mercoledì 9 ottobre 2013

Fabbriche di catastrofi


Longarone il giorno successivo alla catastrofe (foto tratta dal libro  “Sulla pelle viva” )

Di Silvano Molfese

Il Vajont può essere preso come emblema di una catastrofe artificiale. La diga fu costruita dalla SADE pensando ai milioni di kWh che si sarebbero aggiunti alle altre centrali idroelettriche gestite da questa grande impresa. Il 9 ottobre del 1963 franò il monte Toc. La frana fu cosi grande da causare quasi duemila morti, la distruzione di Longarone e di altri centri abitati nonché una duratura perdita di boschi e pascoli. Come accadde una tragedia cosi grande?

Si potrebbe spiegare il disastro dicendo che la realtà geologica del monte Toc fu oscurata, agli occhi dei progettisti, dai potenziali profitti della diga sul Vajont. Al contrario, gli abitanti di Erto e Casso, in prevalenza contadini, sapevano che il terreno poteva franare. Fin dall’inizio Tina Merlin seguì le vicende legate alla costruzione della diga e sostenne i diritti e le argomentazioni dei montanari di Erto Casso.  Tina Merlin fece una costante e documentata denuncia dei gravi rischi che le comunità del Vajont correvano; figlia di contadini, era una giornalista comunista e l’argomento fu preso a cuore da un partito politico: in Italia, nel clima della guerra fredda, il rischio della frana fu considerato anche come una presa di posizione partitica.  

L’energia idroelettrica è una fonte rinnovabile; comunque è bene rammentare anche gli altri elementi dell’ecosistema soprattutto quando gli impianti sono mastodontici (*). I contadini di Erto e Casso vedevano nelle montagne il sostentamento per se e per il loro bestiame, sebbene in condizioni dure,  ed erano consapevoli che il “Toc, monte malato; Salta, monte che trema.” (Merlin, 2000)

Nella mente dei progettisti di quella grande impresa, la SADE, invece svaniscono gli abitanti della valle; nella diga vedono solo la produzione di elettricità: tanta energia tanti incassi.  Con l’energia elettrica lavorano le industrie e noi italiani siamo poveri di energia rispetto agli altri paesi dell’Europa industriale: adesso possiamo produrcela da soli! E poi sempre più spesso anche in Italia i contadini possono diventare operai ed avere il mensile, anche loro possono maneggiare più soldi e permettersi l’elettricità in casa.

“Fra l'energia solare naturale - che è la vita dell'ecosistema - e la tecnologia solare ci sono di mezzo le strategie dei tecnocrati, sulla cui saggezza è bene avere dubbi.”  ( Sertorio, 2002). Una grande impresa come la SADE, per gli investimenti che realizzava, godeva di forti sovvenzioni pubbliche, aveva acquistato un giornale ed inoltre aveva legami molto forti con i centri decisionali dello Stato: quando l’Ing. Desidera, capo del Genio Civile di Belluno, cercò di far rispettare le leggi dello Stato bloccando i lavori della diga, venne rimosso da Belluno nel giro di ventiquattro ore! (Merlin, 2000)

“La grande impresa è un prodotto degli uffici legali, non della natura.  …  Profitti e perdite per loro sono solo profitti e perdite, e questo non perché siano dirette da cattive persone, niente affatto: il calcolo finanziario è semplicemente parte integrante degli atti che conferiscono status legale alle imprese. Come dire, fa parte del loro sistema operativo. …  Questo sistema conosce solo limiti interni, di ordine finanziario; rendiconti periodici, richieste di azionisti e creditori e cose del genere. Elementi che, abitualmente, spingono a distruggere la natura, non a usarla con parsimonia.”  (Rowe, 2008)

Le dimensioni della SADE sono ben poca cosa quando si fa il confronto con le società petrolifere: queste usufruiscono di sovvenzioni pubbliche, possiedono azioni dei media, allacciano rapporti con i centri degli apparati statali a livello mondiale! Il dramma del Vajont, per quanto grande, fu locale. Oggi un grande rischio per l’umanità intera viene dalla combustione di carbone, petrolio e metano. L’ industria petrocarbonifera, nonostante le numerose evidenze scientifiche, per diversi decenni ha cercato in tutti i modi di nascondere la realtà: e cioè che concentrazioni sempre crescenti di biossido di carbonio in atmosfera comportano un aumento di eventi meteorologici estremi, della desertificazione e conseguente scarsità di cibo per la popolazione mondiale. Se continuiamo di questo passo le conseguenze saranno globali e prolungate nel tempo per molte generazioni a venire.

Sono due visioni del mondo opposte: la civiltà contadina guarda la realtà nel suo insieme pensando al futuro; l’attuale società industriale, fondata sull’uso di combustibili fossili, è portatrice di una visione riduzionista. Una visione miope conduce alla morte della nostra civiltà.

(*) Mario Silvestri faceva notare che la diga di Assuan in Egitto “   bloccando il defluire consueto del limo contenuto nell'acqua del Nilo, ha reso più sterili le acque stesse, meno pericolose da bere, ma più povere di fertilizzanti per l'agricoltura. Così parte dell'energia elettrica ricavata dallo sbarramento è utilizzata per produrre concimi artificiali, con i quali fertilizzare i terreni un tempo fertilizzati naturalmente dal limo. E la produzione di fertilizzanti si porta dietro la sua scia di veleni chimici, difficili da abbattere.” (Silvestri, 1988)


Bibliografia

Merlin T. , 2000 . – Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso del Vajont, 61, 167.
Rowe J. , 2008. – I beni comuni: un’economia parallela. -  State of the World 2008.  Edizioni Ambiente, 318
Sertorio L., 2002 . -  Storia dell’abbondanza. Bollati Boringhieri, 99
Silvestri M., 1988 . - Il futuro dell’energia. Bollati Boringhieri, 129