domenica 14 marzo 2010

La pattumiera del clima



 Esporre con chiarezza un problema complesso come quello climatico è sempre difficile. Qui, faccio qualche considerazione in proposito, proponendo che l'immagine da usarsi per spiegare il concetto è quella di una pattumiera che si riempie fino a traboccare. E' la situazione della nostra atmosfera. 



Colin Campbell, presidente di ASPO internazionale, ha un'immagine che usa spesso per introdurre il picco del petrolio. Dice: pensate a un bicchiere di birra: comincia pieno, via via che lo bevete ce n'è sempre di meno e, alla fine, non ce n'è più.

Certo, la questione del picco del petrolio è più complicata di così (per esempio, vedi qui per un analisi un po' formale della cosa). Ma l'immagine del boccale di birra di Campbell, alla fine dei conti, cattura l'essenziale della faccenda. E' un esempio semplificato quanto volete ma, dal punto di vista della fisica del sistema, è sempre meglio delle fesserie di quelli che ci vorrebbero far credere che il petrolio è infinito o quasi. La gente queste cose le capisce e quello del boccale di birra è un esempio che li aiuta a inquadrare il problema.

Il problema con il riscaldamento globale è che non c'è, almeno a prima vista, un esempio così semplice e evidente. Ho parlato in un post precedente del fatto che soltanto una piccola frazione della popolazione è in grado di capire la fisica della faccenda. Possiamo fare del nostro meglio per essere chiari e comprensibili quando spieghiamo come funzionano cose come il forcing radiativo, i feedback climatici, o i modelli di circolazione globale; tuttavia per la maggior parte di noi rimane difficile capire esattamente la concatenazione di cose che fa si che andando in automobile in Italia uno contribuisce un po' al fatto che il permafrost siberiano si scioglie.


Pensandoci sopra, tuttavia, sono arrivato alla conclusione che non è per niente impossibile trovare dei modi comprensibili ed efficaci per illustrare la questione climatica. Però, invece di parlare di un bicchiere di birra che si svuota, dobbiamo parlare di una pattumiera che si riempie. L'atmosfera è la nostra pattumiera. Così come avevamo pensato all'inizio che il petrolio fosse così abbondante che non sarebbe finito mai, allo stesso modo ci era parso all'inizio che l'atmosfera fosse pattumiera infinita nella quale potevamo scaricare di tutto. Non era così: il boccale di birra del petrolio comincia a apparire vuoto e la pattumiera dell'atmosfera sta dando evidenti segni di essere troppo piena.

Quelli di noi che si occupano di esaurimento delle risorse queste cose ce le hanno ben chiare; non per nulla i membri di ASPO-Italia hanno approvato all'unanimità un documento che appoggia l'interpretazione corrente del riscaldamento globale che lo vuole in gran parte causato dall'attività umana. Quando diciamo "esaurimento", in effetti, non vuol dire che la risorsa sparisce. Niente sparisce: le risorse vengono semplicemente trasformate in cose che non ci sono utili; anzi, che ci fanno danni. In altre parole, "consumare" una risorsa vuol dire trasformarla in un rifiuto. E non c'è dubbio che di rifiuti in questo periodo ne stiamo creando di tutti i tipi. Ne è un buon esempio la robaccia che scarichiamo in discarica o che ci riduciamo a bruciare negli inceneritori per non essere capaci di trovare una soluzione migliore.

Allora, il CO2 che scarichiamo nell'atmosfera è soltanto uno dei tanti rifiuti che scarichiamo in giro. E' un rifiuto un po' particolare, non puzza, non è un veleno per gli esseri umani, è necessario per le piante. Ma, come per tante altre cose, l'effetto dipende dalle dosi: nella giusta dose il CO2 è necessario per l'ecosistema, in dosi eccessive causa danni in termini di riscaldamento globale. Il CO2 non è la sola sostanza a causare questo effetto ma, al momento, è la principale.

