Di Silvano Molfese
E’ diffusa l’idea che in Calabria faccia ed abbia fatto sempre molto caldo: ciò è vero sulla costa in estate. Ma in realtà, sull'arco montano calabro un tempo la neve rimaneva perlomeno quattro mesi all'anno come ci raccontano i viaggiatori del passato.
Il 6 marzo scorso ho presentato questa ricerca storico-letteraria al circolo culturale Augusto Placanica (CZ) cominciando con la definizione di clima per la quale rimando ad alcuni siti come www.sdasr.unict.it/.../EA_2_... Attraverso questa raccolta di brani letterari, che partono dalla fine del 1700 fino ai primissimi anni del XX secolo, ritengo sia possibile fare un confronto con il clima attuale.
Inizio con l’edizione critica curata da Augusto Placanica del “Giornale di viaggio in Calabria” scritto nel 1792 da Giuseppe Maria Galanti (Società editrice Napoletana, 1982). Augusto Placanica fece un notevole lavoro di ricerca storica ricostruendo fin nei dettagli i documenti prodotti quasi due secoli prima da Galanti.
“Dopo la Rotonda si passa il fiume fornito sopra di un buon ponte. Questo fiume divide la Basilicata dalla Calabria. Si sale dolcemente sugli Appennini per lungo tratto, ed in questa salita si stava lavorando per la costruzione della nuova strada. Salito gli Appennini si trova un vasto piano detto Campotenese. È tutto cinto di monti che sono le cime degli Appennini. Vi è un convento di Cappuccini (questo convento non è sulla strada), i quali hanno l'obbligo di suonare la campana quando vi è neve ed i venti formano de' vortici e de' turbini. Spesso vi resta nell'inverno gente seppellita sotto la neve. Vi si potrebbero formare de' villaggi. È senza acque, sebbene formi una conca cinta di alti monti carichi di neve.” (13 aprile, p. 98 -99)
Auguste De Rivarol, 1817 - Nota storica sulla Calabria – Managò Editore – pag. 50
“La strada che conduce da Rotonda a Castrovillari è importante per Campotenese, una piccola pianura su un pendio elevato, soggetta a frequenti tormente di neve e ai rigori dell'inverno anche in piena estate. Gli antichi avevano segnalato questo terribile passo, che credevano abitato da uno spirito maligno, tanto che quando citavano un luogo di difficile accesso aggiungevano, come per un sinistro presagio, aderit genius Temesis (*).”
(*) Comparirà lo spirito di Temesa
Horace Rilliet - Colonna mobile in Calabria - Rubbettino, 2008
( Sabato 2 ottobre – pag. 70-71 )
E’ la testimonianza del 1852 di un ufficiale medico svizzero, Horace Rilliet, arruolato nell’esercito borbonico, che descrive un tratto della strada per Campotenese nel comune di Morano (CS):
“La strada è fiancheggiata da ogni lato da alti piloni in muratura destinati, a non crederci, a indicare in inverno il tracciato della strada che in questa stagione è completamente immersa nella neve come quella del San Bernardo o del Sempione.”
Eugenio Arnoni, 1874 - La Calabria illustrata - pag. 314 - 315
“ Nel punto più alto siede Campotenese, … Nell’ampia distesa di ben 7408 chilometri, nel cui mezzo è la strada maestra, due lunghe righe di colonnette, messe là in bell’ordine, a circa 30 metri l’una dall’altra, attirano gli sguardi del passaggiero. Vi furon collocate per additare la via che, in tempo d’inverno, per lo più va coperta di alto strato di neve.
Ivi l’uomo più di una volta è costretto a contrastare con gli elementi congiurati tra loro: deve lottare con piogge stemperate, coi venti più impetuosi, col più nero degli uragani, con le più infuriate tempeste, coi fulmini, coi tuoni, e con tutto quanto altro l’uomo si può immaginare di nefando.
