venerdì 15 luglio 2022

Clima: un'altra previsione azzeccata di Ugo Bardi!




Questo articolo l'avevo pubblicato sul Fatto Quotidiano meno di due settimane fa. Ero sicuro che del disastro della Marmolada non si sarebbe più parlato dopo qualche giorno al massimo, e avevo ragione. (Va bene, potete dirlo: mi piace vincere facile!) Comunque, solo per rinfrescarvi la memoria, date un'occhiata al filmato qui sopra di un bel ghiacciaio del Kyrgystan che crolla. Notate come quelli che facevano le riprese ci sono rimasti sotto! Per fortuna se la sono cavata.  


La Marmolada – un’altra tragedia. Ma l’inazione riguardo al cambiamento climatico continua.

Da "Il Fatto Quotidiano" del 4 Luglio 2022

Di Ugo Bardi


Oltre a essere stato una tragedia, il disastro della Marmolada è stato un altro chiodo nella bara metaforica di chi continua a sostenere che il riscaldamento globale è un imbroglio ordito dagli scienziati per farci pagare più cara la benzina. Ma possiamo scommettere che a breve anche questo disastro sarà dimenticato e continueremo tranquilli per la strada che abbiamo preso. Quella di ignorare completamente il cambiamento climatico.

Se ci fate caso, è un pezzo che il dibattito sul clima è quasi completamente scomparso dai media. Quando se ne parla, se ne parla negli angoli bui dei dibattiti televisivi, oppure si creano trappole mediatiche per ridicolizzare lo scienziato di turno. E’ successo recentemente a Luca Mercalli che, invitato a Cartabianca a parlare di clima, a un certo punto non ne ha potuto più di fesserie, si è alzato e se n’è andato.

Di questo, ve ne accorgete anche dai titoli dei giornali del giorno dopo il disastro della Marmolada. Se si parla di clima, se ne parla solo in qualche trafiletto laterale, oppure indirettamente, come effetti dell’“ambiente”. Perlomeno, hanno smesso di fare battute sceme sui “gretini”. Ma sicuramente ricominceranno a breve. Come pure ricominceranno a dare la colpa al sole, ai movimenti planetari, o a Belzebù in persona. Dare la colpa a qualcun altro è uno degli hobby più diffusi al mondo.

Il problema non sarebbe nemmeno che di clima se ne parli tanto oppure no. E’ che, chiaramente, il governo non considera il clima una priorità. Non solo non fa nulla di sostanziale, ma peggiora le cose, per esempio programmando il ritorno al carbone, notoriamente la sorgente di energia più sporca di tutte. Peggio ancora sta facendo l’Unione Europea che sta programmando di classificare il gas naturale come una “sorgente rinnovabile”. Per chi non lo sapesse, il gas “naturale” è formato principalmente da metano fossile che è un gas serra molto più potente dell’anidride carbonica. Le inevitabili perdite nell’estrazione e nel trasporto rendono il gas naturale uno dei fattori principali nel riscaldamento globale. Classificarlo per legge come “rinnovabile” è un po’ come falsificare la data di nascita sulla carta di identità per sembrare più giovani.

In compenso, il governo ci propina quotidianamente storielle sulla fusione nucleare, senza preoccuparsi del fatto che nessuno sa come costruire un impianto che possa produrre energia nel mondo reale. Parla vagamente ripartire con le centrali nucleari a fissione, senza preoccuparsi di spiegarci quanto tempo ci vorrebbe per costruirle, o da dove dovrebbe venire l’uranio per alimentarle. Come pure ci presenta l’idrogeno come la meraviglia salvifica che ci risolverà tutti i problemi, dimenticandosi che l’idrogeno non esiste in natura e che bisogna produrlo.

Insomma, non siamo messi bene. C’è una frase lapidaria che gira sul Web in questi giorni che dice “godetevi questa estate, perché sarà la più fresca del resto della vostra vita.” Mi sa che sarà proprio così.

Ma ci sono anche ragioni di speranza. Una è che con il fatto che i costi dei fossili sono andati alle stelle, l’energia rinnovabile è diventata ancora più conveniente di quanto non lo fosse già. E allora, l’unica cosa che può fermare la transizione alle rinnovabili è la burocrazia, l’idiozia, o tutte e due le cose insieme. E questo è quello che sta succedendo con l’impianto eolico di Villore, ancora bloccato per l’opposizione dal ministero della cultura, nonostante sia stato approvato da tutti gli enti competenti. Speriamo che questa tragedia almeno faccia rinsavire qualcuno: fare qualcosa di serio per il clima sarebbe il miglior omaggio alle vittime innocenti del disastro.




venerdì 8 luglio 2022

Limits and Beyond: il messaggio di Dennis Meadows. Un commento al 3° capitolo

 





Ian Sutton continua a recensire sul suo blog i capitoli del nuovo report recentemente pubblicato al Club di Roma, "Limits and Beyond" ( Exapt Press 2022 )


