi, vicino a casa tua.

Saluti.
AMT


18 commenti:

  1. Manca una classe di guerre ovvero le guerre migratorie, in genere a bassa intensità.
    Di fatto sono una sottoclasse delle guerre di conquista: l'afflusso di un numero enorme di persone (di vari ordini di grandezza superiori rispetto ai più numerosi e poderosi eserciti() che invadono un territorio, si installano su di esso, si appropriano delle risorse (e delle metarisorse, come il lavoro), impongono la propria cultura e quindi le proprie norme e sottomettono o annientano le popolazioni autoctone.

    Si pensi ad Israele in Palestina.
    La guerra migratoria degli europei nelle Americhe e in Oceania, la guerra migratoria europea e araba in Africa, la guerra migratoria cinese in enclavi di tutto il mondo (nelle China Town gli stati invasi storicamente hanno perso la territorialità), la guerra migratoria afroasiatica che si sta svolgendo a danno dell'Europa, etc. .

    L'EROEI? Se si pensa che in Europa la popolazione cattolica/protestante e di sinistra addirittura apologizza ideologicamente l'invasione, la sostiene dal punto di vista logistico e quindi in loco con risorse che non possono che essere sottratte ad altro (anche se a sinistra è un tabù orribile, le risorse, anche quelle finanziarie sono limitate, se metti da una parte, togli dall'altra) l'EROEI deve essere molto alto.

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  2. C'è poco o nulla da saccheggiare in Italia, come in gran parte d'Europa. Il nostro modello sociale cadrà per insufficienza delle risorse atte a sostenerlo, prima ancora che questa massiccia immigrazione diventi un'invasione a tutti gli effetti. A differenza però dell'Impero romano d'occidente che alla fine non ebbe più il sufficiente materiale umano per rifornire le proprie legioni (dopo la terribile disfatta militare di Adrianopoli del 378 d.C.), oggi l'Occidente avrebbe tutti i mezzi politici, economici e, come estrema ratio, militari per fermare questa immigrazione/invasione, tranne la volontà politica di farlo.
    Ma come ho scritto, il declino delle risorse energetiche manderà a gambe all'aria il nostro modello sociale ben prima di essere travolti socialmente e culturalmente dalle masse migratorie afroasiatiche.

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  3. Perdonatemi, ma non vi pare un po' troppo riduttivo accomunare tutti i conflitti che sono sorti e stanno sorgendo sotto all'ombrello del problema delle risorse?

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    1. Chissà... certo che la pancia spinge parecchio il cervello.

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    2. Pensandoci sopra, in effetti la Guerra di Troia era per un altro motivo - o forse era propaganda anche quella, "Riprendiamoci Elena" come "portiamogli la democrazia!"

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    3. iin effetti, se si analizzano uno a uno i vari "casus belli" disseminati lungo la storia, assurgono semplicemente a quelllo che sono: semplici scuse per giustificare mire del tutto prosaiche di dominio, potere e arricchimento.

      In una terra vuota, come era un tempo, ci so poteva anche illudere che alla fine ci sarebbe stato un guadagno (per le elites, ovviamente), ma nella nostra odierna terra piena fino a scoppiare, si va sempre e solo in perdita.

