lunedì 24 maggio 2010

Non c'è limite al peggio: Si ripeterà il destino di Ipazia?


Non ci sono rimasti ritratti di Ipazia, intellettuale del tardo impero romano massacrata da una banda di fanatici nel 415 a.d. Questa immagine, tuttavia, ci da un'idea di come poteva essere una donna del suo tempo.

In un post precedente, ho fatto un parallelo fra l'assassino di Ipazia, intellettuale del tempo della fine dell'Impero Romano, e quello che sta succedendo oggi con gli attacchi ai climatologi. Mentre lo scrivevo, mi sembrava che forse stavo esagerando un po'. Ma quello che leggo oggi mi fa pensare che non ero tanto distante dalla situazione reale. In effetti, sta andando sempre peggio. Michael Mann è ormai l'obbiettivo designato di questa banda di moderni fanatici, anche peggiori quelli che uccisero Ipazia a colpi di pietra. Oggi si trova a vedere la sua foto su internet con sotto scritto "Ebreo". E sembra che siamo solo all'inizio.




Dal blog "Discover" che ci riferisce su un rapporto dell'ABC

Il climatologo Michael Mann ne ha ricevute a centinaia - messaggi elettronici e chiamate al telefono dove lo chiamano un criminale, un comunista o peggio
"Dovresti stare a tre metri di profondità, sotto le radici." si legge in un'emai
"Ti so che uno ti ha strappato le p*lle, speravo di leggere che ti sei suicidato. Fallo."
"Mi hanno offeso in tutti i modi possibile, " ha detto ad ABC Mann, che dirige il centro di ricerca sulla scienza dei sistemi terrestri all'università statale della Pennsylvania. "E' un tentativo di congelare il dibattito e io credo che sia la cosa più sconcertante"
Man non è il solo. L'FBI dice che sta vedendo un balzo in avanti delle minacce contro i climatologi. Recentemente, un sito di suprematisti bianchi ha postato sul web delle foto di Mann e di parecchi dei sui colleghi con la parola "Ebreo" sotto ciascuna.
Un climatologo che non desidera essere identificato ha detto ad ABC che ha trovato un animale morto lasciato davanti alla porta di casa e che oggi viaggia a volte accompagnato da guardie del corpo.
"Il riscaldamento globale antropogenico è una realtà," ha detto Mann. "Chiaramente c'è gente che trova questo fatto poco conveniente e sfortunatamente sembra che siano disposti a qualunque cosa per cercare di sopprimere il messaggio

Testo originale:

Climate scientist Michael Mann has received hundreds of them — threatening e-mails and phone calls calling him a criminal, a communist or worse.
“6 feet under, with the roots, is were you should be,” one e-mail reads. “How know 1 one has been the livin p*ss out of you yet, i was hopin i would see the news that you commited suicide, Do it.”
“I’ve been called just about everything in the book,” Mann, who runs of the Earth System Science Center at Penn State University, told ABC News. “It’s an attempt to chill the discourse, and I think that’s what’s most disconcerting.”
Mann is not the only one. The FBI says it’s seeing an uptick in threatening communications to climate scientists. Recently, a white supremacist website posted Mann’s picture alongside several of his colleagues with the word “Jew” next to each image.
One climate scientist, who did not wish to be identified, told ABC News he’s had a dead animal left on his doorstep, and now sometimes travels with bodyguards.
“Human-caused climate change is a reality,” Mann said. “There are clearly some who find that message inconvenient, and unfortunately they appear willing to turn to just about any tactics to try to suppress that message.”

sabato 22 maggio 2010

Ipazia e gli altri


Questa immagine, dal cosiddetto "Medaglione Ficoroni," è spesso definita come un ritratto di Galla Placidia, figlia dell'imperatore Teodosio, vissuta nel quinto secolo a.d.. Quasi certamente, tuttavia, è più antico e proviene dall'Egitto. Per cui, sarebbe semmai da vedersi come un ritratto di Ipazia. Comunque sia. è un volto che ci arriva da un mondo sofisticato, elegante, raffinato - e moribondo: gli ultimi anni dell'Impero Romano.


