lunedì 7 giugno 2010

CO2: la molecola che controlla il clima


La molecola del CO2 (immagine da Watt's up with that) in due versioni: triste e sorridente a indicare che il CO2 è essenziale per la vita ma può anche fare grossi danni. A parte l'umore, buono o cattivo che sia, la molecola è costituita da due atomi di ossigeno legati a uno di carbonio. Era detta una volta "acido carbonico." Più tardi è andata sotto il nome di "anidride carbonica" - termine che si usa ancora oggi ogni tanto. Ma il termine corretto è "biossido di carbonio", perciò, è bene dire "il CO2" e non "la CO2".  Il "2" dovrebbe essere un deponente, ma quasi nessun blog o sito internet permette di scrivere deponenti. Comunque, l'importante è capire di cosa si parla.


E' curioso quanta confusione si faccia sul ruolo del biossido di carbonio (CO2) nel determinare il clima terrestre. C'è chi non ci crede proprio, chi dice che questo ruolo è sovrastimato, chi accusa i climatologi di essersi fissati sul "solo CO2" e di trascurare tutto il resto, chi dice che l'atmosfera è già satura di CO2 e chi nota che il CO2 è utile per le piante e quindi più ce n'è, meglio è.

Forse allora è bene ricominciare dall'inizio e notare che non stiamo parlando soltanto di modelli, ma anche di dati sperimentali che hanno una lunga storia. Solo il fatto che esistesse una molecola di biossido di carbonio è una cosa relativamente recente. Fu scoperta nel 1600, da Van Helmont che, all'epoca, la chiamo "gas di legna". Ci volle molto tempo per capire il ruolo della CO2 nella chimica delle piante mentre i primi esperimenti di assorbimento della luce solare da parte dei vari gas atmosferici furono fatti dall'Irlandese John Tyndall, nel 1859. Già a quei tempi, Tyndall si rendeva benissimo conto degli effetti riscaldanti dei vari gas serra. Prima di Tyndall, ci aveva speculato sopra Joseph Fourier (quello della serie di Fourier), ma senza avere dati sperimentali.

Dopo il lavoro di Fourier e Tyndall, ci ha pensato Svante Arrhenius in un lavoro del 1896 a sistematizzare l'effetto del CO2 in una teoria che è tuttora perfettamente compatibile con quelle moderne. Arrhenius aveva già capito che l'effetto del CO2 non è lineare con la concentrazione e aveva proposto la legge logaritmica che si usa ancora oggi. Aveva anche fatto qualche calcolo approssimato sulla quantità di CO2 emessa dall'attività umana e concluso che non ci sarebbero stati problemi. Ahimé, questa conclusione era valida solo per le piccole emissioni dei suoi tempi.

Dopo Arrhenius, la questione dell'effetto del CO2 sull'atmosfera è rimasta più o meno dormiente per diversi decenni. Mancavano dati e mancava anche una comprensione dettagliata dei meccanismi di riscaldamento dell'atmosfera. Solo negli anni '30 si è cominciato a notare sia l'aumento della concentrazione di CO2 come della temperatura globale. Il primo ad accorgersene è stato Guy Stewart Callendar che aveva già ipotizzato l'esistenza di una correlazione fra le due cose.  Ma si è dovuto aspettare il 1952 per i primi modelli fisici di Lewis Kaplan. Poi, negli anni '60, è stato il turno di  Roger Revelle, del quale forse vi ricordate come il maestro di Al Gore nel film "Una scomoda verità."  Con Revelle è cominciata la moderna climatologia e da allora le conferme sperimentali e teoriche si sono accumulate al punto che l'effetto fondamentale del CO2 sul clima è diventato una cosa ovvia per chiunque sappia qualcosa dell'argomento.

Rimane, tuttavia, una pervicace opposizione al concetto che il CO2 di origine umana abbia un effetto importante sul clima. E' un'opposizione sostanzialmente ideologica che però tende a riciclare argomentazioni scientifiche già usate ai suoi tempi contro l'interpretazione di Arrhenius. Ci vorrebbero parecchie pagine per demolire questi argomenti. Comunque, li ha già demoliti egregiamente Stefano Caserini con il suo libro "A qualcuno piace caldo" che consiglio a quelli che sono genuinamente curiosi di sapere come stanno le cose ma che rimangono perplessi di fronte alle bordate anti-scientifiche che si leggono su internet.

