giovedì 17 dicembre 2009

Il web come un network complesso: il caso di climategate


Nella figura qui sopra vedete come ha reagito il Web alla faccenda del "climategate", ovvero al furto delle email private dei ricercatori del Climate Research Unit di East Anglia.

A parte le implicazioni politiche e propagandistiche del furto, è interessante come il web abbia reagito alla notizia con una risposta quasi gaussiana. Vedete come l'interesse della gente sia salito e poi sceso raggiungendo un picco abbastanza netto. Non è il solo caso, ho esaminato altri esempi (per esempio il caso del "professore negazionista" Antonio Caracciolo), come pure altri elementi indicatori della diffusione (p. es. numero di pagine web). Vi posso dire che questa quasi-gaussiana è un andamento abbastanza comune. Il web reagisce a uno stimolo improvviso comportandosi come quello che è: un network strutturato che è soggetto a criticità e transizioni di fase.

Ora mi accuserete di vedere curve di Hubbert dappertutto. Però, alla fine dei conti, ci sono delle relazioni fra questo comportamento del web e quello dell'andamento della produzione petrolifera. In entrambe i casi, c'è uno stimolo che mette in moto un sistema complesso. In entrambe i casi, abbiamo dei network: nel primo caso (Web) il network è puramente virtuale; nel secondo ci sono degli elementi fisici (pozzi di petrolio, trivelle, eccetera). Ma, in tutti e due i casi, quello che passa fra i nodi del network è informazione e il meccanismo che genera la curva è feedback positivo che genera attività del network/sistema economico.

Per ora non mi sono messo a scrivere le equazioni dinamiche del caso, mi ci metto appena concludo il mio programma di clonazione personale (mi ci vorrebbero altri due o tre di me per fare tutte le cose che vorrei fare). Nel frattempo, vi potete divertire a guardare il mio articolo sul sistema estrattivo come sistema dinamico

A Simple Interpretation of Hubbert’s Model of Resource Exploitation
Ugo Bardi and Alessandro Lavacchi
Energies 2009, 2(3), 646-661; doi:10.3390/en20300646

http://www.mdpi.com/1996-1073/2/3/646


Oppure anche questo articolo di Kinouchi e Copelli sull'eccitabilità dei network dinamici

Optimal dynamical range of excitable networks at criticality
Nature Physics348 - 351 (2006)
doi:10.1038/nphys289
Osame Kinouchi and Mauro Copelli

http://www.nature.com/nphys/journal/v2/n5/full/nphys289.html

domenica 13 dicembre 2009

Il problema è che non ce n'è abbastanza


Ripropongo un post "leggero" pubblicato il 27 Dicembre 2006 su ASPO-Italia. Vista la situazione riguardo alle varie polemiche sul riscaldamento globale, mi sembra che la conclusione che "non c'è abbastanza cervello nella testa della gente" sia particolarmente rilevante



Spigolando su internet, trovo un documento del MIT sul problema energetico. Non contiene dati particolarmente nuovi, ma ha una conclusione che mi sembra riassuma bene la situazione. Ve la propongo tradotta e riarrangiata in modo creativo, secondo come la vedo io.




Allora, il problema energetico è che non c'è abbastanza di certe cose:


Petrolio e gas: non ci sono abbastanza petrolio e gas
Carbone: non c'è abbastanza atmosfera
Biomassa: non c'è abbastanza terreno
Idro e eolico: non ci sono abbastanza siti
Fotovoltaico: non ci sono abbastanza soldi
Fissione nucleare: non c'è abbastanza uranio e non c'è abbastanza posto per le scorie
Fusione nucleare: non c'è abbastanza di qualcosa, ma non sappiamo di cosa
Idrogeno: non ce n'è proprio
Efficienza: non c'è abbastanza cervello nella testa della gente

martedì 8 dicembre 2009

Tre libri e un filo conduttore

Pubblicato su www.aspoitalia.blogspot.com

Arrivano sulla mia scrivania un buon numero di libri che trattano gli argomenti tipici di ASPO: l'energia, le materie prime, il clima e la sostenibilità. Vi ne faccio una piccola recensione di tre di questi, tutti molto interessanti e raccomandabili e tutti seguono lo stesso filo conduttore: energia, risorse e sostenibilità.