Abbiamo rivisto i primi due capitoli del nuovo libro Limits and Beyond . Le recensioni possono essere trovate su The Yawning Gap (Capitolo 1) e No More Growth (Capitolo 2) . In questo post diamo uno sguardo al terzo capitolo, scritto da Dennis Meadows, coautore dell'originale "Limiti alla Crescita" (noto in Italia come "I Limiti dello Sviluppo). Il dottor Meadows riferisce di aver tenuto oltre mille presentazioni a un pubblico molto ampio. In questo capitolo l'autore riassume “19 delle domande, commenti e obiezioni più comuni” che ha ricevuto nel corso degli anni. Alcune delle sue intuizioni sono le seguenti:

  • Il modello World3 continua ad essere più utile dei “molti modelli avanzati dagli economisti che hanno confutato il nostro lavoro sin dalla sua prima pubblicazione”.
  • Distingue tra modelli fisici e sociali. Possiamo prevedere con certezza le eclissi solari o il punto di fusione del ghiaccio, ma non possiamo prevedere come agiranno gli esseri umani. Pertanto, il fatto che i computer moderni siano molto più potenti delle loro controparti del 1972 non è necessariamente più utile. (Gli ingegneri esprimono la stessa distinzione quando parlano della differenza tra precisione e accuratezza. "Quando hai una sciocchezza, non importa quanto la analizzi, è ancora una sciocchezza". Oppure, "Un ingegnere è qualcuno che moltiplica 2 per 2 su un regolo calcolatore, ottiene una risposta di 3,9 e approssima a 4”.)
  • “Il cambiamento climatico non era una preoccupazione seria 50 anni fa”. Il Dr. Meadows sostiene che il modello è comunque ancora valido perché "eliminarlo magicamente lascerebbe comunque altri gravi problemi". In altre parole, il cambiamento climatico non è una causa principale; invece è un sintomo di cause profonde più profonde.
  • La minaccia più grande è per il nostro tessuto sociale.
  • Conclude dicendo che il, “. rapporto non ha apportato cambiamenti distinguibili nelle politiche dei leader mondiali”. Tuttavia, ha influenzato il pensiero di molte persone.

Il fatto che il dottor Meadows abbia lavorato così duramente per trasmettere il messaggio di Limits to Growth è impressionante. La domanda rimane, tuttavia, "Perché tale comunicazione per lo più non è riuscita ad avere un impatto distinguibile sul corpo politico?"
Dennis Meadows Limiti alla Crescita
Dennis Meadows
La comunicazione è, ovviamente, un'arma a doppio taglio. Persone come il dottor Meadows parlano, ma altri devono ascoltare. E, come faccio notare in The Coffee Shop e Small Potatoes , la stragrande maggioranza delle persone non "capisce". Nella migliore delle ipotesi, vedono il cambiamento climatico solo come un problema tra i tanti. Forse hanno la sensazione che affrontare i limiti della crescita significhi fare sacrifici e la maggior parte delle persone non vuole andarci. 

Un messaggio che abbiamo sicuramente appreso che presentare semplicemente informazioni ben studiate non è sufficiente. È possibile che abbiamo bisogno di un qualche tipo di "punto di svolta sociale" come ho discusso in Necessario: un punto di svolta .

giovedì 30 giugno 2022

Basta con le Trappole Mediatiche. Solidarietà a Luca Mercalli



Fonte

Un altro giorno, un'altra trappola mediatica. Un altro scienziato messo in minoranza e costretto a difendersi dal fuoco incrociato dei giornalisti. Il trucco funziona quasi sempre: ormai è un metodo ben noto e ben rodato. In questo caso, addirittura ha funzionato con Luca Mercalli che, oltre a essere una persona competente, se ne intende anche di media e di comunicazione. Alla fine, non ne ha potuto più di sentir raccontare fesserie, si è alzato e se ne è andato. Cosa che mi sembra probabile fosse esattamente quello che quelli che hanno programmato la trappola volevano (nonostante la scenetta di mostrarsi dispiaciuta che poi ha fatto Bianca Berlinguer). 

Allora, su una cosa vorrei essere chiaro: io credo che il sig. Borgonovo abbia tutto il diritto di esprimere le sue convinzioni in pubblico. E' una persona intelligente e su altri argomenti ha fatto bene il suo mestiere di giornalista. Ma la scienza del clima è un'altra cosa: è un altro livello di complessità rispetto a tanti argomenti di cui si parla in TV. Non è cosa per dilettanti che si sono fatti un giro su YouTube la sera prima.

A vedere la registrazione della trasmissione con Mercalli, mi è venuto in mente una scenetta simile dove io mi trovavo al posto di Mercalli a parlare di meccanica quantistica (che ho insegnato per diversi anni all'università). Mi è apparsa l'immagine di Borgonovo che mi diceva, "e così, professore, secondo lei questo famoso elettrone, che lei dice che esiste, non solo non si sa dove sia, ma anzi c'è addirittura un "principio di indeterminazione" che dice che non lo si può neanche sapere. Per non parlare di questa storia assurda del gatto del suo collega Schroedinger. Ma ci prende per scemi?

