lunedì 24 febbraio 2014

Cassandra cambia nome: "Effetto Risorse"



Cari amici,

avrete notato il cambiamento al nome del blog, come pure all'immagine di background. Dopo averci ragionato sopra parecchio ed essermi consigliato con colleghi, collaboratori e amici, ci è parso il caso di passare da "Effetto Cassandra" a "Effetto Risorse."

Io ero il primo ad essere affezionato al vecchio nome e quindi mi è costato un certo sforzo abbandonarlo. Ma è abbastanza chiaro che era un nome che non rendeva bene nel dibattito. La prima reazione al nome "Cassandra" di molte persone non addentro alla tematica era di scrollare le spalle (o toccarsi in certe parti del corpo che non starò a nominare) e a cliccare altrove immediatamente.

Il nuovo nome dovrebbe essere più efficace del vecchio e in questo momento è vitale essere efficaci. Siamo a un punto di svolta: le previsioni dei "Limiti dello Sviluppo" si stanno avverando a macchia di leopardo nel mondo, con i paesi più deboli che uno dopo l'altro soccombono agli alti costi delle materie prime. Fra questi, ci siamo noi con il sistema economico italiano sta mostrando segnali preoccupanti di collasso.

I modelli dinamici del sistema economico ci dicono che il declino che osserviamo è il risultato del peso crescente sull'economia dell'aumento dei costi delle risorse minerali generato dal loro graduale esaurimento. A questo si aggiungono i costi crescenti dell'inquinamento, anche questo esacerbato dall'esaurimento delle risorse. Questo peso sull'economia ha poi generato una cascata di effetti che si sono auto-amplificati: Euro, spread, credito, debito pubblico, eccetera. L'opinione pubblica e i politici percepiscono principalmente questi effetti secondari, ma non li si possono risolvere se non andiamo alla radice: ovvero a combattere il problema dell'esaurimento sviluppando un'economia più efficiente che "chiuda il ciclo" delle risorse, riutilizzando quello che consuma.

Costruire un economia a ciclo chiuso richiede investimenti e questo vuol dire, necessariamente, fare sacrifici oggi per un futuro a lungo termine. Purtroppo, invece, ci siamo infilati in una visione della crisi che crede che la si possa risolvere con misure puramente cosmetiche a breve termine, ovvero tagli a tutto quello che si può tagliare; dagli stipendi dei politici ai servizi sociali e sanitari. Ma questo non risolve il problema, anzi lo aggrava.

Tuttavia, esiste ancora la possibilità di salvare qualcosa se ci impegniamo a creare un movimento di opinione che faccia presente la necessità di investire risorse sostanziali su un nuovo sistema produttivo che sia basato su risorse rinnovabili. Può darsi che questa opinione sia vista ancora per molto tempo come quella di un gruppo di Cassandre ma ricordiamoci che Cassandra, ai suoi tempi, aveva sempre avuto ragione!










Il nostro futuro energetico

Da “Our Finite World”. Traduzione di Mr

Di Gail Tverberg

Per capire quali soluzioni al nostro dilemma energetico funzioneranno o non funzioneranno, è necessario capire la vera natura del nostro dilemma energetico. Gran parte delle soluzioni falliscono perché gli analisti pensano che la natura del nostro problema energetico sia molto diversa da quello che è in realtà. Gli analisti pensano che il nostro problema sia un problema a lungo termine che si sta dipanando lentamente, quando nei fatti si tratta di un problema che bussa già ora alle nostre porte.

Il punto che molti analisti non vedono è che il problema energetico si comporta in modo molto simile a un problema finanziario a breve termine. Parleremo del perché questo accade. Questo problema finanziario a breve termine è destinato a lavorare su sé stesso in un modo che porta ad enormi perdite di posti di lavoro e cambiamenti di governance a breve termine. Le nostre strategie di mitigazione devono essere considerate in questo contesto. Le strategie indirizzate alla sola mitigazione delle carenze energetiche con combustibili costosi ed equipaggiamenti high-tech sono destinate ad essere soluzioni dalla vita breve, sempre che siano affatto delle soluzioni.

Il nostro dilemma energetico

1. Il nostro problema energetico numero uno è un bisogno rapidamente in crescita di capitale di investimento solo per mantenere un livello di estrazione di risorse costante. Questo capitale di investimento è costituito da “cose” fisiche come petrolio, carbone, gas e metalli. Prima abbiamo tirato fuori il petrolio, gas e carbone “facili da estrarre”. Mentre passiamo alle risorse difficili da estrarre, scopriamo che la necessità di capitale di investimento cresce rapidamente. Secondo quello che scrive Mark Lewis sul Financial Times, “le spese di capitale a monte” per petrolio e gas ammontano a circa 700 miliardi di dollari nel 2012, in confronto ai 350 miliardi di dollari nel 2005. Ciò corrisponde ad un aumento annuo al netto dell'inflazione del 10% per un periodo di 7 anni.

Figura 1. Il modo in cui si prevede che l'estrazione del fabbisogno energetico aumenti  mentre le risorse finite si esauriscono.

In teoria, ci si aspettava che i costi di estrazione aumentassero all'avvicinarsi ai limiti della quantità da estrarre. Di fatto, l'aumento vertiginoso dei prezzi del petrolio negli ultimi anni è come ce lo aspettavamo se succede questo. Siamo stati capaci di aggirare il problema negli anni 70, aumentando l'estrazione petrolifera, sostituendo altri prodotti energetici al petrolio ed aumentando l'efficienza. Stavolta, le nostre opzioni per risolvere la situazione sono molte di meno, visto che i frutti più in basso sono già stati raccolti e ora stiamo raggiungendo i limiti finali.

Figura 2. Prezzi storici del petrolio in dollari del 2012, sulla base dei dati della Revisione Statistica dell'Energia Mondiale della BP del 2013. (2013 compreso, da dati EIA)

A rendere peggiori le cose, il bisogno di capitale di investimento rapidamente in crescita si manifesta in altre industrie come per i combustibili fossili. L'estrazione dei metalli in qualche modo si trova nello stesso schema. Abbiamo estratto prima i minerali di maggiore densità e posizionati nella aree più accessibili. Questo significa che dobbiamo rimuovere più prodotti di scarto indesiderati usando più risorse, risorse energetiche comprese. 

Figura 3. Prodotto di scarto per produrre 100 unita di metallo. 

C'è un aumento enorme della quantità di prodotti di scarto che devo essere estratti e smaltiti man mano che passiamo a minerali di minore densità (Figura 3). L'aumento dei prodotti di scarto è solo del 3% se passiamo a minerali con una concentrazione di 0,200 a minerali con una concentrazione di 0,195. Se passiamo da una concentrazione di 0,010 ad una di 0,005, la quantità di prodotto di scarto è più che doppia. Se guardiamo il costo al netto dell'inflazione dei metalli di base (Figura 4 sotto), vediamo che l'indice è generalmente sceso per un lungo periodo fra gli anni 60 e gli anni 90, mentre i miglioramenti di di produttività sono stati maggiori della diminuzione della qualità dei minerali. 

Figura 4. Indice al netto dell'inflazione dei metalli di base della Banca Mondiale (ferro escluso). 

Dal 2002, l'indice è più alto, come potremmo aspettarci se stessimo cominciando a raggiungere i limiti rispetto ad alcuni dei metalli dell'indice. Ci sono molte altre situazioni in combattiamo una battaglia persa con la natura e che di conseguenza hanno bisogno di maggiori investimenti di risorse. Abbiamo malamente sfruttato oltre misura la pesca negli oceani, quindi ora i pescatori devono usare più risorse per pescare i pesci più piccoli che rimangono. L'inquinamento (compreso quello da CO2) sta diventanto sempre più un problema, quindi investiamo risorse in dispositivi per catturare le emissioni di mercurio e in turbine eoliche nella speranza che possano risolvere i nostri problemi di inquinamento. Dobbiamo anche investire sempre di più in strade, ponti, linee di trasmissione elettriche e condutture per compensare il ritardo di manutenzione e l'invecchiamento delle strutture. 