Energia e Futuro - di Mirco Rossi

Mirco Rossi ha scritto questo suo "Energia e Futuro" con il sottotitolo "Le opportunità del declino". Già da questo potete capire qual'è l'approccio dell'autore che è socio di ASPO e molto attivo nel campo della divulgazione. In effetti, questo libro è molto ambizioso: è un tentativo di coprire tutto il campo dell'energia e del futuro della stessa e di farlo anche in modo comprensibile per tutti. Non è cosa facile a farsi, ma Mirco Rossi è riuscito in questa presentazione a mettere insieme quello che conosciamo in una forma facilmente accessibile. Se uno si vuol avvicinare al campo dell'energia con buona volontà, il libro offre una rara possibilità di farsi una base dalla quale partire. In effetti, tuttavia, Mirco Rossi non ha certamente esaurito le cose che ha da dire con questo libro. Lo hanno certamente capito quelli che lo hanno sentito parlare al convegno ASPOItalia di Lucca dell'Ottobre 2009 e che hanno potuto apprezzare la profondità della sua analisi. Anche dal testo di questo libro si capisce che Mirco Rossi ha molte cose da dire in più e il capitolo centrale, quello della sua esperienza di gioventù in un quartiere operaio di Mestre è una finestra interessantissima su un mondo oggi sparito ma del quale molte cose poterebbero ritornare in un futuro non lontano. Speriamo che di questo argomento possa scrivere più in dettaglio in un prossimo libro.

Il mondo alla rovescia - di Michele Buono e Piero Riccardi.

Con questo libro, Michele Buono e Piero Riccardi ci presentano un'investigazione a tutto campo sul mondo della globalizzato. Sono due giornalisti che lavorano a "Report" è che hanno esaminato l'argomento anche attraverso una serie di incontri con esperti nei vari campi affrontati. Il libro è diviso in due parti: Michele Buono si è occupato principalmente di sostenibilità in termini di energia e materie prime, mentre Piero Riccardi di agricoltura e cambiamento climatico. Spicca in particolare nella prima parte l'intervista a Jorgen Randers, uno degli autori del primo "rapporto al Club di Roma" del 1972, quello noto in Italia con il titolo dei "Limiti dello Sviluppo". C'è anche un'intervista di Michele Buono al modesto sottoscritto (Ugo Bardi) dove noto un errore di trascrizione dato che si riporta che ho previsto il picco del petrolio per il 2025-2030. In verità, me lo aspetto molto prima e probabilmente già avvenuto. Ma è soltanto un piccolo errore in un libro che si presenta come una panoramica interessante e ricchissima di spunti. Decisamente da leggere e meditare.

Ecofisica - di Luigi Sertorio e Erica Renda

A differenza degli altri due, questo di Sertorio e Renda non si presenta come un libro divulgativo, ma come un libro di testo per un corso universitario, appunto, di "Ecofisica" che Sertorio ha tenuto all'università di Torino. In quanto tale, non è un libro di immediato approccio se non avete un minimo di conoscenze di base e una certa capacità di lavorare sul linguaggio matematico. Ma è tutt'altro che un libro astruso. Io lo definirei un libro "sano", nel senso del rigore che porta allo studio e alla descrizione di tante cose di cui discutiamo spesso in modo così sguaiato e ideologico nel dibattito così come lo vediamo tutti i giorni sui giornali e sui media. Se avete un po' di tempo e di voglia di approfondire, è un testo essenziale per capire i meccanismi interni di cose come la crescita e il declino delle popolazioni, i sistemi complessi e i meccanismi alla base del cambiamento climatico

sabato 5 dicembre 2009

Siamo tutti incompetenti

Ripropongo questo post, pubblicato 17 maggio 2008 sul blog di ASPO-Italia. Me ne ha dato l'ispirazione la recente lettera di Pier Luigi Celli al figlio. Celli è uno che insegna - mi sembra di capire - ai manager come devono fare il loro mestiere. Penso che sia molto difficile, e la lettera dove Celli consiglia al figlio di lasciare l'Italia ha l'aria di confermarlo.

di Ugo Bardi




"Dilbert", la striscia creata da Scott Adams, genera il suo umorismo dall'incompetenza rampante in ufficio.
"Il nostro piano di salvataggio di emergenza" "AIUTO, AIUTO!"