E così, si dimostra che la meccanica quantistica è non solo una sciocchezza, ma anche un imbroglio ordito dagli scienziati per arricchirsi con i loro lucrosi contratti di ricerca. (Meno male che ai produttori di combustibili fossili non glie ne importa niente della meccanica quantistica, altrimenti ci sarebbe pieno di gente in TV e sui media che sostengono esattamente questa tesi).

Qui c'è un problema fondamentale: trasmissioni come "Cartabianca" raggiungono milioni di persone. E le guardano anche i politici. Quando si prendono le decisioni al governo, sono basate sulla percezione che i politici hanno dei problemi, e questa percezione è fortemente influenzata dai media. Quelli che gestiscono queste trasmissioni dovrebbero capire che quando si parla di cose importanti stanno "giocando col fuoco", un'espressione che vale in senso letterale nel caso del riscaldamento globale. 

Sarebbe troppo chiedere a queste persone un atteggiamento più responsabile e più rispettoso verso il lavoro degli scienziati, piuttosto che andare sempre e soltanto a caccia di click e di audience?

Qui trovate un documento di appoggio a Luca Mercalli, firmato da un gruppo di scienziati italiani. Avrà mai qualche giornalista di spicco il coraggio di parlarne in TV? 


venerdì 24 giugno 2022

Cosa sta succedendo davvero in Ucraina? Le regole della disinformazione in tempo di guerra

 

Traduzione da The Seneca Effect Lunedì 20 giugno 2022

 


La prima pagina del quotidiano italiano "La Stampa" del 12 ottobre 1941. Un buon esempio di propaganda bellica.  

La guerra è una storia complicata con molte cose che accadono contemporaneamente. Non per niente c'è il termine "nebbia di guerra", e può darsi che anche generali e leader non sappiano esattamente cosa sta succedendo sul campo di battaglia. Quindi, immaginiamoci come i media ci stanno descrivendo la situazione in Ucraina: non è solo una nebbia che separa la notizia dalla verità: è un muro di mattoni. Tuttavia, i media rimangono una delle nostre principali fonti di informazioni. Possiamo usarli per imparare almeno qualcosa su quello che sta succedendo, scartando le bugie e le esagerazioni? 

Per iniziare, possiamo guardare come sono state riportate le notizie di guerra nei casi storici. Come esercizio di storia applicata, ho esaminato come gli italiani furono (dis-)informati dal loro governo durante la seconda guerra mondiale. Ho usato l'archivio de  "La Stampa" uno dei maggiori quotidiani italiani dell'epoca, tuttora esistente. Gli altri giornali nazionali non riportavano nulla di veramente diverso. Un altro vantaggio è che l'archivio de La Stampa è liberamente consultabile. 

L'archivio contiene un'enorme quantità di materiale. Non pretendo di aver esaminato tutto, ma ho vissuto i momenti decisivi della guerra, nel 1941/43. È un'esperienza affascinante immaginare le persone che leggono le notizie del tempo e cercano di capire cosa stesse realmente accadendo. Potevano capirlo? Probabilmente no, almeno per la maggior parte di loro. Ma entriamo nei dettagli.

Sopra, potete vedere un esempio di come le notizie sulla guerra venivano presentate agli italiani. La prima pagina de "La Stampa" del 12 ottobre 1941, era intitolata "la distruzione della tasca d'Azov". Era vero: la battaglia del mare d'Azov fu una grande vittoria per le forze dell'Asse. Anche il rapporto sul numero dei prigionieri presi, circa 100.000, era approssimativamente corretto. 

In basso a sinistra della prima pagina si legge di un altro fronte: in Etiopia. Le truppe italiane che combattono nella regione di Amhara (" Amara " nel testo) avrebbero offerto una "resistenza indomita" contro le truppe britanniche attaccanti. Ancora una volta, era vero. La roccaforte di Gondar, nel nord dell'Etiopia, resistette con successo. 

Questa è solo la prima pagina. Potete leggere di più nelle pagine interne: riflessioni su come la sconfitta del bolscevismo in Russia porterà inevitabilmente alla sconfitta definitiva per l'Inghilterra, l'avanzata vittoriosa delle truppe italiane nella regione di Donetsk, le pesanti perdite del nemico su tutti i fronti, compresi lunghi elenchi di navi da guerra britanniche danneggiate o affondate. 

Quindi, un italiano che leggeva uno dei giornali nazionali nell'ottobre 1941, avrebbe potuto ragionevolmente concludere che le potenze dell'Asse stavano vincendo in Russia, che l'Italia stava resistendo con successo in Etiopia e che gli inglesi stavano affrontando gravi difficoltà in tutti i teatri di guerra. Non sarebbe stata una valutazione sbagliata in quel momento, forse il più favorevole per l'Asse durante l'intera guerra. 

