La figura con la quale Stefano Caserini dimostra che i cicli solari sessantennali proposti da Nicola Scafetta non spiegano l'andamento delle temperature terrestri con il pallino rosso che indica gli ultimi dati disponibili (da Climalteranti)
Ci racconta Stefano Caserini su "Climalteranti,"del dibattito sull'origine dei cambiamenti climatici che ha avuto recentemente con Nicola Scafetta sulla rivista "Normale", periodico dell'associazione dei normalisti di Pisa. Il dibattito si è concluso con la nettissima sconfitta di Scafetta e della sua tesi che il riscaldamento globale è causato principalmente da variazioni dell'attività solare e non dall'attività umana. Vale la pena di leggersi questo scambio se non altro per vedere come siano deboli gli argomenti dei glacialisti come Scafetta.
Caserini comincia con una revisione di quello che si sa della scienza del clima. Scafetta risponde con la sua versione delle cose che si basa su un ipotetico ciclo solare di 60 anni che lui estrae dai dati attraverso un massaggio statistico spinto. Purtroppo per Scafetta, tuttavia, vale la vecchia massima che "se torturi i dati a sufficienza, finiranno per confessare." Nella sua risposta, Caserini procede a demolire alla base tutte le affermazioni di Scafetta, mostrando come siano basate su dati parziali, su leggende e su interpretazioni azzardate. Fra le altre cose, Caserini fa vedere un grafico dove si dimostra che l'accordo delle tempeature misurate con i cicli di Scafetta sparisce con i risultati più recenti. Questo è tipico di quello che succede quando si descrivono i dati sulla base di un modello che non ha una buona base fisica. L'accordo sembra buono, inizialmente, ma quando arrivano nuovi dati, non lo è più.
La cosa veramente interessante di questo dibattito è la controrisposta finale di Scafetta. Di fronte alla demolizione dei suoi argomenti da parte di Caserini, non riesce a tirar fuori un dato che sia uno a sostegno della sua tesi. E' costretto a rifugiarsi nel discorso che "i modelli sono incerti" per poi lanciarsi nella politica. Cita il Climategate, il complotto degli scienziati contro il dissenso, i ghiacciai dell'Himalaya che si ritirano meno di quanto abbia scritto l'IPCC, eccetera. Si vede chiaramente che Scafetta non sa che pesci pigliare, al punto che tira fuori anche cose che non c'entrano niente con il clima, come la produzione di terre rare in Cina (con tanto di riferimento bibliografico!). Insomma, sconfitta totale.
Ora, su questa faccenda direi che la rivista "Normale" non ha decisamente fatto una bella figura. Una ragione è stata quella di scegliere proprio questo formato "politico" di dibattito che non è molto adatto a una questione che dovrebbe essere affrontata in modo più serio e più scientifico. Fra le altre cose, gli editori hanno dato un netto vantaggio a Scafetta, facendolo parlare dopo Caserini. Si sa benissimo che nei dibattiti quello che parla per ultimo è quello che ha ragione. Avete notato che nei telegiornali il governo parla sempre per ultimo? C'è una ragione. Va bene che Scafetta non e riuscito ad approfittare del vantaggio per via dell'inconsistenza dei suoi argomenti, ma rimane comunque una scelta assai discutibile, per non dire altro. Da considerare inoltre che la rivista non è riuscita nemmeno a pubblicare il grafico corretto fornito da Caserini dove si vede come i dati sperimentali non seguono la teoria di Scafetta.
Ma l'errore principale della rivista "Normale" è stata la scelta degli interlocutori. Scafetta è una persona competente nel suo campo, la statistica, ma non è un climatologo. Cosa avreste pensato se la rivista avesse organizzato un dibattito sulla cura del cancro dove un competente oncologo si trovasse a dibattere con un competente ingegnere aeronautico? L'avreste trovato strano, immagino. Questo non vuol dire che un ingegnere aeronautico non possa farsi una buona competenza in oncologia, ma bisogna che affronti il problema con serietà, senza pretendere che il fatto di essere competente nel proprio campo lo renda automaticamente competente anche in altri campi. Questo è il grosso limite di Scafetta, che si è lanciato in un campo complesso come la scienza del clima senza averlo approfondirlo a sufficienza. E' anche il grosso limite di questi dibattiti che non servono ad altro che a creare confusione dando spazio ad argomentazioni che passano per scientifiche ma che sono soltanto politiche anche quelle.
Ho analizzato il metodo di Scafetta per trovare quelle periodicità nel mio blog
RispondiEliminahttp://giannicomoretto.blogspot.com/2010/03/sole-e-clima.html
Ho fatto soprattutto considerazioni astronomiche e fisiche. Non sono uno statistico, la statistica mi limito ad usarla, ma avrei anche qui qualcosa da ridire sulla scelta di Scafetta di usare un metodo a massima entropia. È un metodo potentisismo per trovare periodicità dove esistono, ad es. in moti orbitali, ma ha il difetto di trovarle anche dove non esistono.
Buongiorno.
RispondiEliminaVolevo solo dire che il link al dibattito porta a una pagina non corretta.
Io propongo questa
http://www.sns.it/it/associazioni/normalisti/Bollettino/1006XIIIn1/download/NormaleXIIIn2-All.pdf
come da sito climalteranti.it.
Grazie Daniela, ci si arrivava anche dal link che avevo messo io; comunque ho messo il tuo che e' piu' diretto
RispondiEliminaCaro Ugo, io non direi che questi scambi siano un errore. Come hai scritto tu, chi vuole capire capisce bene la differenze fra gli argomenti utilizzati.
RispondiEliminaSulla scelta degli interlocutori, il problema è che usando la tua metafora, anche io non sono un competente oncologo, e in Italia pochi climatologi “veri” (abbiamo già discusso su Climalteranti che il termine climatologo non è facile da attribuire…) perdono tempo a discutere le tesi negazioniste, perché le reputano fuori dal tempo e senza importanza. Lo fanno quelli di Realclimate, e secondo me il loro è stato un lavoro davvero importante.
Scafetta almeno pubblica parecchio su questi temi, pur molte cose che pubblica durano davvero poco; ma poteva andare peggio, in passato mi sono rifiutato di fare la stessa disfida con Battaglia.
La polemica sulle credenziali rischia di sottrarre attenzione alla sostanza, ossia alla valutazione dei rispettivi argomenti. E qui siamo – purtroppo - in vantaggio.