Tuttavia, vorrei spiegare una cosa che non appare sempre chiarissima nel dibattito: come mai diamo tanta importanza al CO2, apparentemente trascurando tutti gli altri gas serra? In effetti, ci sono molti gas serra (o climalteranti). Secondo i dati di un articolo di Kiehl e Trenberth (1996) il contributo del CO2 è certamente importante nel budget energetico dell'atmosfera - nettamente più importante di gas come il metano, l'ozono e altri. Ma il contributo del CO2 è solo al secondo posto - circa il 25% del totale. Quello del vapore acqueo è più del doppio; il 60% in una giornata senza nuvole.

Come mai allora si da tanta importanza al solo CO2? Non sarà veramente un complotto dei climatologi? Eh, beh, ci sono qui un paio di punti cruciali del quale bisogna ricordarsi. Il primo è il tempo di residenza dei vari gas nell'atmosfera.

La faccenda del tempo di residenza del CO2 va un po' spiegata. Ci sono vari effetti che possono rimuovere il CO2 dall'atmosfera. Ce ne sono alcuni che hanno scale di tempi di qualche anno, per esempio il ciclo biologico della fotosintesi e quello del discioglimento del CO2 alla superficie degli oceani. Altri cicli che coinvolgono il CO2 hanno scale dei secoli o millenni, ma nessuno di questi rimuove definitivamente il CO2 dal sistema. Per esempio il CO2 si dissolve in parte nelle acque profonde dell'oceano, ma questo si può saturare. Il ciclo che veramente rimuove in modo definitivo il CO2 dall'ecosfera è il ciclo "lungo", ovvero il lento processo di erosione dei silicati che a lungo termine trasporta il carbonio a grandi profondità nel "mantello" terrestre. Da li', il CO2 viene poi riemesso dai vulcani. E' un ciclo lunghissimo che dura centinaia di migliaia di anni, o forse anche milioni di anni.

Allora, è chiaro che il CO2 che immettiamo oggi nell'atmosfera rischia di rimanere lì per millenni o forse anche per milioni di anni. Qui sta la differenza con il vapore acqueo. Il vapore acqueo è un gas serra ma non è quello che si chiama una "forzante climatica." Anche se buttassimo nell'atmosfera una quantità di vapore acqueo tale da raddoppiarne la concentrazione, l'eccesso sarebbe eliminato per condensazione e ritornerebbe negli oceani in poche settimane.

E non finisce qui: il CO2 ha anche la caratteristica di avere un "feedback negativo," ovvero un effetto stabilizzante sulle temperature. Il ciclo "lungo" del carbonio dipende dalla velocità di erosione dei silicati. Più è caldo, più i silicati si erodono rapidamente e quindi riducono la concentrazione di CO2 nell'atmosfera, raffreddando il pianeta. Se il clima si raffredda, allora succede il contrario. Quindi, l'effetto tende a mantenere stabile la temperatura. ll vapore acqueo non ha un feedback negativo del genere.

A questo punto, credo che avrete capito perché il CO2 è tanto importante. Oltre a essere fondamentale per la vita, è la molecola che controlla il clima terrestre e che lo ha controllato per miliardi di anni.

E' tanto importante che meriterebbe un nome più descrittivo di quello della sua formula chimica (biossido di carbonio). Dopotutto, non diciamo "ossido di di-idrogeno" per l'acqua. Chissà, forse potremmo ritirar fuori il vecchio nome di "flogisto" che, in fondo, era il nome dato alla sostanza emessa dai corpi che bruciavano. E quando brucia una sostanza organica, si emette CO2. Ma è poco probabile che l'idea prenda piede e comunque non è importante il nome. L'importante è rendersi conto di quello che succede e che troppo CO2 nell'atmosfera non è una buona cosa.