Il problema è che, come sappiamo dal nostro punto di vista moderno, già nell'ottobre del 1941 l'avanzata tedesca cominciava a rallentare, e si sarebbe completamente arrestata all'inizio di dicembre. In Etiopia, Gondar era solo l'ultima sacca di resistenza dell'ex "Impero italiano". Era circondata dagli inglesi e non aveva alcuna possibilità di sopravvivere. Si arrese il 27 novembre 1941. 

Come è stata presentata ai lettori italiani questa notizia tutt'altro che entusiasmante? Riguardo al fronte russo, a dicembre fu detto loro che i tedeschi avevano deciso di fermare la loro avanzata e che si stavano preparando a riprendere l'offensiva in primavera. Allo stesso tempo, stavano respingendo gli attacchi russi. Poi, della sconfitta in Etiopia, agli italiani non fu detto nulla. La caduta di Gondar a novembre semplicemente non è stata segnalata. Solo il 6 dicembre, più di un mese dopo, si poteva leggere che gli "ufficiali italiani di Gondar" potevano tenere le spade mentre si arrendevano. Da ciò si poteva finalmente capire che Gondar non era più in mano italiana. In compenso, nella colonna vicina si può leggere "altre navi britanniche affondate nell'Atlantico".


Questo è molto tipico. Le cattive notizie semplicemente non sono state riferite o sono state riferite in ritardodurante la guerra. Quando il contingente italiano in Russia fu distrutto, nel 1942, semplicemente scomparve dalla cronaca. Per fare un altro esempio, nel 1943 gli inglesi stavano attaccando l'isola di Pantelleria nel Mar Mediterraneo. Fino all'edizione del 12 giugno "La Stampa" riportava l'eroica resistenza dei difensori italiani di fronte a forze nemiche superiori. 


Da notare che, quando è apparsa la notizia di cui sopra, Pantelleria si era già arresa senza sparare un colpo. Questo non è stato segnalato fino al 14 giugno con poche righe in un angolo della prima pagina. Il giorno dopo, uno degli esperti dell'epoca spiegava perché la perdita di Pantelleria non aveva importanza e che la vittoria finale dell'Italia era certa. Poi, silenzio.   

Questo tipo di disinformazione è normale: capita ovunque, sicuramente non solo sulla stampa italiana durante la seconda guerra mondiale. La parte interessante è se possiamo imparare qualcosa da questa storia. Penso di poter proporre alcune regole pratiche su come funziona la disinformazione in tempo di guerra. 

REGOLE PER RILEVARE LA DISINFORMAZIONE IN TEMPO DI GUERRA

1. Quando la cronaca riferisce di una vittoria importante della vostra parte che comporta un risultato verificabile, ad esempio l'occupazione di una città o di una regione, allora è molto probabile che sia vero. 

2. Quando la cronaca riporta che un attacco nemico è stato respinto e che il nemico ha subito pesanti perdite, può essere vero, ma significa che il nemico ha forze superiori in quella zona e che prima o poi finirà per sfondare. 

3. Quando non si sente più nulla di un determinato contingente, città o regione, significa che il contingente è stato distrutto o che la città/regione è stata conquistata dal nemico. 

4. Quando leggiamo notizie positive non verificabili ("incrociatore nemico affondato" "40 aerei nemici abbattuti"), molto probabilmente è una notizia falsa.

5. Qualunque cosa si senta dire dagli "esperti" ha valore zero. Con un'eccezione: quando gli esperti iniziano a dire che "la situazione sembra brutta, ma la vittoria finale è certa", significa che la guerra è persa.  

6. La regola d'oro: mai e poi mai fidarsi di ciò che i media ti dicono. 

 

Queste regole hanno una certa logica: nonostante i tentativi dei media di "creare la propria realtà" (stile Rumsfeld) non riescono a sopprimere completamente la realtà reale. Durante la seconda guerra mondiale, anche con la pesante censura del regime fascista, gli italiani potevano trovare altre fonti di informazione, compreso ciò che raccontavano i soldati di ritorno, e dalla la trasmissione "Radio Londra ", la radio britannica. Sintonizzarsi su quella stazione era proibito e poteva essere pericoloso, ma sicuramente molte persone lo facevano. Non che la propaganda britannica fosse più veritiera di quella italiana ma, almeno, Radio Londra forniva agli italiani delle versioni diverse delle notizie del giorno. Ad esempio, la caduta di Gondar nel 1941 fu annunciata dai giornali britannici il giorno dopo con titoli come "END OF MUSSOLINI'S EMPIRE" Radio Londra sicuramente ha trasmesso questa notizia e le persone che hanno ascoltato sono state informate dell'evento con diversi giorni di anticipo rispetto a chi ha dovuto aspettare che la stampa italiana lo riferisse.  