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  4. Trova l’articolo molto interessante, ma credo tralasci un aspetto importante delle guerre moderne: sono un ottimo pretesto per predare occultamente risorse economiche interne alla nazione belligerante anziché esterne ad essa. Ossia sono un modo per convincere la propria popolazione (i subalterni) a regalare una montagna di denaro ai fornitori di beni e servizi atti a sostenere la guerra stessa (cioè a regalare denaro alle élite interne). Certo, questo aspetto riguarda l’economia assai più che l’EROEI, ma è proprio questo il punto: chi spinge per fare le guerre vede il mondo dal punto di vista del denaro e non della termodinamica. E proprio per questo gli imperi decadenti non smettono mai di “fare quel che si è sempre fatto”: perché selezionano ed allevano classi dirigenti che ragionano solo ed esclusivamente in termini di razzia monetaria e non in termini di perdite o guadagni energetici. In queste realtà, l’improbabile dirigente che ragionasse in termini energeticamente sensati viene con ogni probabilità rapidamente destituito e poi sostituito con un dirigente filo-monetaristico. L’intera élite di comando è filo-monetaristica ad oltranza, quindi il collasso è pressoché certo in assenza di una vera Rivoluzione, ossia di una rivoluzione che non si limiti a destituire l’élite al comando, ma vada anche e soprattutto a sostituire i valori e i desideri dell’intera popolazione, spostandoli dal denaro ad altro. Una tale Rivoluzione ha bassissime probabilità d’avvenire ed ancor più basse possibilità di successo, ma non è fisicamente impossibile a differenza del sogno imperante di trarre una crescita economica infinita utilizzando risorse planetarie finite e già in esaurimento.

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    1. Sono in buona parte d'accordo con Alessandro C. sopra ma preferisco parlare in termini specifici portando l'esempio degli Stati Uniti. In buona parte si potrebbe dire che le "guerre di conquista" e le " guerre per l'egemonia" portate avanti dagli elities americani esternamente nel mondo (o sul mondo) sono anche una specie di "guerra di saccheggio" da parte del military industrial complex americano e delle corporations che ne fanno parte verso il tesoro americano ed i contribuenti stessi americani. Quindi anche se L'EROEI dei due primi tipi di guerra è basso (ma non sono d'accordo che lo sia per le guerre per mantenere l'egemonia perché alcune costano relativamente poco ed hanno dei notevoli "returns" ) il military industrial complex ha degli ottimi returns comunque saccheggiando il tesoro e la popolazione americana. E quando il tesoro non ha soldi e nessuno vuole più comprare i suoi bonds, NO PROBLEM, la Banca Centrale stampa valanghe di quattrini e li regala alle grosse banche "amiche" (molte delle quali sono le stesse banche che posseggono la Federal Reserve ) e poi queste banche comprano i i buoni del tesoro e con gli introiti il tesoro poi paga le corporations del military industrial complex. E così il military industrial complex saccheggia sia i contribuenti americani ma anche chiunque al mondo abbia dei dollari perché prima o poi diminuiranno di valore dato che la money supply dei dollari è andata alle stelle e quindi vi sarà eventualmente inflazione od iperinflazione, ma nel frattempo così facendo il military industrial complex porta avanti anche la "guerra per l'egemonia" . Simile cosa con il giochetto dei petrodollari riciclati. L'Arabia Saudita parte dell'asse dell'egemonia americana compra da trenta a cinquanta miliardi di dollari all'anno in armamenti dal military industrial complex americano ed anche un bel po' da quello Britannico. E nel frattempo un paese come L'Iran che si oppone a tale egemonia viene sanzionato per decenni più che altro con dei pretesti. Quindi le guerre di tipo militare e quelle di tipo finanziario sono a mio parere inseparabili almeno nel caso attuale degli Stati Uniti il quale ha due armi principali per combattere i diversi tipi di guerre e per aumentarne il loro lEROEI. Una è il suo military industrial complex e l'altra è il dollaro. Ed un' arma alimenta l'altra. (ovviamente solo finché il "giochetto " durerà perché prima o poi il saccheggio interno si paga a volte anche più caro di quello esterno) (ma per ora gli elities americani sembrano abbastanza sicuri di se, o almeno questo è quel raccontano i loro media) (terza arma)

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    2. Alessandro, la tua ipotesi rivoluzionaria a mio parere è l'unica opzione pacifica che abbiamo, o così o tanto sangue.
      Giovanni

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  5. Se non ricordo male un carro armato dovrebbe fare circa mezzo chilometro con un litro di carburante, per non parlare di un aereo militare (le esercitazioni sono ridotte al minimo per risparmiare sui consumi).
    Considerando la scarsita' di risorse energetiche in cui il mondo si trova, mi chiedo se sia possibile pensare ad una guerra di ampie dimensioni (senza contare il deterrente di tutti gli ordigni atomici sparsi per il mondo)