Alcuni dicono che il problema sia di diminuzione dell'EROEI, infatti la diminuzione dell'EROEI è parte del problema. La ripidità della curva deriva dal rapido aumento dei prodotti energetici usati per l'estrazione e per molti altri scopi, mentre ci avviciniamo ai limiti. Il limite del capitale di investimento è stato scoperto dai modellatori originali de I Limiti dello Sviluppo nel 1972. Parlo di questo nel mio post Perché le previsioni di EIA, IEA e di 2052 di Randers sono sbagliate.

2. Quando la quantità di petrolio estratta ogni anno diventa piatta (come ha fatto dal 2004), emerge un conflitto: come può esserci sufficiente petrolio per (a) il crescente investimento necessario per mantenere lo status quo e (b) per i nuovi investimenti per promuovere la crescita?

Nella sezione precedente abbiamo parlato del crescente bisogno di capitale di investimento solo per mantenere lo status quo. Almeno parte di questo capitale di investimento deve essere sotto forma di petrolio. Un altro uso del petrolio sarebbe quello per far crescere l'economia – costruendo nuove fabbriche, o piantando altre colture o trasportando più beni. Mentre in teoria c'è una possibilità di sostituire il petrolio, in ogni momento, la capacità di sostituirlo è molto limitata. Gran parte delle opzioni di trasporto richiedono petrolio e gran parte dell'agricoltura richiede petrolio. La costruzione e l'equipaggiamento delle strade richiedono petrolio, così come le pompe diesel per l'irrigazione. A causa della mancanza di sostituibilità a breve termine, il fabbisogno di petrolio per reinvestire tende a tagliare fuori la possibilità della crescita. Questa è perlomeno parte della ragione del rallentamento della crescita economica negli ultimi anni. 

3. Tagliando fuori la crescita, i paesi che hanno un handicap maggiore sono quelli col costo medio della propria fornitura di energia più alto.

Per gli importatori di petrolio, il petrolio un prodotto a costo molto alto che fa aumentare il costo medio dei prodotti energetici. Questo costo medio dell'energia è più alto in paesi che usano la più alta percentuale di petrolio nel proprio mix energetico. Se guardiamo i numeri dei paesi importatori di petrolio, vediamo che la crescita economica tende ad essere molto più lenta nei paesi che usano molto petrolio nel loro mix energetico. Questo tende ad accadere perché gli alti costi energetici rendono i prodotti meno accessibili. Per esempio, gli alti costi del petrolio rendono le vacanza in Grecia inaccessibili, portando a tagli nella loro industria turistica. E' impressionante, quando si guarda ai paesi disposti sulla base del petrolio del proprio mix energetico, vedere in che misura il grande uso di petrolio, e quindi l'uso di energia ad alto costo, sia associato ad una lenta crescita economica (Figure 5, 6 e 7). Sembra quasi che ci sia una reazione al dosaggio – maggiore l'uso di petrolio, minore la crescita economica. Mentre i PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) vengono mostrati come un gruppo, ognuno dei paesi nel gruppo mostra lo stesso modello per quanto riguarda l'alto consumo di petrolio come percentuale della propria produzione energetica nel 2004. Senza dubbio la globalizzazione ha agito accelerando questo passaggio verso paesi che usavano meno petrolio. Questi paesi tendevano ad usare molto più carbone nel loro mix energetico – un combustibile molto più conveniente. 

Figura 5. Consumo percentuale di energia da petrolio nel 2004 di paesi selezionati e di gruppi di paesi, basato sulla Revisione Statistica dell'Energia Mondiale della BP del 2013. (EU – PIIGS significa “EU 27 meno i PIIGS”)

Figura 6. Percentuale di crescita media in PIL reale fra il 2005 e il 2011 basata su dati del PIL del USDA in dollari americani del 2005. 

Figura 7. Crescita del consumo medio percentuale fra il 2004 e il 2011, basata sui dati della Revisione Statistica dell'Energia Mondiale della BP del 2013.

4.I sistemi finanziari dei paesi con crescita rallentata sono particolarmente colpiti, come lo sono i governi. Il debito diventa più difficile da ripagare con gli interessi, mentre la crescita economica rallenta. 

Con una crescita lenta, il debito diventa più difficile da ripagare con gli interessi. I governi vengono incitati ad aggiungere programmi di aiuto ai propri cittadini, perché l'occupazione tende ad essere bassa. I governi scoprono che gli introiti delle tasse tardano a causa del ritardo degli stipendi di gran parte dei cittadini, portando a deficit di governo. (Questo è esattamente il problema che hanno notato Turchin e Nefedov, prima del collasso, quando hanno analizzato otto collassi storici nel loro libro “Cicli Secolari”). I governi hanno recentemente tentato di sistemare sia i loro problemi finanziari sia quelli dei loro cittadini abbassando i tassi di interesse a livelli molto bassi e usando il Quantitative Easing (Alleggerimento Quantitativo). Il secondo permette ai governi di mantenere bassi anche i tassi di interesse a lungo termine. Col Quantitative Easing i governi sono in grado di continuare a prendere in prestito senza avere un mercato di acquirenti pronti. L'uso del Quantitative Easing tende anche a gonfiare la bolla dei prezzi delle azioni e degli immobili, aiutando i cittadini a sentirsi più ricchi. 

5. Gli stipendi dei cittadini dei paesi importatori di petrolio tendono a rimanere fermi, mentre i prezzo del petrolio rimane alto. 

Almeno una parte del problema degli stipendi è collegata alla crescita economica lenta indicata sopra. Inoltre, i cittadini del paese taglieranno i beni voluttuari all'aumentare del prezzo del petrolio, perché il costo del loro pendolarismo e del loro cibo aumenta (perché il petrolio viene usato per coltivare cibo). Il taglio della spesa voluttuaria porta a licenziamenti nei settori voluttuari. Se i beni esportati sono a loro volta costosi, i compratori degli altri paesi tenderanno a loro volta a tagliarli, portando ad ulteriori licenziamenti e ad una bassa crescita degli stipendi. 

6. I produttori di petrolio scoprono che i prezzi del petrolio non salgono abbastanza e tagliano i loro fondi per il reinvestimento.

Mentre i costi dell'estrazione di petrolio aumentano, diventa difficile che la domanda di petrolio rimanga alta, perché gli stipendi non aumentano. Questo è il problema che ho descritto nel mio post Cosa ci aspetta? Costi del petrolio inferiori nonostante i maggiori costi di estrazione. Stiamo vedendo questo problema oggi. Bloomberg scrive che I profitti petroliferi crollano mentre le maggiori spese non riescono ad aumentare la produzione. Business Week scrive che a sorpresa la Shell mostra una compressione del profitto anche col petrolio a 100 dollari. Statoil, la compagnia norvegese, sta considerando di andarsene dalla Groenlandia per cercare di coprire i costi di produzione.

7. Ci troviamo con un imperativo a lungo termine riguardo all'uso di combustibili fossili che emerge dagli effetti della globalizzazione e dall'aumento della popolazione mondiale. 

La globalizzazione ha aggiunto circa 4 miliardi di consumatori al mercato mondiale nel periodo 1997-2001. Queste persone prima avevano stili di vita tradizionali. Una volta diventati consapevoli di tutti i beni che hanno le persone nei paesi ricchi, hanno voluto unirsi, comprando moto, macchine, televisioni, telefono ed altri beni. Hanno anche voluto mangiare carne più spesso, La popolazione in quei paesi continua a crescere, aggiungendosi alla domanda di beni di ogni tipo. Questi beni possono essere prodotti solo usando combustibili fossili, o da tecnologie possibili grazie ai combustibili fossili (come l'idroelettrico, il nucleare, l'eolico e il solare FV). 