Ivi, la forza gigantesca dei venti, spezzata o rattenuta dagli alti monti circostanti, sbuffa impetuosamente e romoreggia tra le nubi torreggianti, mugghia fra le titaniche creste dirupate, gagliardamente sibila tra le forre, avvalla monti di neve, ne costruisce di nuovi, e … quanti passaggieri non restan vittime inconscie di quella furia infernale!? … “
Foto n. 1 - Dallo Spiazzo Cappella del Carmine il 4 Gennaio 2013
Significativa è la testimonianza di Duret De Tavel, che, in quanto ufficiale dell’esercito di occupazione napoleonico, rimase per tre anni consecutivi in Calabria. Ho riportato questo brano per evidenziare che a quell’epoca, anche se in condizioni straordinarie, la percezione della dura realtà era condivisa tra uomini di differente estrazione sociale.
Duret De Tavel 1807 – 1810 Lettere dalla Calabria - Rubbettino Editore 1985 Cosenza 6 dicembre 1807 Pag. 9-11
La mattina del 2 dicembre.
“Dopo di che il battaglione si inoltrò nelle gole dell'alta montagna di Campotenese, la cui sommità era coperta di neve e di nebbia. Man mano che avanzavamo, una pioggia freddissima sferzava le nostre membra già intirizzite per l'attraversamento del torrente; alla pioggia si unì ben presto un vento gelido; e arrivati su un vasto altipiano che corona la montagna, scoppiò una tremenda tormenta.
Avanzammo dunque con molta fatica, lottando contro un vento violento che ci sbatteva sul viso un nevischio sottile e penetrante. Molti soldati, esausti, vinti dal freddo, caddero stremati e rimasero morti sulla neve senza che fosse possibile portare loro alcun soccorso.
Inoltre, l'avanzare della notte rendeva la situazione più critica. Infine, dopo aver lottato per tre ore contro la morte, raggiungemmo l'altro versante di questa funesta montagna, da dove attraverso un ripido pendio discendemmo ben presto nella pianura. ……L'ufficiale che comandava la scorta ci disse che …. Il giorno dopo, attraversando le montagne, trovò ventidue soldati del nostro battaglione morti sulla neve. “
28 maggio 1808 pag. 48
“Quante perdite abbiamo subito prima di conoscere questo clima mille volte più omicida del ferro dei briganti! “
San Giovanni in Fiore 26 ottobre 1809 pag. 94
“… poiché San Giovanni in Fiore può essere considerata la Siberia della Calabria. La stagione comincia a diventare terribile in questa regione montuosa, dove una densa nebbia e, ben presto, abbondanti nevicate ci terranno nel più triste isolamento, separati dal resto del mondo.”
Cosenza 5 febbraio 1810 (pag. 97-98)
“Il 21 gennaio partii con settantaquattro uomini azzoppati, la maggior parte dei quali, non essendo in grado di camminare, cavalcava degli asini.
La mia carovana si mise in cammino alle nove del mattino. Pioveva da molto tempo. …. Fui quindi obbligato a far sistemare il distaccamento in aperta campagna. La pioggia, violenta, non cessava di cadere e fu impossibile accendere qualche cespuglio, il solo combustibile a nostra disposizione.
Così, circondati da torrenti insuperabili, bagnati fino alle ossa, intirizziti dal freddo e sprovvisti di viveri, passammo una lunga e terribile notte di sofferenze, specie i miei soldati, parecchi dei quali avevano febbri ostinate e delle ferite non ancora cicatrizzate. Mettemmo in comune tutto il pane per dividercelo tristemente e attendemmo il giorno che sembrava rifiutarsi alle nostri voci.”
Una testimonianza sul clima della Sila si trova nella relazione che Zurlo fece per i Borboni ( “Dello Stato della Regia Sila liquidato nel 1790 da Giuseppe Zurlo Giudice della Gran Corte della Vicaria” Napoli – dalla Stamperia Nazionale, 1862).
Nel primo volume, comincia con la “Descrizione geografica della Regia Sila”
“ …Per una singolarità sorprendente l’elevate montagne, che vi si distinguono, sono una certa divisione fabbricata dalla natura tra le due opposte stagioni dell’inverno e dell’estate, non conoscendosi in tal luogo né la primavera né l’autunno.
