Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR
Di Ugo Bardi
A parte un piccolo manipolo persone con posizioni anti-scientifiche, la maggior parte delle persone sono perfettamente consapevoli che abbiamo un problema grave di cambiamento climatico. Sono solo confuse da un bombardamento di dichiarazioni contraddittorie fomentate nei media in una persistente campagna di propaganda contro la scienza. In queste condizioni è probabile che tutto ciò che serve per rendere l'opinione pubblica più consapevole della gravità del problema è una “spinta” nella giusta direzione e l'enciclica del Papa sul clima – attesa per questa settimana – potrebbe fare proprio questo.
Di conseguenza, potremmo arrivare al punto in cui l'idea che il cambiamento climatico non esista o che non sia causato dall'attività umana sarà considerata non solo sbagliata, ma positivamente pericolosa per la società. Qualcosa di paragonabile a idee, diciamo, come quella per cui non ci sono prove che il fumo provoca il cancro, che mettersi la cintura di sicurezza mentre si va in macchina sia inutile o che la cocaina non sia più pericolosa del caffè come droga.
Naturalmente, non possiamo essere sicuri del fatto che l'enciclica del papa avrà questo effetto. Ma supponiamo che sia così, cosa succede poi? Ottimisticamente, potremmo pensare che gran parte del lavoro sia fatto e che, da quel momento in avanti, verrà fatto qualcosa di serio ed efficace per fermare il riscaldamento globale. Sfortunatamente, le cose non saranno così semplici. Quanto è probabile che rimanga difficile agire sul cambiamento climatico potrebbe essere compreso considerando un altro grande e grave problema che affligge l'umanità: la fame nel mondo. Non è stata sempre riconosciuta ed è solo con gli anni 60 che è diventata un argomento standard del nostro orizzonte intellettuale. A quel punto, nessuno si sarebbe sognato di dire che la fame nel mondo era una truffa progettata da degli scienziati cospiratori che volevano conservare le loro grasse sovvenzioni per studiare un problema che non esiste. Il dibatto era effettivamente terminato ma questo, di per sé, non ha risolto il problema.
Principalmente, il tentativo di eliminare la fame nel mondo è stato fondato sulla forza bruta, vale a dire sull'aumento dei rendimenti agricoli. E' stata quella che oggi chiamiamo la “Rivoluzione Verde”. Come sapete, i risultati di questi sforzi sono spesso descritti in termini entusiastici, un trionfo dell'ingegno umano sui limiti della natura. E' vero anche, tuttavia, che il problema della fame nel mondo non è mai stato del tutto risolto, non poteva esserlo se ogni aumento dei rendimenti agricoli veniva compensato da un corrispondente aumento della popolazione umana. E potrebbe anche essere che la Rivoluzione Verde non sia stata soltanto una “non soluzione”, ma qualcosa che ha peggiorato il problema trasformando l'agricoltura in un'attività industriale completamente dipendente dai combustibili fossili e dai fertilizzanti artificiali.
Qualcosa di analogo potrebbe accadere se superiamo il punto di non ritorno della percezione del cambiamento climatico. I dati di Google Ngram, sotto, indicano che l'interesse per il problema sta crescendo rapidamente e che potremmo essere vicini al raggiungimento del punto di non ritorno nella percezione che la fame nel mondo ha raggiunto negli anni 60.
I risultati, tuttavia, potrebbero non essere tanto buoni quanto si potrebbe sperare. L'apparizione improvvisa della drammatica realtà del cambiamento climatico nella mediasfera potrebbe portare a dimenticare che il modo migliore (e probabilmente l'unico) per sbarazzarsi dei combustibili fossili abbastanza rapidamente per evitare un disastro climatico è quello di renderli obsoleti attraverso le energie rinnovabili. Quindi potremmo assistere ad una folle corsa verso soluzioni rapide e sporche. Di fatto delle non soluzioni o soluzioni che peggiorano il problema.
