Da “Bloomberg” Traduzione di MR (h/t Alexander Ač)
Gli investitori petroliferi sul punto di perdere trilioni di dollari in beni. Gore: è il momento di Willy il Coyote
Di Alex Morales
Clima: adesso o mai più
Una grande minaccia alle società di combustibili fossili si è spostata improvvisamente dai margini al centro della scena con un drammatico annuncio della più grande società energetica tedesca ed una lettera della Banca d'Inghilterra. Una minoranza in crescita di investitori e regolatori stanno sondando la possibilità che i depositi di petrolio, gas e carbone non fruttati – valutati complessivamente in trilioni di dollari – possano diventare beni immobilizzati quando i governi adottano politiche più stringenti sul cambiamento climatico.
http://www.bloomberg.com/video/popout/m8L74EMUTziIrLxK4HrVKw/143.641/
Il concetto che acquisisce trazione da Wall Street alla City di Londra è semplice. I limiti delle emissioni di biossido di carbonio saranno necessari per mantenere gli aumenti della temperatura a 2°C, secondo gli scienziati del clima il massimo consigliabile. Senza tecnologie per catturare i gas di scarico della combustione di combustibili fossili, la maggior parte dei depositi di petrolio, gas e carbone conosciuti dovrebbero rimanere sottoterra. Una volta raggiunto quel punto, diventano immobilizzati. Coi rappresentanti di più di 190 paesi riuniti per discutere le regole climatiche a Lima, l'argomento per cui bruciare tutto il petrolio, gas e carbone conosciuti del mondo distruggerebbe l'atmosfera si sta spostando oltre il regno dell'attivismo ambientalista.
Vendere tutto
La Storebrand ASA (STB), una società di servizi finanziari scandinava che gestisce 74 miliardi di dollari di beni, ha annunciato lo scorso anno che avrebbe disinvestito da 19 società di combustibili fossili. Quell'elenco da allora si è allargato a 35, includendo 15 produttori di carbone, 10 di sabbie bituminose e 10 società di servizi che usano prevalentemente carbone. “E' stata una decisione legata alla finanza e al clima e si è tenuto in considerazione i beni immobilizzati” ha detto al telefono da Oslo Christine Torklep Meisingset, a capo degli investimenti sostenibili della Storebrand. “Le società che si specializzano in progetti ad alta intensità di carbonio sono molto vulnerabili alle politiche climatiche ed ai cambi di regolamentazione”. L'ex vive presidente degli Stati Uniti Al Gore paragona i combustibili fossili di oggi ai mutui subprime del decennio passato che hanno innescato la crisi globale del credito. Il loro valore “è basato su un assunto altrettanto assurdo”, in particolare la nozione che tutto il petrolio, gas e carbone conosciuti verranno consumati. “Gli investitori che non hanno ancora fatto i conti col problema delle immobilizzazioni sono come la classica scena dei cartoni animati di Willy il Coyote, dove il coyote corre oltre il bordo del burrone, continuando a muovere le gambe per un bel po' prima che la gravità faccia il suo lavoro”, ha detto Gore al telefono da Nashville, Tennessee. “Ci sono investitori la fuori le cui gambe si stanno muovendo a mezz'aria”.
Big Oil
Le major dell'energia come Exxon Mobil Corp. (XOM), Chevron Corp. (CVX), Royal Dutch Shell Plc (RDSA) e Glencore Plc (GLEN) dicono di non essere preoccupate dai beni immobilizzati perché la domanda sta crescendo e i combustibili fossili saranno il solo modo per soddisfare quei bisogni in modo economico ed affidabile per i decenni a venire. Anche mentre i prezzi del petrolio sono diminuiti nettamente, alcuni operatori e regolatori stanno prendendo nota dei rischi dell'esposizione dei combustibili fossili. La EON SE, la più grande società di servizi e il secondo più grande inquinatore, ha detto ieri che scorporerà la sua flotta di centrali vecchie e sporche e i pozzi petroliferi per concentrarsi sull'energia rinnovabile. Qualche ora dopo, una lettera del governatore della Banca d'Inghilterra Mark Carney ad un comitato parlamentare dichiarava che aveva istruito il proprio personale per esaminare se perdite considerevoli da parte di carbone, petrolio e gas immobilizzati potessero danneggiare le banche, gli investitori, le compagnie di assicurazione e il resto del sistema finanziario.