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  6. Mi pare ci sia un refuso, é l'Iraq che é stato invaso e non (ancora) l'Iran

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    1. Credo che voglia proprio dire Iran, ovvero che sarebbe un grossissimo errore invaderlo

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  7. Articolo interessante e coraggioso, anche se non concordo su tutto quel che dice. Penso che l'argomento meriterebbe di essere approfondito.
    A titolo di conferma di quel che dice Turiel, vorrei citare il caso dell'ultima guerra Israele-Hamas. Cercherò di recuperare il dato preciso, ma anche citato a braccio il rapporto ONU è impressionante. Gli israeliani hanno svolto alcune migliaia di missioni aeree e sparato decine di migliaia di cannonate per ammazzare poche migliaia di persone (fra miliziani e civili) e distruggere un certo numero di installazioni che probabilmente sono già state ricostruite (le installazioni militari, naturalmente, non quelle civili). Hamas ha sparato migliaia di razzi di vario calibro e centinaia di migliaia di bombe di mortaio per ammazzare una decina di civili e fare dei buchi per terra. E Sul piano politico tutto è molto peggio di prima. Difficile immaginare un EROEI più disastroso.

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    1. Ciao Jacopo, cio che tu dici sopra per la guerra Israele - Hamas...e' senz'altro giusto. E quel che ho detto invece io piu' sopra rispetto ai tre tipi di guerre descritti da Turiel e la maniera come gli Stati Uniti mantengono la propria egemonia e' senz'altro sbagliato se si parla di EROEI nel suo senso stretto....ENERGY RETURNED, over ENERGY INVESTED per UNA determinata guerra. Ma quando Turiel stesso nel post parlava di guerre in altri tempi (dei tre diversi tipi) non mi pare lo stesse facendo nemmeno lui. (e mi sembra lo dica) Le antiche guerre di saccheggio erano forse guerre piu' che altro per saccheggiare le risorse energetiche dei paesi (o dei popoli o dei posti) attaccati da parte degli attaccanti? Non mi sembra, ma forse mi sbaglio. Forse in ultima analisi od alcune volte si, ma non certo sempre. Certo che se per esempio qualcuno si saccheggiava il grano altrui quel grano era stato prodotto con energia dalla fotosintesi. E se si saccheggiavano altre cose magari quelle cose furono prodotte dai popoli saccheggiati bruciando del legno od anche del carbone. Ma quelle guerre non furono fatte piu che altro per fregarsi il carbone altrui . (anche se magari alcune si) E nemmeno molte "guerre di conquista" quando poi esistevano degli stati o degli imperi. (anche se l"EROEI di tali guerre avesse senz'altro ANCHE qualche importanza)