Se volete leggere qualcosa in più sull'effetto del CO2 sulla temperatura, potete dare un'occhiata a questo articolo di Luigi Ferrari, pubblicato sul sito di ASPO-Italia, dove si dimostra che conoscendo un po' di fisica di base, si può calcolare l'effetto riscaldante della CO2 senza bisogno di modelli complicati. Segnalo anche il recente libro di Luca Mercalli "Mercalli L., Acordon V., Castellano C, Cat Berro D., 2009 - Che tempo che farà. Breve storia del clima con uno sguardo al futuro. Rizzoli"

mercoledì 2 giugno 2010

Cassandra si riposa un po'

Di Ugo Bardi


Un quadro di John William Waterhouse, un preraffaellita inglese. Non credo che rappresenti Cassandra, ma comunque è qualche tipo di profetessa presa dal sacro fuoco. 


Avrete notato un certo rallentamento dell'attività del blog "Effetto Cassandra". In effetti, preso dal sacro fuoco, per tre mesi ho fatto circa un post al giorno. Ora, bisogna che rallenti un po' e mi prenda un po' di pausa. Come vi ho raccontato in un post precedente, mi sono messo a scrivere un libro che verterà anche sulle tematiche che esaminiamo in questo blog. In più, mi sono anche messo all'anima di preparare una proposal per il programma "Intelligent Energy Europe" (che è, sostanzialmente, un ossimoro - per ora non sono riuscito a trovare alcuna traccia di intelligenza negli atti della commissione Europea). La proposta verte sull'interazione degli impianti fotovoltaici e l'agricoltura, in sostanza una continuazione del nostro progetto RAMSES.

Quindi, con queste discrete beghe che mi sono creato da solo, mi tocca rallentare notevolmente l'attività di posting. Il che credo sia un bene; diversa gente mi ha detto che i post su "Cassandra" gli piacevano molto, ma che erano troppi per seguirli tutti. Quindi, rallentiamo un po' e cerchiamo di approfondire di più

Avrete notato anche l'apparizione di Carlo Fusco fra gli autori di questo blog. Carlo è un biologo che lavora all'università di Losanna. Si occupa di biologia molecolare e biologia cellulare in particolare applicata allo studio dei tumori. Come ho detto altre volte, non importa essere climatologi professionisti per dire cose sensate sul cambiamento climatico. L'importante è la buona volontà, l'onestà intellettuale e seguire le regole del metodo scientifico. Quindi Carlo sta facendo un ottimo lavoro. Anche lui è sommerso da altri impegni e lo fa quando può e lo ringrazio molto per questo.

Se qualche altro volonteroso vuole contribuire a questo blog, è benvenuto. Il soggetto che trattiamo non è necessariamente il cambiamento climatico in se, ma la reazione umana al cambiamento. Quindi, non importa essere climatologi per dare un contributo utile a chi legge. Basta la buona volontà e - soprattutto - l'onestà intellettuale.

venerdì 28 maggio 2010

Sir David Attenborough: la verità sul cambiamento climatico

Di Carlo Fusco

David Attenborough è la ragione per cui sono diventato un biologo. È il mio eroe personale. I suoi documentari sulle scienze naturali, presentati dentro l'indimenticabile Quark di Piero Angela, sono impressi per sempre nella mia memoria di ragazzino. Ricordo che ne guardai uno proprio la sera prima dell'inizio dei miei esami di stato e in quel momento presi la decisione definitiva: se non mi bocciavano, mi sarei iscritto a Biologia. Non mi bocciarono.

In questo breve filmato DA spiega con la sua inimitabile flemma inglese come lui si sia convinto della realtà del riscaldamento globale.

