lunedì 10 settembre 2012

L'energia Eolica da sola può fornire venti volte l'energia che usiamo oggi!

Energia Eolica sufficiente per alimentare la Domanda Globale: una Nuova Ricerca Esamina i Limiti e le Conseguenze Climatiche

Da “Science Daily”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


C'è abbastanza energia disponibile nei venti da soddisfare la domanda mondiale, secondo una nuova ricerca. Le turbine atmosferiche che convertono venti d'alta quota, più stabili e veloci, in energia potrebbero generare persino più energia di quelle a terra o di quelle off-shore


ScienceDaily (9 settembre 2012) — C'è abbastanza energia disponibile nei venti da soddisfare la domanda mondiale. Le turbine eoliche d'alta quota che convertono i venti più stabili e veloci in energia potrebbero generare persino più energia di quelle a terra o off-shore. Una nuova ricerca di Ken Caldeira della Carnegie, esamina i limiti della quantità di potenza che potrebbe essere raccolta dai venti, così come gli effetti che l'energia eolica d'alta quota potrebbero avere sul clima nel suo complesso.

Il loro lavoro è pubblicato il 9 settembre da Nature Climate Change. Il gruppo, guidato da Kate Marvel del Lawrence Livermore National Laboratory e che ha iniziato questa ricerca al Carnegie, ha usato dei modelli per quantificare la quantità di potenza che potrebbe essere generata sia dai venti di superficie sia da quelli d'alta quota. I venti di superficie sono stati definiti come quelli che possono essere accessibili attraverso pale eoliche sul terreno o costruite in mezzo al mare. I venti d'alta quota sono stati definiti come quelli che possono essere accessibili a tecnologie che mescolano turbine e aquiloni. Lo studio ha tenuto in considerazione soltanto le limitazioni geofisiche di queste tecniche, non di fattori tecnici o economici.

Le turbine creano un trascinamento, o resistenza, che sottrae forza ai venti e tende a rallentarli. Mentre il numero di turbine sta crescendo, la quantità di energia che se ne estre a sua volta aumenta. Ma a un certo punto, i venti verrebbero rallentati così tanto che aggiungere altre turbine non genererebbe più elettricità Questo studio si concentra nel trovare il punto nel quale l'estrazione di energia è al massimo. Usando i modelli, il gruppo è stato in grado di determinare che potrebbero essere estratti più di 400 terawatt di potenza dai venti di superficie e più di 1.800 terawatt di potenza da quelli di alta quota. Oggi, la civiltà usa circa 18 TW di potenza. I venti di superficie potrebbero fornire più di 20 volte la domanda attuale di energia e con turbine e aquiloni si potrebbe catturare 100 volte tanto l'attuale domanda complessiva di potenza.

Ai massimi livelli di estrazione di potenza, ci sarebbero effetti climatici sostanziali allo sfruttamento del vento. Ma lo studio ha scoperto che gli effetti climatici dell'estrazione di energia eolica al livello dell'attuale domanda complessiva sarebbero piccoli, sempre che le turbine vengano diffuse e non ammassate in poche aree. A livello di domanda di energia complessiva, le turbine eoliche potrebbero influenzare le temperature di superficie di circa 0,1°C e le precipitazioni di circa l'1%. In generale, gli impatti ambientali non sarebbero sostanziali. “Considerando il quadro allargato, è più probabile che fattori economici, tecnici o politici determineranno la crescita dell'energia eolice nel mondo, piuttosto che i limiti geofisici”, ha detto Caldeira. 

domenica 9 settembre 2012

Assicurazione sulla Fame

Da “Club Orlov”. Traduzione di Massimiliano Rupalti



[Seconda settimana di vacanza estiva per Club Orlov. I prezzi degli alimenti stanno schizzando a causa del raccolto disastroso. Nel frattempo, i politici qui negli Stati Uniti stanno evocando modo per mantenere i diritti con due sole persone sottooccupate in età da lavoro per ogni pensionato da sostenere. Così, è tempo di riciclare questo post. Vedete se indovinate di cosa tratta. 