Una di queste non soluzioni è la “geoingegneria” come viene normalmente descritta, per esempio distribuire uno strato riflettente nell'alta atmosfera. Questo farebbe qualcosa per ridurre il riscaldamento globale, ma niente per evitare l'acidificazione degli oceani e i suoi effetti climatici regionali (vedi siccità) sono ancora tutti da scoprire. O pensare alla cattura e stoccaggio del carbonio: un tentativo disperato e costoso di continuare ad usare combustibili fossili (“mangiarsi la torta ed averla ancora”) spazzando letteralmente il problema sotto al tappeto – dove nessuno può garantire per quanto a lungo ci può restare. E i biocombustibili? Un eccellente modo per affamare una gran quantità di persone perché una piccola élite possa continuare ad usare i propri costosi giocattoli di metallo chiamati “automobili”.
Sappiamo tutti che il cambiamento climatico è un problema tremendo. Probabilmente, nel prossimo futuro, scopriremo quanto esattamente si tremendo. Forse il papa stesso ci dirà di non aspettarci dei miracoli. Solo di continuare a lavorare duro che forse ce la possiamo fare. Forse.
Di Ugo Bardi
Il problema della fame nel mondo non è stato riconosciuto fino a relativamente poco tempo fa, come mostrato nella ricerca “Ngram”. Tuttavia, l'interesse per il problema ha preso rapidamente velocità negli anni 60 e questo ha portato a sforzi considerevoli per risolvere il problema aumentando i rendimenti agricoli (la “Rivoluzione Verde”). Questi sforzi in generale hanno avuto successo, ma il problema è stato davvero risolto? O è stato soltanto spostato in avanti – o persino peggiorato – come risultato del fatto che l'agricoltura è diventata completamente dipendente dai combustibili fossili? Qualcosa di simile potrebbe succedere in futuro col problema del cambiamento climatico, che potrebbe essere riconosciuto, ma non necessariamente risolto.
A parte un piccolo manipolo persone con posizioni anti-scientifiche, la maggior parte delle persone sono perfettamente consapevoli che abbiamo un problema grave di cambiamento climatico. Sono solo confuse da un bombardamento di dichiarazioni contraddittorie fomentate nei media in una persistente campagna di propaganda contro la scienza. In queste condizioni è probabile che tutto ciò che serve per rendere l'opinione pubblica più consapevole della gravità del problema è una “spinta” nella giusta direzione e l'enciclica del Papa sul clima – attesa per questa settimana – potrebbe fare proprio questo.
Di conseguenza, potremmo arrivare al punto in cui l'idea che il cambiamento climatico non esista o che non sia causato dall'attività umana sarà considerata non solo sbagliata, ma positivamente pericolosa per la società. Qualcosa di paragonabile a idee, diciamo, come quella per cui non ci sono prove che il fumo provoca il cancro, che mettersi la cintura di sicurezza mentre si va in macchina sia inutile o che la cocaina non sia più pericolosa del caffè come droga.
Naturalmente, non possiamo essere sicuri del fatto che l'enciclica del papa avrà questo effetto. Ma supponiamo che sia così, cosa succede poi? Ottimisticamente, potremmo pensare che gran parte del lavoro sia fatto e che, da quel momento in avanti, verrà fatto qualcosa di serio ed efficace per fermare il riscaldamento globale. Sfortunatamente, le cose non saranno così semplici. Quanto è probabile che rimanga difficile agire sul cambiamento climatico potrebbe essere compreso considerando un altro grande e grave problema che affligge l'umanità: la fame nel mondo. Non è stata sempre riconosciuta ed è solo con gli anni 60 che è diventata un argomento standard del nostro orizzonte intellettuale. A quel punto, nessuno si sarebbe sognato di dire che la fame nel mondo era una truffa progettata da degli scienziati cospiratori che volevano conservare le loro grasse sovvenzioni per studiare un problema che non esiste. Il dibatto era effettivamente terminato ma questo, di per sé, non ha risolto il problema.