Con l'aiuto di Peter Cox, climatologo dell'università dell'Exeter, ci mostra tre grafici, proiettati al suolo in dimensioni giganti. Il primo rappresenta le temperature reali degli ultimi 150 anni. Il secondo un modello che non tiene conto della forzante dei gas serra antropici, ma solo dei fattori naturali ed il terzo è un modello completo che tiene conto di tutti gli elementi, inclusi quelli di origine antropica. Per sapere quali dei due modelli si sovrappone perfettamente su tutto il grafico delle temperature reali, dall'inizio alla fine e non solo fino al 1970 circa, dovrete guardarvi il video, ma dubito che sia troppo difficile fare una previsione personale:

Interessante notare che DA è rimasto in silenzio per un lungo periodo sull'AGW, infatti in un'intervista ha dichiarato che essendo un naturalista e non un climatologo non  poteva comprendere la  fisica dell'atmosfera ed i princìpi alla base della climatologia. Quindi, dato anche il peso della sua immagine pubblica, in queste condizioni non se la sentiva di esporsi in prima persona. Ma poi l'accumularsi di evidenze nella letteratura scientifica, in particolare sulla solidità dei modelli, lo hanno infine convinto ad esporsi ed indotto a parlare. Traduco la sua frase conclusiva del video:
Ecco dunque, non ci sono molti dubbi che questo aumento, questo rapido aumento della temperatura è dovuto alle attività umane
Yes Sir, little doubt indeed.

mercoledì 26 maggio 2010

Astroturfing

Di Carlo Fusco


Rovistando su google news, scopro che la signora Chasity Goddard sull'Examiner scrive: Proteste per la  laurea Honoris Causa ad Al Gore dall'Università del Tennessee. E dice:
"Il cambiamento climatico globale viene difeso con la stessa veemenza di una religione; i suoi princìpi si accettano come una fede. Phil Jones, ex direttore dell'unità di ricerca climatica dell'università dell'East Anglia, si è dimesso dalla sua posizione a seguito dello scandalo climategate. Jones ha ammesso che la terra durante il medioevo potrebbe essere stata più calda di oggi e che nessun documentato, significativo riscaldamento ha avuto luogo in oltre 15 anni. Le sue affermazioni hanno riacceso ancora una volta il dibattito circa il riscaldamento globale di origine antropica."
La parte in grassetto non contiene neppure 1 (U N A) affermazione che non sia una menzogna, consapevole, voluta e studiata nei minimi dettagli. L'intervista a Phil Jones con quello che lui ha veramente detto si trova sul sito della BBC. Chi avesse dei dubbi vada pure a leggerla. Sul fatto che la climatologia, su i cui princìpi si basano centinaia di studi peer reviewed sul cambiamento climatico, operi sull'accettazione fideistica tipica delle religioni meriterebbe solo il dito medio proteso verso l'infinito, ma qui non sono a casa mia per cui non metto alcuna immagine volgare.

OK, andiamo di google. Vediamo che dice wikipedia sull'Examiner:

"Examiner.com is a media company based in Denver, Colorado, that operates a network of hyperlocal news websites, allowing citizen journalists to share their city-based knowledge on a blog-like platform, in over 100 marketsUnited States and parts of Canada. Examiner.com is a division of Clarity Media Group, with the primary investor being conservative Philip Anschutz, owner of Anschutz Entertainment Group (AEG), throughout the businessman, billionaire [...]"
In pratica ci dice che l'Examiner è un blog travestito da giornale che offrirebbe l'opportunità di fare "giornalismo dal basso" e che questo appartiene al miliardario, conservatore ed affarista Philip Anschutz.

OK e che cosa ci dice wikipedia di questo nostro miliardario, conservatore ed affarista?

"Philip Frederick Anschutz [...] is an American entrepreneur. Anschutz bought out his father's drilling company in 1961[...]Anschutz's father was a land investor who invested in ranches in Colorado, Utah and Wyoming, and eventually went into the oil-drilling business."
Oil-drilling indeed, non ti potevi certo sbagliare. Manco la legge di gravitazione universale è così riproducibile. Dove c'è una menzogna sul clima (ed in particolare sui climatologi ed ancora più in particolare su Phil Jones o Michael Mann) c'è qualcuno che in qualche modo ha a che fare con delle trivelle.

