di Marco Sclarandis
È ritornata la car-upola.
Un po’ auto e un po’ casupola.
Chiunque segua l’avventura della Eolo, la vetturetta ad aria, compressa però, ideata da un ingegnere francese ormai oltre un decennio fa, può legittimamente avere la sensazione di trovarsi a seguire se non un’odissea almeno una saga.
Di certo, l’idea fondamentale di muoversi spinti dalla semplice aria fresca, letteralmente parlando, anche se di purezza aleatoria, dipende dal luogo da cui viene pompata, è meritoria ed attraente allo stesso tempo.
Ma come in tutte le fiabe, c’è un orco in agguato, è se non è un orco, è una strega o una sfilza di trabocchetti, messi da qualche maligno che potresse essere pure defunto, ma non il suo operato, ancora perfettamente funzionante.
Non essendo pagato da nessuno, tanto meno dalla fabbrica italiana del mezzo in questione, non intendo fare pubblicità sia favorevole o contraria alla Eolo, che devo per forza nominare.Sarebbe ridicolo alludervi con labirinti di parole.
Ciò che mi preme di dire è che a causa di ineluttabili leggi termodinamiche, non c’è da aspettarsi da questa automobilina delle entusiasmanti prestazioni.Quando si accumula per compressione del gas e l’aria, notoriamente è una miscela di gas vari, una parte dell’energia adoperata nella compressione si trasforma in calore, che è praticamente impossibile da recuperare del tutto, e molto difficile da recuperare in gran parte.
Chi vuole per curiosità, diffidenza , pignoleria o sana sete di conoscenza, può trovare in rete tutte le spiegazioni fisico-matematiche che chiariscono in modo definitivo il perché di questo impossibile se non difficile recupero.Quindi, l’efficienza della Eolo, è necessariamente bassa, paragonabile alle vetture elettriche con accumulatori al piombo-acido, (vedi: http://www.aspoitalia.it/documenti/bardi/eolo.html) quelli che tutti conosciamo per averne uno sotto il cofano dell’automobile a gas detonanti, come i vapori di benzina e gasolio.Cioè “l’auto”
Detto ciò, tutto il resto viene di conseguenza come il conto in pizzeria dopo una lauta cena.
Che si chiami Eolo, Atmos, Brezza, Zefiro o Respiro, (ma non venga in mente a qualcuno di di chiamarla “Rantolo” anche se richiama i sette nani) qualsiasi mezzo che si muova in condizioni tipiche del traffico urbano, e sia mosso da aria accumulata e necessariamente compressa, ha e avrà delle prestazioni che sono una modesta imitazione di quelle a cui da oltre un secolo ci ha abituato l’auto mossa da un motore endotermico, “l’auto”, qualunque sia il combustibile adoperato.
Potrebbe allora essere la Eolo la garibaldina ribalda di una epocale rivoluzione dei trasporti urbani, suburbani, e planetari?
In teoria, ma avrebbe dei seri concorrenti.Che con tecnologie più complicate avrebbero però vantaggi decisamente superiori, e con tecnologia molto meno complicate vantaggi almeno equivalenti.
Auto e scooter ibride ed elettriche, bici e pure tri-quadricicli e monopattini elettrici, oltre che a ordinari pedali.
Ma, ed è forse la considerazione più importante, è la mobilità individuale ma in massa che ha bisogno d’una rivoluzione.Tutta questa frenesia di muoversi per andare in luoghi dove non ci sarebbe nessuna necessità di recarsi è la strega cattiva della fiaba.Un conto è il viaggio, un altro lo spostamento che nella splendida parola francese si chiama “routine” ovvero “piccola strada”.Vorremmo sempre avere la cosidetta botte piena e la moglie ubriaca, o ancora meglio dal punto di vista femminile, il marito sobrio che non ricorra mai alle botte, e quindi avere un mezzo che vada bene sia per il Tour il “grande viaggio” che per la “routine” la quotidiana piccola trasferta.
Nell’inevitabile rivoluzione, già in atto e già evidente proprio in Italia, crescerà un serraglio di automezzi che porteranno le giungle cittadine ad assomigliare a quelle delle epoche premotorizzate.
E qualche pressaerociclo vi scorrazzerà allegramente.
Ma i tre orchi inesorabili che sono i tre principi della termodinamica non saranno incatenati, ma solo appena ammansiti e sempre in agguato.
E nemmeno Eolo può soffiarli via.