Nei tempi crepuscolari dell'inizio del quinto secolo, in un impero romano ormai ridotto allo stremo, si intrecciano storie di uomini e donne che cercano di cavarsela come meglio possono. E' curioso per noi notare come quel mondo sia per tanti versi simile al nostro.

Il 410 è l'anno del sacco di Roma da parte dei Visigoti. Durante l'assedio, Galla Placidia, figlia di Teodosio I, si trova a Roma e viene rapita dai Visigoti. Poi sposerà il re dei Visigoti, Ataulfo, per poi diventare imperatrice di Occidente nel 425. Sono i tempi in cui il giovane Patricius, che conosciamo come San Patrizio, arriva in Irlanda come messaggero di Cristianità. Dalla parte opposta del mondo romano, nel 415, Ipazia, intellettuale di Alessandria d'Egitto, viene assalita e massacrata da una folla di fanatici. Solo un anno dopo, nel 416, Rutilio Namaziano, patrizio romano, lascia una Roma ormai invivibile per la Gallia; il suo paese natale. Di questo viaggio ci lascerà una cronaca: il "De Reditu Suo"

Ci incuriosisce sapere se questi personaggi di quel mondo così remoto sapessero l'uno della sorte dell'altro. Namaziano aveva vissuto sicuramente i tempi drammatici dell'assedio e del sacco di Roma. Forse aveva partecipato alla convulsa seduta del Senato dove la madre adottiva di Galla Placidia - Serena - era stata condannata a morte. Dal testo del "De Reditu", sappiamo che Namaziano conosceva Palladio, il primo vescovo d'Irlanda che forse ha preceduto Patrizio; o forse era la stessa persona. Patrizio stesso, sperduto fra i suoi barbari, poco sapeva e probabilmente poco gli importava delle sorti di un impero di cui aveva fatto parte. E Ipazia? Sicuramente sapeva di Galla Placidia, anche se è poco probabile che si interessasse a quella di un patrizio romano come Namaziano, o di un giovane vescovo che predicava nella remota Irlanda.

Invece, è perfettamente possibile che Namaziano abbia saputo della fine di Ipazia ad Alessandria. Ci racconta lui stesso che era stato prefetto di Roma e, come tale, non poteva certamente ignorare quello che succedeva in una delle città principali dell'impero, Alessandria d'Egitto. Doveva aver fatto molto rumore la storia di un'intellettuale pagana uccisa da una banda di fanatici cristiani: massacrata a colpi di tegola, il suo corpo smembrato e bruciato in una manifestazione di odio selvaggio. Ancora più stupefacente doveva essere stato sapere che le autorità imperiali non solo non erano riuscite a impedire l'assassinio, ma nemmeno a punire i colpevoli. Può darsi che Namaziano, intellettuale pagano anche lui, abbia fatto i suoi conti e deciso che se non voleva fare la fine di Ipazia era meglio per lui lasciare Roma il più presto possibile.

Di Namaziano ho già scritto come la sua cronaca di viaggio lungo le coste dell'Italia coglie perfettamente il momento del crollo dell'antico impero. Di San Patrizio, sopravvivono due lettere autentiche interessantissime. Di Galla Placidia, ci resta il suo mausoleo a Ravenna, che ci dice qualcosa di come poteva pensare una come lei, vissuta in tempi così duri. Il mausoleo è completamente spoglio all'esterno ma ricco di decorazioni all'interno: era un tempo in cui le cose belle andavano tenute nascoste. Di Ipazia, non ci rimane niente di scritto di suo pugno, ma la sua storia terribile ce la racconta Socrate Scolastico:

Ad Alessandria c'era una donna chiamata Ipazia, figlia del filosofo Teone, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo. Provenendo dalla scuola di Platone e di Plotino, lei spiegò i principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltare le sue lezioni.
Facendo conto sulla padronanza di sé e sulla facilità di modi che aveva acquisito in conseguenza dello sviluppo della sua mente, non raramente apparve in pubblico davanti ai magistrati. Né lei si sentì confusa nell'andare ad una riunione di uomini. Tutti gli uomini, tenendo conto della sua dignità straordinaria e della sua virtù, l'ammiravano di più.
Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo.
Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un'imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l'assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono.