      E come ho anche detto sopra magari sbagliandomi di nuovo, l'Arabia Saudita fa parte dell'asse egemonico Statunitense. E non mi risulta che sia mai stata attaccata dagli Stati Uniti per forzarla a far parte di tale. Anche se magari questo sia stato uno dei molti risultati della prima e della seconda guerra mondiale. Quindi magari tutto l"EROEI che gli Stati Uniti ricavano dal loro rapporto privilegiato con l"Arabia Saudita (e vice versa) ha forse un'EROEI infinito? Ma quando gli Stati Uniti mantengono la loro egemonia (sia regionale nel medio oriente che nel mondo) lanciando (o promuovendo indirettamente) una guerra magari a bassissimo EROEI, (o ad EROEI zero) ma cosi' facendo riescono a mantenere il loro controllo indiretto (o la cooperazione) dell'Arabia Saudita e della regione e di altri petro-states....l'EROEI complessivo di quella guerra e' per loro probabilmente abbastanza positivo ed alto. Non dico che Israele abbia lanciato la guerra contro Hamas (ma direi piuttosto contro il popolo Palestinese piuttosto che Hamas) (a mio parere e' stata piu che altro una guerra brutale di punizione –ovviamente cercando di dissimularlo- contro il popolo Palestinese di Gaza perche' sosteneva e continua a sostenere un tipo di resistenza) perche’ gli Stati Uniti gli hanno detto di farlo...dato che anche Israele fa' parte dell'asse egemonico Statunitense....(anche se forse nel caso particolare...it is the tail which wags the dog) ma l'effetto (o gli effetti) geopolitici ed economici di quella guerra sono molteplici. (cosi' come e’ per quasi tutte le guerre) Quindi a mio parere credo che per fare un'analisi corretta della questione EROEI anche per quella guerra non la si puo' fare al di fuori di tutto il contesto geopolitico attuale, e se geopolitico, anche finanziario ed economico. Dato che gli Stati Uniti hanno adesso la RESERVE CURRENCY del mondo (il dollaro) attraverso la quale possono poi trarre moltissimi vantaggi, e molti dei quali, anche direttamente energetici, o per altre materie prime necessarie. (anche quelle con i loro rispettivi EROEI) (continua sotto)

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    2. Faccio adesso un esempio solo di tipo "teorico" (anzi, meglio dire di tipo piuttosto assurdo) per illustrare meglio la mia idea. Ammettiamo che gli Stati Uniti sentendo che il loro dollaro e' sempre piu' fortemente minacciato nel sistema internazionale finanziario dai Cinesi i quali vorrebbero rimpiazzarlo con il loro Yuan. (non e' affatto cosi, quindi e' un esempio davvero "teorico") ...e che decidessero che per evitare questo risultato per loro molto negativo il modo migliore sarebbe di chiedere al loro alleato il Giappone di attaccare la Cina per indebolirla...(altra cosa del tutto irreale e quindi diciamo almeno piuttosto "teorica")

      Ed ammettiamo inoltre che per fare questa guerra contro la Cina e "vincerla" (nel senso di indebolire in modo significativo la Cina in modo che non possa piu rimpiazzare il dollaro con lo Yuan) il Giappone avesse bisogno di moltissima energia magari prodotta dagli Stati Uniti stessi con il fracking dello shale oil...(il mio esempio diventa sempre piu "teorico")... e che il Giappone e gli Stati Uniti riuscissero a vincere quella guerra (con gli Stati Uniti non dovendo sparare un solo colpo o gettare una sola bomba o combattere affatto) perche nel mio esempio lo farebbero i giapponesi da soli per loro) ma pero poi ricavando pochissima energia in piu’ dalla Cina dopo "la vittoria".... ma dovendo usarne quantita' gigantesche per neutralizzare l'esercito Cinese ....e che l'EROEI calcolato strettamente per QUELLA guerra sarebbe quindi quasi ZERO. (un enorme quantita di energy invested, e zero energy returned) Ma che vincendo il Giappone tale guerra gli Stati Uniti riuscissero a mantenere il loro dollaro come Reserve Currency del mondo per altri cinqunt'anni (invece che lo Yuan) durante i quali mantenendo sia il dollaro che il sistema petrodollari riuscissero ad appropriarsi di un sacco di energia in tantissime ALTRE parti del mondo senza fare molti sforzi o dovendo usare molta energia... (regalandone magari un po anche al Giappone come ricompensa)....Ecco che il calcolo EROEI per una tale guerra proxy per l'egemonia.....fatto in senso stretto e limitato SOLO per "la guerra del Giappone contro la Cina" (Giappone come proxy degli Stati Uniti) NON TORNA PIU'. (continua sotto)