La stagione de’ bei giorni vi ha cortissima durata, perché comincia dopo il mese di giugno, ed a guisa della terra situata sotto i tropici quella delle nevi succede dopo la metà di settembre. Da quella parte dell’anno in poi le nubi tirate dal sole dal grembo de’ due mari Jonio verso Levante, e Tirreno verso Ponente, e spinte con violenza da venti contro le montagne medesime, si aprono e si sciolgono in piogge accompagnate da frequenti tempeste, in guisa, che dopo le prime acque si veggono subito per la rigidezza del clima ricoperte di neve.”
Norman Douglas, Vecchia Calabria – Giunti-Martello,1978 – pag. 331, reduce da viaggi effettuati in Calabria tra il 1907 ed il 1911 descrive la Grande Sila :
“L’aria di queste alture è vibrata e pungente: qualche anno fa, in cima al Monte Nero nel'ultima settimana di agosto, non riuscimmo a far sciogliere al sole un blocco di neve offertoci da un pastore quale contributo al nostro pasto.”
Lo scrittore Corrado Alvaro ne “La Calabria – Libro sussidiario di cultura regionale” (scritto nel 1925 - Carabba Editore), riporta tra i proverbi del mese di novembre due detti che fanno riferimento al clima locale:
“Per San Clemente (23 novembre) il verno mette un dente”
“Per Santa Caterina (25 novembre) la neve alla collina”. Pag. 27
Più avanti, quando Alvaro descrive il paesaggio di dicembre si legge:
“ Il tempo è divenuto rigido; sui monti ha già nevicato. Arrivano nella pianura folate di neve.” Pag. 46
Achille Curcio – La Catanzaro degli Altri - Fucina Jonica, 1989
Calendario storico Catanzarese - p. 169
24 gennaio 1600
... tanto in Catanzaro quanto in tutte le marine circonvicine
cadde tanta neve che la meno era di 8 palmi ed in alcune parti
fu osservata di 10 palmi; morì gran bestiame e nelle campagne
si perderono tutti i seminati».
Luigi Settembrini (in La Catanzaro degli Altri, pag. 43)
“Io le voglio un gran bene a quella città di Catanzaro … La città è sita sovra un monte in mezzo della Calabria: dietro le spalle le van sorgendo altri monti sino alla gran giogaia della Sila, che di verno si vede coperta di neve, e su la neve sorgono nereggianti i pini: dinanzi le sta un vastissimo terreno ondulato di colline che sono sparse di giardini, di orti, di case, di vigne di oliveti, d’aranceti …”.
Foto n. 2 – Scattata dal centro di Catanzaro il 31 gennaio 2013
Astolphe De Custine – Lettere dalla Calabria 1812 pag. 85
Reggio Calabria, 14 giugno, alle nove di sera
“Tra tutte le montagne che si scorgono da Reggio, l'Etna è la sola che si presenti davvero con una maestà stupefacente. ….
Tutto il lato settentrionale della montagna verso Taormina è coperto di neve, anche se siamo in questo periodo dell'anno!”
G.M. Galanti -25 Maggio 1792
“La situazione di Reggio è amenissima sotto di un cielo felice. La terra è sterile ma abbondante di acque eccellenti colle quali s'inaffiano gli agrumi, per cui vi danno un gran prodotto.” (p. 209)
H. Swinburne - A cavallo in Calabria tra antiche rovine Da Montegiordano a Reggio - 6-22 maggio 1777
“I dintorni di Reggio sono incantevoli …Feci parecchie bellissime passeggiate sulla spiaggia. Dovunque si pratichi un buco nella sabbia, anche se a un passo dal mare, vien fuori gorgogliando dell'acqua dolce e fresca.” (p. 101)
Da Reggio Calabria a Napoli - 8-22 febbraio 1778 Da Nicastro sulla strada per Cosenza
“Le montagne formavano una delicata curva su ambedue i lati racchiudendo una pianura ricca delle migliori varietà dei prodotti della natura.