Queste antiche storie ci dicono come, in situazioni difficili, la tendenza umana è di serrare i ranghi, di stringersi intorno a qualcosa: idee, luoghi, credenze, religioni, qualsiasi cosa che ti possa dare un minimo di sicurezza; che ti possa dare l'impressione di non essere abbandonato davanti a un mondo che crolla, qualcosa che prenda il posto della legge, delle istituzioni, delle consuetudini che - da un certo punto in poi - hanno cessato di esistere o sono diventati delle ombre di se stessi.

E da questo nasce il fanatismo; a volte religioso, a volte politico, a volte semplicemente descritto dalla visione brutale del "noi contro di loro". Il fanatismo non tollera il dissenso. Non c'è posto per idee diverse, per dubbi, per domande. Chi dubita, domanda, o esplora, è una minaccia. Se persiste, deve essere eliminato, come Ipazia. A meno che non se ne scappi prima, come ha fatto Namaziano. L'impero uccideva o cacciava via i suoi uomini (e donne) migliori; proprio quelli di cui avrebbe avuto bisogno per sopravvivere.

Qualche sintomo di uno sviluppo simile lo stiamo vedendo oggi: le ondate di "caccia all'intellettuale" non sono cosa nuova, ma ultimamente si stanno facendo sempre più preoccupanti. L'ultima in ordine di tempo è quella scatenata contro i climatologi. Abbiamo visto l'accanimento dell'autorità giudiziaria, le minacce di morte che ricevono in continuazione, e il vero e proprio "omicidio bianco" di alcuni di loro.

Certo non siamo arrivati a vedere un climatologo massacrato a colpi di pietra da una banda di fanatici religiosi ma, come sempre, quello specchio lontano che è la storia dell'Impero di Roma ci fa pensare. Il fanatismo di certa gente potrebbe portare a eliminare, o comunque neutralizzare, proprio quelle persone di cui abbiamo più bisogno per cercare di capire cosa ci aspetta nel futuro. Eppure, abbiamo tragicamente bisogno di queste persone per limitare i danni che cose come il cambiamento climatico ci potrebbero fare.

______________________________________


Questo post è ispirato dal film "Agora" che racconta la storia di Ipazia. Peccato che sia un film sciocco e banale - o almeno così mi è parso. Più che altro, molto noioso; al punto che non sono nemmeno riuscito a vederlo fino in fondo. Su Ipazia, si veda anche questo bel post di Kelebek.

mercoledì 19 maggio 2010

Il supermercato delle idee


Questo post è ispirato da una presentazione di Dalma Domeneghini al convegno di climalteranti di Firenze del 13 Maggio. Mi sono permesso di rielaborare una parte della sua presentazione - quella dove ha parlato di "frame cognitivi" - in termini di un'immagine: quella del "supermercato delle idee".


Non so cosa succede a voi, ma non vi fa rabbia quando la gente certe cose proprio non le capisce? Quando fate vedere il record delle temperature mondiali, fate vedere che quest'anno è il più caldo della storia, e quelli vi guardano scuotendo la testa, dicendo cose tipo: "ma oggi non fa tanto caldo". E quando cercate di fargli capire come veramente il riscaldamento globale è una cosa pericolosa, quelli vi guardano come se foste un marziano.

L'incapacità, o forse l'impossibilità, per la maggior parte di noi di reagire correttamente di fronte all'evidenza è ormai una cosa che comincia a essere ben nota, come possiamo leggere, fra i tanti esempi, in questo articolo su "The New Scientist" (segnalato da Cristiano Bottone). Nell'articolo si racconta, fra le altre cose, come molti podisti utilizzano i farmaci anti-infiammatori, i FANS, convinti che questo migliori le loro prestazioni. Quando gli si fa vedere l'evidenza sperimentale che i FANS non servono a niente, anzi fanno peggio, la maggior parte di loro non ci credono e continuano a prenderli.