Decisione più forte
“E' probabile che il mondo rafforzi la sua decisione sul cambiamento climatico”, ha detto in un'intervista via email Nicholas Stern, un membro della camera alta del Regno Unito, la House of Lords, ed ex capo economista della Banca Mondiale. “Gli investimenti in combustibili fossili dovrebbero essere visti come un'attività piuttosto rischiosa”.
Qualsiasi rischio per gli investitori si svilupperebbe per molti anni. Una squadra di scienziati climatici riuniti presso le Nazioni Unite stima che il cosiddetto bilancio del carbonio, una quantità teorica di carbonio che può essere bruciata senza oltrepassare la soglia dei +2°C, permetterà all'uso dei combustibili fossili di continuare ai tassi attuali fino al 2033. A quel punto, però, solo dal 15 al 30% delle attuali riserve recuperabili saranno state consumate, ha detto la squadra il mese scorso, lasciando la maggior parte dei combustibili fossili conosciuti immobilizzati.
‘Potenziale sopravvalutato’
L'industria non è d'accordo. La BP quest'anno nel suo rapporto sulla sostenibilità ha detto che il concetto di carbonio non bruciabile “sopravvaluta l'impatto finanziario potenziale” sul valore degli esploratori di petrolio. La Shell ha detto che l'aumento della domanda proteggerà il valore dei propri beni. La Exxon ha detto a marzo agli investitori attivi di essere “sicura” che nessuna delle proprie riserve sia in pericolo di diventare immobilizzata. L'amministratore delegato della Chevron John Watson, in un'intervista del 30 settembre, ha affrontato il problema con sicurezza: “Resteremo nell'affare dei combustibili fossili per lungo tempo”, ha detto. Mark Lewis, un analista della Kepler Cheuvreux SA di Parigi, stima che un percorso verso i +2°C significherebbe mancati introiti per le società di petrolio, carbone e gas per un totale di 28 trilioni di dollari nei prossimi due decenni.
Quale minaccia? Come analista di società di servizi di un'altra banca, anni fa, Lewis ha chiesto alle società elettriche come avrebbero combattuto la minaccia alla proprie flotta di centrali a carbone da parte dell'eolico e del solare. Quale minaccia? Hanno risposto. Le società petrolifere “stanno negando esattamente allo stesso modo in cui lo facevano le società di servizi tedesche 10 anni fa”, ha detto Lewis. “Non solo non avevano capito che la rivoluzione rinnovabile stava arrivando, ma la avevano liquidata a priori”. La generazione di elettricità tradizionale in Europa è stata spremuta quando i governi europei hanno sovvenzionato e dato priorità all'energia eolica e solare per tagliare le emissioni di carbonio. Le due più grandi società di servizi tedesche, RWE AG ed EON, hanno entrambe perso circa i tre quarti del loro valore dal picco del 2008. La riferimento tedesco, l'indice DAX, ha guadagnato più del 20% da allora. Lothar Lambertz, un portavoce di RWE e Markus Nitschke, portavoce di EON, hanno entrambi citato le rinnovabili come dannose per i profitti delle centrali elettriche alimentate a combustibili fossili in Germania. Le due società stanno chiudendo o mettendo sotto naftalina 19.000 megawatt di centrali a carbone o a gas in quattro anni, citando ragioni che includono le regolamentazioni sull'inquinamento dell'aria.
