venerdì 14 giugno 2013

Rotta di collisione

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR

di Antonio Turiel

Cari lettori,

In un post recente concludevo che uno dei problemi più grandi che abbiamo è l'incapacità di fare un progetto intelligente fin dal primo momento ed al posto di questo adottiamo soluzioni evoluzionistiche. Ciò che facciamo, pertanto, è adottare soluzioni che qui e ora vanno bene anche se non andranno bene in futuro e quando le circostanze cambiano e i problemi emergono. Così, facciamo variazioni a partire dalle soluzioni vigenti per trovare nuove soluzioni che affrontino il nostro problema in modo soddisfacente. Tale approssimazione, per quanto logica possa apparire, ci può portare solo verso un'inevitabile collisione contro uno scoglio che si trova alla fine della catena evoluzionistica che abbiamo seguito. E se avessimo potuto vedere il problema nel suo complesso avremmo potuto scegliere un'altra soluzione seguendo una direzione del tutto diversa. 

Questo tipo di logica evoluzionistica (o meglio, di fuga in avanti) è presente in molti problemi che affrontiamo oggi con la tecnologia. Introduciamo tecnologie che risolvono i problemi senza renderci conto che quelle stesse tecnologie introducono altri problemi, per i quali proponiamo più tecnologia e così di seguito, fino a che non ci scontriamo contro i limiti del nostro ingegno e delle risorse disponibili. Questo problema è compreso all'interno del cosiddetto Principio delle Conseguenze  Inaspettate, che è stato introdotto dal sociologo Robert Merton il secolo scorso. Vediamo ora un esempio pratico.  

Sappiamo che ad oggi c'è un grave problema col diesel: la produzione del diesel potrebbe essere giunta al suo massimo nel 2008 perché, nonostante questi surrogati del petrolio che chiamiamo “altri liquidi” siano riusciti a dissimulare la caduta della produzione di petrolio greggio, il fatto è che per fare diesel manca il petrolio greggio e inoltre la miscela usata per raffinare il diesel deve avere una certa percentuale di petrolio leggero, del quale ce n'è sempre di meno (l'Iran non lo produce già più, il Venezuela molto poco e in Arabia Saudita comincia a scarseggiare). Tutto ciò ha fatto sì che la produzione di diesel ne stia già risentendo. Alcune raffinerie nel mondo occidentale stanno facendo grandi investimenti per adattarsi alla mancanza di petrolio leggero ed agli alti costi della materia prima e dell'energia (vedete qui un esempio nel Regno Unito), mentre molte altre raffinerie chiudono direttamente (potete trovarne un elenco su questa pagina Web). Insomma, il finalmente riconosciuto arrivo del peak oil ha generato molti effetti non lineari nel nostro mondo complicato, fra questi la chiusura di raffinerie e la diminuzione anche maggiore dell'accesso ai combustibili. 

Uno degli aspetti riconosciuti che hanno reso più grave questa crisi del diesel è lo storico cambiamento delle auto a benzina con auto diesel in Europa durante gli ultimi due decenni. Tale movimento ha risposto ad una logica evoluzionistica, di mercato: dato che in modo naturale si produceva una certa quantità di diesel nelle raffinerie e il diesel da trazione è più economico della benzina, in modo naturale il mercato ha avuto la tendenza a trovare un posto al carburante relativamente più abbondante ed economico; il diesel. Come vedete, tutta logica evoluzionistica e tutto libero mercato. 

Tuttavia, per le ragioni spiegate prima, l'arrivo del picco del diesel è stato anticipato rispetto a quello del picco della benzina ed ora ci rende conto dell'errore di aver fomentato tale 'dieselizzazione' massiccia del parco automobilistico. Arrivati a questo punto, cosa possiamo fare? Tornare alla benzina non è facile: i motori diesel non sono compatibili con la benzina e forzare un cambiamento massiccio di veicoli privati nel bel mezzo di una crisi che sta giustamente portando ad una caduta delle vendite di auto, non sembra né facile né molto popolare. D'altro canto, lasciare che il libero mercato regoli questa situazione non è a sua volta la migliore opzione, visto che il trasporto su gomma e le macchine in generale usano lo stesso tipo di gasolio. Stiamo già avendo problemi col trasporto su strada, che sta collassando a causa degli alti costi di trasporto e della caduta della domanda di prodotti per permettere che si aggravi ancora di più e finisca per far schizzare l'inflazione, cosa che porterebbe una maggior caduta del consumo e l'aggravamento della crisi. Insomma, siamo giunti ad una strada senza uscita. Qualsiasi opzione che venga scelta provocherà molte conseguenze sgradevoli. Stiamo andando nella direzione di una collisione inevitabile. 