A proposito di giornalismo dal basso, questa è l' immagine che tipicamente lo rappresenta:

grassroots appunto, qualche cosa di naturale e spontaneo. Quello che fanno questi signori non è giornalismo dal basso, ma astroturfing. Artificiale come questo:
Tragicamente l'astroturfing sul web è ovunque, a massacrare la vita a delle persone oneste, che chiedono solo di poter fare il proprio lavoro, ed a spingere l'opinione pubblica verso una politica demenziale e autodistruttiva che serve solo per arricchire qualche imbecille senza scrupoli, mettendo così in pericolo le generazioni future, la nostra unica opportunità di dare un senso alla nostra attuale esistenza.

martedì 25 maggio 2010

Le bugie hanno vita eterna

 
Vi passo un interessante pezzetto apparso su Repubblica il 24 Maggio che si intitola "Vita eterna per le bugie"

Si tratta un po' di una riscoperta dell'acqua calda, ovvero di un concetto che credo che sia ben noto a chi si occupa di PR. Non importa quale fesseria viene lanciata in rete e sui giornali; e non importa che sia poi smentita. L'effetto è comunque quello di essere creduta. Anzi, la smentita rinforza la credenza che la notizia sia vera.

Il trucco si usa parecchio in politica, ma sicuramente viene usato anche nel dibattito sul riscaldamento globale. Le statistiche dicono chiaramente che le bugie raccontate ultimamente sul clima hanno avuto un eccellente effetto nel convincere la gente che il riscaldamento non esiste o, addirittura, che stiamo andando verso una nuova era glaciale. Le smentite, molto probabilmente, hanno solo rinforzato queste convinzioni.

Per esempio, in campo climatico molta gente rimane perfettamente convinta che il "bastone da hockey" (le misure paleoclimatologiche degli ultimi 2000 anni) sia un falso, che nel cosiddetto "periodo medievale caldo" le temperature fossero più alte di quelle di oggi, che i ghiacciai si stanno espandendo piuttosto che contraendo, eccetera. In più rimane viva e vegeta quella che è un po' la madre di tutte le leggende: quella che gli autori dello studio "I Limiti dello Sviluppo" del 1972 avessero "sbagliato le previsioni".

Si dice che le bugie hanno le gambe corte, ma oggi scopriamo che vivono a lungo. Possiamo solo sperare che non vivano in eterno, come suggerisce questo articolo.


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Repubblica il 24 Maggio 2010

Vita eterna per le bugie
soprattutto se "rettificate"

Uno studio dimostra che le rettifiche avvalorano le convinzioni esistenti, anche se palesemente false. Si tratta di un meccanismo mentale di autodeterminazione che condiziona anche le votazioni politiche

di SARA FICOCELLI

Vita eterna per le bugie soprattutto se "rettificate"

Mettere un'informazione sbagliata in circolazione è un po' come sciogliere una goccia di petrolio nell'oceano: potrà rendersi invisibile frammentandosi in mille parti, ma non scomparirà mai. Per spiegare la meccanica che sta dietro l'immortalità delle "bugie" e i motivi per cui, malgrado le smentite, ci sarà sempre qualcuno disposto a dargli credito, gli scienziati politici Brendan Nyhan dell'università del Michigan e Ann Arbor e Jason Reifler della Georgia State University di Atlanta hanno condotto alcuni esperimenti chiedendo ai partecipanti di leggere notizie false contenenti dichiarazioni fuorvianti di alcuni politici, e assegnando poi ad alcuni, a caso, una versione dell'articolo contenente delle rettifiche.

"Dai risultati ottenuti - ha spiegato Brendan Nyhan al New York Times - è emerso che la diffusione di rettifiche non solo non elimina i fraintendimenti ma anzi li fa peggiorare. In un esperimento, ad esempio, abbiamo riscontrato che la porzione di elettori conservatori che credono che i tagli alle tasse dell'ex presidente George W. Bush abbiano contribuito alla crescita economica è salita dal 36% al 67% proprio quando questa notizia è stata smentita. Le persone tendono ad accanirsi contro la correzione delle informazioni già messe in circolazione e alle quali avevano dato credito. Paradossalmente le smentite rafforzano i fraintendimenti".