Per quanto riguarda l'attuale guerra in Ucraina, queste regole possono aiutare. Per cominciare, possono essere usati per filtrare le bugie più palesi. Ad esempio, hai sicuramente sentito la storia del " Fantasma di Kyiv", il pilota ucraino che avrebbe abbattuto 40 aerei nemici (alcuni dicono solo sei, altri 10 o 20). Era una notizia non verificabile, e quindi ci potevamo aspettare fin dall'inizio che era falsa. In effetti, è stato confermato che era falsa dagli stessi ucraini. Lo stesso vale per le denunce di stupro di donne e bambini ucraini. L'ideatrice di questi rapporti, Lyudmila Denisova, commissaria ucraina per i diritti umani, è stata rimossa dal suo incarico dal parlamento ucraino con l'accusa di aver fornito notizie esagerate e false. E lo stesso vale per le numerose segnalazioni, ovviamente esagerate, di pesanti perdite da parte russa.

Anche con la pesante censura in cui siamo coinvolti oggi, possiamo ancora racimolare informazioni che arrivano dall'"altra parte", non migliori di quelle che arrivano dalla nostra parte, ma che forniscono comunque un diverso angolo di visione. I canali ufficiali russi continuano a dichiarare che le perdite russe sono piccole -- non abbiamo modo di sapere se sia vero e possiamo sospettare che non lo sia affatto. Gli esperti filo-russi ripetono che la Russia sta vincendo, anche se hanno cambiato le loro dichiarazioni più volte. Ci hanno detto, ripetutamente, per esempio, che l'esercito ucraino stava per crollare, ma questa è solo una buona prova della validità della regola che dice che "l'opinione degli esperti non ha valore". In ogni caso, i rapporti di entrambe le parti concordano sul fatto che, al momento, i russi avanzano, anche se lentamente. Pertanto, è probabilmente vero. 

Riguardo all'esito finale della guerra, per ora, ci troviamo in una condizione simile a quella degli italiani nel 1941. Sarebbe stato difficile per loro capire chi avrebbe vinto, anche se avrebbero potuto concludere che le cose non stavano andando così così come dicevano rapporti ufficiali. Ma, alla fine del 1942, un'analisi critica anche solo delle notizie nazionali avrebbe dovuto chiarire a chiunque avesse un cervello funzionante che la guerra era persa per l'Asse. Sull'Ucraina, invece, per ora non si può dire molto, ma è difficile pensare che la guerra possa durare anni. Quindi, dovremmo essere in grado di saperne di più nel prossimo futuro. Per il momento, non dimenticate la regola d'oro: mai, mai fidarti di ciò che i media ti dicono.


sabato 18 giugno 2022

La non-"transizione ecologica" mostrata da una breve sequenza di grafici significativi



Un post di Fabio Vomiero. Immagini senza testo



Popolazione mondiale


Consumi energetici globali


Emissioni globali di CO2 antropica


Concentrazione di CO2 atmosferica


Temperature globali


Anatomia comparata del cervello animale



martedì 14 giugno 2022

Ciao ciao università! Come abbandonare la ricerca ed essere perfettamente felici



Immaginate un campus universitario visto dall'alto. Zoomate su uno degli edifici. Lì, immaginate una figura umana che ne esce, urlando mentre si tiene la testa con le mani. Immaginalo correre e correre, correre fuori dal cancello del campus e poi scomparire nella nebbia, correndo ancora a tutta velocità e urlando. Quello ero io, che lasciavo per sempre l'Università di Firenze.


Avevo ancora del tempo prima del pensionamento obbligatorio, ma non ce la facevo più. Le normative Covid sono state il colpo di grazia a un'istituzione che era già diventata una mostruosità. E ho lasciato la mia università a marzo, dopo 40 anni di lavoro.

Per spiegare perché ho lasciato il lavoro e sono scappato urlando, dovrei raccontare com'è lavorare in un'università di medio livello, come l'Università di Firenze. Naturalmente, la definizione di "livello medio" dipende dai parametri utilizzati, ma l'Università di Firenze è normalmente classificata tra le prime 500 università del mondo. Questo non è poi così male considerando che ci sono decine di migliaia di istituzioni nel mondo che si autodefiniscono come "università". Ma sicuramente non c'è niente di cui essere entusiasti.

È una brutta cosa lavorare in un'università di livello medio? Non necessariamente. Ho esperienza di lavoro in università di alto livello (solo per citarne una, sono stato post-doc a Berkeley) e so che in un'università di livello superiore avrei potuto avere uno stipendio più alto, più supporto e più possibilità di attrarre finanziamenti. Ma anche più stress, più pressione e più controllo.

Quindi, non invidio la vita dei colleghi che hanno fatto la corsa del topo. Il modo in cui la ricerca scientifica è organizzata oggigiorno implica scoraggiare la ricerca interdisciplinare e innovativa. In realtà, non solo scoraggiare: l'intero sistema mira a bombardare a tappeto con il napalm tutto e tutti coloro che cercano di fare qualcosa di nuovo. Ma in un'università di medio livello non sei così pesantemente sotto pressione e questo ti dà la possibilità di esplorare nuove idee e spostarti in nuovi campi.