C'è qualcosa che non funziona nella testa della gente? Per la verità, no. La nostra testa funziona in un certo modo e bisogna tenerne conto. Il cervello umano è il risultato di molte migliaia di anni di evoluzione in tempi in cui il metodo scientifico non era stato ancora inventato. E allora non c'è troppo da stupirsi che sia difficile per tutti agire su basi puramente razionali e basate soltanto sui dati.

In un mondo sempre più complicato, tutti cerchiamo di mettere in ordine le nostre percezioni secondo degli schemi che abbiano una certa logica. Questi schemi vengono chiamati a volte "frame" ("cornici"). Le cose che non entrano negli schemi, tendiamo a ignorarle o a considerarle poco importanti. Questo punto è ben noto a chi si occupa di "public relations", di pubblicità, di propaganda politica e di campi correlati. Lo ha ben spiegato Dalma Domeneghini, ex PR commerciale, al convegno di Firenze sul cambiamento climatico del 13 Maggio 2010.

Per spiegare il concetto di frame cognitivo, pensiamo al mondo come a un "supermercato delle idee". Ci sono tantissime idee in giro; là fuori ce n'è un vero supermercato. Ma ognuno di noi, al massimo, può portarsi dietro un carrello. Dal grande supermercato delle idee, scegliamo quelle cose che ci piacciono e che riteniamo che vadano bene insieme. Ognuno di noi ha un suo carrello e tutto sommato i carrelli non sono molto diversi. Ma se qualcuno viene da una cultura diversa, allora la composizione può cambiare. In tutti i supermercati, per esempio, c'è uno scaffale con i prodotti orientali: sushi, salsa di soia, miso, tofu, ramen, eccetera. Soltanto se uno viene da una cultura orientale oppure se è un po' eccentrico, nel suo carrello ci troverete queste cose.  Ma se a un italiano medio gli dite di mettere del sushi nel carrello, la reazione sarà (spesso ancora oggi) "Pesce crudo? Ma sei matto????"

Ora, qui sta il problema. La scienza del clima è stata fino ad oggi un po' come lo scaffale dei prodotti orientali al supermercato. E' uno scaffale che esiste, ma che viene ignorato da chi non cerca proprio quei prodotti. Soltanto chi ha una cultura scientifica e si interessa di queste cose ha nel carrello mentale (nel frame) il fatto che il riscaldamento globale è una cosa reale e pericolosa. Per tutti gli altri, è uno scaffale che proprio non esiste.

Ne consegue che una comunicazione che riguarda il cambiamento climatico non verrà accettata da chi ha un frame mentale basato su quello che si vede alla TV e si legge sui giornali. Nella cronaca spicciola si parla di politica, di contrapposizione fra destra e sinistra, di Berlusconi, di stipendi, di pensioni, della borsa e degli speculatori, del terrorismo e di tante altre cose, ma tutte estremamente lontane dall'evidenza scientifica del riscaldamento globale. E' difficile sperare di convincere una persona che forma il suo frame mentale in questo modo facendogli vedere i dati della temperatura globale. E' un po' come cercare di convincere uno che è abituato alla pizza e agli spaghetti ad assaggiare il pesce crudo. E' possibile, ma non immediato. E se uno insiste troppo, il risultato può essere una reazione negativa - anche aggressiva.

Questa analisi spiega abbastanza bene quello che stiamo vedendo e lo spiega a un livello strategico. Si, è vero, gli scienziati non sono bravi divulgatori, ma anche se lo diventano la cosa cambia poco. Sembra di ricordare una famosa frase di Gibbon che diceva, più o meno, "la capacità di essere bravi educatori serve a poco eccetto in quei pochi casi fortunati dove è quasi superflua." Quello che ne deduciamo è che:

Il messaggio del cambiamento climatico non passa se viene diretto a persone che non sono preparate a riceverlo.

Detta così la faccenda, sembra che non ci sia speranza, ma non vi scoraggiate. Identificare il problema è già il primo passo per risolverlo. Sappiamo che le persone a cui indirizziamo il messaggio non sono né stupide né prevenute (con qualche eccezione, ovviamente). La maggioranza sono perfettamente in grado di capire cosa sta succedendo e la necessità di agire in tempi brevi. Ma devono essere in qualche modo "sintonizzati" con il messaggio; altrimenti non gli daranno importanza - semplicemente non troverà posto nel loro carrello mentale.