Rispetto a questo problema, è significativa l'evoluzione del governo francese. A metà dello scorso hanno c'è stato un certo sommovimento e dibattito pubblico all'interno dei mezzi di comunicazione sulla convenienza di accantonare il diesel, almeno nelle grandi città. Secondo la relazione ripetuta come un mantra dai media gallici, un nuovo rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Salute ratificava quanto nocivi fossero per la salute i gas di scarico dei motori diesel e ciò apriva il dibattito “urgente” sulla necessità di cambiare. In realtà, si sa da vari decenni che i motori diesel sono più inquinanti di quelli a benzina, nonostante le numerose e significative migliorie fatte nella sua ingegneria. Dall'altra parte, in Francia come nell'insieme dell'OCSE (e non parliamo della Spagna), il traffico su ruota è diminuito, come conseguenza della crisi, il che riduce relativamente l'urgenza di questo dibattito (almeno da un punto di vista politico; il tema dell'inquinamento da diesel è certamente serio ed avrebbe dovuto essere affrontato seriamente molti anni fa). Pertanto, da più l'impressione che questo dibattito, spronato dai media, obbedisca alla necessità di passare alla cittadinanza la necessità di disfarsi del diesel anche se i motivi reali di questa necessità svengono presentati camuffati. 

Quasi un anno dopo, il governo francese continua ancora a sfogliare la margherita, senza sapere tanto bene dove andare. Sanno di volersi disfare del diesel, ma all'interno del governo gallico ci sono sensibilità contrapposte e nessuno è in grado di proporre un piano realistico e fattibile per realizzare questo abbandono. Tale empasse ha portato alcuni a prendersi gioco della soppressione radicale del diesel in Francia (ridicola rispetto a quella di cui io stesso mi sono fatto eco). Nel frattempo, la disponibilità di diesel continua a diminuire, si prevedono nuove chiusure di raffinerie quest'anno e la situazione è sempre più frenetica... ma non si fa un solo passo avanti. 

Un governo debitamente informato avrebbe avuto 40 anni per anticipare questo problema e la società avrebbe potuto adattarsi gradualmente e con un certo successo. Tale strategia è quella conosciuta come “progettazione intelligente”: si guarda il problema nella sua globalità e si progetta la risposta migliore, con un monitoraggio costante del risultato. Tuttavia, la strategia che abbiamo seguito è quella della risposta evoluzionistica: continuare a dare risposte ai problemi che si presentavano man mano, uno per uno, fino ad arrivare ad una strada senza uscita (come quello che si potrebbe presentare ora in Venezuela ed Egitto). E' la strategia del breve periodo, del beneficio immediato. E' il prodotto della logica di ciò che chiamiamo libero mercato (anche se in realtà è mercato naturale, come abbiamo già discusso). 

La strategia evoluzionistica può essere paragonata ad una scala che costruiamo aggiungendo un piolo alla volta, una scala che continuiamo a salire senza nessuna garanzia di arrivare concretamente da nessuna parte. E a volte queste scale finiscono improvvisamente, facendoci precipitare nel vuoto. Questo succede anche con l'evoluzione delle specie, che a volte arriva a punti morti e le specie associate si estinguono. Qui si vede, ancora una volta, la logica perversa di imporre una certa concezione del darwinismo alla sfera sociale, cioè che la selezione del più adatto in ogni momento non è una garanzia di successo, ma che a volte lo è di un fallimento totale e definitivo. La cosa più crudele di questo fallimento totale – l'estinzione – è che è il coronamento di una lunga serie di successi. 