Lo studio americano, presentato al meeting annuale dell'American Political Science Association, è partito dai dati raccolti dal collega James H. Kuklinski, che nel 2000 illustrò la differenza tra disinformazione e cattiva informazione, concludendo che spesso gli elettori basano le preferenze politiche su false informazioni ritenute attendibili, e dai ricercatori Charles S. Taber e Milton Lodge, che nel 2006 dimostrarono con una serie di sondaggi che spesso i cittadini rifiutano di credere alle opinioni contrastanti con le loro, anche se è dimostrato che sono vere. Nyhan, Arbor e Reifler hanno condotto la propria ricerca con una serie di quattro esperimenti, suddividendo i volontari in gruppi e riscontrando come sia praticamente impossibile far cambiare idea a qualcuno smentendo un'informazione ritenuta fino a quel momento attendibile.

Dalle cause scatenanti della guerra in Iraq alla riforma sanitaria di Obama, sono tanti gli esempi di notizie false, poi corrette, che hanno continuano e continuano a circolare come vere sul web, sui giornali e quindi tra le opinioni della gente. E questo, come nel 2007 spiegò in un altro studio Brian J. Gaines, è un meccanismo di ragionamento che ha a che vedere con l'autodeterminazione. "Sono due i procedimenti mentali che regolano l'assimilazione delle informazioni", ha spiegato Nyhan. "Innanzitutto chi le riceve va alla ricerca di pregiudizi: quando leggiamo qualcosa cerchiamo in realtà una conferma ai nostri preconcetti, qualcosa che avvalori le nostre convinzioni. Non una vera informazione. Il secondo procedimento scatta invece al momento dell'eventuale smentita: noi lo chiamiamo backfire effect ("effetto ritorno di fiamma") ed è quel meccanismo mentale che porta a rafforzare le proprie convinzioni proprio perché qualcuno le ha messe in discussione o controdimostrate". Come diceva Mark Twain, "non è ciò che non sai a crearti dei problemi, ma ciò che sai per certo".

lunedì 24 maggio 2010

Non c'è limite al peggio: Si ripeterà il destino di Ipazia?


Non ci sono rimasti ritratti di Ipazia, intellettuale del tardo impero romano massacrata da una banda di fanatici nel 415 a.d. Questa immagine, tuttavia, ci da un'idea di come poteva essere una donna del suo tempo.

In un post precedente, ho fatto un parallelo fra l'assassino di Ipazia, intellettuale del tempo della fine dell'Impero Romano, e quello che sta succedendo oggi con gli attacchi ai climatologi. Mentre lo scrivevo, mi sembrava che forse stavo esagerando un po'. Ma quello che leggo oggi mi fa pensare che non ero tanto distante dalla situazione reale. In effetti, sta andando sempre peggio. Michael Mann è ormai l'obbiettivo designato di questa banda di moderni fanatici, anche peggiori quelli che uccisero Ipazia a colpi di pietra. Oggi si trova a vedere la sua foto su internet con sotto scritto "Ebreo". E sembra che siamo solo all'inizio.




Dal blog "Discover" che ci riferisce su un rapporto dell'ABC

Il climatologo Michael Mann ne ha ricevute a centinaia - messaggi elettronici e chiamate al telefono dove lo chiamano un criminale, un comunista o peggio
"Dovresti stare a tre metri di profondità, sotto le radici." si legge in un'emai
"Ti so che uno ti ha strappato le p*lle, speravo di leggere che ti sei suicidato. Fallo."
"Mi hanno offeso in tutti i modi possibile, " ha detto ad ABC Mann, che dirige il centro di ricerca sulla scienza dei sistemi terrestri all'università statale della Pennsylvania. "E' un tentativo di congelare il dibattito e io credo che sia la cosa più sconcertante"
Man non è il solo. L'FBI dice che sta vedendo un balzo in avanti delle minacce contro i climatologi. Recentemente, un sito di suprematisti bianchi ha postato sul web delle foto di Mann e di parecchi dei sui colleghi con la parola "Ebreo" sotto ciascuna.
Un climatologo che non desidera essere identificato ha detto ad ABC che ha trovato un animale morto lasciato davanti alla porta di casa e che oggi viaggia a volte accompagnato da guardie del corpo.
"Il riscaldamento globale antropogenico è una realtà," ha detto Mann. "Chiaramente c'è gente che trova questo fatto poco conveniente e sfortunatamente sembra che siano disposti a qualunque cosa per cercare di sopprimere il messaggio