Su questo punto, Dalma Domeneghini ha fatto un altro esempio interessantissimo. "Pensate a cosa sentite alla radio tutte le mattine," ha detto, "gli oroscopi e la borsa. A furia di sentirli, sono diventate cose accettate e importanti. Ma cosa succederebbe se tutte le mattine ci dessero l'area dei ghiacci polari? Cosa succederebbe se se ne discutesse a lungo fra persone incravattate e serissime che ragionano sull'aumento o la diminuzione dello stesso?" In questo caso, il nostro frame cognitivo si centrerebbe molto di più sui problemi fisici del pianeta e sul cambiamento climatico.

Quindi, vedete che ci sono delle possibilità e che entriamo in una serie di concetti estremamente interessanti e che meritano una discussione. Fra gli altri esempi, da quello che si è detto viene fuori l'importanza enorme della metafora nel dibattito. Parlare in termini di metafore vuol dire rendere certe cose compatibili con il carrello mentale medio della gente, un po' come definire il tofu giapponese come "formaggio di soia". Il tofu non sa per niente di formaggio, ma definirlo come tale lo rende compatibile con gli schemi mentali comuni. Avrete notato, infatti, come io stesso ho usato la metafora del "supermercato delle idee" per rendere più evidente e comprensibile il concetto di "frame cognitivo". In un altro caso ho parlato di "pattumiera del clima;" un'altra metafora.

Ovviamente, non basta parlare per metafore per far passare il messaggio del pericolo del riscaldamento globale. C'è ben di più e ben altro. Però, per non dilungarmi troppo, mi fermo qui con questo post. Spero che vogliate continuare a parlarne nei commenti.



domenica 16 maggio 2010

2010: l'anno più caldo della storia?

Di Ugo Bardi

Dati del NOAA per le temperature dei primi 3 mesi del 2010 da "Climate Progress"


Continuano i record di temperatura, uno dopo l'altro. A questo punto, i primi quattro mesi del 2010 si prefigurano come parte di quello che potrebbe essere l'anno più caldo della storia, da quando si fanno misure di temperatura. La cosa si sta facendo preoccupante, soprattutto in considerazione del fatto che siamo a un minimo storico dell'attività solare - se riprende a salire, cosa succede?

Tutto questo avviene in corrispondenza di una fluttuazione artica che sta portando aria fredda dall'Artico sulle regioni Europee e degli Stati Uniti che, di conseguenza, stanno subendo un raffreddamento. Come vedete nel diagramma in alto a sinistra, c'è una striscia blu di raffreddamento che parte dalla Cina e arriva fino agli Stati Uniti. Chi vive in questa zona, incluso noi, ha difficoltà a rendersi conto della situazione. Nel resto del mondo, invece, ci sono delle zone, come il Canada, dove abbiamo sei gradi in più rispetto alla media stagionale. Non oso pensare cosa potrebbe succedere se avessimo temperature del genere qui da no.

Insomma, il riscaldamento continua; così come continua la testardaggine di chi rifiuta di rendersene conto.

venerdì 14 maggio 2010

Effetto Dunning–Kruger (I parte)


Di Carlo Fusco







Come ho scritto precedentemente, su internet il fatto di mostrare in pubblico la propria ignoranza, senza manifestamente rendersi conto della cosa, mi ha sempre lasciato enormemente perplesso (e anche preoccupato). Adesso so che ciò dipende da una percezione errata di sé e che questo è un problema comune a tutti (facevo bene quindi a preoccuparmi).

Nel 1999 Justin Kruger e David Dunning hanno pubbicato un lavoro che ha dato origine all'effetto che prende il loro nome, Effetto Dunning–Kruger (chimiamolo EDK). L' aricolo ha anche vinto il Premio Ignobel nel 2000. A parte l'aspetto goliardico della cosa, a me sembra essere un lavoro molto serio ed importante (a meno che in maniera recursiva non sia io stesso vittima dell' EDK).