Se vogliamo sopravvivere come specie, se vogliamo dare una continuità all'esperimento umano, dobbiamo provare a superare la logica del breve termine ed affrontare i problemi globalmente. Tutta le gente che propone piccole toppe (questa nuova fonte di energia qui, questa nouva fiscalità qua...) per “risolvere il problema” non si rende conto che la chiave è “ripensare il problema”. E il primo passo è dire la verità, cruda, in faccia. Il secondo, passare all'azione

Saluti.
AMT

11 commenti:

  1. R Ripensare il problema . comincerei sottraendo in toto e direttamente le accise sui carburanti dalla busta paga dei dipendenti pubblici e pensionati che hanno lavorato nel pubblico investendo le risorse liberate in smart g r i d s; grave poi che si accenni alla presunta pericolosità per l'uomo del diesel, visto che comunque ha una efficienza termodinamica del 30 % contro il 20% del benzina e servirà sempre il biodiesel per alimentare i mezzi agricoli, cui sarà sufficiente a far fronte; visto poi che c m q 1/3 di noi è destinato a sviluppare una neoplasia fatale come ogni mammifero, visto il nostro metabolismo piuttosto veloce e la scelta compiuta 400 milioni di anni fa di respirare ossigeno a livello intracellulare con produzione degli ioni perossido e super ossido altamente cancerogeni, come sottolinea L o v e l o c k a più riprese la nocività del diesel va a farsi friggere e c m q rilascia meno c o 2 del benzina essendo più efficiente..Insomma in questo post si accenna ad un problema condivisibile dopo aver nominato tante false strade che portano alla direzione opposta alla soluzione...Andiamo bene !..<Sappiamo tutti che la mobilità individuale di massa è spacciata nel medio breve termine...Allora dirottiamo risorse pubbliche dai servizi pubblici, principalmente dallo stipendio di chi ci lavora, alle reti urbane ibride treno-tram ...Nel frattempo r u m o r s che il Giappone ,molto simile a noi per struttura sociale, possa fare default entro l'anno...Prima si dimezza il pubblico dei servizi, più imprese che esportano ( e che ci consentono di importare idrocarburi) salviamo...Più si aspetta più aumentano le probabilità di un azzeramento del pubblico dei servizi su scala nazionale...

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  2. il maresciallo dei CC mi disse 3 anni fa che non abbiamo da preoccuparci più di tanto , perchè a Roma ci sono dei cervelli. A vedere le rivolte che ci sono state penso che un pò di ragione ce l'avesse. Basta avere pazienza , tanta pazienza.

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  3. “Se vogliamo sopravvivere come specie, se vogliamo dare una continuità all'esperimento umano, dobbiamo provare a superare la logica del breve termine ed affrontare i problemi globalmente. Tutta le gente che propone piccole toppe (questa nuova fonte di energia qui, questa nouva fiscalità qua...) per “risolvere il problema” non si rende conto che la chiave è “ripensare il problema”. E il primo passo è dire la verità, cruda, in faccia. Il secondo, passare all'azione”

    Ringrazio AMT per quest’ ottima sintesi (sui vari links sopra) con la quale mi trovo completamente d’accordo.
    Alla fine del link “ripensare il problema” lui dice: “Por terminar: que no haya solución no quiere decir que no haya esperanza. Lo que quiere decir es que tenemos que ser más inteligentes que de costumbre. Creo firmemente que si se explica a la sociedad lo que pasa la gente lo acabará por aceptar y pedirá lo que es razonable: planificar, racionar, optimizar, proteger a los sectores más débiles, etc.
    Quindi a me e’ sembrato che AMT stesse dicendo che almeno in senso generale una soluzione secondo lui c’e’, ed e’ appunto di “planificar, racionar, optimizar, proteger a los sectores mas debiles, etc.”

    E credo riassume anche molto bene il primo passo (dire la verita, cruda, in faccia) cosi’: “Insistere sulla dinamica dei mercati, sull'importanza delle variabili macroeconomiche, sulle opportunità di investimento, eccetera, occulta un fatto fondamentale, come dice il rapporto di Tullett Prebon: (il quale secondo me vale la pena di esser letto da capo a fondo) “L'economia è solo il linguaggio; il contenuto è l'energia netta”. Tutta le parole vuote ripetute in maniera acritica dai media, tutti i germogli verdi, l'austerità necessaria per riprendere la crescita, il miglioramento della produttività, il contenimento dei salari, i tagli all'assistenza sociale e la maggior parte delle misure, non sono riuscite a tirarci fuori dalla crisi; al contrario, dopo quasi sei anni ci vediamo sempre più immersi in essa. Semplicemente perché la crisi è una crisi di risorse, perché non ci può essere crescita senza crescita del consumo di petrolio, carbone, rame, acciaio... Il risparmio e l'efficienza non hanno senso in un'economica alla quale serve la crescita e ciò che qualcuno smette di sprecare lo consuma un altro, perché c'è un incentivo economico a consumarlo… CONTINUA SOTTO…