Testo originale:

Climate scientist Michael Mann has received hundreds of them — threatening e-mails and phone calls calling him a criminal, a communist or worse.
“6 feet under, with the roots, is were you should be,” one e-mail reads. “How know 1 one has been the livin p*ss out of you yet, i was hopin i would see the news that you commited suicide, Do it.”
“I’ve been called just about everything in the book,” Mann, who runs of the Earth System Science Center at Penn State University, told ABC News. “It’s an attempt to chill the discourse, and I think that’s what’s most disconcerting.”
Mann is not the only one. The FBI says it’s seeing an uptick in threatening communications to climate scientists. Recently, a white supremacist website posted Mann’s picture alongside several of his colleagues with the word “Jew” next to each image.
One climate scientist, who did not wish to be identified, told ABC News he’s had a dead animal left on his doorstep, and now sometimes travels with bodyguards.
“Human-caused climate change is a reality,” Mann said. “There are clearly some who find that message inconvenient, and unfortunately they appear willing to turn to just about any tactics to try to suppress that message.”

sabato 22 maggio 2010

Ipazia e gli altri


Questa immagine, dal cosiddetto "Medaglione Ficoroni," è spesso definita come un ritratto di Galla Placidia, figlia dell'imperatore Teodosio, vissuta nel quinto secolo a.d.. Quasi certamente, tuttavia, è più antico e proviene dall'Egitto. Per cui, sarebbe semmai da vedersi come un ritratto di Ipazia. Comunque sia. è un volto che ci arriva da un mondo sofisticato, elegante, raffinato - e moribondo: gli ultimi anni dell'Impero Romano.


Nei tempi crepuscolari dell'inizio del quinto secolo, in un impero romano ormai ridotto allo stremo, si intrecciano storie di uomini e donne che cercano di cavarsela come meglio possono. E' curioso per noi notare come quel mondo sia per tanti versi simile al nostro.

Il 410 è l'anno del sacco di Roma da parte dei Visigoti. Durante l'assedio, Galla Placidia, figlia di Teodosio I, si trova a Roma e viene rapita dai Visigoti. Poi sposerà il re dei Visigoti, Ataulfo, per poi diventare imperatrice di Occidente nel 425. Sono i tempi in cui il giovane Patricius, che conosciamo come San Patrizio, arriva in Irlanda come messaggero di Cristianità. Dalla parte opposta del mondo romano, nel 415, Ipazia, intellettuale di Alessandria d'Egitto, viene assalita e massacrata da una folla di fanatici. Solo un anno dopo, nel 416, Rutilio Namaziano, patrizio romano, lascia una Roma ormai invivibile per la Gallia; il suo paese natale. Di questo viaggio ci lascerà una cronaca: il "De Reditu Suo"

Ci incuriosisce sapere se questi personaggi di quel mondo così remoto sapessero l'uno della sorte dell'altro. Namaziano aveva vissuto sicuramente i tempi drammatici dell'assedio e del sacco di Roma. Forse aveva partecipato alla convulsa seduta del Senato dove la madre adottiva di Galla Placidia - Serena - era stata condannata a morte. Dal testo del "De Reditu", sappiamo che Namaziano conosceva Palladio, il primo vescovo d'Irlanda che forse ha preceduto Patrizio; o forse era la stessa persona. Patrizio stesso, sperduto fra i suoi barbari, poco sapeva e probabilmente poco gli importava delle sorti di un impero di cui aveva fatto parte. E Ipazia? Sicuramente sapeva di Galla Placidia, anche se è poco probabile che si interessasse a quella di un patrizio romano come Namaziano, o di un giovane vescovo che predicava nella remota Irlanda.