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    3. Sto’ cercando di dirlo da tempo in diversi modi ed nei miei commenti a diversi post per diversi contesti. (mi sbaglio alla grande, ho ragione, oppure “something in between’? ) Gli aspetti energetici e termodinamici e materiali -e dei limiti alla crescita- sono MOLTO importanti. E probabilmente a lungo andare anche quelli piu' determinanti anche se magari in un determinato momento "si sentono" (o si guardano) (o si vedono) poco. Ma credo sia sbagliato fare calcoli strettamente in base a quei parametri od a quelle variabili od a quei concetti non tenendo conto anche del sistema geopolitico internazionale, del sistema economico internazionale, e del sistema finanziario internazionale . Ed il sistema geopolitico internazionale e quelli nazionali sono particolarmente importanti perche' se si vuole cambiare qualche cosa anche rispetto alle variabili dei limiti alla crescita....(e dei loro diversi stocks, flows, sistemi e sottosistemi di carattere piu materiale o fisico).... non credo lo si potra' fare al di fuori o senza tener conto dei sistemi politici attuali e di realizzare dei cambiamenti di tipo politico. E sono i sistemi politici che poi guidano od orientano quelli economici e finanziari.

      E credo che anche gli altri imperi (antichi o recenti) che sono crollati fondamentalmente per delle ragioni dovute a variabili di tipo materiale o di risorse, se avessero avuto una guida politica migliore o piu saggia o piu attenta, magari sarebbero durati molto piu’ a lungo. Ovviamente si puo’ parlare per anni della dialettica fra questi tre tipi di sistemi (politici, economici e finanziari) (in rapporto a quelli di risorse) ed in che direzione dovrebbero andare le freccette. (molto probabilmente sempre in ambedue le direzioni) Ma anche per questo credo anche che serva, ed abbastanza urgentemente, un nuovo tipo di ECONOMICS che riesca a tener conto anche di aspetti bio-fisici e materiali. Per ora non mi sembra esisti, (o magari esiste in modo parziale, ma non e' molto sviluppato od applicato). Le teorie economiche dominanti attuali sono o quelle Keynesiane o neo- Keynesian e quelle del "supply side" economics... (tutte basate su una crescita economica continua) ma credo che se dovuto a questom dire poi in modo diretto od indiretto che solo le variabili materiali e di risorse sono importanti e contano, porti ad altri tipi di errori. L'EROEI e' una di tali variabili o concetti. Aspetto con trepidazione che qualcuno riesca a sviluppare una tale nuova teoria economica “piu complessiva” che tenga conto in modo integrale, organico e sistemico di tutti i fattori e le variabili importanti. (risorse, -e con l’energia in prima fila-, piu’ quelle politiche, economiche, e finanziarie) (purtroppo cosa probabilmente impossibile ) S.C. Max

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    4. Se solo la CIna si sentisse minacciata anche vagamente da una azione statunitense, il giorno dopo ci sarebbe un dumping stratosferico di bond americani sul mercato e l'economia americana si arresterebbe di colpo, come se avesse urtato un muro di cemento armato.
      Noi puoi combattere nessuna guerra, manco in terza persona, quando non hai piu' una economia.

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  8. Si mettono a fuoco solo le presunte risorse energetiche parlando di guerra come se la guerra fra uomini fosse ancora il peggiore dei mali: immaginiamo solo un blocco della corrente del golfo (sicuramente probabile in tempi non biblici, forse trattasi di pochissimi anni) ; delle estati europee non possiamo parlare, potrebbero anche essere piu calde delle attuali visto l'effetto serra; gli inverni sarebbero certamente piu freddi, molto piu freddi all'aumentare della continentalità: immaginiamo un inverno a Londra in stile Nuova Scozia, parecchio freddo,diciamo come Stoccolma, ed un inverno a Mosca ( che ha temperature medie 20-30 gradi superiori a quelle delle località siberiane a pari latitudine) equivalente a quello 2000 km ad est a pari latitudine : senza parlare degli eventi climatici estremi nelle stagioni intermedie: ergo preoccupiamoci delle rese agricole e della abitabilità futura di molte regioni del globo: l'unica guerra che esiste è quella dell'uomo al suo ambiente.

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