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  4. (maggiore produzione, migliori prodotti...). Se non cambiamo il sistema economico con un altro che consideri che le risorse sono finite e che l'economia è un sottosistema del mondo naturale, allora siamo perduti.”
    Il suo prossimo (secondo) passo “passare all’azione” cosi’ come lo ha espresso e’ comunque utile ma per ora ancora troppo poco chiaro e specifico secondo me.

    Cioe’ e’ vero che non e’ affatto certo che non vi siano alternative fattibili al sistema attuale….Ma non e’ nemmeno molto chiaro come si potrebbe arrivare ad un sistema alternativo partendo da quello attuale. Rimane molto lavoro da fare (sia lavoro intellettuale che lavoro pratico) sulla transizione e sulle sue modalita’ pratiche e concrete, e purtroppo non rimane molto tempo per farlo.
    “No es cierto que no haya alternativas viables al sistema actual. Sí que las hay, y no son -como tantas veces se presume en las discusiones- los corruptos y fallidos sistemas comunistas de los países del Este durante el siglo XX. Son sistemas económicos basados en el no crecimiento, en la estabilidad, en la sostenibilidad. Son los paradigmas desarrollados por la Economía Ecológica, o la escuela de la Economía del Estado Estacionario, o tantas otras. Aún hay mucho aprendizaje que hacer, pero los fundamentos teóricos son claros: la economía es parte de la ecología, del mundo físico en el que nos movemos, y tanto insumos como externalidades deben ser propiamente contabilizados”.

    D’accordo ma una cosa sono i vari paradigmi precedenti che potrebbero essere delle ottime alternative e delle buone mete a cercare di raggiungere per la societa’ attuale. Ma come dice AMT… “aun hay mucho apendizaje que hacer” . Cioe’ rimane ancora molto da imparare, e direi anche che sia tutt’altra cosa come realizzare (e non solo concepire) i paradigmi precedenti in tempo…. partendo dall’ attuale contesto politico, economico, mediatico ed intellettuale il quale purtroppo non sembra affatto propizio ad una tale trasformazione. (almeno per adesso) Quindi meglio cercare di imparare il necessario il piu velocemente possible e passare all’azione al piu’ presto ricordando che “sbagliando si impara” ma che non c’e neanche troppo tempo per fare troppi sbagli se si vogliono evitare cose davvero spiacevoli –per ora- sempre piu’ probabili.

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  5. Voy a pedir derechos de autor ;)

    Ahora en serio: me honra, y mucho, que me republiquéis tanto.

    Abrazos,
    Antonio

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    1. Estimadissimo Antonio......Te republiqueis tanto porque no tengo mucho mas a anadir yo mismo. (de verdad no tengo nada a anadir). Pero creo que la parte "accion" necesita mucho mas elaboracion de parte de alguien. Podria ser tu, u otros, pero alguien. (las primeras dos partes son super claras) Y es mucho mas facil seguir el filo logico que ya explicaste bien, que tratar de desarrollarne un otro yo. Y los derechos de autor son TUYOS sin duda ! (por lo menos aprendi a leer a seis anos, y si algunos otros lograron lo mismo, quizas que esto nos SALVARA')....

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    2. mmh, entonces, soy yo lo que tiene que pagarles... (espero sean baratos) :-)

      Para mi, siempre es un gran placer, y una manera de abrir los ojos aun mas.

      Gracias, Antonio.