8. La combinazione di queste forze porta ad una situazione in cui le economie, una dopo l'altra, gireranno verso il basso in un futuro molto vicino – da pochi mesi a un anno o due. Alcuno sono già su questa strada (Egitto, Siria, Grecia, ecc.).  

Abbiamo due problemi che tendono a convergere: problemi finanziari che i paesi ora stanno nascondendo e un bisogno crescente di risorse in una vasta gamma di aree che stanno raggiungendo i limiti (petrolio, metalli, sfruttamento della pesca, manutenzione ritardata delle condutture). Sul lato finanziario, ci sono paesi che cercano di restare in piedi nonostante un grave divario fra spese e introiti, usando il Quantitative Easing e tassi di interesse ultra bassi. Se i paesi svolgono il Quantitative Easing, è probabile che i tassi di interesse crescano. Siccome il debito viene ampiamente usato, il costo di tutto, dall'estrazione del petrolio ad una nuova casa o comprare un'automobile, è possibile che cresca. Il costo del pagamento del debito governativo a sua volta aumenterà, ponendo i governi in condizioni finanziarie peggiori di quanto non lo siano oggi. Una grande preoccupazione è che questi problemi si sposteranno nei mercati del debito. L'aumento dei tassi di interesse porterà a default diffusi. La disponibilità di debito, comprso per la trivellazione di petrolio, si prosciugherà. Anche se il debito non si prosciuga, le compagnie petrolifere sono già state spremute dai fondi di investimento e stanno considerando di tagliare sulle perforazioni. Un congelamento del credito renderebbe sicuro che questo accada. Nel frattempo, sappiamo che i costi di investimento continuano a salire in molte diverse industrie simultaneamente, perché stiamo raggiungendo i limiti di un mondo finito. Ci sono altre risorse disponibili; sono solo più costose. Si verifica un divario, perché i nostri stipendi non crescono. La quantità fisica di petrolio necessaria per tutti questi investimenti continua a crescere, ma la produzione di petrolio continua nel suo plateau relativamente piatto, o forse comincia a scendere. Ciò porta a meno petrolio disponibile per investire sul resto dell'economia. Data la compressione, è probabile che sempre più paesi vadano incontro a un rallentamento della crescita o a una contrazione. 

9. Quello che mi aspetto è che la situazione finirà con una diminuzione piuttosto rapida della produzione di ogni tipo di prodotto energetico e il fallimento di un bel po' di governi. I governi che rimangono taglieranno drammaticamente i servizi. 

Col crollo della produzione di petrolio, i programmi promessi dal governo saranno ben oltre quello che i governi si possono permettere, perché i governi si finanziano fondamentalmente coi surplus di un'economia dei combustibili fossili – la differenza fra il costo di estrazione e il valore di questi combustibili fossili per la società. Mentre il costo di estrazione sale, i surplus tendono a prosciugarsi. 

Figura 8. Costo di estrazione di un barile di petrolio in relazione al valore per la società. La crescita economica è permessa dalla differenza. 

Mentre questi surplus si restringono, i governi avranno bisogno di restringersi drammaticamente. Il fallimento di un governo sarà più facile del suo ridimensionamento. Il commercio e la finanza mondiale saranno particolarmente impegnativi in questo contesto. Cercare di ricominciare sarà difficile, perché molti dei nuovi paesi saranno molto più piccoli dei loro predecessori e non avranno nessun “dato storico”. Quelli che hanno dati storici avranno dati storici dei default del debito e delle promesse mancata, cose che non daranno ai prestatori fiducia nella loro capacità di ripagare i nuovi prestiti. Mentre è chiaro che la produzione di petrolio diminuirà, con tutte le interruzioni e una mancanza di operatività dei mercati finanziari, mi aspetto che anche la produzione di gas e carbone diminuirà. I pezzi di ricambio per quasi tutto saranno difficili da avere, a causa della necessità da parte del commercio internazionale di sostenere la manifattura di questi pezzi. I beni high-tech come i computer e i telefoni saranno particolarmente difficili da comprare. Tutti questi cambiamenti risulteranno in una perdita di gran parte dell'economia dei combustibili fossili e delle rinnovabili high-tech che questi combustibili fossili sostengono. 

Una previsione per le future forniture energetiche e il loro impatto

Una stima approssimativa dell'ordine di grandezza della diminuzione della fornitura energetica è data nella Figura 9 sotto. 

Figura 9. Stima della produzione futura di energia dell'autrice. Dati storici basati su BP adattati ai raggruppamenti della IEA.

Il problema che incontreremo potrebbe essere descritto molto meglio come “Limiti della Crescita” che “Picco del Petrolio”. Ci saranno enormi perdite di lavoro, quando declinerà l'uso di combustibile. I governi troveranno che le loro finanze sono messe sotto pressione persino più di adesso, con richieste di nuovi programmi di assistenza nel momento in cui gli introiti diminuiscono drammaticamente. I default del debito saranno un problema enorme. Il commercio internazionale diminuirà, specialmente verso i paesi con i problemi finanziari peggiori. Un grande problema sarà la necessità di riorganizzare i governi in modo nuovo e molto meno costoso. In alcuni casi, la situazione tornerà a tribù locali con leader tribali. La sfida successiva sarà cercare di portare i governi ad agire in un modo coordinato. Potranno essere necessari più di una serie di cambiamenti governativi, nel momento in cui le forniture globali di energia declinano. Avremo anche bisogno di produrre i beni a livello locale, in un momento in cui il finanziamento del debito non funziona più molto bene e i governi non fanno più manutenzione alle strade. Dovremo inventare nuovi approcci, senza il beneficio di beni high-tech come i computer. Con tutti i disagi, la rete elettrica a sua volta non durerà a lungo. La domanda diventerà: cosa possiamo fare coi materiali locali per fare in modo che ci sia ancora un'economia?

Non-soluzioni e soluzioni parziali al nostro problema 

Ci sono molte soluzioni proposte per il nostro problema. Molte non funzioneranno perché la natura del problema è diversa da quello che gran parte delle persone si aspettava.
1. Sostituzione. Non abbiamo tempo. Inoltre, qualsiasi sostituzione facciamo dev'essere con materiali locali economici, se ci aspettiamo che durino a lungo. Non devono nemmeno usare troppo risorse come il legno, che è una fornitura limitata. E probabile che la disponibilità di elettricità declini rapidamente quanto il petrolio, a causa dell'incapacità di tenere aggiornata la rete elettrica ed altri disagi (come governi falliti, mancanza di petrolio per lubrificare i macchinari, mancanza di pezzi di ricambio, bancarotta di società coinvolte nella produzione di elettricità) quindi non è realmente una soluzione a lungo termine ai limiti del petrolio. 

2. Efficienza. Ancora una volta, non abbiamo tempo per fare molto. Le automobili che consumano meno tendono a costare di più, sostituendo un problema con un altro. Un grande problema in futuro sarà la mancanza di manutenzione delle strade. I guadagni in efficienza teorici potrebbero non valere nel mondo reale. Inoltre, mentre i governi riducono i servizi e spesso falliscono, i prestatori non saranno disposti a prestare fondi per nuovi progetti che in teoria migliorerebbero l'efficienza. In alcuni casi, semplici dispositivi potrebbe fornire efficienza. Per esempio, il solare termico può essere spesso una buona scelta per scaldare l'acqua. Questi dispositivi devono essere durevoli. 

3. Turbine eoliche. L'attuale tipologia di turbine eoliche industriali saranno difficili da mantenere, quindi è improbabile che siano durevoli. La necessità di capitale di investimento per le turbine eoliche sarà in competizione con altre necessità di capitale di investimento. Le emissioni di CO2 dai combustibili fossili diminuiranno drammaticamente, con o senza le turbine eoliche. Dall'altro lato, semplici generatori eolici fatti con materiali locali potrebbero funzionare a lungo termine. E' probabile che questi siano utili per l'energia meccanica, per pompare l'acqua o alimentare telai per i vestiti. 