Lo studio consiste nel rilevare in un gruppo di studenti la loro abilità e conoscenza  in una certa disciplina o attività, in ambiti anche molto diversi tra loro. Effettuato il test cognitivo, è stato loro chiesto di valutare la propria performance in relazione al resto del gruppo e questi sono i risultati (il grafico si riferisce alla capacità di riconoscere lo humor, ma gli altri risultati sono praticamente identici per tutti i test).
La linea nera rappresenta la stima effettuata dal soggetto sulla bontà del proprio risultato e l'altra invece il risultato reale. Come potete vedere chi si è classificato tra i peggiori con un punteggio mediocre sbaglia di tanto a valutarsi, infatti ritiene di essersi piazzato ampiamente sopra la media. Inoltre questa tendenza, ovvero il delta fra percezione e realtà, si strige all'aumentare dell'abilità di rispondere bene al test, fino a che la forbice si apre nell'altra direzione, ovvero chi si è classificato in cima si valuta peggio di come sia realmente andato.

Gli autori hanno mostrato che chi è competente da un lato sa valutare bene sé stesso, ma dall'altro sovrastima il gruppo. Basta però mostrare loro i test degli altri e questa errore viene corretto. Gli ignoranti invece continuano a valutarsi male anche se vengono messi a conoscenza dei risultati del resto del gruppo.

Se gli ignoranti vengono istruiti adeguatamente in modo da migliorare le loro conoscenze, una volta che il test viene ripetuto mostrano un miglioramento marcato non solo nel risultato assoluto, ma anche nella capacità di autovalutarsi.

Gli autori concludono che la conoscenza e la metaconoscenza richiedono gli stessi strumenti per la loro comprensione e se questi mancano si viene danneggiati due volte. Non so bene spiegarvi il concetto di conoscenza della conoscenza (meta appunto) per cui faccio un esempio riduttivo. Saper suonare uno strumento è conoscenza, saper capire la musica è meta-conoscenza. Decisamente non occorre essere un pittore per apprezzarne la genialità di Picasso, ma il fatto di conoscere bene l'arte sicuramente aiuta a riconoscere un capolavoro quando ce l'hai davanti. Se si è ignoranti di pittura allora probabilmente guardando questo si potrebbe pensare: anche mio figlio di 6 anni potrebbe dipingere quella roba. Ecco, in questo caso mancando i necessari strumenti si perde sia la conoscenza che la metaconoscenza.

In seguito gli autori assieme ad altri gruppi hanno ampliato lo studio con altre pubblicazioni, per cui la storia dell' EDK non finisce qui, anzi il bello viene nella prossima puntata. 



Sulla sindrome di Dunning-Kruger, si veda anche questo post di Ugo Bardi.

giovedì 13 maggio 2010

Foto dal convegno di climalteranti

Qualche immagine dal convegno del gruppo di Climalteranti, oggi a Firenze presso l'osservatorio Ximeniano.



Da Firenze con Climalteranti


La cupola dell'osservatorio Ximeniano di Firenze insieme con la cupola di Brunelleschi. Foto presa oggi al primo "Summit di Climalteranti".


E' finito solo un paio d'ore fa il primo "Summit di Climalteranti" la riunione del gruppo che gestisce il blog "www.climalteranti.it" e che comprende un bel gruppo di climatologi italiani come pure ricercatori in altri campi interessati in generale al tema della sostenibilità.

Del summit, vi farò un resoconto appena posso. Per ora, mi limito a dire che è stato un convegno estremamente stimolante per il tema assai poco usuale nei convegni scientifici. Era centrato sulla comunicazione ed è stata l'occasione di un incontro fra scienziati, giornalisti e esperti di public relations.

Ringrazio Stefano Caserini per l'organizzazione del convegno, Franco Miglietta per l'organizzazione locale presso l'osservatorio Ximeniano e tutti gli intervenuti, in particolare gli ospiti, Luca Carra e Dalma Domeneghini. Il convegno è stato sponsorizzato da ASPO-Italia che ha fornito un piccolo contributo finanziario all'organizzazione e i cui membri sono apparsi in forze (otto su un totale di 27) al convegno.