E se non ci riuscite, perché allora non prendete parte alla Rivoluzione Francese al Contrario in corso negli Stati Uniti? E' lì che i contadini in rivolta fanno tutto ciò che possono per eleggere un aristocratico che li trufferà dei loro risparmi anche più rapidamente e chiuderà molti di più di loro nella Bastiglia. E quello che rende così rivoltosi quei contadini è che sono tutti grassi per il fatto che mangiano brioche al posto del pane, proprio come Maria Antonietta aveva suggerito.]



Vorrei venderle un'assicurazione sulla fame. Lei è assicurato contro la fame? Forse dovrebbe! Senza questa copertura, potrebbe trovare impossibile continuare a permettersi di sfamare se stesso e di sfamare la sua famiglia. Con questa copertura, non solo si assicurerà di avere almeno un po' di cibo, ma così lo potrò fare anch'io. Infatti, grazie a questo piano, riuscirò a mangiare molto, molto bene.

Ecco come funziona. Lei compra un piano assicurativo sulla fame dalla mia compagnia per assicurazioni sulla fame o da uno dei miei illustri concorrenti dell'industria delle assicurazioni sulla fame. Il mercato delle assicurazioni sulla fame è molto competitivo e le offre un sacco di scelta come consumatore. Può persino decidere di passare ad una organizzazione per il mantenimento della fame (OMF). Questo avrebbe molto senso se lei è a dieta.

Quale che sia l'azienda che sceglie, questa si accaparrerà cibo all'ingrosso a nome suo. Poi, se dovesse trovarsi in un caso di fame, può presentare un reclamo, pagare il versamento e avere un po' di quel cibo. Alcune procedure alimentari, come la colazione, si intendono elettive e non sono coperte.

L'azienda è in posizione tale da ottenere prezzi più bassi dai fornitori di cibo e può persino rigirare alcuni di questi risparmi a lei (ma i bravi ragazzi della compagnia di assicurazione sulla fame devono a loro volta magiare, no?). Naturalmente, i fornitori di cibo cercheranno di compensare la differenza caricando su coloro che non hanno l'assicurazione sulla fame dei prezzi molto più alti, ma come biasimarli? E' l'economia di mercato. Potrebbero anche esserci dei benefici in relazione al cibo, come tassi di noleggio più bassi su ciotole, cucchiai, tovaglioli e sondini (controlli i dettagli del suo piano assicurativo).

C'è solo una piccola complicazione: lei dovrebbe cercare di concordare il suo piano di assicurazione sulla fame attraverso il suo datore di lavoro. Vede, è molto più costoso per le aziende fare affari direttamente coi consumatori. E molto più conveniente e facile per loro contrattare con altre aziende, questo permette loro, nuovamente, di passar loro alcuni dei risparmi. Infatti, molti assicuratori sulla fame potrebbero decidere di non vendere piani individuali sulla fame, perché la fame di gruppo è molto più redditizia. E' l'ABC degli affari: niente di personale. In più, come si può permettere la sua polizza sulla fame ogni mese se è disoccupato? Non c'è bisogno di dire che se vuole conservare la sua assicurazione sulla fame, è bene che tenti di conservare il suo lavoro, che la paghino o no! E se lei è attualmente disoccupato, allora, be'... perché parlo ancora con lei?

Sono sicuro che concorderà sul fatto che questo è un sistema dannatamente buono: le offre scelta come consumatore, un dieta salutare e, più importante, pace mentale. Ma, come può aver sentito dire, alcune persone hanno sempre sognato un cosiddetto “sistema di alimentazione unico” gestito dal governo. Ora, quel tipo di cose potrebbero essere molto buone per quei miserabili comunisti, ma lasci che le ponga un paio di domande.

Prima domanda: vuole essere sfamato allo stesso modo di qualsiasi altro anche se si può permettere di pagare un piccolo extra? E se, diciamo, vincesse alla lotteria, non vorrebbe forse migliorare il piano assicurativo e cenare con filetto, foie gras e tartufi come faccio io, piuttosto che con gli Happy Meal forniti dal governo o dalle corporazioni?

Ma ancora più importante, chi vuole che diventino i suoi figli quando crescono: degli umili burocrati del governo oberati di lavoro e sottopagati o dei capitalisti grassi come me? Non vale la pena tirare la cinghia per una simile visione di speranza? Ad essere completamente onesti, quei lavori sono riservati ai miei figli, ma i suoi potrebbero essere ancora in grado di trovare un lavoro come loro assistenti personali al bagno, se sono docili e carini... facciamo finta che non abbia sentito questa cosa.

