martedì 19 febbraio 2013

Il Canto del Gallo

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR





Guest Post di Antonio Turiel

- In fin dei conti - dico - se la Francia ha invaso il Mali è per l'uranio, lo sai, no?
- Certo che si. Lo sanno tutti

Cadeva la notte, fredda, piovosa e scura, sopra Bordeaux. Mi ritrovai a guardare il mio amico, e una volta capo. Lui guardava per terra, poi proseguì con voce tranquilla

- La Francia ha 89 centrali nucleari, 59 di loro sono commerciali. L'83% dell'elettricità è di origine nucleare. Non possiamo fare a meno dell'uranio.

Non ho detto niente e abbiamo continuato a camminare. Sono vissuto per diversi anni in Francia e ho capito allora come interpretare questa curiosa dimostrazione di cinismo e pragmatismo con il quale i Francesi alla base accettano certe forme di azioni barbariche che il loro governo commette in nome de “La France” .

                                                                           * * * * *

Da alcune settimane la Francia è in guerra. Diverse migliaia di soldati e decine di mezzi blindati sono stati inviati rapidamente al fronte di battaglia in Mali. Obbiettivo: evitare l'avanzata del fronte islamico che si è ribellato nel nord del paese dopo la caduta di Gheddafi in Libia e il suo timore è che il paese si trasformi in un nidi della Jihad che minacci il mondo occidentale. O questa almeno è, grosso modo, la spiegazione ufficilale.

Gheddafi si è mantenuto al potere grazie ad unità mercenarie formate a partire dalle tribù Tuareg del deserto e, alla caduta del dittatore libico, questi mercenari, con addestramento e attrezzatura militare, si sono rifugiati dai propri cugino della sponda del Mali. In Mali e in Niger da molti anni, periodicamente, si sono ribellati gruppi armati che rivendicavano migliori condizioni di vita per i Tuareg; questa volta, tuttavia, le loro capacità militari erano sensibilmente maggiori. In poco più di un anno, i Tuareg hanno preso il controllo di due terzi del paese, senza che l'esercito del Mali, debole e corrotto, potesse fare granché per fermarli: Che il problema abbia il carattere di guerra civile lo evidenzia anche che non poche unità dell'esercito del Mali siano passate dall'altra parte e mostra anche che il governo del Mali non ha l'appoggio incondizionato della sua popolazione. Di fatto, prima che la Francia cominciasse i bombardamenti l'11 gennaio entrambe le fazioni avevano concordato un cessate il fuoco e stavano negoziando un accordo di pace. Tuttavia, la Francia ha preteso di presentare il conflitto interno come una battaglia per la democrazia è contro l'integralismo islamico ed ha organizzato una coalizione di paesi africani come forza di difesa per non apparire come la vecchia colonialista che interferisce con gli affari della sua ex colonia. Ha persino ottenuto una risoluzione dell'ONU per giustificare l'intervento. L'appoggio dei suoi alleati, tuttavia, è stato tiepido. Più di qualche parola di appoggio degli Stati Uniti e alcuni aerei da carico dei suoi alleati europei, la Francia si ritrova da sola a lottare in Mali, mentre le forze della coalizione africana non arrivano. Il fatto è che la Francia ha cominciato a dispiegare le proprie truppe senza aspettare nessuno, ritrovandosi di fronte alla possibilità che il governo del Mali cadesse che i gruppi Tuareg andassero al potere.