4. Pannelli solari. Ci si può aspettare che i piani di incentivazione promessi per aiutare i possessori di case a pagare i pannelli solari in gran parte sfumeranno. Gli inverter e le batterie avranno bisogno di ricambi, ma probabilmente non saranno disponibili. I possessori di case abili capaci di ri-cablare i pannelli solari per un uso fuori rete potrebbero trovarli utili per dispositivi che possono andare a corrente continua. Come parte della rete elettrica, i pannelli solari non ne allungheranno la vita. Non sarà probabilmente possibile fare pannelli solari per molti anni, quando l'economia dei combustibili fossili raggiunge i suoi limiti. 

5. Petrolio di scisto. Il petrolio di scisto è un esempio di prodotto con costi di investimento molto alti e ritorni che sono dubbi nella migliore delle ipotesi. Le grandi compagnie che hanno cercato di estrarre petrolio di scisto hanno deciso che proprio non ci sono i margini. Le compagnie più piccole sono state in grado in qualche modo di mettere insieme bilanci che dichiarano profitti, basati sulla produzione sperata per il futuro e tassi di interesse molto bassi. I costi per estrarre il petrolio di scisto al di fuori degli Stati Uniti è probabile che siano persino più alti. Questo succede perché negli Stati Uniti hanno leggi che favoriscono la produzione (i proprietari delle terre hanno una percentuale sui profitti) ed altre situazioni favorevoli come oleodotti già installati, abbondanti disponibilità di acqua e una bassa popolazione nelle aree dove viene fatto il fracking. Se i paesi decidono di far decollare la produzione di petrolio di scisto, è probabile che si imbattano in situazioni di flusso di cassa estremamente negative. E' difficile dire che queste operazioni salveranno il mondo dai suoi problemi finanziari (ed energetici). 

6. Tasse. Le tasse devono essere strutturate con molta attenzione per avere un qualsiasi beneficio di deterrenza sul carbonio. Se parte delle tasse che i consumatori pagherebbero normalmente al governo sono riscosse sul combustibile per i veicoli, la pratica può incoraggiare di più l'uso di veicoli efficienti. Dall'altro lato, se le tasse sul carbonio vengono riscosse sulle aziende, le tasse tendono ad incoraggiare le aziende a delocalizzare la produzione in altri paesi dove costa meno. Lo spostamento della produzione porta all'uso di più carbone per l'elettricità, piuttosto che meno. In teoria, le carbon tax abbinate a una tassa molto alta sui beni importati prodotti col carbone, ma questo non è stato fatto. Senza tale abbinamento, le carbon tax è probabile che aumentino le emissioni mondiali di CO2. 

7.  Economia di stato stazionario. Herman Daly è stato l'editore di un libro nel 1973 dal titolo Verso un'economia di stato stazionario, che proponeva che il mondo lavori verso un'economia di stato stazionario al posto di una in crescita. Nel 1973, quando le risorse erano ancora abbondanti, un approccio del genere avrebbe agito per tenere a bada i Limiti della Crescita per parecchi anni, specialmente se nell'approccio fosse stato inclusa la crescita zero della popolazione. Oggi, è troppo tardi perché un approccio del genere funzioni. Siamo già in una situazione con risorse molto esaurite. Non possiamo sostenere gli attuali livelli di produzione se vogliamo – fare questo richiederebbe una produzione di energia che cresca molto, a causa della crescente necessità di investimenti energetici per mantenere l'attuale produzione, di cui abbiamo parlato nella voce (1) de “Il nostro dilemma energetico”. Probabilmente è impossibile evitare il collasso. Non possiamo nemmeno sperare in un risultato buono come l'economia di stato stazionario. 
8. Basare la scelta di generazione di energia aggiuntiva sui calcoli dell'EROEI.  Dal mio punto di vista, basare i nuovi investimenti energetici sui calcoli del EROEI è nella migliore delle ipotesi una prospettiva incerta. I calcoli dell'EROEI misurano una parte teorica di un intero sistema - “energia alla testa di pozzo”. Quindi a questi mancano parti importanti del sistema, che condizionano sia l'EROEI sia i costi. Trascurano anche i tempi, quindi possono indicare che un investimento è buono anche se scava un enorme buco finanziario nelle organizzazioni che fanno l'investimento. I calcoli dell'EROEI non considerano neanche questioni di riparabilità che accorciano i tempi di vita nel mondo reale. A prescindere dalle indicazioni dell'EROEI, è importante considerare anche le probabili conseguenze finanziarie. Se i prodotti devono essere competitivi nel mercato mondiale, l'elettricità deve essere economica, a prescindere da quello che i calcoli dell'EROEI sembrano suggerire. Il nostro vero problema è la mancanza di capitale di investimento – una cosa che viene inghiottita a tassi prodigiosi dai dispositivi di generazione dell'energia i cui costi si verificano principalmente all'inizio delle loro vite. Dobbiamo fare attenzione ed usare il nostro capitale di investimento in modo saggio, non per mode costose e che non reggeranno sul lungo periodo. 

9. Riduzione della domanda. Questo deve realmente essere la maniera principale attraverso la quale ci allontaniamo dai combustibili fossili. Anche se non abbiamo altre opzioni, i combustibili fossili si allontaneranno da noi. Incoraggiare le coppie ad avere meno figli sembra essere una buona scelta. 

domenica 23 febbraio 2014

Il pericolo di un cambiamento climatico improvviso






Da “Counterpunch”. Traduzione di MR

Di Robert Hunziker

Il Consiglio Nazionale per le Ricerche delle Accademie Nazionali (National Research Council of the National Academies - NRCNA) ha pre-pubblicato (disponibile per il pubblico da dicembre 2013) un esteso studio di 200 pagine: “Impatti improvvisi del cambiamento climatico, prevedere le sorprese”. L'obbiettivo del rapporto è quello di preparare la società a prevedere “l'altrimenti imprevisto” prima che avvenga, compresi cambiamenti improvvisi nell'oceano, nell'atmosfera, negli ecosistemi e nelle regioni alle alte latitudini La scala temporale del NRCNA per il “cambiamento climatico improvviso” è definito in anni e decenni. “La storia del clima sul pianeta – letta in archivi come gli anelli degli alberi, i sedimenti oceanici e le carote di ghiaccio – è costellata di grandi cambiamenti avvenuti in modo rapido, nel corso di decenni e persino di pochi anni”[Impatti improvvisi del cambiamento climatico, prevedere le sorprese (versione pre-pubblicata) - Consiglio Nazionale per le Ricerche delle Accademie Nazionali, Edizioni delle Accademie Nazionali, Washington D.C., dicembre 2013]. Le agenzie di intelligence statunitensi, il NOAA, la Fondazione Nazionale per la Scienza e le Accademie Nazionali hanno sponsorizzato il rapporto. Le Accademie Nazionali comprendono: l'Accademia Nazionale delle Scienze, l'Accademia Nazionale di Ingegneria, l'Istituto di Medicina e il Consiglio Nazionale per le Ricerche. Il rapporto del NRCNA menziona tre aree principali di rischio di cambiamento climatico improvviso per questo secolo, che sono le seguenti:

Ghiaccio marino artico – Cambiamento climatico improvviso già in corso

Secondo l'analisi del NRCNA, è probabile che la rapida diminuzione della copertura di ghiaccio dell'Artico degli ultimi tre decenni abbia un impatto irreversibile sull'ecosistema dell'Artico. Questo evento di “cambiamento climatico improvviso” è già in movimento con la distruzione della rete alimentare marina e dell'habitat dei mammiferi, l'erosione le linee di costa e i cambiamenti nel clima e nei modelli meteorologici in tutto l'emisfero settentrionale. Ciò è già stato testimoniato attraverso 100 anni di alluvioni e gravi siccità integrate, così come periodi di condizioni meteo estreme in tutto l'emisfero. E' interessante notare che il rapporto non si concentra sul pericolo di un rilascio improvviso di metano nell'Artico sul breve termine. Piuttosto, il rapporto del NRCNA ridimensiona uno scoppio improvviso di rilascio di metano, credendo che questo si spalmerà su un lungo periodo di tempo, improbabile in questo secolo. Tuttavia, c'è un'ampia gamma di opinioni scientifiche sul problema del metano dell'Artico ed una posizione sinistra è descritta nel seguente articolo “Salvare il clima globale del rilascio di metano fuori controllo e dalla perdita di ghiaccio marino” di John B. Davies, su Arctic News del 19 dicembre 2013, come segue: “Il riscaldamento dell'Artico è probabile che porti alla fusione totale del ghiaccio marino dell'Artico a fine estate non più tardi del 2018 e ad un massiccio rilascio di metano degli idrati di metano che fondono al di sotto della Banchisa Artica della Siberia Orientale per la stessa data, portando ad un riscaldamento globale fuori controllo ed alla fine di gran parte della vita sulla Terra”. Questa aspra previsione di John B. Davies è sostenuta da alcune delle menti più riconosciute del mondo nel campo del ghiaccio marino dell'Artico, come Peter Wadhams, che ha un dottorato di ricerca (Capo del Gruppo di Fisica dell'Oceano Polare, Università di Cambridge) e che ha, sin dal 1976, accuratamente misurato lo spessore del ghiaccio dell'Artico tramite sottomarini (Scienza basata sui Sottomarini, Peter Wadhams, Incontro Scientifico “Oceani 2025”, 11-13 maggio 2010). Ovviamente, la dichiarazione di Davids  “la fine di gran parte della vita della Terra” è una previsione chiassosa e coraggiosa. E' anche molto difficile accettare l'idea della possibilità della fine di gran parte della vita. Situazioni del genere non accadono proprio... o accadono?

Sì, accadono.

Come spiegato nel film “Il giorno in cui la Terra è quasi morta” della BBC/Horizon, è accaduto 250 milioni di anni fa. Quasi ogni cosa vivente è morta improvvisamente. Studi geologici mostrano che il 95% delle forme di vita sono morte. Gli scienziati la chiamano Estinzione di Massa del Permiano, che è stata di gran lunga più terribile dell'ultima estinzione che ha spazzato via i dinosauri 65 milioni di anni fa, uccidendo il 60% di tutte le specie sul pianeta. Ci sono voluti 100.000 anni perché la Terra recuperasse.

Le estinzioni di sicuro avvengono.

Un nuovo film esamina quanto potremmo esserci vicini: Le ultime ore (settembre 2013), presentato da Thom Hartmann. I produttori sono George DiCaprio, Earl Katz e Mathew Schmid, la regia di Leila Conners. Il sottotitolo del film dice: “Sotto terra, sott'acqua e sotto il ghiaccio, una bomba ad orologeria sta ticchettando. Gli scienziati ne stanno vedendo le prove. Il cambiamento climatico fuori controllo potrebbe essere più vicino di quanto pensiamo”.

E la Bibbia parla di estinzione in Isaia 24:4-6:

“La Terra si secca e sbianca... gli esaltati della terra languiscono... perché hanno trasgredito le leggi, violato gli statuti e rotto i patti eterni. Pertanto una maledizione consuma la Terra; la sua gente deve solo sopportare la propria colpa”. A prescindere dalla credenza di come, quando e se un'estinzione può avvenire, le prove che i livelli di biossido di carbonio (CO2) sono i più alti in oltre 400.000 anni sono incontrovertibile e sono avviati su una strada che è paurosamente simile agli eventi estintivi del passato. E' anche ampiamente accettato che bruciare combustibili fossili causa eccessive quantità di CO2. Ergo, sapendo questo, qual è il modo di procedere? Cosa fare? Non c'è un piano mondiale su come procedere per evitare un evento estintivo. Così, quando/se accade, sarà davvero il risultato di un imprevisto cambiamento climatico improvviso.

Vita marina e terrestre

Il rapporto del Consiglio Nazionale per le Ricerche delle Accademie Nazionali prevede anche una estinzione di massa finale di diverse specie, senza ulteriore cambiamento climatico, dovuta a distruzione dell'habitat, frammentazione e sovra-sfruttamento. Questa, dichiarano, equivarrebbe in dimensione alla scomparsa dei dinosauri, ma potrebbe essere probabilmente lontana di secoli. Tuttavia, il rapporto va avanti ad avvertire che, se le pressioni in corso da parte del cambiamento climatico continuano, potrebbero verificarsi livelli di estinzione comparabili prima del 2100, Quindi, in un inglese semplice, se l'umanità continua a bruciare combustibili fossili come una pazza nei prossimi decenni, si spengono le luci per molte specie del pianeta. Inoltre, secondo il rapporto del NRCNA, il cambiamento climatico da solo potrebbe causare un “collasso delle barriere coralline” entro il 2060. Attualmente, le barriere coralline sostengono 9 milioni di specie marine. Come tale, questa parte dell'analisi del NRCNA si incastra con una massiccia perdita di specie per il 2100. Infatti, come prova a supporto al di fuori del rapporto del NRCNA, diversi saggi peer-review pubblicati hanno già riportato il primo stadio dei segni distruttivi dell'acidificazione dell'oceano (causata da troppo CO2) che deteriorano la vita marina, per esempio “... quasi tutte le forme di vita marina che costruiscono conchiglie di carbonato di calcio e scheletri studiate dagli scienziati finora hanno dimostrato un deterioramento dovuto all'aumento dei livelli di biossido di carbonio nell'acqua di mare” (Dottor Richard Feely e Dott. Christopher Sabine, Oceanografi, Biossido di carbonio e la nostra eredità oceanica, Laboratorio Ambientale Marino del Pacifico del NOAA, aprile 2006). Ancora una volta, nell'oceano, così come sulla terraferma, il problema è l'eccessivo biossido di carbonio.

Ancora una volta, non c'è nessuno piano mondiale su come andare avanti per evitare un evento estintivo. Di conseguenza, a parte pochi scienziati, la comunità mondiale sarà scioccata dalla carneficina perché nessuno prevede davvero che accada. Altrimenti, i governi del mondo starebbero furiosamente lavorando sulle soluzioni, ma non è così. Gli scienziati hanno pubblicato rapporti minacciosi per anni in vano, perché non sono stati presi sul serio a sufficienza da sollecitare un'azione correttiva, come per esempio un passaggio in blocco dai combustibili fossili alle rinnovabili come eolico, solare, geotermico, biomassa, onde e idroelettrico.