Ma alla fine dipende ancora tutto da lei, perché è lei che, ogni tot di anni, entra in una cabina elettorale e tira una leva. Ed io devo lavorare con chiunque lei abbia eletto e devo portarlo a pensare le cose nel modo in cui le penso io. Noi siamo insieme in questo, vede: lei tira la leva, ma io scrivo gli assegni, coi suoi soldi. Anche i politici devono mangiare, sa, ed io sono qui per aiutarli, e loro lo sanno.

Sta ringhiando o è solo felice di vedermi?

venerdì 7 settembre 2012

Il convegno ASPO-Italia a Cremona



Dal blog di ASPO-Italia

Quest’estate un tema ha dominato i titoli dei media: l’aumento del prezzo della benzina al distributore, che ha raggiunto nelle settimane scorse punte di 2 euro al litro e non accenna a fermarsi. Le analisi, le opinioni, le risposte fornite per un tale fenomeno sono state gravemente lacunose. Si è lamentato un aumento delle accise e dell’IVA caricata di circa 0,2 euro/litro dal gennaio 2011 [1], dovuto per lo più alla necessità di stabilizzare i conti pubblici. Questo però non spiega perché il prezzo fosse già alto ben prima, va ricordato che solo nel 2003 un litro costava appena 1,06 euro [2].

Il prezzo del barile di petrolio fornisce risposte ben più soddisfacenti: dal 2002 è aumentato del 247%, da 32 a 111$ A marzo di quest’anno ha sfiorato i 125$ [4].
In una logica di mercato, l’aumenta di prezzo è conseguenza di un’offerta che non tiene il passo con la domanda. Lo sanno bene Norvegia e Regno Unito, rispettivamente primo e secondo produttore europeo di petrolio, che hanno visto calare la propria produzione rispettivamente del 40% dal 2001 e del 62% dal 1999 [3].

Il significato di tutto questo nel nostro quotidiano e nel nostro futuro, non è argomento di discussione pubblico, né di scelte strategiche adatte. L’ultima decisione del nostro Governo è stata quella di dar fondo in pochi anni al petrolio italiano, senza spiegare con cosa lo dovremmo sostituire dopo [5].

La mancanza di una corretta informazione si riscontra anche nelle vicende dell’ILVA e della Carbosulcis, cui assistiamo in queste settimane. Le reali proporzioni del problema nello scegliere tra diritto allo Salute e diritto al Lavoro sono molto più ampie di quanto discusso pubblicamente. La pianura padana è la quarta zona con l’aria più inquinata al mondo[6], vi abitano quasi 20milioni di persone[7] e l’inquinamento raggiunge valori tali che, secondo gli addetti ai lavori, si perdono in media 3 anni di vita [8].

Per parlare liberamente di tutto questo, Domenica 16 Settembre a Cremona, presso Palazzo Cattaneo, si terrà un confronto con la cittadinanza suddiviso in due momenti di ugual durata: sei brevi relazioni di inquadramento ad opera di ricercatori, associazioni e professionisti, seguite da una sessione libera con il pubblico, in cui potranno essere portati contributi, domande e nuovi temi, per sviluppare insieme un dibattito senza mediatori.

Clicca qui per la locandina in pdf
 
[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-08-10/benzina-scatta-blitz-ferragosto-113445.shtml?uuid=AbbOqKMG
[2] http://dgerm.sviluppoeconomico.gov.it/dgerm/prezzimedi.asp
[3] http://www.bp.com/assets/bp_internet/globalbp/globalbp_uk_english/reports_and_publications/statistical_energy_review_2011/STAGING/local_assets/spreadsheets/statistical_review_of_world_energy_full_report_2012.xlsx
[4] http://www.indexmundi.com/commodities/?commodity=crude-oil-brent
[5] http://pubblicogiornale.it/economia-2/litalia-post-carbone-punta-sul-petrolio/
[6] http://www.esa.int/esaEO/SEM340NKPZD_index_1.html
[7] http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/02_Febbraio/23/nordwwf.shtml
[8] http://www.corriere.it/salute/11_dicembre_02/smog-politiche-traffico-carra_f1151ebe-1cc2-11e1-9ee3-e669839fd24d.shtml
 