Carbonio non bruciabile
Le società di servizi tedesche sono “in ginocchio”, ha detto Lewis. “Queste cose possono succedere molto più rapidamente di quanto si pensi”. Quando gli analisti della Carbon Tracker Initiative hanno scritto a Londra sul bilancio del carbonio in un rapporto del 2012 chiamato “Carbonio non bruciabile”, ciò ha catturato l'attenzione dell'ambientalista statunitense Bill McKibben, cofondatore di 350.org, che si batte per combattere il riscaldamento globale. McKibben ha cominciato a mobilitare gli studenti per fare gruppi di pressione universitari per disinvestire le proprie dotazioni dai combustibili fossili, proprio come avevano sottratto fondi dal Sud Africa dell'era dell'Apartheid. La decisione di Storebrand di disinvestire mostra come il concetto di beni immobilizzati e preoccupazioni generali per l'ambiente si possano intrecciare. Le promesse di disinvestimento di 181 istituzioni a 656 singoli individui rappresentano più di 50 miliardi di dollari di beni, ha detto la Arabella Advisors con sede a Washington in settembre. E' una goccia nell'oceano in confronto a più di 5 trilioni di dollari di valore del mercato globale di oltre 2.000 società di petrolio, carbone e gas, secondo i dati compilati da Bloomberg. Quelle società hanno debiti a lungo termine che assommano a circa 2 trilioni di dollari.
‘Fallimento politico'
“Il piano è quello di non far fallire l'industria dei combustibili fossili. Non possiamo farlo”, ha detto McKibben. “Il piano è quello di farli fallire politicamente. Quando istituzioni onorate fanno questo tipo di cose, ciò indebolisce la loro legittimità”. Le istituzioni che optano per disinvestire ora comprendono l'Università di Stanford in California e il The Rockefeller Brothers Fund, costruito coi profitti della Standard Oil Co. “Il mondo è cambiato quando la famiglia Rockfeller decide che disinvestiranno dai combustibili fossili”, ha detto ieri a Lima l'alto diplomatico dell'ONU Christiana Figueres. Molti altri stanno discutendo di uscirne. All'Università della California, il funzionario in capo degli investimenti Jagdeep Baccher sta rivedendo la strategia di investimento del portafoglio di 91 miliardi di dollari della scuola, di cui circa il 10% è investito in combustibili fossili. Non ha ancora incluso o escluso il disinvestimento e sta considerando strategie più ampie per investire in tecnologie per ridurre il carbonio.
Debolezza dell'argomentazione
“Abbiamo pensato ai beni immobilizzati e al bilancio del carbonio: siamo tutti d'accordo che c'è un rischio”, ha detto Baccher. “Come si può ignorare il problema?” Ha detto di aver cercato consiglio da Gore. La più grande debolezza dell'argomentazione dei beni immobilizzati sta nel suo assunto centrale che il mondo adotterà delle politiche per limitare l'aumento di temperatura a 2°C. Il Programma Ambientale dell'ONU stima che per soddisfare quell'obbiettivo, le emissioni annuali non devono superare le 44 gigatonnellate nel 2020. Gli attuali impegni per ridurre le emissioni le abbasserebbero soltanto da 52 a 54 gigatonnellate. La IEA stima che il pianeta sia sulla buona strada per scaldarsi di 3,6°C. Gli investimenti in rinnovabili devono quadruplicare ad una media di 1,6 trilioni di dollari all'anno fino al 2040 per soddisfare l'obbiettivo di +2°C, ha detto il capo economista della IEA Fatih Birol. La conferenza nella capitale del Perù è progettata per portare ad un accordo climatico a Parigi il prossimo anno e che entrerebbe in vigore nel 2020, sostituendo il Protocollo di Kyoto del 1997, che stabiliva obbiettivi solo per i paesi ricchi. Qualsiasi cosa accada ai limiti del carbonio, il modo migliore conosciuto per la salvezza dell'industria dei combustibili fossili sta in un approccio tecnologico elusivo chiamato cattura e stoccaggio del carbonio, che comporta la cattura delle emissioni di carbonio ed il loro immagazzinamento permanente sottoterra. Ciò permetterebbe di continuare a bruciare petrolio, gas e carbone, ma attualmente esistono solo una dozzina di questi siti in tutto il mondo, a causa dei loro alti costi. L'inazione che c'è stata finora rende necessarie politiche più drammatiche negli anni a venire per evitare di superare la soglia dei +2°C. Limiti più rigidi costituirebbero dei pericoli ancora maggiori per l'industria energetica convenzionale e ed i loro tesori sotterranei. “Prima o poi ci sarà un diffuso riconoscimento che molti dei beni non verranno mai bruciati”, ha detto Gore.