Per essere chiari, questo non è un inno alla mediocrità. Essere in un'università di livello medio non significa non poter fare un lavoro di alto livello. Lo puoi fare e lo devi fare. È vero, non hai lo stesso tipo di sostegno finanziario che puoi avere nei migliori abbeveratoi scientifici, ma puoi compensare con creatività e flessibilità. Ad esempio, il Dipartimento di Chimica dell'Università di Firenze, dove lavoravo, si classifica costantemente come il miglior dipartimento di chimica in Italia, ed è ai massimi livelli a livello mondiale in diversi campi. Ha funzionato così bene, credo, perché i ricercatori sono stati lasciati per lo più liberi di organizzare il loro lavoro e di seguire le linee che ritenevano più gratificanti.

Allora, cosa mi ha portato a scappare urlando da una struttura che consideravo non così male? In una parola: burocrazia. È stata una tendenza lenta ma, anno dopo anno, i burocrati erano entrati sempre più nell'organizzazione della ricerca. Ci è stato chiesto di elencare i nostri "prodotti" (il nome che i burocrati danno alle pubblicazioni scientifiche) e di dichiarare i nostri indici bibliometrici. Inoltre, la burocrazia stava pesando sempre di più sul budget dell'università; il numero degli impiegati amministrativi continuava ad aumentare e lo stipendio di un burocrate di alto livello diventava superiore a quello di un membro senior di facoltà. Alla fine, il direttore amministrativo era arrivato a poter licenziare il rettore (è successo, anche se non ufficialmente). Tutto questo non è solo un problema con l'Università di Firenze, è lo stesso in tutte le università del mondo.

L'ultimo chiodo nella bara è stata la pandemia. Ha dato ai burocrati la possibilità di ottenere una vittoria epocale sui docenti. In verità, non è stata solo una vittoria, è stato il completo annientamento del nemico. Prima della pandemia, l'università era ancora un'istituzione relativamente aperta, dove ero libero di andare ovunque nel nostro campus e di ricevere chiunque nella mia stanza. Potevo invitare chiunque a tenere una conferenza o un seminario, dall'Italia o dall'estero. Potevo invitare ricercatori da qualsiasi luogo a lavorare nel mio gruppo. I miei studenti potevano venirmi a trovare in qualsiasi momento e la porta del mio ufficio era sempre aperta.

Tutto ciò è stato vaporizzato dai regolamenti: un giardino di delizie per burocrati. Le nuove regole in genere non erano basate su dati verificabili, ma erano sempre dure, rigide, e dettagliate. Distanziamento sociale, mascherine, igienizzazione di tutto (anche strumenti delicati e costosi che non hanno beneficiato dall'essere spruzzati con solventi). Se volevo ricevere qualcuno nel mio ufficio, dovevo chiedere il permesso al direttore del dipartimento con almeno 24 ore di anticipo, e spiegare chi era la persona che volevo incontrare, perché volevo incontrarlo e per quanto. Per entrare nel nostro dipartimento eravamo testati, igienizzati, mascherati, verdicertificati e la nostra temperatura corporea veniva misurata. E non si parli più di socializzare con i tuoi colleghi o gli studenti. Era severamente vietato mangiare o bere nei locali: anche le macchine da caffè nei corridoi erano scomparse. 

Ma non era niente in confronto a quanto è successo all'insegnamento. Per la maggior parte delle persone, una lezione di chimica è qualcosa di simile a una sessione con un dentista: vuoi che finisca il prima possibile. Eppure, prima della pandemia, le lezioni potevano essere interattive, vivaci e, per quanto possibile, interessanti. Insegnando in classe, hai a che fare con esseri umani seduti di fronte a te e puoi discutere di cose anche non strettamente legati all'argomento della tua classe. Ho fatto fare ai miei studenti esperimenti pratici, giocare con business games e una volta li ho fatti cantare un pezzo di musica polifonica. Forse non era chimica, ma si sono divertiti molto.

Tutto ciò è scomparso con il rumore di un recipiente che si svuota con la pandemia. Improvvisamente, gli studenti sono stati trasformati da esseri umani in immagini delle dimensioni di un francobollo su uno schermo. E fu allora che accettarono di mostrare i loro volti. A volte si rifiutavano. Non avevi idea se ti stessero ascoltando o giocando o guardando film sui loro schermi. Ancora peggio è stata la modalità "mista" apparsa nel 2021. Pochi studenti mascherati potevano riservare un posto in classe, ogni sedile occupato distanziato dal successivo da due non occupati (regola sicuramente basata su dati). La maggior parte rimanevano in modalità remota e tu avevi esattamente zero interazioni con loro - non avevi idea di chi ti stesse ascoltando, se qualcuno lo faceva.