Alla fine dei conti, è una questione di limiti. Chi non si rende conto che esistono limiti a quello che gli esseri umani possono fare tende a prendere posizione negando sia l'esaurimento delle risorse sia la realtà del riscaldamento globale causato dall'uomo. Ma questo pianeta non è infinito. Non solo stiamo esaurendo risorse preziose e non rinnovabili, ma se continuiamo a trattare il nostro pianeta come se fosse una pattumiera, finirà per traboccare. In fondo, è tutto qui.



3 commenti:

  1. Egr. prof. Bardi

    L'immagine della pattumiera, assieme a quella del boccale di birra, sono davvero efficaci per descrivere ai profani lo stato attuale delle cose ( mi riprometto di usarle spesso ).
    CMQ il problema di fondo che solleva riguarda il concetto del limite.
    Purtroppo in un sistema economico basato sul concetto di crescita economica infinita, con relativo consumo di birra e riempimento della pattumiera, dubito che si potrà fare strada l'idea della riduzione volontaria del consumo e dello sperpero delle risorse.
    Temo che finiremo come i troiani che rimpiansero, quando avevano le daghe dei greci alla gola, di non aver dato ascolto a Cassandra.

    Cordiali saluti

    Andrea

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  2. La ggggente, sa che le corde, se sono tirate troppo, si rompono.
    Però la stessa ggggente, se dovesse spiegare come e perchè si rompono non lo sa spiegare.
    Magari sa pure che una corda al limite di rottura (se è di fibre vegetali) se viene bagnata, resiste un pò di più.
    Perchè allora tutta questa ggggente crede al limite di carico delle corde e non al carico di rottura dell'equilibrio climatico?
    Secondo me perchè non ha mai potuto farne di questo, esperienza diretta e continuata.
    E nessuno ovviamente potrebbe mai farne, per il semplice motivo che viviamo al massimo un secolo o poco più, meno quindi di un qualunque ciclo di cambiamento climatico globale.
    Sempre la stessa ggggente sa che si può calcolare il carico di rottura delle corde, fatte anche di materiali molto diversi, ma non si fida dei calcoli relativi al carico di rottura dell'equilibrio climatico.
    Perchè?
    Se sapessi rispondere a una simile domanda andrei in tournèe a tenere delle conferenze ben remunerate.
    Forse che la ggggente ritiene che certi calcoli siano possibili e altri no?
    Che se i calcoli sono pagati da certe persone sono attendibili mentre se sono fatti da altre sono inattendibili?
    Che tanto, qualunque cosa ci dicano i calcoli, cambiare abitudini è un'impresa sovrumana?
    O che ami sopra ogni cosa il brivido della sfida dell'impossibile?
    Mi viene in mente un altro personaggio oltre a Cassandra.
    Damocle e la sua famosa spada appesa ad un crine di cavallo.
    Io, comunque, della cui ggggente faccio parte,
    preferisco credere che la corda climatica sia prossima allo strappo, e anche a bagnarla in extremis, ci farà piombare il carico addosso.

    Ma è solo una questione di gusto.

    Certi calcoli mi piacciono più di altri.
    Sarà che hanno il sapore delle cose giuste.

    Marco Sclarandis

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  3. L'esempio della pattumiera e' un po' piu' complicato (ovviamente). La prima obiezione che viene fatta e' che la Terra è molto più grande di noi, che è presunzione pensare che possiamo influenzarla tanto. In fondo è sopravvissuta a ben peggio, impatti di asteroidi, glaciazioni e riscaldamenti globali maggiori del nostro...

    Il punto è che tutto questo è vero. Probabilmente non riusciremo a danneggiare troppo la Terra, e bastano poche decine di migliaia di anni senza di noi per cancellare qualsiasi traccia della nostra civiltà. Il punto è che siamo invece perfettamente in grado di danneggiare NOI, lo abbiamo fatto tante volte su scala locale e oggi possiamo farlo su scala globale.

    La pattumiera dove stiamo scaricando è il sistema che ci consente di mangiare.

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