Destabilizzazione della Calotta Glaciale dell'Antartico Occidentale

L'Antartico contiene l'85% ndel ghiaccio mondiale. Il comitato del NRCNA riconosce grandi incertezze sullo stato della stabilità della Calotta Glaciale dell'Antartico Occidentale (CGAO) e “..il comitato giudica che un cambiamento improvviso nella CGAO entro questo secolo sia plausibile, con una probabilità sconosciuta anche se probabilmente bassa”. Il rapporto del NRCNA dichiara ulteriormente: “.. una larga parte della CGAO, che rappresenta 3-4 metri di aumento del livello del mare potenziale, è in grado di fluire rapidamente nei bacini dell'oceano profondo. Siccome l'intera gamma di processi fisici che avvengono dove il ghiaccio incontra l'oceano non è inclusa nei modelli generali della calotta glaciale, rimane possibile che i tassi futuri di aumento del livello del mare da parte della CGAO siano sottostimati, forse in maniera sostanziale”. A questo proposito, il ghiacciaio di Pine Islad, come parte della CGAO, è una lingua di ghiaccio lunga 37 miglia. E' di massimo interesse per gli scienziati del clima perché ha un contributo più alto di ghiaccio per il mare di qualsiasi altro bacino di drenaggio del mondo. Per decenni è stata considerata troppo pericolosa e troppo remota da esplorare. Solo di recente, nel 2012-2013, una squadra di scienziati climatici ha realizzato un'esplorazione dell'enorme ghiacciaio. Durante la spedizione, la fusione al di sotto del ghiacciaio di Pine Island è stata resa nei dettagli dal Naval Postgraduate School, Dipartimento di Oceanografia (Monterey, California) in tandem con l'Università Penn State, NASA, British Antarctic Survey e Università di New York. I loro risultati sono stati pubblicati nel Giornale della Scienza il 13 settembre 2013. Secondo Timothy Stanton, oceanografo della Naval Postgraduate School, “Questa è la prima osservazione della fusione reale al di sotto della colotta glaciale”, Ibid. Usando perforazioni ad acqua calda per penetrare la calotta glaciale di 1.460 piedi di spessore, hanno scoperto che l'acqua dell'oceano che si scalda sta mangiando la parte inferiore della calotta glaciale ad un tasso di 72 piedi all'anno nel mezzo dei canali. Inoltre, gli scienziati calcolano che la fusione sulla “linea di terra” sia di 144 piedi all'anno. Considerando il fatto che l'oceano ha assorbito il 90% del calore della Terra (fonte: Journal of Geophysical Research), la domanda del giorno è: per quanto tempo rimarrà stabile il ghiacciaio di Pine Island? Se si destabilizza, Miami è in pericolo, così come tutte le grandi città costiere. Ancora una volta, nell'oceano così come sulla terraferma, il problema è l'eccessivo biossido di carbonio. Ancora una volta, non c'è alcun piano mondiale su come andare avanti ed evitare un cambiamento climatico improvviso. Con una sola eccezione, la Scozia, che attualmente produce il 40% della sua elettricità con le rinnovabili, eolico, solare e onde. Il paese pianifica di diventare 100% verde per il 2020. Uhm, un intero paese alimentato al 100% ad energia rinnovabile!

Conclusione: sorprese inevitabili

“Mancando un'azione concertata delle nazioni del mondo, è chiaro che il clima futuro sarà più caldo, i livelli del mare saliranno, i modelli globali delle precipitazioni cambieranno e gli ecosistemi verranno alterati... L'attuale tasso di emissioni di carbonio sta cambiando il sistema climatico ad un ritmo accelerato, rendendo i cambiamenti che attraversano i punti di non ritorno sempre più probabili... di fatto le sorprese sono inevitabili” [Impatti improvvisi del cambiamento climatico, prevedere le sorprese (versione pre-pubblicata) - Consiglio Nazionale per le Ricerche delle Accademie Nazionali, Edizioni delle Accademie Nazionali, Washington D.C., dicembre 2013]. Tutti prima o poi si siedono ad un banchetto di conseguenze (Robert Louis Stevenson – Saggista scozzese, poeta e scrittore, 1850-1894)

P. S.: Buone notizie: l'impianto di stoccaggio solare di Gemasolar stabilisce un record di 36 giorni di produzione di 24/7, di Emma Fitzpatrick, Reneweconomy, 8 ottobre 2013:
Il Gemasolar, un impianto di solare a concentrazione, è il primo impianto al mondo su larga scala che usa il sale fuso per catturare il caldo durante il giorno di modo che possa produrre di notte. L'impianto può operare fino a 15 ore senza nessuna alimentazione solare. Per 36 giorni di fila l'impianto ha continuamente fornito alimentazione a 27.000 case vicino a Siviglia, in Spagna, evitando l'emissione di 30.000 tonnellate di CO2.

Robert Hunziker vive a Los Angeles e può essere contattato: roberthunziker@icloud.com 




sabato 22 febbraio 2014

Temperature globali nel 2013: continua il riscaldamento planetario

Da “Climate crocks”. Traduzione di MR


RealClimate:

I dati della temperatura globale del 2013 ora sono stati pubblicati. Il 2010 e il 2005 rimangono gli anni più caldi da quando sono iniziate le registrazioni nel 19° secolo. Il 1998 si trova al secondo posto in due registrazioni e nell'analisi di Cowtan e Way, che interpola le regioni povere di dati dell'Artico con un metodo migliore, il 2013 è più caldo del 1998 (anche se il 1998 è stato un anno record per El Niño e il 2013 è stato neutrale).

La fine di gennaio, quando arrivano le misurazioni delle temperature dell'anno precedente, è sempre il momento di dare uno sguardo alla tendenza della temperatura globale (e, come ha giustamente osservato il Guardian, anche il momento in cui “i negazionisti della scienza del clima urlano febbrilmente […] che il riscaldamento globale si è fermato nel 1998”). Ecco la classifica degli anni più caldi nei quattro gruppi di dati disponibili delle temperature globali prossime alla superficie (1):

Novità di quest'anno: per la prima volta c'è una analisi meticolosa dei vuoti geografici dei dati – specialmente nell'Artico c'è un buco – e la loro interpolazione dei dati HadCRUT4. Così ora ci sono due gruppi di dati della temperatura di superficie con copertura globale (i dati GISTEMP della NASA hanno sempre compensato questi vuoti tramite interpolazione) In queste due serie di dati il 2007 si è classificato terzo. Il confronto diretto si presenta così:

Figura 1 Temperatura globale (valori annuali) nei dati dal GISS della NASA (arancio) e da Cowtan e Way (blu) , per esempio HadCRUT4 con vuoti di dati interpolati. Per approfondire: http://www.realclimate.org/index.php/archives/2014/01/global-temperature-2013/#sthash.02esfhhG.dpuf

Si può chiaramente vedere l'anno estremo 1998 che (grazie a El Niño record) spicca sulla tendenza a lungo termine come nessun altro. Ma anche prendendo questo anno anomalo come punto di partenza, la tendenza lineare 1998-2013 in tutti e quattro i gruppi di dati è positiva. E anche chiaramente visibile che il 2010 è l'anno più caldo da quando sono cominciate le registrazioni e le minime nel 2008 e 2011/2012. Ma proprio come i picchi stanno aumentando, queste minime sono sempre meno basse.

In queste curva di dati non riesco a vedere nessuna “pausa del riscaldamento” in corso particolarmente appariscente o significativa, anche se la tendenza al riscaldamento dal 2008 è naturalmente inferiore della tendenza a lungo termine. Anche su Nature c'è stato un recente contributo (giornalistico) che nella sua introduzione sovrastima fortemente questo presunto “iato”. Racconta una storia alla quale forse qualcuno non può resistere (“La tendenza al riscaldamento si è in qualche modo ridotta, ma entro la normale gamma di variazione” semplicemente non costituisce un buon titolo).

Il ruolo de El Niño e de La Niña

Il recente riscaldamento più lento è spiegato principalmente dal fatto che in anni recenti lo stato del La Niña nel Pacifico tropicale ha prevalso, in questo il Pacifico orientale è freddo e l'oceano immagazzina più calore (2). Questo è dovuto all'aumento nei venti di scambio che spingono l'acqua verso occidente attraverso il Pacifico tropicale, mentre a oriente l'acqua fredda dalle profondità viene in superficie (vedi l'ultimo grafico qui). In aggiunta, la forzante radiativa recentemente è cresciuta più lentamente (altro su questo argomento nell'analisi di Hansen et al.  – che vale decisamente la pena di leggere). La NASA mostra il seguente grafico, dove si può vedere che gli anni più caldi tendono ad essere quelli con El Niño nel Pacifico tropicale (anni rossi), mentre gli anni particolarmente freddi sono quelli con La Niña (anni blu).

Figura 2 I dati del GISS, con evidenziate le condizioni di El Niño e de La Niña. Gli anni neutrali come il 2013 sono in grigio. Fonte: NASA. 

Qualità dell'interpolazione

Qual è la qualità dell'interpolazione nelle regioni non coperte regolarmente dalle stazioni meteorologiche? In ogni caso, naturalmente, meglio che ignorare semplicemente i vuoti, come hanno fatto finora i dati HadCRUT e NOAA. La vera media globale è importante, visto che solo questa è direttamente collegata al bilancio energetico del nostro pianeta e così la forzante radiativa ai gas serra. Una media di una solo parte del globo non lo è. L'Artico si è riscaldato in modo sproporzionato negli ultimi 10-15 anni.