Anni fa, la morte del professor S. mi fu annunciata da uno dei suoi allievi. "Povero professor S.", mi disse, "ci teneva tanto ad arrivare a pubblicare mille articoli, e invece non c'è riuscito." Da allora, mi è rimasta in mente l'immagine dell'anziano professore sul suo letto di morte che, con occhi spiritati, pronuncia le sue ultime parole, "Soltanto 999......."

Questa storia da una certa idea dell'importanza che gli scienziati danno alla pubblicazione di articoli scientifici, una cosa che in inglese si dice a volte con l'espressione "pubblica o muori" ("publish or perish"). Il numero di articoli pubblicati, e il numero di citazioni che ricevono in altri articoli ("impact factor") è oggi quasi il solo criterio di giudizio per la carriera di un accademico.

Tuttavia, ci possiamo anche domandare se questo sia veramente un criterio per giudicare la competenza di un accademico. Pensando al caso del buonanima professor S., certamente era competente nel mestiere di pubblicare articoli scientifici; ma era veramente un bravo scienziato? Forse, ma va anche detto che i suoi lavori non hanno lasciato traccia nella scienza, nemmeno nel campo specifico in cui lavorava. Possiamo dire che perlomeno insegnava bene ai suoi studenti? Mah? Questo certamente non dipende dal numero di articoli pubblicato.

Ho il dubbio che il caso del prof. S. non sia isolato e che molti accademici passino la loro vita a pubblicare articoli, senza preoccuparsi troppo che quello che pubblicano sia utile a qualcun altro. Quello degli accademici e della loro ossessione con il "publish or perish" è solo uno dei casi in cui la competenza di qualcuno viene calibrata su elementi che poco hanno a che fare con la capacità di quel qualcuno di far bene il suo mestiere. Pensate a uno studente che viene giudicato dalla capacità di ripetere quello che ha letto nelle dispense; ma ha veramente capito quello che ha studiato? Oppure pensate a quante volte si giudica qualcuno in base al numero di ore che sta in ufficio, o un manager sulla base della sua capacità di fare buone "pubbliche relazioni" Per quanto riguarda l'incompetenza in ufficio, vi potete leggere le strisce di "Dilbert" che sono molto divertenti perché, alla fine dei conti, quello che raccontano non è poi tanto diverso dalla realtà.

Un caso eclatante di incompetenza dirompente è quello dei politici, di cui più o meno si lamentano tutti. Non c'è da stupirsene troppo. La competenza di un politico di successo sta tutta nel riuscire a farsi eleggere. Questo implica essere in grado di raccogliere le risorse economiche necessarie per una campagna elettorale e apparire in TV dicendo cose banali con la massima serietà. Quanto poi a essere bravo a amministrare la cosa pubblica, beh, questo ha importanza soltanto per l'elezione successiva e comunque viene presto dimenticato nella nuova campagna elettorale.

Perché questa incompetenza dilagante? Beh, probabilmente c'è una ragione abbastanza semplice. Il mondo diventa sempre più complicato, mentre le nostre teste rimangono quelle che sono. E' già difficile fare la ricerca scientifica, figuriamoci amministrare un comune, una regione, o un paese di quasi sessanta milioni di persone. Certo, però, qualche volta mi sembra che ci sia anche chi esagera....

martedì 1 dicembre 2009

Davanti a noi, la foresta; dietro di noi, il deserto




Gilgamesh e Enkidu uccidono Humbaba, il guardiano della foresta dei cedri, in Libano. Gilgamesh poi taglierà i cedri in un processo che si è completamente esaurito solo ai nostri giorni, con la quasi completa distruzione delle foreste libanesi. Per fare qualcosa in proposito, potete aggregarvi alla "causa" di Facebook "All for the reforestation of Lebanon"


La distruzione delle foreste planetarie da parte degli esseri umani è un processo che è iniziato migliaia di anni fa e che sta arrivando al completamento ai nostri tempi. Non ci sono dati quantitativi sull'andamento della deforestazione mondiale, ma è rapido abbastanza da giustificare il titolo de "Il Grande Massacro" all'ultimo capitolo del libro "Deforesting the Earth" di Michael Williams.

Gli alberi sono un'altra risorsa che stiamo sovrasfruttando e che farà la stessa fine del petrolio, delle balene, degli storioni, degli elefanti e di tutto quanto abbiamo distrutto e sterminato con grande efficienza. Per distruggere una foresta, bastano pochi anni - per ricrearla ce ne vogliono migliaia. Dove abbiamo sterminato gli alberi, di solito non rimane che il deserto generato dall'erosione. Tutta la storia umana si può vedere come una corsa verso la foresta, mentre scappiamo dal deserto.

