sabato 14 maggio 2016
venerdì 13 maggio 2016
Collasso, collasso, collasso!!!!
Da “Counterpunch”. Traduzione di MR
1 aprile 2016 [ma purtroppo non è un pesce d'Aprile in ritardo...]
Di Pete Dolack
Gli scienziati del clima ed altri negli ultimi anni hanno pubblicato un flusso costante di analisi che mostrano che, senza azioni immediate per rimediare, abbiamo sul nostro cammino un futuro disastroso. Uno studio di 40 anni fa si dimostrerà preveggente?
Quello studio, pubblicato nel libro del 1972 “I limiti della crescita”, prevede che la produzione industriale avrebbe declinato all'inizio del XXI secolo, seguita in veloce successione da un aumento dei tassi di morte dovuti alla ridotta disponibilità di servizi e cibo che porterebbe ad un drammatico declino della popolazione mondiale. Ad essere precisi, la produzione industriale pro capite è stata prevista in declino “precipitoso” a partire circa dal 2015.
Bene, eccoci qua. Nonostante anni di stagnazione a seguito della peggiore crisi economica dalla Grande Depressione, le cose non sono andate così male. Perlomeno non ancora. Anche se gli autori originali de “I limiti della crescita”, condotti da Donella Meadows, mettono in guardia dall'attenersi in modo troppo stretto ad un anno specifico, le tendenze reali degli ultimi quattro decenni non sono troppo lontane da quanto era stato previsto dai modelli dello studio. Un recente articolo che esamina lo studio originale del 1972 si sbilancia tanto da dire che le previsioni dello studio sono perfettamente sulla strada della conferma.
1 aprile 2016 [ma purtroppo non è un pesce d'Aprile in ritardo...]
Di Pete Dolack
Gli scienziati del clima ed altri negli ultimi anni hanno pubblicato un flusso costante di analisi che mostrano che, senza azioni immediate per rimediare, abbiamo sul nostro cammino un futuro disastroso. Uno studio di 40 anni fa si dimostrerà preveggente?
Quello studio, pubblicato nel libro del 1972 “I limiti della crescita”, prevede che la produzione industriale avrebbe declinato all'inizio del XXI secolo, seguita in veloce successione da un aumento dei tassi di morte dovuti alla ridotta disponibilità di servizi e cibo che porterebbe ad un drammatico declino della popolazione mondiale. Ad essere precisi, la produzione industriale pro capite è stata prevista in declino “precipitoso” a partire circa dal 2015.
Bene, eccoci qua. Nonostante anni di stagnazione a seguito della peggiore crisi economica dalla Grande Depressione, le cose non sono andate così male. Perlomeno non ancora. Anche se gli autori originali de “I limiti della crescita”, condotti da Donella Meadows, mettono in guardia dall'attenersi in modo troppo stretto ad un anno specifico, le tendenze reali degli ultimi quattro decenni non sono troppo lontane da quanto era stato previsto dai modelli dello studio. Un recente articolo che esamina lo studio originale del 1972 si sbilancia tanto da dire che le previsioni dello studio sono perfettamente sulla strada della conferma.
giovedì 12 maggio 2016
mercoledì 11 maggio 2016
Sovrapopolazione? Quale problema di sovrapopopolazione?
Posted by
KImaira Edizioni
h/t Luis de Souza
martedì 10 maggio 2016
La storia del pescatore e del contadino
Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR
Mentre sto seduto sul podio con gli altri relatori, di fronte a me ho circa 30 ragazzi e ragazze. Non sono nemmeno adolescenti, gran parte di loro sembra avere intorno ai 12 anni. Siedono, mentre i relatori raccontano loro di cambiamento climatico ed energie rinnovabili. Viene detto loro ciò che crediamo sia buono per loro: che siamo in pericolo, che dobbiamo agire, che dobbiamo riciclare i nostri rifiuti, risparmiare energia e ridurre le emissioni. Ma, allo stesso tempo, non posso evitare di pensare che, la fuori, al di là del mondo confortevole della scuola e dei loro insegnanti, c'è un mondo diverso. Un mondo in cui il solo albero che ha valore è quello che è stato tagliato e venduto. Un mondo dove la misura del successo è quanto può consumare una persona. Un mondo in cui la cosa fragile che chiamiamo “l'ambiente” è sempre l'ultima delle preoccupazioni.