Gli investitori petroliferi sul punto di perdere trilioni di dollari in beni. Gore: è il momento di Willy il Coyote
Di Alex Morales
Clima: adesso o mai più
Una grande minaccia alle società di combustibili fossili si è spostata improvvisamente dai margini al centro della scena con un drammatico annuncio della più grande società energetica tedesca ed una lettera della Banca d'Inghilterra. Una minoranza in crescita di investitori e regolatori stanno sondando la possibilità che i depositi di petrolio, gas e carbone non fruttati – valutati complessivamente in trilioni di dollari – possano diventare beni immobilizzati quando i governi adottano politiche più stringenti sul cambiamento climatico.
http://www.bloomberg.com/video/popout/m8L74EMUTziIrLxK4HrVKw/143.641/
Il concetto che acquisisce trazione da Wall Street alla City di Londra è semplice. I limiti delle emissioni di biossido di carbonio saranno necessari per mantenere gli aumenti della temperatura a 2°C, secondo gli scienziati del clima il massimo consigliabile. Senza tecnologie per catturare i gas di scarico della combustione di combustibili fossili, la maggior parte dei depositi di petrolio, gas e carbone conosciuti dovrebbero rimanere sottoterra. Una volta raggiunto quel punto, diventano immobilizzati. Coi rappresentanti di più di 190 paesi riuniti per discutere le regole climatiche a Lima, l'argomento per cui bruciare tutto il petrolio, gas e carbone conosciuti del mondo distruggerebbe l'atmosfera si sta spostando oltre il regno dell'attivismo ambientalista.
Fonte: Warner Bros. via Everett Collection Wile E. Coyote.
Vendere tutto
La Storebrand ASA (STB), una società di servizi finanziari scandinava che gestisce 74 miliardi di dollari di beni, ha annunciato lo scorso anno che avrebbe disinvestito da 19 società di combustibili fossili. Quell'elenco da allora si è allargato a 35, includendo 15 produttori di carbone, 10 di sabbie bituminose e 10 società di servizi che usano prevalentemente carbone. “E' stata una decisione legata alla finanza e al clima e si è tenuto in considerazione i beni immobilizzati” ha detto al telefono da Oslo Christine Torklep Meisingset, a capo degli investimenti sostenibili della Storebrand. “Le società che si specializzano in progetti ad alta intensità di carbonio sono molto vulnerabili alle politiche climatiche ed ai cambi di regolamentazione”. L'ex vive presidente degli Stati Uniti Al Gore paragona i combustibili fossili di oggi ai mutui subprime del decennio passato che hanno innescato la crisi globale del credito. Il loro valore “è basato su un assunto altrettanto assurdo”, in particolare la nozione che tutto il petrolio, gas e carbone conosciuti verranno consumati. “Gli investitori che non hanno ancora fatto i conti col problema delle immobilizzazioni sono come la classica scena dei cartoni animati di Willy il Coyote, dove il coyote corre oltre il bordo del burrone, continuando a muovere le gambe per un bel po' prima che la gravità faccia il suo lavoro”, ha detto Gore al telefono da Nashville, Tennessee. “Ci sono investitori la fuori le cui gambe si stanno muovendo a mezz'aria”.
Foto: Daniel Acker/Bloomberg Petrolio del Nord Dakota.
Big Oil
Le major dell'energia come Exxon Mobil Corp. (XOM), Chevron Corp. (CVX), Royal Dutch Shell Plc (RDSA) e Glencore Plc (GLEN) dicono di non essere preoccupate dai beni immobilizzati perché la domanda sta crescendo e i combustibili fossili saranno il solo modo per soddisfare quei bisogni in modo economico ed affidabile per i decenni a venire. Anche mentre i prezzi del petrolio sono diminuiti nettamente, alcuni operatori e regolatori stanno prendendo nota dei rischi dell'esposizione dei combustibili fossili. La EON SE, la più grande società di servizi e il secondo più grande inquinatore, ha detto ieri che scorporerà la sua flotta di centrali vecchie e sporche e i pozzi petroliferi per concentrarsi sull'energia rinnovabile. Qualche ora dopo, una lettera del governatore della Banca d'Inghilterra Mark Carney ad un comitato parlamentare dichiarava che aveva istruito il proprio personale per esaminare se perdite considerevoli da parte di carbone, petrolio e gas immobilizzati potessero danneggiare le banche, gli investitori, le compagnie di assicurazione e il resto del sistema finanziario.