Di questa nostra attivitità come sterminatori di alberi, mi è capitato fra le mani un documento che vorrei passarvi. E' l'antichissima storia di Gilgamesh, eroe sumero di almeno 5000 anni fa. Una delle storie della saga è quando Gilgamesh e Enkidu, il suo amico, uccidono Humbaba, il divino guardiano delle foreste di cedri del Libano e danno inizio al taglio degli alberi. Oggi, il lavoro di Gilgamesh è ampiamente concluso e delle antiche foreste del Libano non rimane che qualche centinaio di alberi. Vista in questi termini, la storia che ci ritorna dalle antiche tavolette di argilla ci suona come l'inizio di una tragedia. Forse, appariva così anche all'antico scriba che ci ha lasciato queste tavolette, dato che mostra una certa simpatia umana per Hubaba, mostro orribile, ma che chiede pietà e al quale la pietà viene rifiutata. Usa anche il termine "uccidere gli alberi", a indicare la brutalità della distruzione della foresta. Da notare anche il dettaglio dell' "abitazione degli Dei" (gli Annunaki) desecrata da Gilgamesh e Enkidu. Che la foresta avesse un suo valore sacro è una cosa che ritroviamo in moltissime culture umane, ma che non è bastata a salvare gli alberi.

Vi passo questo testo senza ulteriori commenti. E preso da "La saga di Gilgames" di Giovanni Pettinato (Mondadori 2004). La tavoletta è frammentaria e la traduzione è incerta. Quindi ho un po' ritoccato e interpolato il testo per renderlo più leggibile - spero che i sumeristi non me ne vogliano, ma credo che l'essenza della cosa sia rimasta.


La Tavoletta di Iscali (EpCl Tav. V)

Enkidu parlò a lui, a Gilgamesh:
"Uccidi Hubaba per i tuoi dei,
spargi le sue membra nella steppa"

Gilgamesh diede ascolto alle parole del suo compagno

la spada che pesava otto talenti, l'ascia di dieci talenti egli prese
Con esse avanzò nel bosco.

Dell'abitazione degli Dei egli apri' la tenda
Gilgamesh tagliò i cedri, Enkidu dissotterrò i tronchi.


Enkidu parlo poi a lui, a Gilgamesh:

"Gilgamesh uccidi i cedri!"


prese l'ascia nella sua mano

estrasse la spada dalla sua guaina


Gilgamesh lo colpì alla nuca

Enkidu, il suo amico, lo trafisse al cuore


Al terzo colpo, egli cadde.

Ne nacque un gran trambusto e poi silenzio di morte


Egli aveva ucciso Hubaba, il grande guardiano

A due leghe di distanza, i cedri udirono il tonfo


Aveva ucciso il brigante, il guardiano della foresta,

al cui frastuono tremano Saria e Libano

lunedì 30 novembre 2009

Effetto Trantor

In questo post del nuovo blog, ripropongo uno dei primi post pubblicati sul blog di ASPOItalia, in questo caso il 17 Dicembre 2006. Anche se sono passati quasi tre anni da allora, la situazione non è cambiata per niente e il post è sempre molto attuale.

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Effetto Trantor: Come ti Cementifico il Pianeta


E' un pianeta interessante, il nostro. Un pianeta di minatori; pieno di gente che scava, trivella, buca, raccoglie, trasforma, e costruisce. Dei vari minerali, quelli per uso per costruzione sono i più ampiamente scavati. A lungo andare, con questa tendenza, arriveremo all "Effetto Trantor" dal nome del pianeta capitale dell'Impero Galattico immaginato da Isaac Asimov nella sua serie di romanzi "Fondazione". Trantor era un pianeta completamente e totalmente ricoperto di edifici, che veniva continuamente rifornito di cibo e tutto il resto da astronavi interstellari che arrivavano dal resto della galassia. Non era molto pratico, e infatti Asimov ce lo fa vedere vuoto e abbandonato dopo il crollo dell'impero. Noi non siamo ancora arrivati a trantorizzare la terra, ma ci stiamo lavorando sopra con molto entusiasmo anche se non siamo il pianeta capitale di un impero galattico.