Cosa spinge in questo modo la Francia in Mali? Non è né il petrolio né il gas, materie prime delle quali la quantità potenzialmente sfruttabile nel paese non sono significative e che si possono ottenere più facilmente in altri luoghi. Non sono nemmeno i metalli preziosi dei quali il paese è ricco. No. Ciò che spinge la Francia ad agire in questo momento è l'uranio, in una doppia prospettiva, a breve e a lungo termine. A lungo termine, lo sfruttamento delle miniere di uranio del Mali sarà fondamentale per saziare la fame gallica del materiale sopra il quale fa perno tutto il suo modello industriale e del quale vanno spesso orgogliosi, visto che considerano l'energia nucleare autoctona (nonostante che il combustibile di base, l'uranio, si prenda fuori dal paese). Le quantità di uranio sono significative ma non grandiose (si pensa che a Falea ci siano 5.000 tonnellate di uranio naturale, l'equivalente di 10 ricariche – una ogni 18 mesi – di una centrale nucleare di 1 GW) e che addirittura non sia finita la fase di esplorazione. Tuttavia, queste miniere future saranno imprescindibili un domani. A breve termine, tuttavia, la cosa per cui il Mali è cruciale è per il trasporto dell'uranio del Niger – da non confondersi con la Nigeria. Questo sì è fondamentale per l'industria francese: un terzo dell'uranio che consuma la vecchia metropoli proviene dal territorio del Niger. E le risorse di uranio del Niger sì che sono importanti, fra le maggiori al mondo:


La Francia ha subito molti contrattempi in Niger che, come il Mali, è una sua vecchia colonia. Neglia anni, i governi del Niger sono stati docili ed hanno permesso lo sfruttamento del proprio uranio a basso prezzo e senza che si dovesse assumere i danni ambientali – la maggioranza delle miniere è a cielo aperto – che questo generava, degradando le condizioni di vita del popolo del Niger, che è stato sottomesso “manu militari” quando è stato necessario. Ciò ha generato rivolte frequenti, scioperi e difficoltà crescenti per lo sfruttamento delle miniere a causa delle persecuzioni armate da parte dei gruppi separatisti vicino alla frontiera col Mali. Di fatto, alcuni esperti opinano che dietro alla precipitazione dell'azione francese ci sia la necessità di rafforzare la sicurezza delle miniere e i fatti lo confermano direttamente.

Alle difficoltà di sfruttare l'uranio del Niger, da qualche anno si è aggiunta una competizione sul campo con la Cina, che ha ottenuto alcune concessioni minerarie in Niger e che espande rapidamente le sue operazioni in quel paese. Incapace competere con un paese tanto potente, la compagnia francese Areva ha optato per cercare collaborazione in alcuni progetti minerari, anche nel tentativo di abbassare i costi. Questo perché la risorsa di cui ha tanto disperatamente bisogno la Francia è sempre più scarsa, cara e pericolosa da sfruttare e in più adesso la deve condividere.

Tutta questa penuria dei nostri cugini d'oltralpe sta in un contesto generale su scala mondiale per nulla lusinghiero: l'uranio sta diventando raro e scarso. Al momento, si sta verificando una relativa stagnazione della sua estrazione: secondo i dati della Associazione Nucleare Mondiale il 2012 è il secondo anni di seguito durante il quale l'estrazione mondiale di uranio è diminuita (54.660 tonnellate nel 2010, 54.610 nel 2011 e 5.221 nel 2012). Anche se tali oscillazioni nella produzione sono frequenti nei dati storici ed il disastro di Fukushima ha diminuito lievemente la domanda di uranio, continua ad esserci una differenza considerevole fra l'uranio estratto e quello consumato, il quale è stato finora coperto riusando l'uranio delle testate nucleari russe smantellate, secondo il programma Megatons to Megawatts. Sfortunatamente, il programma scade proprio quest'anno, il 2013, e non verrà rinnovato, quindi ci si aspetta un deficit di uranio e si preconizza uno scenario di problemi di fornitura piuttosto serio; forse l'arrivo precipitoso del temuto picco dell'uranio. Ed è in questo mercato sempre più teso dell'uranio che la Francia si sta giocando la sua raison d'être.