La cosa più scioccante è il modo in cui i miei colleghi hanno affrontato questa tempesta burocratica. Nessuna protesta, nessuna domanda, nessuna discussione. Voglio dire, dovremmo essere scienziati: qualcuno potrebbe aver fatto domande sulle regole. Che prove abbiamo che lavarsi le mani con solventi ha qualche effetto utile? Su quali basi ci era stato proibito toccare un pezzo di carta precedentemente consegnato da uno studente? Che prove ci sono che stare a un metro l'uno dall'altro previene il contagio?

Ma nessuna regola è stata criticata, per quanto assurda. Gli amministratori, e anche molti docenti, erano entusiasti delle nuove regole. Come nell'esperimento di Milgram, è stata data loro la possibilità di maltrattare i loro colleghi assumendo ruoli formali o informali di guardiani del palazzo celeste, e l'hanno presa con gioia. Prima della pandemia, la signora della portineria era sempre sorridente e gentile. In seguito, è diventata una specie di guardia carceraria, anche se non indossava un'uniforme. Sono stato visiting researcher all'Accademia delle scienze di Mosca, poco dopo la caduta dell'Unione Sovietica, e posso dirvi che le guardie all'ingresso erano più amichevoli.

Non ricordo quale sia stata esattamente l'ultima goccia, ma a un certo punto mi sono ritrovato a fare i bagagli. Libri, articoli, immagini, attrezzature e roba varia accumulati in quarant'anni. Dei miei libri, ne ho donati circa 350 alla nostra biblioteca. I bibliotecari sono stati moderatamente felici di ricevere quel regalo, ma loro (e io) sono perfettamente consapevoli che i nostri studenti stanno diventando incapaci di capire l'inglese, quindi la maggior parte di questi libri raccoglierà polvere finché non saranno consumati in qualche incendio alla fine del la nostra civiltà. Ma così è la vita. 

E adesso? Inizialmente avevo un po' di paura. Il pensionamento obbligatorio in Europa è un'esperienza terribile per le persone che sono costrette ad andare in pensione mentre sono ancora attive e perfettamente in grado di svolgere il proprio lavoro. Ma, nel mio caso, devo ringraziare la piccola creatura peduncoluta che mi ha fatto odiare il mio lavoro. Posso dire che non provo niente di simile allo "shock da pensione" che ha ucciso alcuni dei miei colleghi. Non scherzo: si sono ammalati e sono morti poco dopo essere andati in pensione. Prima erano in perfetta salute.

Quindi, in questo momento, sono in perfetta forma e perfettamente felice. È finita con dover maltrattare gli studenti, compilare moduli, partecipare a riunioni, appartenere a comitati, e altri modi inutili di sprecare il proprio tempo. Dio mi ama davvero!!! Posso passare tutto il mio tempo a fare le cose che amo fare. Come passare una quantità eccessiva di tempo a scrivere post sul blog " Seneca Effect". Ma non solo. La scienza può essere molto divertente quando non sei sotto pressione da comitati di revisione e agenzie di finanziamento (vedi sotto). E sto anche lavorando ad alcune cose strane di cui non vi dirò nulla.

Sembra che ci siano tempi duri in arrivo, ma dobbiamo accettare ciò che l'universo ha preparato per noi. E così, il futuro ci aspetta. Chissà cosa ci aspetta una volta che saremo lì?

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Divertirsi con la scienza


 Una volta, la scienza era qualcosa che si faceva solo per imparare cose nuove, e penso che si possa ancora fare con questo spirito, specialmente dopo essere scappati urlando dal tuo lavoro di ricerca. Consulta il nostro paper (con Ilaria Perissi ) sulla "6a legge della stupidità" e capirai cosa intendo. Naturalmente, i revisori erano inorriditi da un articolo che non era noioso. Ma, alla fine, abbiamo superato le loro critiche con buoni argomenti e perseveranza. Noi (con Ilaria e altri) abbiamo anche pubblicato un articolo sulla dragonologia (non proprio la scienza dei draghi, ma i draghi della scienza).

Un altro articolo scritto con Ilaria è stato ispirato dal romanzo "Moby Dick" di Herman Melville. Abbiamo descritto come il ciclo della caccia alle balene del 19° secolo sia un esempio di sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. È un ciclo dinamico che abbiamo simulato utilizzando un gioco da tavolo per scopi didattici. Il documento è in fase di revisione, per il momento potete dare un'occhiata a una versione precedente chiamata "Oil Game".

Ora siamo (di nuovo, con Ilaria) esperti di fama mondiale sulle trappole per topi viste come modelli per le esplosioni nucleari (l'articolo è su Arxiv, abbiamo un articolo completo in revisione). Nella foto, vedete un topo che ho catturato di recente. Non preoccupatevi, il piccolino non è stato maltrattato. È stato rilasciato, vivo e vegeto, in un luogo dove sono sicuro che può trovare cibo.




Pensate che tutto questo non sia una scienza seria? Ebbene, se volete scienza seria, ecco della scienza seria, almeno in termini di parole belle roboanti: "Il ruolo del ritorno energetico sull'energia investita (EROI) in Complex Adaptive Systems" (Perissi, Lavacchi e Bardi). Roba bella pesante, ma è stato divertente studiare questo argomento, anche se abbiamo scritto l'articolo in una forma piuttosto noiosa, piena di formule matematiche.