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  6. per ora le economie emergenti ci lasciano campare con le nostre macchine, anche tre o quattro a famiglia e altri lussi, perchè hanno ancora bisogno di noi per vendere le loro cagate di prodotti di cui molti inutili, che se ne potrebbe anche fare a meno. Dopo potrebbero anche decidere di farci morire di fame. Potrebbero salvarci i vari ombrelli NATO e USAIRFORCE, ma comunque nel giro di pochi anni dovremo scordarci la maggior parte delle inutilità che sono la nostra vita, forse anche questa tastiera. Non penso che i vari governi mondiali siano d'accordo nel far spezzare la schiena dei loro sudditi per un tozzo di pane o una ciotola di riso al giorno, mentre qui si folleggia spingendo la carrozzina di una novantenne invalida e paralizzata, però super assistita e ampiamente provvista di ogni tipo di aiuto, grazie al welfare petrolifero. Il fatto che abbiano cominciato dai giovani a ridurre gli aiuti è sintomatico. Così nel giro di pochi anni i novantenni si toglieranno di torno e non saranno sostituiti da nuovi superassistiti. Il problema dei lussi finirà da sè e chi rimarrà tirerà la cinghia. Ovviamente la colpa sarà del mercato e di quei pochi politici che, in cambio di un cospicuo benservito, ci metteranno la faccia e il rischio di essere linciati. I cacasotto si sono già tolti di mezzo. Sì, la nave è in rotta di collisione e i timonieri hanno già decisa la rotta.

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  8. Quello che sta già provocando un cambiamento drammatico della vita di miliardi di persone, in ogni parte del mondo, è l'avidità di alcune decine di milioni di persone.
    E tra questi milioni,l'avidità patologica di alcune decine di migliaia.

    Molti di questi, riescono pure a farsi passare per mecenati, filantropi e benefattori e ci vuole un incrollabile desiderio di verità e una faticosa applicazione della conoscenza e del ragionamento ben fatto per smascherarli.Senza necessariamente nominarli, basti pensare a tutti quelli che vorrebbero proseguire a oltranza l'estrazione dei combustibili fossili, nel nostro fragile paese.

    Le tecniche di persuasione e di propaganda sono al massimo della sofisticazione e della potenza, ma appunto per questo il loro declino è ormai iniziato.

    Lo si vede in Italia a proposito del mercato delle automobili e delle case.Quando si è distrutto il desiderio di comprare qualcosa, sia pure indispensabile o ragionevolmente utile, ossessionando il cliente in ogni modo, nemmeno se questo ha il denaro compra, figuriamoci quando non ne ha.

    Se si aggiunge a tutto ciò l'inoccultabile evidenza dei danni che un mostruoso consumismo continua a produrre, danni che sono in definitiva sofferenza e morte altrimenti evitabili, il cambiamento catastrofico non può essere che in atto ed in aumento.

    Ma in questa accezione, catastrofico significa benigno, perchè quando ogni misura distruttiva è colma, lì inizia la ricostruzione.
    Un esempio molto concreto è l'autodistruzione che la classe politica italiana ha quasi compiuto in mezzo secolo.

    Siamo pericolosamente prossimi alla necro-archia, fatta di persone che in cambio di una breve stagione di fasti e privilegi sono disposti a trascinare il nostro paese in un lunghissimo evo di dolorosa regressione.

    Eppure, milioni di Italiani, se non fossero indotti incessantemente a fare il proprio danno, cambierebbero abitudini, e anche più in fretta di quello che sembrerebbe possibile.

    Nessuna legge è stata ancora varata per ridurre l'immondo spreco di cibo, e se mi sbaglio ed è stato fatto, pen poca pubblicità, questa volta lodevole, ne ha accompagnato il varo.

    Solo l'impoverimento di una gran parte della popolazione ha provocato la diminuizione di tale spreco.
    E per sopramercato, molti cominciano a capire che ridurre tale spreco provoca pure dei vantaggi in altri aspetti dell'esistenza, come la possibilità di ripristinare l'uso di terreno per il mantenimento della biodiversità.
    Quindi, il tempo della ignava speranza sta per finire.
    Comincia, anzi prosegue, quello della coraggiosa azione.

    Marco Sclarandis



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  9. Il caso PRISM insegna che qualcuno si prepara a "passare all'azione", anche se non come vorremmo:

    ...why have Western security agencies developed such an unprecedented capacity to spy on their own domestic populations? Since the 2008 economic crash, security agencies have increasingly spied on political activists, especially environmental groups, on behalf of corporate interests. This activity is linked to the last decade of US defence planning, which has been increasingly concerned by the risk of civil unrest at home triggered by catastrophic events linked to climate change, energy shocks or economic crisis - or all three.
    Just last month, unilateral changes to US military laws formally granted the Pentagon extraordinary powers to intervene in a domestic "emergency" or "civil disturbance".

    http://www.guardian.co.uk/environment/earth-insight/2013/jun/14/climate-change-energy-shocks-nsa-prism

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