Questa guerra della Francia è un'altra delle guerre per le risorse, simile ad altre precedenti e ad altre che la seguiranno. La sola cosa che la differenzia e sicuramente a quelle che seguiranno è il grado di disperazione dell'aggressore. La Francia industriale che è risorta con forza nel ventesimo secolo, ora agonizza. Il suo stato finanziario non è così buono come si pensa e probabilmente sarà preda degli stessi avvoltoi che non hanno smesso di osservare la Spagna, anche se adesso si finge il contrario. La Francia si gioca una parte importante della sopravvivenza del suo modello industriale nell'assicurarsi la fornitura di uranio del Niger e del Mali. Se ora fallisse, il vacillante tessuto economico e industriale francese non potrà permettersi un'altra guerra. Questa guerra è il canto dell'orgoglioso gallo francese. Forse l'ultimo.

Saluti, AMT

13 commenti:

  1. Basare lo sviluppo e la crescita senza limiti (la politica di sostegno alla crescita demografica dei francesi è suicida e li annullando velocemente il piccolo parte di biocapacità residua, se ricordo bene unico paese degli industrializzati / consumisti ad averne mantenuta in Europa) è folle.
    L'uranio è una risorsa limitata: quando sarà finito come gestiranno il problema? Con l'utopia (in realtà a leggere attentamente le osservazioni di Paolo Lambardi la distopia dell'energia illimitata da fusione, un vero e proprio incubo per i sistemi viventi e per Gaia).
    Non solo guerre per il petrolio ma per le risorse in genere.
    E i francesi sono i primi responsabili dell'assassinio di Gheddafi e di aver distrutto uno stato laico e civile, progredito, una sorta di Svezia del mondo arabo per il petrolio, con la giustificazione falsipocrita della democrazia (quale?) da bombardare in casa d'altri.
    Folli ed energumeni che tentano di risolvere presunti problemi creandone di peggiori. A partire dall'uranio e dal poblema-senza-soluzione di cui è il primo anello.
    Non male, eh!?

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  2. Peccato, dal titolo pensavo si parlasse dell'ecat!
    Citando il verdetto di un famoso e illustre scienziato ricercatore del dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna: "Se canta come un gallo, se raspa come un gallo... c’è buona probabilità che sia un gallo!"

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    1. L' "E-Gallo"? Ancora non lo avevo sentito nominare!

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    2. ma come non lo avevi sentito? Con un chicco di granturco riscalda una casa tutto l'inverno o se uno preferisce ci fa con due chicchi 100.000 km con l'auto.

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  3. La Francia si gioca una parte importante della sopravvivenza del suo modello industriale nell'assicurarsi la fornitura di uranio ...

    Solo la Francia e solo per l'Uranio?

    Interessante a proposito della disponibilità residua delle materie prime la tabellina che riporto qui sotto e che ho copio-incollato da un articolo del blog Vita nel Petrolitico .


    "Le depletion di singoli minerali (estraibili e/o processabili) aggiornate al 2009 sono le seguenti:
    - indio (12 mesi - stock non significativi)
    - piombo (3 - 13 anni)
    - argento (8 - 30 anni)
    - antimonio (11 - 30 anni)
    - uranio (17 - 60 anni)
    - tantalio (18 - 162 anni)
    - rame (33 - 60 anni)
    - oro (32 - 45 anni)
    - cromo (38 anni)
    - nickel (45 anni)"

    L'articolo riporta anche un aggiornamento sulle riserve, alla fine del 2011 e non é incoraggiante. Anzi é nettamente peggiorativo.

    Possibile che si continui a tenere la testa sotto la sabbia e ci si rifiuti di riconoscere dove stiamo andando?

    La meta finale é GUERRA GLOBALE dove non si salverà nessuno.

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    1. visto che vengo citato, mi cito con i dati più aggiornati... a parte una rivalutazione delle riserve di piombo (se ne usa di meno e se ne è ritrovato un po' di qua e di là') il mondo è sempre più in riserva... quel che manca sempre di più è proprio l'uranio, ma anche l'oro primario e l'importantissimo RAME stanno esaurendosi in miniera....