Immagine da “Contadini e pescatori” di Daniel Vickers, 1994.
di Ugo BardiMentre sto seduto sul podio con gli altri relatori, di fronte a me ho circa 30 ragazzi e ragazze. Non sono nemmeno adolescenti, gran parte di loro sembra avere intorno ai 12 anni. Siedono, mentre i relatori raccontano loro di cambiamento climatico ed energie rinnovabili. Viene detto loro ciò che crediamo sia buono per loro: che siamo in pericolo, che dobbiamo agire, che dobbiamo riciclare i nostri rifiuti, risparmiare energia e ridurre le emissioni. Ma, allo stesso tempo, non posso evitare di pensare che, la fuori, al di là del mondo confortevole della scuola e dei loro insegnanti, c'è un mondo diverso. Un mondo in cui il solo albero che ha valore è quello che è stato tagliato e venduto. Un mondo dove la misura del successo è quanto può consumare una persona. Un mondo in cui la cosa fragile che chiamiamo “l'ambiente” è sempre l'ultima delle preoccupazioni.
domenica 8 maggio 2016
Maledetti Catastrofisti: un'Estate Rovente alle Porte?
Posted by
KImaira Edizioni
Il catastrofismo butta bene per incassare qualche click e quelli de "Il Meteo" ce la mettono tutta per spaventare la gente prevedendo un'Estate del 2016 "simile a quella del 2003". Vi ricordate? Quella che provocò 18.000 morti in Italia.
Purtroppo, non è detto che abbiano torto. Peccato però che si guardino bene dal menzionare la causa ultima di cotanto possibile disastro: il riscaldamento globale.
venerdì 6 maggio 2016
Il cambiamento climatico spazzerà via 2,5 trilioni di dollari in patrimoni finanziari.
Da “The Guardian”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)
Le perdite potrebbero volare a 2,4 trilioni di dollari è distruggere l'economia globale, nello scenario peggiore, suggerisce la prima modellizzazione economica
Di Damian Carrington
Il cambiamento climatico potrebbe tagliare il valore dei patrimoni finanziari mondiali di 2,5 trilioni di dollari, secondo la prima stima proveniente dalla modellazione economica. Negli scenari peggiori, spesso usati dai legislatori per verificare la salute finanziaria delle aziende e delle economie, le perdite potrebbero aumentare vertiginosamente a 24 trilioni di dollari, o il 17% dei patrimoni mondiali, e distruggere l'economia globale.
La ricerca ha anche mostrato il senso finanziario dell'intraprendere un'azione per mantenere il cambiamento climatico diminuirebbe a 315 miliardi di dollari in meno, anche includendo i costi del taglio delle emissioni.
“Il nostro lavoro suggerisce agli investitori a lungo termine ci andrebbe meglio in un mondo a basso tenore di carbonio”, ha detto il professor Simon Dietz della London School of Economics, l'autore principale dello studio. “I fondi pensione dovrebbero essere al vertice di questo problema e molti di essi lo sono”. Ha detto, tuttavia, che la consapevolezza nel settore finanziario è stata bassa.
Le perdite potrebbero volare a 2,4 trilioni di dollari è distruggere l'economia globale, nello scenario peggiore, suggerisce la prima modellizzazione economica
L'impatto economico del cambiamento climatico potrebbe devastare l'economia mondiale, secondo uno studio della London School of Economics (LSE). Foto: Carlo Allegri/Reuters
Di Damian Carrington
Il cambiamento climatico potrebbe tagliare il valore dei patrimoni finanziari mondiali di 2,5 trilioni di dollari, secondo la prima stima proveniente dalla modellazione economica. Negli scenari peggiori, spesso usati dai legislatori per verificare la salute finanziaria delle aziende e delle economie, le perdite potrebbero aumentare vertiginosamente a 24 trilioni di dollari, o il 17% dei patrimoni mondiali, e distruggere l'economia globale.
La ricerca ha anche mostrato il senso finanziario dell'intraprendere un'azione per mantenere il cambiamento climatico diminuirebbe a 315 miliardi di dollari in meno, anche includendo i costi del taglio delle emissioni.
“Il nostro lavoro suggerisce agli investitori a lungo termine ci andrebbe meglio in un mondo a basso tenore di carbonio”, ha detto il professor Simon Dietz della London School of Economics, l'autore principale dello studio. “I fondi pensione dovrebbero essere al vertice di questo problema e molti di essi lo sono”. Ha detto, tuttavia, che la consapevolezza nel settore finanziario è stata bassa.
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