lunedì 23 febbraio 2015

La scommessa di Seneca: perché la strada per la rovina è rapida

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi




Perché le persone possono così facilmente distruggere le risorse che danno loro da vivere? I pescatori, per esempio, hanno distrutto la loro risorse di pesca ripetutamente ed ogni volta si sono rifiutati di prendere la benché minima precauzione per evitare il disastro. Alla fine, sono giunto a pensare che tutto sia da attribuire a degli errori di cablaggio della mente umana: è “la fallacia dello scommettitore”. I pescatori, a quanto sembra, vedono la pesca come se fosse una lotteria e raddoppiano i loro sforzi pensando che, alla fine, saranno fortunati e diventeranno ricchi. Ahimè, non funziona in questo modo e tutto ciò che ottengono è di distruggere le riserve di pesce e creare uno spettacolare collasso dei rendimenti della pesca. Questo modo di creare la propria rovina potrebbe essere chiamato “Scommessa di Seneca”, dalle parole del filosofo Romano Lucio Anneo Seneca che ha affermato che “la strada per la rovina è rapida”.


La “Martingala” è una strategia che si gioca con giochi che hanno un 50% di possibilità di vincita. Consiste nel raddoppiare la scommessa dopo ogni perdita. L'idea è che, alla fine, una vincita pagherà per tutte le perdite e fornirà un guadagno. La Martingala è un esempio della “fallacia dello scommettitore”. Tipicamente, gli scommettitori tendono a pensare che un alcuni eventi – come i numeri che escono alla roulette – siano collegati fra loro. Così, credono che se il rosso esce diverse volte di fila, sia più probabile che uscirà il nero al giro successivo. Questo non è vero, naturalmente, e la Martingala è un modo infallibile per rovinarsi e di farlo molto rapidamente. Ciononostante, molte persone trovano l'idea affascinante, senza rendersi conto che questo è l'effetto di un errore di cablaggio della mente umana.

La fallacia dello scommettitore potrebbe spiegare alcuni aspetti del comportamento umano che sarebbero altrimenti impossibili da capire. Per esempio, in un post precedente mostravo questa figura che descrive i rendimenti dell'industria ittica del Regno Unito (da Thurstan et al.).


Confrontate il riquadro superiore e quello inferiore e vedrete che l'industria ittica stava incrementando ad una velocità incredibile la sua “potenza di pesca” proprio quando i rendimenti della pesca avevano cominciato a declinare. Notate anche come avesse ancora molta potenza di pesca quando le rese della pesca erano completamente collassate. Come poteva essere che continuassero a pescare così tanto anche quando era rimasto poco o niente da pescare?

Pensando a questo argomento, possiamo solo giungere alla conclusione che i pescatori ragionassero come gli scommettitori ad un tavolo da gioco. Gli scommettitori sanno – o dovrebbero sapere – che le scommesse in un casinò sono un gioco a somma negativa. Eppure, la fallacia dello scommettitore li fa pensare che una sequenza di cattivi risultati aumenterà in qualche modo la probabilità che la scommessa successiva sarà quella giusta. Così, continuano a provare finché non si rovinano da soli. 

Ora, considerate i pescatori: forse loro sanno – o dovrebbero sapere – che a un certo punto il rendimento generale della pesca è diventato negativo. Ma, come gli scommettitori che giocano alla roulette, credono che una sequenza sfortunata aumenterà in qualche modo la probabilità che la successiva battuta di pesca sarà quella giusta. Quindi continuano a provare finché non si rovinano con le proprie mani. 

L'errore di cablaggio mentale che da adito a questo comportamento di scommettitori e pescatori può creare anche grandi disastri. Con le risorse minerali stiamo assistendo a qualcosa di analogo: gli operatori raddoppiano gli sforzi di fronte ai ritorni decrescenti dell'estrazione. Forse questo viene fatto sperando che – in qualche modo – la distruzione di una riserva minerale aumenterà la probabilità di trovarne una nuova (o di crearne una con qualche miracolo tecnologico). Così, al posto di cercare di far durare le riserve minerali il più a lungo possibile, ci affanniamo a distruggerle il più velocemente possibile. Ma, a differenza delle riserve di pesce che possono rigenerarsi da sole, i minerali non si riproducono. Una volta che avremo distrutto i ricchi depositi minerali che hanno creato la nostra civiltà, non ci resterà niente. Avremo rovinato noi stessi per sempre. 

Alla fine, la fallacia dello scommettitore è uno dei fattori che portano le persone, le imprese e intere civiltà ad un rapido collasso. E ciò che ho chiamato “Dirupo di Seneca”, dalle parole dell'antico filosofo Romano che per primo ha osservato che “la strada per la rovina è rapida”. In questo caso, potremmo chiamarla la “Scommessa di Seneca” ma, in ogni caso, è una rovina che creiamo con le nostre stesse mani.