Principalmente, il tentativo di eliminare la fame nel mondo è stato fondato sulla forza bruta, vale a dire sull'aumento dei rendimenti agricoli. E' stata quella che oggi chiamiamo la “Rivoluzione Verde”. Come sapete, i risultati di questi sforzi sono spesso descritti in termini entusiastici, un trionfo dell'ingegno umano sui limiti della natura. E' vero anche, tuttavia, che il problema della fame nel mondo non è mai stato del tutto risolto, non poteva esserlo se ogni aumento dei rendimenti agricoli veniva compensato da un corrispondente aumento della popolazione umana. E potrebbe anche essere che la Rivoluzione Verde non sia stata soltanto una “non soluzione”, ma qualcosa che ha peggiorato il problema trasformando l'agricoltura in un'attività industriale completamente dipendente dai combustibili fossili e dai fertilizzanti artificiali.
Qualcosa di analogo potrebbe accadere se superiamo il punto di non ritorno della percezione del cambiamento climatico. I dati di Google Ngram, sotto, indicano che l'interesse per il problema sta crescendo rapidamente e che potremmo essere vicini al raggiungimento del punto di non ritorno nella percezione che la fame nel mondo ha raggiunto negli anni 60.
I risultati, tuttavia, potrebbero non essere tanto buoni quanto si potrebbe sperare. L'apparizione improvvisa della drammatica realtà del cambiamento climatico nella mediasfera potrebbe portare a dimenticare che il modo migliore (e probabilmente l'unico) per sbarazzarsi dei combustibili fossili abbastanza rapidamente per evitare un disastro climatico è quello di renderli obsoleti attraverso le energie rinnovabili. Quindi potremmo assistere ad una folle corsa verso soluzioni rapide e sporche. Di fatto delle non soluzioni o soluzioni che peggiorano il problema.
Una di queste non soluzioni è la “geoingegneria” come viene normalmente descritta, per esempio distribuire uno strato riflettente nell'alta atmosfera. Questo farebbe qualcosa per ridurre il riscaldamento globale, ma niente per evitare l'acidificazione degli oceani e i suoi effetti climatici regionali (vedi siccità) sono ancora tutti da scoprire. O pensare alla cattura e stoccaggio del carbonio: un tentativo disperato e costoso di continuare ad usare combustibili fossili (“mangiarsi la torta ed averla ancora”) spazzando letteralmente il problema sotto al tappeto – dove nessuno può garantire per quanto a lungo ci può restare. E i biocombustibili? Un eccellente modo per affamare una gran quantità di persone perché una piccola élite possa continuare ad usare i propri costosi giocattoli di metallo chiamati “automobili”.
Sappiamo tutti che il cambiamento climatico è un problema tremendo. Probabilmente, nel prossimo futuro, scopriremo quanto esattamente si tremendo. Forse il papa stesso ci dirà di non aspettarci dei miracoli. Solo di continuare a lavorare duro che forse ce la possiamo fare. Forse.
Mi sembra un eccesso di ottimismo pensare che la maggior parte delle persone siano davvero consapevoli di quanto sia tremendo il problema del cambiamento del clima. Purtroppo la percezione del rischio dell' opinione pubblica mondiale (molto diversa e frammentata comunque da nazione e nazione) mi sembra ben lontana da questo livello.
RispondiEliminaRiguardo al CSS, certo se fosse davvero praticato su larga scala in modo efficiente, sicuramente avrebbe un effetto positivo sul GW (anzi alcuni dicono che se continua così sarà inevitabile perché è uno dei pochi modi per abbassare il livello di CO2 invece che evitare semplicemente che si alzi ancora), vediamo di non negare l' evidenza. Certo non avrebbe effetto sul consumo delle risorse, ma questo è un problema diverso, per quanto collegato al cambiamento climatico. Tra l' altra starei attento a riporre acriticamente tutta questa fiducia nelle attuali tecnologie rinnovabili come davvero risolutorie. Il fallimento dei biocombustibili attuali è evidente (anche se continuano ad essere sovvenzionati dalla mano pubblica in USA e nella UE), m anche su eolico e fotovoltaico ci sono pesanti ombre in proiezione futura. la loro dipendenza da risorse minerarie come i metalli rari le rende davvero "rinnovabili" permetterà mai di raggiungere tra qualche decennio (tempi più brevi sono realisticamente assai poco probabili) la produzione annuale di energia assicurata dalle fonti fossili?