La trantorizzazione sembra particolarmente avanzata in Italia dove leggiamo in un articolo di Maria Cristina Treu che

  • Secondo i dati Eurostat, in Italia nell’ultimo decennio del 2000 le costruzioni hanno sottratto all’agricoltura circa 2.800.000 ha di suolo. Ogni anno si consumano 100.000 ha di campagna, pressocchè il doppio della superficie del Parco Nazionale dell’Abruzzo. D’altra parte l’Italia è anche il primo paese d’Europa per disponibilità di abitazioni; ci sono circa 26 milioni di abitazioni, di cui il 20% non sono occupate, corrispondenti a un valore medio di 2 vani a persona. Ciononostante, il suolo agricolo è sempre ritenuto potenzialmente edificabile: in alcune regioni è necessario disporre di almeno un ettaro di terreno di proprietà per farsi una casa, in altre bastano 5000 o 3000 mq, a volte anche non accorpati, e spesso senza l’obbligo di registrare, a costruzione avvenuta, l’utilizzo del diritto edificatorio su una parte o sull’intera proprietà.


L'Italia è un paese di costruttori, e per costruire ci vuole principalmente cemento. Vediamo qui i dati presi da AITEC (www.aitecweb.com). Notate la caduta dopo il 1992, l'anno di inizio di tangentopoli. Poi ci siamo ampiamente ripresi e oggi abbiamo largamente superato il record di tangentopoli. Siamo a oltre 48 milioni di tonnellate di cemento l'anno, per 58 milioni di abitanti fanno la bellezza di 830 kg di cemento a persona all'anno. Per una famiglia di 4 persone immaginiamo che qualcuno depositi un blocco di quasi 10 kg di cemento tutte le mattine sulla soglia di casa.

In tutto il mondo si producono oggi circa 2.3 miliardi di tonnellate di cemento all'anno. Sembra che molta gente, poveracci, siano meno evoluti di noi, su una popolazione di 6.5 miliardi di persone fa la miseria di 340 kg all'anno per persona. (da http://www.ecosmartconcrete.com/enviro_statistics.cfm)

La Cina, grande paese di cementificatori, fa 1 miliardo di tonnellate all'anno da sola. Però sono anche tanti e non fanno altrettanto bene di noi; su 1.3 miliardi fanno soltanto 730 kg a persona, all'anno. (da http://www.aggregateresearch.com/caf/press.asp?id=9395)

Ma, in realtà, il cemento è solo uno dei materiali che si usano per le costruzioni. Il resto è pietra, mattoni, asfalto, piastrelle e tutto il resto. Approssimativamente, il totale dei materiali da costruzione estratti è tre volte il solo cemento. Se l'Italia è in media con il resto del mondo, abbiamo oltre due tonnellate di materiali da costruzione a testa tutti gli anni. http://pubs.usgs.gov/fs/fs-0068-98/fs-0068-98.pdf

L'Italia sembra dunque il paese che si è maggiormente impegnato nella trantorizzazione del pianeta. Quanto ci vorrà per arrivare a pavimentare tutto il territorio italiano? Questo è difficile a calcolarsi a partire dalla quantità di cemento e materiali da costruzioni prodotte. Si fabbricano ogni sorta di strutture, da edifici multipiano (parecchie tonnellate al mq) a pavimentazioni per strade e parcheggi, qualche kg per metro quadro.

Se comunque prendiamo il dato di Treu dell'articolo riportato prima, abbiamo circa 1000 km2 all'anno cementati. Su una superficie totale è di 300.000 km2 del territorio italiano, questo vuol dire cementarne l' 1% in tre anni. A questi ritmi, una persona che vive i normali 75 anni, potrà vedere nel corso della sua vita la cementazione di un quarto del totale del territorio. Tuttavia, se consideriamo la frazione già cementata, nonché l'espansione economica prevista da tutti coloro che si occupano di pianificazione, a questi ritmi in meno di un secolo l'Italia potrebbe essere trasformata in un unico tappeto di cemento, attraverso il quale spuntano le cime degli Appennini e delle Alpi.

La trantorizzazione dell'Italia è a portata di mano; non ci resta che costruire le astronavi e conquistare l'impero galattico.












Beppe Grillo ha scritto una nota simile a questa intitolata "I Serpenti di Cemento"