giovedì 6 settembre 2012

Il ceco, il carbone ed il riscaldamento globale




Silvano Molfese

Trasportatore di lignite da una miniera. Repubblica Ceca

Il presidente della Repubblica Ceca Vaclav Klaus, con una forte formazione economica e con studi alla Cornell University di New York, ad Erice ha sentito la necessità di “...mettere in guardia tutti rispetto agli argomenti e agli scopi di coloro che sostengono il pericolo del riscaldamento globale del pianeta Terra. Proprio i loro argomenti e i loro scopi sono molto simili a quelli con cui noi eravamo abituati a vivere per decenni sotto il regime comunista.” (*)

Mi è venuto in mente il decalogo dell’antibufala scientifica, preparato da Aspo Italia, dove si legge ”Domandatevi quale è l’interesse di chi vi parla” e cosi sono andato a cercare cosa si produce nella Repubblica Ceca sul Grande Atlante - National Geographic.

La Repubblica Ceca estraeva 6,2 tonnellate procapite di carbone cioè circa venti volte la produzione procapite di carbone della Germania (pari a 0,31 tonnellate procapite di carbone). La produzione procapite di lignite della Repubblica Ceca, 4,98 tonnellate, è più che doppia rispetto a quella della Germania, 2,17 tonnellate (**).
Con le dichiarazioni fatte Vaclav Klaus pensa di difendere gli interessi dei suoi concittadini.

Rammento innanzitutto che l’ambientalismo scientifico prende piede negli USA con il libro “Primavera Silenziosa” di Rachel Carson pubblicato nel 1962: se dovessi citare solo i nomi degli autori anglosassoni dai quali ho appreso tante cose sulle problematiche ambientali negli ultimi 25 anni, forse non mi basterebbe un’intera pagina. Non mi viene in mente invece nessun nome russo dell’epoca sovietica né alcun nome della Russia contemporanea.

Bruciare carbone è quanto mai dannoso per le elevate quantità di biossido di carbonio (CO2 ) emesse in atmosfera. Il riscaldamento globale è una dura realtà, rischiosa per il futuro di tutta l’umanità: anche per i cittadini della Repubblica Ceca. E’ pericoloso quanto una guerra nucleare.
Un esempio: dal 1910 al 2009 nello Stato del Montana (USA) sono scomparsi quattro ghiacciai su cinque; è una riduzione dell’80% (Brown, 2011). La riduzione dei ghiacciai, fenomeno esteso a tutto il pianeta, vuol dire meno acqua per i terreni e quindi meno pane: ma le bocche da sfamare, 7 miliardi, sono in aumento.
I sistemi naturali supportano l’economia e non viceversa: volenti o nolenti dobbiamo fare i conti con i limiti del pianeta Terra.

Un commento a questo post su "Ogni Resistenza è Futile"

(*) Corriere della Sera, 21 agosto 2012, pag. 17

(**) I dati su carbone e lignite sono del 2002 per la Repubblica Ceca; per la Germania sono relativi al 2004. La popolazione della Repubblica Ceca era pari a 10.220.000; in Germania gli abitanti erano 82.689.000; dati riferiti al 2005.

L.R. Brown, 2011 - Un Mondo al bivio. - Edizioni Ambiente, 84

lunedì 3 settembre 2012

Una recensione de "La Terra Svuotata"



Col passare del tempo l'uomo ha iniziato a scavare fin nelle profondità del sottosuolo per procurarsi materiali sempre più raffinati

terra svuotata
"La Terra svuotata – Il futuro dell'uomo dopo l'esaurimento dei minerali ricostruisce tutta la storia dell'attività mineraria umana



Da "Il Cambiamento"

La terra svuotata. Il futuro umano dopo l'esaurimento dei minerali

"Abbiamo estratto come mai nelle ere precedenti, abbiamo letteralmente prosciugato il pianeta senza preoccuparci del futuro, estinto intere specie, mutato drasticamente l'ambiente e l'equilibrio del nostro ecosistema e siamo sommersi dai nostri rifiuti. Riusciremo ad affrontare le sfide di un imminente futuro in cui i combustibili finiranno?". Ugo Bardi nel suo libro La Terra svuotata ricostruisce la storia dell'attività mineraria umana, dall'età della pietra all'era del petrolio.