Ma quanto funziona bene l'interpolazione lo sappiamo bene solo dall'importante lavoro di Cowtan e Way. Questi colleghi si sono presi il disturbo di validare accuratamente il loro metodo. Anche se non ci sono stazioni meteorologiche permanenti nell'Artico, ci sono dati intermittenti da boe e da rianalisi modelli meteorologici coi quali hanno potuto verificare il proprio metodo. Negli ultimi decenni Cowtan e Way hanno anche fatto uso dei dati satellitari (altro su questo nel nostro articolo sul riscaldamento sottostimato). Pertanto presumo che i dati di Cowtan e Way siano metodologicamente parlando la stima migliore della temperatura media globale che abbiamo al momento. Questa correzione naturalmente è piccola (meno di un decimo di grado) e non cambia la tendenza a lungo termine del riscaldamento globale – ma se si guarda più in profondità a periodi di tempo più brevi, può fare una notevole differenza. Il confronto coi dati non corretti di HadCRUT4 si mostra così:

Figura 3: Confronto di dati interpolati e non interpolati dei dati HadCRUT4, come medie in variabili su 12 mesi. Fonte: Kevin Cowtan, Università di York.

E qui uno sguardo in dettaglio allo scorso anno:

Figura 4: I dati HadCRUT4 interpolati (media annuale) dal 1970. Fonte: Kevin Cowtan, Università di York.

Seguendo l'analisi, il 2013 è stato quindi anche più caldo dell'anno record de El Niño del 1998.

Conclusione


  • In tutte le quattro serie di dati della temperatura dell'aria vicino alla superficie, la tendenza lineare, persino dall'anno estremo de El Niño, il 1998, è positiva, per esempio, mostra un riscaldamento continuo, nonostante la scelta di un anno insolitamente caldo come anno iniziale. 
  • In tutte le quattro serie di dati della temperatura dell'aria, il 2010 è stato l'anno più caldo registrato, seguito dal 2005. 
  • L'anno 1998 è, al massimo, al terzo posto – negli attuali dati migliori di Cowtan e Way, il 1998 in realtà si classifica solo settimo. Anche il 2013 è – senza El Niño – più caldo del 1998.

Il nuovo sito tedesco di Der Spiegel presenta questi fatti sotto il titolo Il riscaldamento dell'aria si è fermato per 16 anni (traduzione mia). Il titolo della nuova pubblicazione della NASA, La NASA scopre la tendenza al riscaldamento del clima a lungo termine, è così completamente ribaltato. Questo non sorprenderà nessuno che abbia seguito i servizi sul clima di Der Spiegel negli ultimi anni. Al contrario – i colleghi esprimono la loro sorpresa pubblicamente quando su quel giornale appare un articolo sensibile su questo tema. Per anni, Der Spiegel ha agito come portale perle dichiarazioni dubbiose degli “scettici del clima” nei media tedeschi mentre cercava di discreditare i migliori scienziati del clima (abbiamo riportato almeno un esempio qui).

I lettori di Der Spiegel ne sanno di più (come recita la pubblicità) di NASA, NOAA, Hadley Centre e Organizzazione Meteorologica Mondiale messi insieme? O sono stati semplicemente presi per i fondelli per motivi politici?

Note a piè di pagina

(1) In aggiunta ai dati della temperatura dell'aria vicino alla superficie, che sono composti di misurazioni da stazioni meteorologiche e temperature della superficie del mare, ci sono anche i dati sulle microonde dai satelliti, che possono essere usati per stimare le temperature dell'aria nella troposfera entro alcuni chilometri di altitudine. Nella tendenza del clima a lungo termine dall'inizio delle misurazioni satellitari nel 1979, le temperature troposferiche mostrano un riscaldamento analogo a quello delle temperature di superficie, ma le fluttuazioni a breve termine nella troposfera sono significativamente diverse da quelle vicino alla superficie. Per esempio, il picco de El Niño nel 1998 è circa il doppio nella troposfera rispetto ai dati di superficie, vedi Foster e Rahmstorf 2011. Nel loro tendenza dal 1998, le due serie satellitari si contraddicono a vicenda: UAH mostra un +0.05 ° C a decennio (un po' più di HadCRUT4), RSS mostra un -0.05 ° C a decennio.

(2) Un altro grafico per illustrare il cambiamento fra El Niño e la Niña: l'Indice de El Niño Oceanico, l'indice standard del NOAA per descrivere l'altalena nel Pacifico tropicale.

Figura 5 L'Indice ONI. Le frecce aggiunte da me indicano alcuni anni globalmente caldi o freddiThe ONI index. (da confrontare con le Figure 1 o 4). Fonte: NOAA .

Link

L'altalena della temperatura globale (una panoramica del dibattito sulla “pausa”)
Cosa rivela il riscaldamento degli oceani sul riscaldamento globale

martedì 18 febbraio 2014

Una donazione per Cassandra


La profetessa Cassandra impegnata a bollire una zuppa di baffi di pipistrello australiano, peli di coda del lemure del Madagascar e occhi di macaco giapponese. (quadro di John William Waterhouse)



Il blog "Effetto Cassandra" è sul Web dal 2009 e ha avuto un discreto successo con una media che si avvicina ai 1000 contatti al giorno, mantenendosi consistentemente nei primi 20 blog di argomento scientifico - perlomeno secondo i dati di "ebuzzing".


Sotto molteplici aspetti, è un ottimo risultato considerando che "Effetto Cassandra" è un blog a costo zero tenuto da volontari che lavorano nel tempo libero.

D'altra parte, è anche vero che l'impatto del blog rimane molto limitato: siamo una piccola nicchia di persone che hanno una visione "sistemica" di quello che sta succedendo e che si rendono conto che abbiamo di fronte dei grossi problemi sistemici, principalmente l'esaurimento delle risorse e il cambiamento climatico. Questi problemi non si risolvono con soluzioni cosmetiche come ridurre gli stipendi dei parlamentari (molto difficile) o aumentare le tasse (molto facile). Bisognerebbe avere il coraggio di fare tutti dei sacrifici oggi per investire nel futuro del paese, ma questa visione non appare nella discussione generale sui media e sul Web.

Allora, senza farsi grosse illusioni, credo che potremmo perlomeno provare a fare di più per diffondere il nostro punto di vista in un momento critico per tutti quanti. Possiamo provare a potenziare un po' il blog e per questo abbiamo bisogno di un minimo di finanze, soprattutto per il lavoro di traduzione dall'inglese e dallo spagnolo che, negli ultimi tempi, è stato l'elemento portante del blog.  

Per cominciare, troverete nella barra a destra un pulsante per le "Donazioni". Non che ci aspettiamo di fare soldi con questo ma, se avete voglia di dare un piccolo contributo, è un incoraggiamento per chi fa il lavoro di traduzione che, fino ad ora, hanno lavorato strettamente gratis. 

Ci farebbe anche piacere avere dei suggerimenti dai lettori. Per esempio, nessuno di quelli che lavorano sul blog è un esperto di tecniche SEO, potrebbe qualcuno darci una mano per fare qualcosa in questo campo? Poi, ho avuto già diversi suggerimenti, uno dei quali è di cambiare il nome "Cassandra" con l'idea che è un nome catastrofista e che porta jella. Può anche essere, anche se devo dire che a questo nome ci sono affezionato. Ma voi che ne pensate?

Insomma, se ne avete voglia, possiamo discuterne un po' nei commenti. Saluti a tutti e grazie per la vostra attenzione e incoraggiamento per questo blog.