Decisione più forte
“E' probabile che il mondo rafforzi la sua decisione sul cambiamento climatico”, ha detto in un'intervista via email Nicholas Stern, un membro della camera alta del Regno Unito, la House of Lords, ed ex capo economista della Banca Mondiale. “Gli investimenti in combustibili fossili dovrebbero essere visti come un'attività piuttosto rischiosa”.
Foto: Jonathan Alcorn/Bloomberg L'ex vice presidente degli Stati Unit Al Gore paragona i combustibili fossili di oggi ai mutui subprime che hanno innescato la crisi globale del credito
Qualsiasi rischio per gli investitori si svilupperebbe per molti anni. Una squadra di scienziati climatici riuniti presso le Nazioni Unite stima che il cosiddetto bilancio del carbonio, una quantità teorica di carbonio che può essere bruciata senza oltrepassare la soglia dei +2°C, permetterà all'uso dei combustibili fossili di continuare ai tassi attuali fino al 2033. A quel punto, però, solo dal 15 al 30% delle attuali riserve recuperabili saranno state consumate, ha detto la squadra il mese scorso, lasciando la maggior parte dei combustibili fossili conosciuti immobilizzati.
‘Potenziale sopravvalutato’
L'industria non è d'accordo. La BP quest'anno nel suo rapporto sulla sostenibilità ha detto che il concetto di carbonio non bruciabile “sopravvaluta l'impatto finanziario potenziale” sul valore degli esploratori di petrolio. La Shell ha detto che l'aumento della domanda proteggerà il valore dei propri beni. La Exxon ha detto a marzo agli investitori attivi di essere “sicura” che nessuna delle proprie riserve sia in pericolo di diventare immobilizzata. L'amministratore delegato della Chevron John Watson, in un'intervista del 30 settembre, ha affrontato il problema con sicurezza: “Resteremo nell'affare dei combustibili fossili per lungo tempo”, ha detto. Mark Lewis, un analista della Kepler Cheuvreux SA di Parigi, stima che un percorso verso i +2°C significherebbe mancati introiti per le società di petrolio, carbone e gas per un totale di 28 trilioni di dollari nei prossimi due decenni.
Quale minaccia? Come analista di società di servizi di un'altra banca, anni fa, Lewis ha chiesto alle società elettriche come avrebbero combattuto la minaccia alla proprie flotta di centrali a carbone da parte dell'eolico e del solare. Quale minaccia? Hanno risposto. Le società petrolifere “stanno negando esattamente allo stesso modo in cui lo facevano le società di servizi tedesche 10 anni fa”, ha detto Lewis. “Non solo non avevano capito che la rivoluzione rinnovabile stava arrivando, ma la avevano liquidata a priori”. La generazione di elettricità tradizionale in Europa è stata spremuta quando i governi europei hanno sovvenzionato e dato priorità all'energia eolica e solare per tagliare le emissioni di carbonio. Le due più grandi società di servizi tedesche, RWE AG ed EON, hanno entrambe perso circa i tre quarti del loro valore dal picco del 2008. La riferimento tedesco, l'indice DAX, ha guadagnato più del 20% da allora. Lothar Lambertz, un portavoce di RWE e Markus Nitschke, portavoce di EON, hanno entrambi citato le rinnovabili come dannose per i profitti delle centrali elettriche alimentate a combustibili fossili in Germania. Le due società stanno chiudendo o mettendo sotto naftalina 19.000 megawatt di centrali a carbone o a gas in quattro anni, citando ragioni che includono le regolamentazioni sull'inquinamento dell'aria.