 

di Andrea Romeo - 10 Agosto 2012


“Per arrivare a gestire il nostro pianeta in modo sostenibile, quello che ci occorre piú di tutte è una cosa che non si esaurisce: la saggezza”


In questa frase è forse racchiuso tutto il senso di "La Terra svuotata – Il futuro dell'uomo dopo l'esaurimento dei minerali (Editore Riuniti) di Ugo Bardi, un affascinante viaggio che parte innanzitutto dagli inferi remoti della Terra per ripercorrere dunque la storia del genere umano attraverso il suo rapporto con le risorse del sottosuolo.

Ci raccontano di uomini che hanno forgiato spade invincibili, di grandi esploratori che si sono spinti in luoghi fantastici e distanti e di poeti che hanno decantato le belle amanti ornate di gemme preziose, ma queste storie non avrebbero mai preso vita senza le profonde miniere sotterranee ed il lavoro dei minatori che, dietro le quinte della storia, vivevano in quei profondi tunnel oscuri.

Esploriamo gli abissi come i pesci, tessiamo tele come i ragni, voliamo come gli uccelli, ma pochi riflettono sul fatto che tutte le attività umane, dall'agricoltura all'esplorazione dei mari e degli astri fino alla comunicazione via rete, non sarebbero mai state possibili senza l'utilizzo di strumenti e tecnologie che derivano e dipendono dalla lavorazione dei minerali. Fin dalla notte dei tempi l'uomo ha infatti raccolto pietre per usarle a proprio vantaggio: “fondamentalmente la nostra civiltà è una civiltà di minatori”.

Col passare del tempo l'umanità ha iniziato a scavare fin nelle profondità del sottosuolo per procurarsi materiali sempre più raffinati: nessuna attività ha richiesto tanta energia e fatica come quella dell'estrazione di materie prime. “Siamo partiti circa due milioni e mezzo di anni fa quando i nostri antenati hanno cominciato a raccogliere le pietre che gli servivano come strumenti da taglio e da percussione”: da allora non ci siamo più fermati.

I grandi imperi poggiano essenzialmente sulle loro materie prime, e sempre queste hanno permesso cambiamenti epocali nella storia della nostra civiltà. Dall'Impero romano all'Eldorado spagnolo, dall'Impero britannico del carbone e della rivoluzione industriale fino al recente Impero petrolifero e del nucleare americano, tutta la nostra storia ed il nostro destino sono intrecciati e connessi con quelli delle risorse che utilizziamo, e le guerre sono essenzialmente per e tra le materie prime.

“A Waterloo, nel 1816, il carbone inglese si scontrava contro quello francese. La vittoria andava a quello inglese, che era il piú abbondante. […] Nel 1914, il carbone inglese si scontrava con quello tedesco nella prima guerra mondiale. Era uno scontro quasi ad armi pari, ma il carbone inglese, pur in declino, era sempre piú abbondante di quello tedesco; che ne ebbe la peggio.”

Adesso ci troviamo davanti un bivio. Abbiamo estratto come mai nelle ere precedenti, abbiamo letteralmente prosciugato il pianeta senza preoccuparci del futuro, estinto intere specie, mutato drasticamente l'ambiente e l'equilibrio del nostro ecosistema e siamo sommersi dai nostri rifiuti. Riusciremo ad affrontare le sfide di un imminente futuro in cui i combustibili finiranno?

La rivoluzione industriale sarà stata solo una parentesi nella storia dell'umanità e quindi ritorneremo ad un nuovo medioevo o riusciremo ad orientare la nostra società verso un rapporto più sostenibile con il pianeta in tempi relativamente ragionevoli? Dovremo continuare a seguire il profitto esasperato o cominciare ad orientarci verso modelli economici alternativi e fonti di energia eco-sostenibili prima che i fossili si esauriscano o che il cambiamento climatico ci distrugga?

Secondo Ugo Bardi, “sulla risposta a queste domande si gioca la sopravvivenza di noi stessi e dei nostri figli, nonché dell’intera civiltà umana”.