UB

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Nota del 19 Febbraio


Allora, grazie a tutti per le donazioni; in 24 ore abbiamo avuto una dozzina di donatori per un totale di quasi 300 Euro. Come dicevo, non è che diventiamo ricchi in questo modo (sarebbe stato bello avere fra i lettori, non so, qualche equivalente in positivo dei Koch brothers che spendono milioni di euro per fare PR anti-scienza), ma perlomeno si dimostra che c'è qualcuno la fuori che pensa che il blog di Cassandra sia una buona idea

Per le varie difficoltà, ovviamente bisogna mettere che la donazione viene dall'Italia. La maggioranza dei donatori non ha avuto problemi. Per quelli che preferiscono invece fare un bonifico, vi passo il mio IBAN alla cassa di risparmio di Fiesole IT55D0616037840100000000293. La cosa è molto informale, perché questo è il mio conto in banca personale. Fortunatamente non sono cifre tali che qualcuno può pensare che le userò per scappare in Brasile! (a meno che non venga fuori quell'equivalente positivo dei Koch brothers di cui dicevo, nel qual caso vi mando una cartolina da Rio). Se fate un bonifico, ditemelo via e-mail, (ugo.bardi(chiocciolina)unifi.it) così sono sicuro di ritrovarlo.

U







lunedì 17 febbraio 2014

La furia dei predatori apicali

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR



Tendo a pensare che gran parte di quello che sta avvenendo intorno a noi oggigiorno possa essere spiegato se vediamo il sistema sociale come un ecosistema. Sappiamo che gli ecosistemi hanno “catene alimentari” o “cascate trofiche”. In un post precedente ho detto che i governi si stanno comportando come predatori apicali nel sistema socio economico.

Un problema dei predatori apicali è che – per definizione – non hanno meccanismi per limitare il proprio numero se non la disponibilità di cibo. Visto che i predatori biologici (ed anche i governi) non sono normalmente in grado di pianificare per il futuro, tendono a distruggere la loro stessa fonte di cibo tramite un'eccessiva predazione: si chiama “overshoot” (superamento). Questo fenomeno è stato studiato già circa un secolo fa da Lotka e Volterra, che hanno creato un modello che, oggi, è conosciuto col loro nome (Modello LV o, a volte, come il “modello delle volpi e dei conigli”). Ecco una sequenza tipica del modello:


Si vedono oscillazioni dovute al fatto che i predatori vanno periodicamente in overshoot, uccidono troppe prede e finiscono per esaurire il cibo per loro stessi. E' una semplificazione spinta, naturalmente. Gli ecosistemi reali sono molto più complessi di un semplice sistema a due specie e di solito non mostrano delle oscillazioni così regolari. Ma tuttavia il modello ci da delle idee sulle forze in gioco e di come il comportamento dei predatori potrebbe andare fuori controllo.

Sotto, vedete una simulazione del modello LV (fatta usando Vensim) dove ho ipotizzato che le prede non si riproducono; un'ipotesi vicina alla realtà in un sistema economico basato su risorse non rinnovabili. Nel grafico mostro anche il tasso di predazione. Si vede che i predatori continuano nell'uccisione furiosa di un gran numero di prede senza rendersi conto che stanno distruggendo la loro stessa fonte di sussistenza.  


Ovviamente si tratta di un'interpretazione qualitativa, ma sembra che ci stia dicendo qualcosa quando ci rendiamo conto che il predatore apicale nel nostro sistema socio economico è il governo, sotto forma delle sue numerose agenzie (la polizia, la magistratura, l'agenzia delle entrate, ecc.). Date un'occhiata all'articolo sotto del New Yorker e ditemi se non avete l'impressione di un predatore andato su tutte le furie. 

Presi 

In un regime di confisca civile, dei cittadini americani che non sono stati accusati di atti illeciti possono venire spogliati del loro contante, delle loro automobili e persino delle loro case. E' tutto qui quello che perdiamo?

Di Sarah Stillman, 12 agosto 2013

In un luminoso giovedì pomeriggio del 2007, Jennifer Boatright, una cameriera al bar tavola calda di Houston, guidava coi suoi giovani figli ed il suo ragazzo, Ron Henderson, sulla statale 59 verso Linden, la città natale di Henderson, vicino al confine fra Texas e Louisiana. Facevano il viaggio ogni aprile, ai primi segni di primavera, per camminare sui sentieri locali pieni di fiori selvatici e passare un po' di tempo col padre di Henderson. Quest'anno, hanno deciso di comprare un'auto usata a Linden, che ne ha un sacco in vendita, e quindi hanno impacchettato i loro risparmi in contanti nel cruscotto della vettura. Appena dopo il crepuscolo, superano un segnale che diceva “Benvenuti a Tenaha: una piccola città con un grande potenziale!”

Si sono infilati in un piccolo negozio per uno spuntino. Tornati in autostrada, 10 minuti più tardi, la Boatright, una “contadina del Texas di Lubbock”, per sua stessa ammissione, ed Henderson, che è latino, hanno notato qualcosa di strano. La stessa auto della polizia che il loro figlio undicenne aveva ammirato nel parcheggio del piccolo negozio li stava inseguendo. Vicino ai confini della città, un poliziotto alto e dalle spalle da toro di nome Barry Washington li ha fatti accostare.

Ha chiesto se Henderson sapeva di aver guidato sulla corsia di sisnistra per oltre mezzo miglio senza superare.

No, ha replicato Henderson, dicendo di essersi spostato sulla corsia di sinistra per favorire l'ingresso dell'auto della polizia in autostrada. 

C'erano droghe in macchina? Quando Henderson e la Boatright hanno detto di no, il poliziotto ha chiesto se lui e il suo collega potevano perquisire la macchina.

I poliziotti hanno trovato il contante della coppia e un tubo di vetro marmorizzato che, a dire della Boatright, era un regalo peri sua cognata, così li hanno scortati alla stazione di polizia. Lì, in un angolo, c'erano due tavoli colmi di gioielli, lettori DVD, cellulari e cose simili. Secondo il rapporto della polizia, la Boatright e Henderson corrispondevano al profilo di corrieri della droga: stavano andando da Houston, “un posto famoso per la distribuzione di narcotici illegali”, a Linden, “un posto conosciuto per lo spaccio di narcotici illegali”. 

Il rapporto descrive i loro bambini come possibili esche intese a distrarre la polizia mentre la coppia percorreva la strada con disinvoltura, fumando marijuana. (Non ne è stata trovata in macchina anche se Washington ha dichiarato di averne sentito l'odore).

L'avvocato del distretto della contea, una donna di 57 anni coi capelli cotonati alla Charlie’s Angels di nome Lynda K. Russell, è arrivata un'ora dopo. La Russel che faceva un secondo lavoro a livello locale come cantante country, ha detto a  Henderson e alla Boatright che avevano due opzioni. Potevano affrontare accuse penali per “riciclaggio di denaro sporco” e “messa in pericolo di minori”, nel qual caso sarebbero andati in prigione e i loro figli sarebbero stati dati in affidamento. O potevano firmare per lasciare il loro contante alla città di Tenaha e rimettersi in viaggio. “Non deve essere depositata nessuna accusa penale”, c'era scritto su una rinuncia che lei aveva redatto, “e i vostri bambini non devono essere affidati al CPS (Child Protective Services). “Dove siamo?” Ricorda di aver pensato la Boatright. “E' un qualche paese straniero in cui svendono i bambini delle persone”? Tenendo la sua bambina di 16 mesi sull'anca, è scoppiata in lacrime. Più tardi, ha appreso che gli accordi che prevedono contanti in cambio della libertà sono diventati un punto di orgoglio per Tenaha e che quelle versioni della tattica venivano usate in tutto il paese. “Essere sicuri e continuare il buon lavoro”, ha scritto lo sceriffo della città a Washington, in seguito ad una raffica di lamentele da parte di guidatori da fuori città che dichiaravano di essere stati fermati a Tenaha e derubati di contante, valori e, in almeno un caso, di un neonato, senza nessuna prova evidente di contrabbando.

Clicca qui per leggere l'articolo intero (in inglese) sul “New Yorker”

L'Italia esce dalla recessione





Dati aggiornati al 2013 secondo ISTAT. Titolo del post riprodotto da "Repubblica" del 14 Febbraio.