A proposito, se vi dilettate con cose relative all'EROI, sapete che la "Curva di Hubbert" è il risultato del calo dell'EROI dell'estrazione di petrolio. E forse vi siete chiesti (ma non avete mai osato chiedere) qual è il valore dell'EROI al picco del petroli? Bene, non troverete quel dato da nessuna parte, ma noi (di nuovo, io e Ilaria) lo sappiamo! L'articolo è in preparazione e il mistero sarà presto svelato. E c'è altro in cantiere, incluso un lungo documento sul concetto di " olobionti sociali " -- sono a metà, proprio ora. Avanti, compagni olobionti!

mercoledì 8 giugno 2022

Il centro non resiste più e l'albero sacro è morto. Il collasso del dibattito scientifico

 


A Cartabianca di ieri, un evento emblematico della situazione attuale. Luca Mercalli si scontra con Francesco Borgonovo sul cambiamento climatico e alla fine si stufa, si alza e se ne va.

https://www.raiplay.it/video/2022/06/cartabianca---Puntata-del-07062022-d35a8cf6-fd26-45db-b4de-04fef7036c56.html (Mercalli appare a 2h17m)

Comprensibile la reazione di Mercalli, dopo che Borgonovo aveva buttato tutto in caciara: il riscaldamento globale è un complotto per imporci nuove tasse. (incluso la classica fesseria, "qui a Trento, dove sono, io si sta belli freschi"). Per non parlare della Berlinguer che era partita tutta convinta a raccontare che "nel medioevo faceva più caldo." 

Ma il fatto stesso che si sia arrivati a uno scontro del genere indica che siamo immersi in una sostanza viscosa e marrone che non è Nutella. Abbiamo perso il controllo della gestione dei cosiddetti "dibattiti" dove ormai chiunque può venir fuori a pretendere di aver ragione perché urla più forte di un altro. Per non parlare della giornalista che parte subito contro tutte le regole dei dibattiti che vorrebbero che il moderatore rimanga neutrale, per poi mostrarsi allibita della reazione di Mercalli. (*)

Nel medioevo, i cosiddetti anni bui, quando si facevano dibattiti c'erano regole ben precise su come condurre una "disputatio." E allora si vedeva chi sapeva di cosa parlava e chi non ne aveva la minima idea. E non era che uno poteva presentarsi a una disputatio seria urlando, "ho ragione io" oppure interrompendo l'oppositore, o sparando le prime fesserie che gli venivano in mente. Col piffero.  Il problema non è Francesco Borgonovo o Bianca Berlinguer. Sono soltanto elementi particolarmente visibili del problema. Gli anni bui sono oggi.

E non è solo un problema di conduzione del dibattito. Magari fosse tutto lì. Il problema vero è che la sfiducia nella scienza sta crescendo in modo esponenziale -- come si diceva del virus non molto tempo fa. Per chi non è un esperto, non è sbagliato pensare che molta della cosiddetta "scienza" sia diventata più che altro un imbroglio per far soldi a nostre spese. 

I climatologi, di solito, sono scienziati "duri e puri" -- non fanno soldi sul loro lavoro, a parte il loro stipendio di ricercatori. Ma pensate a tutta la storia dell' "economia basata sull'idrogeno." Che sia un imbroglio lo sanno gli stessi proponenti, eppure i politici continuano a proporci treni a idrogeno e autobus a idrogeno. Per non parlare della banda dei televirologi che ci hanno impestato per due anni raccontandoci tutto e il contrario di tutto, sempre sostenendo di essere loro i soli portavoce autorizzati della "scienza."

Ti fa venire in mente Alce Nero che vedeva il suo mondo distrutto, il suo popolo sterminato, la disfatta di tutto quello in cui aveva creduto e commentava "There is no center any longer, and the sacred tree is dead." Il centro non esiste più, e l'albero sacro è morto.






(*) Nota Pietro Cambi che questa faccenda è stata un vero e proprio agguato mediatico fatto contro Mercalli. Infatti, dice Cambi che Bianca Berlinguer

1) interrompe Mercalli a piffero, con l’osservazione sulla telecamera. Queste cose non si fanno a caso, se si è professionisti.

2) interrompe di nuovo con l’affermazione sul caldo del Medioevo, chiaramente in cattiva fede, visto che appena Mercalli fa presente che è bufala marcia, da quanto stantia, si cheta.

3) quando Borgonovo sragiona sul nucleare, assentisce, conferma, con pochi ma ben centrati monosillabi.

4) quando Borgonovo da di catastrofista ad un climatologo che lavora a raccogliere dati che disgraziatamente sono, loro si catastrofici, non apre bocca.

5) il finto stupore e dispiacere, dopo l’agguato mediatico, sono la parte peggiore.