Da “eurekalert”. Traduzione di MR
Una nuova ricerca condotta dall'Università di Exeter ha scoperto che le persone che hanno una percezione dello spazio a livello globale più ampio del livello nazionale è più probabile che accettino che il cambiamento climatico sia causato dalle attività umane.
Una nuova ricerca condotta dall'Università di Exeter ha scoperto che le persone che hanno una percezione dello spazio a livello globale più ampio del livello nazionale è più probabile che accettino che il cambiamento climatico sia causato dalle attività umane. Questa è la prima che viene mostrato volta che l'accettazione delle cause umane del cambiamento climatico è collegato alla percezione dello spazio a livello globale. Le scoperte hanno delle implicazioni significative sia per la comunicazione del cambiamento climatico sia per la comprensione di spazio ed identità. Lo studio “Il mio paese o il mio pianeta?”, esplorando l'influenza degli attaccamenti ai luoghi e delle credenze ideologiche molteplici che pesano sugli atteggiamenti e le opinioni verso cambiamento climatico, ha scoperto che gli individui con attaccamenti globali più forti di quelli locali è più probabile che percepiscano il cambiamento climatico come un'opportunità piuttosto che una minaccia – per esempio, percependo gli impatti economici che emergono dalle risposte al cambiamento climatico ed il potenziale per costruire un senso della comunità più forte in tutto il mondo. Questi individui erano con più frequenza donne, più giovani e non si identificavano con nessuna religione, era più probabile che votassero verde e che fossero caratterizzati da livelli minori di credenze autoritarie a di dominio sociale di destra.
Il professor Patrick Devine-Wright di Geografia dell'Università di Exeter ha detto: “I risultati di questo studio suggeriscono che gli attaccamenti al locale non sono fortemente legati alle credenze sul cambiamento climatico. Coloro che hanno una più forte percezione del globale piuttosto che del nazionale è più probabile che accettino che il cambiamento climatico sia causato dalle azioni umane e possa essere un'opportunità, per la società, di unire le persone, non solo una minaccia all'economia”. Le persone di solito vedono il senso delllo spazio in termini puramente locali – l'area intorno a dove vivono. Lo studio amplia questa percezione in modi importanti per includere forme di appartenenza nazionali e globali – conosciuti come attaccamenti ai luoghi ed alle identità. La ricerca è stata condotta in Australia, in collaborazione con il Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), usando un metodo di indagine con un campione che rappresenta una nazione. Il professor Devine-Wright ha detto: “Dato che lo studio è stato condotto in Australia, dobbiamo replicarlo in altri contesti nazionali, per esempio nel Regno Unito o negli Stati Uniti, per vedere se si troveranno risultati analoghi”.
Lo studio è pubblicato nella rivista Global Environmental Change: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0959378014001794
Gli atteggiamenti nei confronti del cambiamento climatico dipendono dal senso di appartenenza delle persone al pianeta
Una nuova ricerca condotta dall'Università di Exeter ha scoperto che le persone che hanno una percezione dello spazio a livello globale più ampio del livello nazionale è più probabile che accettino che il cambiamento climatico sia causato dalle attività umane.
Una nuova ricerca condotta dall'Università di Exeter ha scoperto che le persone che hanno una percezione dello spazio a livello globale più ampio del livello nazionale è più probabile che accettino che il cambiamento climatico sia causato dalle attività umane. Questa è la prima che viene mostrato volta che l'accettazione delle cause umane del cambiamento climatico è collegato alla percezione dello spazio a livello globale. Le scoperte hanno delle implicazioni significative sia per la comunicazione del cambiamento climatico sia per la comprensione di spazio ed identità. Lo studio “Il mio paese o il mio pianeta?”, esplorando l'influenza degli attaccamenti ai luoghi e delle credenze ideologiche molteplici che pesano sugli atteggiamenti e le opinioni verso cambiamento climatico, ha scoperto che gli individui con attaccamenti globali più forti di quelli locali è più probabile che percepiscano il cambiamento climatico come un'opportunità piuttosto che una minaccia – per esempio, percependo gli impatti economici che emergono dalle risposte al cambiamento climatico ed il potenziale per costruire un senso della comunità più forte in tutto il mondo. Questi individui erano con più frequenza donne, più giovani e non si identificavano con nessuna religione, era più probabile che votassero verde e che fossero caratterizzati da livelli minori di credenze autoritarie a di dominio sociale di destra.
Il professor Patrick Devine-Wright di Geografia dell'Università di Exeter ha detto: “I risultati di questo studio suggeriscono che gli attaccamenti al locale non sono fortemente legati alle credenze sul cambiamento climatico. Coloro che hanno una più forte percezione del globale piuttosto che del nazionale è più probabile che accettino che il cambiamento climatico sia causato dalle azioni umane e possa essere un'opportunità, per la società, di unire le persone, non solo una minaccia all'economia”. Le persone di solito vedono il senso delllo spazio in termini puramente locali – l'area intorno a dove vivono. Lo studio amplia questa percezione in modi importanti per includere forme di appartenenza nazionali e globali – conosciuti come attaccamenti ai luoghi ed alle identità. La ricerca è stata condotta in Australia, in collaborazione con il Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), usando un metodo di indagine con un campione che rappresenta una nazione. Il professor Devine-Wright ha detto: “Dato che lo studio è stato condotto in Australia, dobbiamo replicarlo in altri contesti nazionali, per esempio nel Regno Unito o negli Stati Uniti, per vedere se si troveranno risultati analoghi”.
Lo studio è pubblicato nella rivista Global Environmental Change: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0959378014001794