Una corona di monti più bassi correva in linea perpendicolare verso sud, salendo per gradi fino a perdersi nelle cime nevose dell'Aspromonte.” (p. 128)
Memorie Geognostiche – Geografiche sulle Calabrie. Note di viaggio del Prof. Gerhard vom Rath , pubblicazione del 1874, pag. 65
Il prof. Gerhard vom Rath , geologo, fece un viaggio di studio in Italia nel 1871 e nel 1872.
“Veduta da Messina, la vetta dell’Aspromonte si presenta quale una imponente piattaforma, coperta fino a tutto Maggio completamente di neve. Quelle montagne si abbassano verso la spiaggia di Reggio, con leggere pendenze, interrotte da un terrazzo.”
Fortunato Lupis-Crisafi – Da Reggio a Metaponto – Tipografia del commercio, 1905
“Passate le gallerie si presenta allo sguardo una pianura con bella e pittoresca vallata, che insieme al fiume, che la percorre, si chiama Laverde, …Non a torto ha così nome questa valle, perché essendo abbondante d’acqua in tutti i mesi dell’anno è sempre verde.” (pag. 77)
“A poca distanza si presenta la vallata del Bonamico, bella come quella del Laverde ma più maestosa, perché in fondo da un lato ha Montalto, coperto di nevi da novembre a giugno, e dall’altro i contrafforti delle montagne di Platì, che a semicerchio vanno ad unirsi ad Aspromonte” (pag. 80)
Michele Tenore, Luigi Petagna e Giovanni Terrone. Una spedizione botanica in Calabria - ( dal 3 al 16 luglio 1826 )
Alla punta del Cucuzzo arriviamo a mezzo giorno. Calva e denudata di ogni vegetazione è quella vetta del monte, e tutte le dirupate falde occidentali e meridionali sottoposte.
Poco al di sotto ad essa, dal lato Nord-Ovest, gli avanzi della regione boscosa formano alcune macchie, presso le quali si cavano le fosse per le conserve della neve. (10 luglio - pag. 79)
Dal movimento che regna in questo Capoluogo, dalla folla della gente che ne percorre le principali strade, e dalla quantità di ben forniti magazzini, e di eleganti botteghe da caffè e da sorbetti, che vi sono squisitissimi, niuno potrebbe persuadersi, che Cosenza non conti che soli 8 mila abitanti; … (11 luglio 1826 - pag. 89)
Riporto anche un brano sul clima sociale dell’epoca.
Alle 4 partiamo da Morano, dirigendoci a Lagonegro. Per circa tre miglia ascendiamo sempre per guadagnare la vetta del monte; sul cui fianco è stata praticata questa diabolica strada. Così arriviamo all'alto piano di Campotenese.
Sul primo ingresso del medesimo, un posto di Gendarmeria, ed alcuni miserandi avanzi di malfattori, a pubblico esempio ivi collocati, ci rammentano quanto per l'addietro ai viaggiatori funesto sia stato questo luogo.”
(Mercoledì 13 luglio - pag. 93)
Foto n. 3 - Ghiaccioli
Fino agli anni ’60 del secolo scorso, nei paesi della fascia pedemontana e di alta collina, in inverno era normale vedere i ghiaccioli pendere dai tetti delle case.
Foto n. 4 - Palazzo di giustizia nel 1937 (Catanzaro)
( da “Cara Catanzaro” a cura di Beppe Mazzocca e Antonio Panzarella - Rubbettino )
Foto n. 5 - Palazzo di giustizia: aprile 2013 (CZ)
In Italia, nei decenni passati, grazie alla disponibilità di energia fossile a buon mercato, spuntarono come funghi numerosi edifici ben più alti rispetto al passato. All'epoca il petrolio aveva resa energetica, EROEI, molto elevata, da 50 a 100 (1).
Per un palazzo di cinque piani si può calcolare grosso modo l’energia necessaria a costruire un solo pilastro: ci vogliono 172 kg di petrolio e si immettono ben 520 kg di CO2 nell'atmosfera! (*) . Le rese energetiche dei combustibili fossili stanno diventando sempre più basse: ne consegue che per fare le identiche costruzioni con l’energia fossile, il sistema nel complesso consumerà più petrolio con relativo inquinamento da CO2 .