Carbonio non bruciabile
Le società di servizi tedesche sono “in ginocchio”, ha detto Lewis. “Queste cose possono succedere molto più rapidamente di quanto si pensi”. Quando gli analisti della Carbon Tracker Initiative hanno scritto a Londra sul bilancio del carbonio in un rapporto del 2012 chiamato “Carbonio non bruciabile”, ciò ha catturato l'attenzione dell'ambientalista statunitense Bill McKibben, cofondatore di 350.org, che si batte per combattere il riscaldamento globale. McKibben ha cominciato a mobilitare gli studenti per fare gruppi di pressione universitari per disinvestire le proprie dotazioni dai combustibili fossili, proprio come avevano sottratto fondi dal Sud Africa dell'era dell'Apartheid. La decisione di Storebrand di disinvestire mostra come il concetto di beni immobilizzati e preoccupazioni generali per l'ambiente si possano intrecciare. Le promesse di disinvestimento di 181 istituzioni a 656 singoli individui rappresentano più di 50 miliardi di dollari di beni, ha detto la Arabella Advisors con sede a Washington in settembre. E' una goccia nell'oceano in confronto a più di 5 trilioni di dollari di valore del mercato globale di oltre 2.000 società di petrolio, carbone e gas, secondo i dati compilati da Bloomberg. Quelle società hanno debiti a lungo termine che assommano a circa 2 trilioni di dollari.
‘Fallimento politico'
“Il piano è quello di non far fallire l'industria dei combustibili fossili. Non possiamo farlo”, ha detto McKibben. “Il piano è quello di farli fallire politicamente. Quando istituzioni onorate fanno questo tipo di cose, ciò indebolisce la loro legittimità”. Le istituzioni che optano per disinvestire ora comprendono l'Università di Stanford in California e il The Rockefeller Brothers Fund, costruito coi profitti della Standard Oil Co. “Il mondo è cambiato quando la famiglia Rockfeller decide che disinvestiranno dai combustibili fossili”, ha detto ieri a Lima l'alto diplomatico dell'ONU Christiana Figueres. Molti altri stanno discutendo di uscirne. All'Università della California, il funzionario in capo degli investimenti Jagdeep Baccher sta rivedendo la strategia di investimento del portafoglio di 91 miliardi di dollari della scuola, di cui circa il 10% è investito in combustibili fossili. Non ha ancora incluso o escluso il disinvestimento e sta considerando strategie più ampie per investire in tecnologie per ridurre il carbonio.
Debolezza dell'argomentazione
“Abbiamo pensato ai beni immobilizzati e al bilancio del carbonio: siamo tutti d'accordo che c'è un rischio”, ha detto Baccher. “Come si può ignorare il problema?” Ha detto di aver cercato consiglio da Gore. La più grande debolezza dell'argomentazione dei beni immobilizzati sta nel suo assunto centrale che il mondo adotterà delle politiche per limitare l'aumento di temperatura a 2°C. Il Programma Ambientale dell'ONU stima che per soddisfare quell'obbiettivo, le emissioni annuali non devono superare le 44 gigatonnellate nel 2020. Gli attuali impegni per ridurre le emissioni le abbasserebbero soltanto da 52 a 54 gigatonnellate. La IEA stima che il pianeta sia sulla buona strada per scaldarsi di 3,6°C. Gli investimenti in rinnovabili devono quadruplicare ad una media di 1,6 trilioni di dollari all'anno fino al 2040 per soddisfare l'obbiettivo di +2°C, ha detto il capo economista della IEA Fatih Birol. La conferenza nella capitale del Perù è progettata per portare ad un accordo climatico a Parigi il prossimo anno e che entrerebbe in vigore nel 2020, sostituendo il Protocollo di Kyoto del 1997, che stabiliva obbiettivi solo per i paesi ricchi. Qualsiasi cosa accada ai limiti del carbonio, il modo migliore conosciuto per la salvezza dell'industria dei combustibili fossili sta in un approccio tecnologico elusivo chiamato cattura e stoccaggio del carbonio, che comporta la cattura delle emissioni di carbonio ed il loro immagazzinamento permanente sottoterra. Ciò permetterebbe di continuare a bruciare petrolio, gas e carbone, ma attualmente esistono solo una dozzina di questi siti in tutto il mondo, a causa dei loro alti costi. L'inazione che c'è stata finora rende necessarie politiche più drammatiche negli anni a venire per evitare di superare la soglia dei +2°C. Limiti più rigidi costituirebbero dei pericoli ancora maggiori per l'industria energetica convenzionale e ed i loro tesori sotterranei. “Prima o poi ci sarà un diffuso riconoscimento che molti dei beni non verranno mai bruciati”, ha detto Gore.