È ritornata la car-upola.
Un po’ auto e un po’ casupola.
Chiunque segua l’avventura della Eolo, la vetturetta ad aria, compressa però, ideata da un ingegnere francese ormai oltre un decennio fa, può legittimamente avere la sensazione di trovarsi a seguire se non un’odissea almeno una saga.
Di certo, l’idea fondamentale di muoversi spinti dalla semplice aria fresca, letteralmente parlando, anche se di purezza aleatoria, dipende dal luogo da cui viene pompata, è meritoria ed attraente allo stesso tempo.
Ma come in tutte le fiabe, c’è un orco in agguato, è se non è un orco, è una strega o una sfilza di trabocchetti, messi da qualche maligno che potresse essere pure defunto, ma non il suo operato, ancora perfettamente funzionante.
Non essendo pagato da nessuno, tanto meno dalla fabbrica italiana del mezzo in questione, non intendo fare pubblicità sia favorevole o contraria alla Eolo, che devo per forza nominare.Sarebbe ridicolo alludervi con labirinti di parole.
Ciò che mi preme di dire è che a causa di ineluttabili leggi termodinamiche, non c’è da aspettarsi da questa automobilina delle entusiasmanti prestazioni.Quando si accumula per compressione del gas e l’aria, notoriamente è una miscela di gas vari, una parte dell’energia adoperata nella compressione si trasforma in calore, che è praticamente impossibile da recuperare del tutto, e molto difficile da recuperare in gran parte.
Chi vuole per curiosità, diffidenza , pignoleria o sana sete di conoscenza, può trovare in rete tutte le spiegazioni fisico-matematiche che chiariscono in modo definitivo il perché di questo impossibile se non difficile recupero.Quindi, l’efficienza della Eolo, è necessariamente bassa, paragonabile alle vetture elettriche con accumulatori al piombo-acido, (vedi: http://www.aspoitalia.it/documenti/bardi/eolo.html) quelli che tutti conosciamo per averne uno sotto il cofano dell’automobile a gas detonanti, come i vapori di benzina e gasolio.Cioè “l’auto”
Detto ciò, tutto il resto viene di conseguenza come il conto in pizzeria dopo una lauta cena.
Che si chiami Eolo, Atmos, Brezza, Zefiro o Respiro, (ma non venga in mente a qualcuno di di chiamarla “Rantolo” anche se richiama i sette nani) qualsiasi mezzo che si muova in condizioni tipiche del traffico urbano, e sia mosso da aria accumulata e necessariamente compressa, ha e avrà delle prestazioni che sono una modesta imitazione di quelle a cui da oltre un secolo ci ha abituato l’auto mossa da un motore endotermico, “l’auto”, qualunque sia il combustibile adoperato.
Potrebbe allora essere la Eolo la garibaldina ribalda di una epocale rivoluzione dei trasporti urbani, suburbani, e planetari?
In teoria, ma avrebbe dei seri concorrenti.Che con tecnologie più complicate avrebbero però vantaggi decisamente superiori, e con tecnologia molto meno complicate vantaggi almeno equivalenti.
Auto e scooter ibride ed elettriche, bici e pure tri-quadricicli e monopattini elettrici, oltre che a ordinari pedali.
Ma, ed è forse la considerazione più importante, è la mobilità individuale ma in massa che ha bisogno d’una rivoluzione.Tutta questa frenesia di muoversi per andare in luoghi dove non ci sarebbe nessuna necessità di recarsi è la strega cattiva della fiaba.Un conto è il viaggio, un altro lo spostamento che nella splendida parola francese si chiama “routine” ovvero “piccola strada”.Vorremmo sempre avere la cosidetta botte piena e la moglie ubriaca, o ancora meglio dal punto di vista femminile, il marito sobrio che non ricorra mai alle botte, e quindi avere un mezzo che vada bene sia per il Tour il “grande viaggio” che per la “routine” la quotidiana piccola trasferta.
Nell’inevitabile rivoluzione, già in atto e già evidente proprio in Italia, crescerà un serraglio di automezzi che porteranno le giungle cittadine ad assomigliare a quelle delle epoche premotorizzate.
E qualche pressaerociclo vi scorrazzerà allegramente.
Ma i tre orchi inesorabili che sono i tre principi della termodinamica non saranno incatenati, ma solo appena ammansiti e sempre in agguato.
E nemmeno Eolo può soffiarli via.