Purtroppo un conto è individuare un problema, un altro trovare soluzioni efficaci.
Certo diventa tutto più facile se sottostimiamo il problema (tipo quello degli autoveicoli che nel mondo sono più di 1 miliardo, altro che giocattoli utilizzati dalle elites, che semmai hanno yacht ed jet personali) o sovrastimiamo la reale capacità di una tecnologia nascondendo sotto il tappeto gli svantaggi e magnificandone i vantaggi.
non penso che il papa abbia compreso a fondo il senso dell'enciclica da lui sottoscritta. La Chiesa è una delle organizzazioni più energivore e continuerà ad esserlo come tutti i centri di potere. Il paradosso più evidente è il giubileo bandito a breve, che porterà a Roma mln di pellegrini, coi consumi e l'inquinamento conseguenti. Laudato sii si riduce quindi in una operazione promozionale d'immagine dal nessunissimo impatto positivo per il pianeta. Le soluzioni al Bau fossile non esistono e non esisteranno mai, perchè non sono umane, ma sovrumane, quindi nemmeno alla portata del papa.
RispondiEliminaIo sono terribilmente pessimista, perchè abbiamo messo in piedi un sistema talmente poderoso e sofisticato che è pura utopia pensare di cambiarlo nel giro di così pochi anni. Mi pare che questo articolo di Massimo Fini, al di là di certi concetti che uno scienziato potrebbe anche trovare espressi in modo inesatto, metta in evidenza molto bene il problema: http://www.massimofini.it/2007/clima-la-terra-presenta-il-conto . Simone Emili
RispondiEliminaNon credo nei miracoli, pero' dalle mie parti si dice "piuttosto che niente e' meglio piuttosto".
RispondiEliminaA questo proposito allego un trafiletto estrapolato dal libro "how to make a forest garden" di Patrick Whitefield.
"Coloro che sono preoccupati della crisi ecologica che stiamo affrontando, generalmente concordano che passi urgenti debbano essere fatti per piantare diversi milioni di alberi. Se qualcuno potesse persuadere 100.000 londinesi a piantare giusto 10 alberi (da frutto) ciascuno, questo vorrebbe dire un milione di alberi, una vera e propria foresta!
E se programmi di questo tipo fossero applicati in aree urbane di tutto il mondo, nascerebbe una nuova foresta cittadina globale che andrebbe in un certo modo a compensare le devastazioni delle foreste tropicali.
Ho una visione di mini-foreste in milioni di giardini dietro casa."
Robert Hart
La "vera devastazione" delle foreste tropicali è la perdita di biodiversità, quindi cosa si fa? Si spostano gli animali dalle foreste tropicali alle "foreste urbane londinesi"?
EliminaQuesta pratica (forest garden) è originaria delle popolazioni indigene dell'Africa, Asia, America Latina e Isole del Pacifico. A seconda del luogo in cui si applica contribuisce a preservare la biodiversità locale. Ripeto, piuttosto che niente....
EliminaA proposito di come viene considerato il GW dall' opinione pubblica nelle varie Nazioni, qui si trova un buon resoconto
RispondiEliminahttp://www.washingtonpost.com/news/energy-environment/wp/2015/07/27/these-are-the-factors-that-affect-how-people-feel-about-climate-change-and-whether-they-even-know-it-exists/
"....Solo di continuare a lavorare duro che forse ce la possiamo fare" E si, noi cittadini lavoriamo duro e tutto lo Stato della chiesa vive di rendita col nostro sudore, alla faccia nostra.!!!!
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