      "Faccio un aggiornamento sulle riserve, alla fine del 2011, in base agli ultimi dati dell'USGS**. ...quante sorprese dopo solo tre anni... ero anche troppo ottimista... tra parentesi quadra gli anni di riserve e produzione teoricamente guadagnati o realmente persi dall'agosto 2009:

      - indio (riserve sconosciute)
      - piombo (18 anni) [+5 anni]
      - argento (21 anni) [-9 anni]
      - antimonio (10 anni) [-20 anni]
      - uranio (33 anni) [-27 anni]
      - tantalio (151 anni) [-11 anni]
      - rame (42 anni) [-18 anni]
      - oro (19 anni) [-26 anni]
      - cromo (20 anni) [-18 anni]
      - nickel (44 anni) [-1 anno] "

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  4. Ci sono grandi e serii errori all'inizio del post. La Francia non dispone di 89 centrali nucleari per produzione di energia elettrica, ma di 19 centrali con 58 reattori attivi. 1 solo nuovo reattore nucleare è in costruzione. La costruzione di un ulteriore (Penly) è stata abbandonata nel 2012 dopo tre anni di pianificazioni.
    Detto questo, esistono alcune decine di altri reattori minori che non producono energia e consumano ben poco carburante. La Francia non ha invaso il Mali, ne' tanto meno è vera questa frase "In fin dei conti se la Francia ha invaso il Mali è per l'uranio, lo sai, no? - Certo che si. Lo sanno tutti". Le cause dell'intervento militare in Mali sono molteplici, l'uranio ne fa certamente parte, cosi' come la produzione petrolifera o quella di litio o l'interesse strategico per controllare zone da cui si prelevano risorse di primaria importanza e ad un costo ridottissimo, ma non dobbiamo dimenticare che l'era nucleare è in declino anche in Francia. Tutti i nuovi progetti sono bloccati e l'unico che "avanza" (Flamanville) è un disastro finanziario quasi senza precedenti in Francia con ritardi e contrattempi tecnici immani. Inoltre tutto il parco nucleare, a detta dei rapporti più o meno velati o parziali della Corte dei Conti francese, se dovrà essere smantellato secondo i capitolati porterà lo Stato francese alla bancarotta in pochi anni. Ergo: salvo incidenti, l'attuale parco nucleare francese attivo sarà TUTTO spento, entro il secolo ma smantellato solo in piccola parte. Messo in sicurezza e protetto da fughe di radiazioni ci sarà ben poco.

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  5. più che canto del gallo, lo chiamerei canto del cigno. Si dice che infatti canti quando sta morendo. Peccato che ancora non si consideri il risparmio vero, quello al limite della privazione, l'unica strada percorribile per tentare di salvare il salvabile e si sia imboccata la strada del fracking e delle altre diavolerie per continuare un BAU ormai fallito, ma la superbia, oltre ad essre un vizio innato, è molto difficile da estirpare dall'animo. Conosco persone che prima di fare un gesto umile si farebbero tagliare la testa (vuota).

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    1. Risparmieremo quando dovremo (nel senso che altro non potremo fare). E' umano. Ed è stupido. Ed è sempre andata in questo modo, salvo rarissime eccezioni che non interessano quasi nessuno aldifuori delle biblioteche o qualche sezione di partito ecologista...

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    2. sei il solito sprecone, mangione e ubriacone. E' per colpa della gente come te, se tra un pò agli abitanti di questo pianeta non rimarranno nemmeno gli occhi per piangere.
      P.s: anche a me, vedi, piace ridere alle spalle del mio prossimo.

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    3. Non inquiniamo il blog di Bardi e di chi per lui con stupide diatribe per altro non iniziate da me. Non farmi risultare più intelligente di te, come è già accaduto in altre sedi virtuali. Fallo almeno per te stesso.

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    4. Beh, ragazzi, divertitevi pure se volete. C'è ben di peggio in giro!

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  6. ...Su questa scala temporale di diversi lustri non è impossibile che i francesi arivino compiutamente alle autofertilizzanti, quindi visto che le centrali sono già state costruite ( di seconda)e non si tratta di carbone o petrolio e nemmeno di gas io sto parecchio coi galli.

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