Figura n. 1 – Convergenza di limiti. Nel riquadro ho aggiunto anche la popolazione.
(Modificata da Ian T. Dunlop “Climate change: what it means in terms of Energy” - Future of Energy and the interconnected Challenges of the 21 century – University of Basel 19 October 2011)
Figura n. 2 – (da: http://ugobardi.blogspot.it/2012/07/la-grande-reazione-chimica-vita-e-morte.html)
Nella figura n. 2 ho evidenziato con la freccia rossa il pericolosissimo livello del CO2. A proposito dei livelli di biossido di carbonio (CO2) in atmosfera, Bardi commenta così: “La perturbazione portata nel sistema è molto grande ed estremamente rapida, se confrontata con qualsiasi evento accaduto nella storia passata della Terra.”
Volendo seguire l’estensione della superficie glaciale artica segnalo il sito:
da cui ho ricavato il grafico sottostante.
Figura n. 3 - Mar Glaciale Artico: estensione del ghiaccio.
Foto n. 6 – Miniera di diamanti con diametro di circa mezzo km.
Questa foto, tratta dal libro “La Terra svuotata” di Ugo Bardi, è un esempio di ciò che abbiamo preso dal sottosuolo inquinando la biosfera: i suoli fertili, l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo. L’energia per fabbricare l’autovettura media nel 1997, limitandoci ad alcuni minerali, era pari a 595 kg di petrolio: oltre quattro barili di petrolio. (2)
Figura n. 4 - Una fitta rete stradale (R. Paone).
Come si vede dalla cartina (figura n. 4 ) il reticolo stradale è molto capillare.
Se la larghezza media delle strade fosse di soli 6 metri, la superficie sottratta all’agricoltura sarebbe sufficiente ad alimentare annualmente oltre 37 mila persone.
Figura n. 5 – La rete ferroviaria in Calabria (R. Paone).
Ci sono numerosi doppioni stradali, soprattutto lungo le coste, nonostante siano attivi i collegamenti ferroviari. Su due binari ferroviari viaggiano in una ora tante persone quante su sedici corsie autostradali. (3)
Note e bibliografia
(figure 4 e 5 elaborate dal Dott. Raffaele Paone - Servizio Agropedologia ARSAC)
(*) Per il pilastro in calcestruzzo armato alto 15 m ho calcolato una base quadrata, lato di 0,3 m ; massa volumica di 2500 kg per metro cubo; di cui calcestruzzo 2350 kg ed un consumo energetico di 0,863 MJ/kg (ripreso da: Sawin J.L. e Hughes K. , 2007 . Dare energia alle città. State of the World 2007. Edizioni Ambiente , 211.). Per i rimanenti 150 kg di ferro ho considerato un dispendio di energia pari a 22 MJ/kg : in totale 5328 MJ per mc; la densità energetica del petrolio 41,9 MJ/kg .
Per il petrolio greggio ho usato l’indice di emissione di CO2 pari a 3,037 .
I quantitativi dei principali minerali usati nell’auto tipo e, tra parentesi, l’energia di produzione specifica (da La Terra svuotata, pag. 90):
di acciaio sono 693 kg (22 MJ/kg); di rame: 8,6 kg (48 MJ/kg ); di alluminio: 42,8 kg (211 MJ/kg ); di piombo: 9,1 kg (26 MJ/kg).
Ho considerato una superficie di 6.780 ettari, una prudenziale resa media del frumento pari a 22 quintali /ettaro ed un consumo pro-capite annuo di 4 quintali come cereali.
(1) Bardi U. , 2011. – La Terra svuotata. Editori Riuniti, 195
(2) Lombard P.L. e Molocchi A. 2000 – Produzione, esercizio e smaltimento dei mezzi di trasporto: i costi ambientali e sociali. Franco Angeli, 114-115.
(3) O’Meara Sheehan M., 2001 .Ottimizzare i trasporti. State of the World 2001. Edizioni Ambiente , 149- 173.