Invece, è perfettamente possibile che Namaziano abbia saputo della fine di Ipazia ad Alessandria. Ci racconta lui stesso che era stato prefetto di Roma e, come tale, non poteva certamente ignorare quello che succedeva in una delle città principali dell'impero, Alessandria d'Egitto. Doveva aver fatto molto rumore la storia di un'intellettuale pagana uccisa da una banda di fanatici cristiani: massacrata a colpi di tegola, il suo corpo smembrato e bruciato in una manifestazione di odio selvaggio. Ancora più stupefacente doveva essere stato sapere che le autorità imperiali non solo non erano riuscite a impedire l'assassinio, ma nemmeno a punire i colpevoli. Può darsi che Namaziano, intellettuale pagano anche lui, abbia fatto i suoi conti e deciso che se non voleva fare la fine di Ipazia era meglio per lui lasciare Roma il più presto possibile.

Di Namaziano ho già scritto come la sua cronaca di viaggio lungo le coste dell'Italia coglie perfettamente il momento del crollo dell'antico impero. Di San Patrizio, sopravvivono due lettere autentiche interessantissime. Di Galla Placidia, ci resta il suo mausoleo a Ravenna, che ci dice qualcosa di come poteva pensare una come lei, vissuta in tempi così duri. Il mausoleo è completamente spoglio all'esterno ma ricco di decorazioni all'interno: era un tempo in cui le cose belle andavano tenute nascoste. Di Ipazia, non ci rimane niente di scritto di suo pugno, ma la sua storia terribile ce la racconta Socrate Scolastico:

Ad Alessandria c'era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni.
Facendo conto sulla padronanza di sé e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza dello sviluppo della sua mente, non raramente apparve in pubblico davanti ai magistrati. Né lei si sentì confusa nell'andare ad una riunione di uomini. Tutti gli uomini, tenendo conto della sua dignità straordinaria e della sua virtù, l'ammiravano di più.
Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo.
Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un'imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l'assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono.

Queste antiche storie ci dicono come, in situazioni difficili, la tendenza umana è di serrare i ranghi, di stringersi intorno a qualcosa: idee, luoghi, credenze, religioni, qualsiasi cosa che ti possa dare un minimo di sicurezza; che ti possa dare l'impressione di non essere abbandonato davanti a un mondo che crolla, qualcosa che prenda il posto della legge, delle istituzioni, delle consuetudini che - da un certo punto in poi - hanno cessato di esistere o sono diventati delle ombre di se stessi.

E da questo nasce il fanatismo; a volte religioso, a volte politico, a volte semplicemente descritto dalla visione brutale del "noi contro di loro". Il fanatismo non tollera il dissenso. Non c'è posto per idee diverse, per dubbi, per domande. Chi dubita, domanda, o esplora, è una minaccia. Se persiste, deve essere eliminato, come Ipazia. A meno che non se ne scappi prima, come ha fatto Namaziano. L'impero uccideva o cacciava via i suoi uomini (e donne) migliori; proprio quelli di cui avrebbe avuto bisogno per sopravvivere.

Qualche sintomo di uno sviluppo simile lo stiamo vedendo oggi: le ondate di "caccia all'intellettuale" non sono cosa nuova, ma ultimamente si stanno facendo sempre più preoccupanti. L'ultima in ordine di tempo è quella scatenata contro i climatologi. Abbiamo visto l'accanimento dell'autorità giudiziaria, le minacce di morte che ricevono in continuazione, e il vero e proprio "omicidio bianco" di alcuni di loro.

Certo non siamo arrivati a vedere un climatologo massacrato a colpi di pietra da una banda di fanatici religiosi ma, come sempre, quello specchio lontano che è la storia dell'Impero di Roma ci fa pensare. Il fanatismo di certa gente potrebbe portare a eliminare, o comunque neutralizzare, proprio quelle persone di cui abbiamo più bisogno per cercare di capire cosa ci aspetta nel futuro. Eppure, abbiamo tragicamente bisogno di queste persone per limitare i danni che cose come il cambiamento climatico ci potrebbero fare.

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Questo post è ispirato dal film "Agora" che racconta la storia di Ipazia. Peccato che sia un film sciocco e banale - o almeno così mi è parso. Più che altro, molto noioso; al punto che non sono nemmeno riuscito a vederlo fino in fondo. Su Ipazia, si veda anche questo bel post di Kelebek.