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lunedì 17 novembre 2014

La scivolata del prezzo del petrolio – Non c'è nessuna via d'uscita

 In questo momento, il prezzo del petrolio WTI è sceso sotto i 75 dollari al barile. Siamo decisamente in una "scivolata" (UB)


DaOur Finite World”. Traduzione di MR

Di Gail Tverberg

Il mondo è un posto pericoloso adesso. Gran parte dei venditori di petrolio hanno bisogno degli introiti della vendita del petrolio. Devono continuare a produrre, a prescindere da quanto diminuiscano i prezzi del petrolio, a meno che non vengano fermati dal fallimento, dalla rivoluzione e da qualcos'altro che dia loro un segnale molto chiaro che si devono fermare. I produttori di petrolio dello scisto statunitense rientrano in questa categoria, come la maggior parte degli esportatori di petrolio, compresi molti dei paesi dell'OPEC e la Russia. Alcune grandi compagnie petrolifere, come la Shell e la ExxonMobil, hanno deciso persino prima del recente crollo dei prezzi che non riuscivano a fare dei soldi sviluppando risorse producibili e disponibili ai prezzi allora a disposizione, probabilmente intorno ai 100 dollari al barile. Vedete il mio post L'inizio della fine? Le compagnie petrolifere tagliano gli investimenti. Queste grandi compagnie stanno vendendo terreni, se riescono a trovare qualcuno che li compri. Il loro comportamento alla fine porterà ad una diminuzione della produzione, ma non molto rapidamente – forse in un paio d'anni. Quindi c'è un determinato ritardo temporale nel rallentamento della produzione – persino con prezzi molto alti. Infatti, se la produzione da scisto statunitense continua ad aumentare, e la Libia e l'Iraq continuano a lavorare per mettere in distribuzione la loro produzione petrolifera, potremmo persino assistere ad un aumento della produzione mondiale, in un momento in cui la produzione mondiale deve diminuire.

Una diminuzione dei prezzi del petrolio potrebbe non risolvere il problema della domanda

Allo stesso tempo, la domanda non riprende velocemente quanto la caduta dei prezzi. Abbiamo a che fare con un mondo che ha un'enorme quantità di debito. La Cina in particolare ha vissuto una sagra del debito che non può continuare allo stesso ritmo. Una riduzione del debito della Cina, o anche una sua minore crescita, riduce la crescita di domanda di petrolio. La stessa situazione vale per i paesi che ora sono saturi di debito e che cercano di avvicinarsi al proprio pareggio di bilancio. Inoltre, la sospensione dell'alleggerimento quantitativo da parte della Federal Reserve ha tagliato un grande flusso di fondi per i mercati emergenti. A causa di questo cambiamento, la domanda del mercato emergente del petrolio è crollata. Ciò è accaduto in parte a causa dei minori fondi di investimento disponibili e in parte perché il valore delle valute del mercato emergente sono crollate in rapporto al dollaro. Ancora una volta, una diminuzione del prezzo del petrolio è improbabile che risolva questo problema in misura significativa. L'Europa e il Giappone stanno avendo difficoltà ad essere competitivi nel mondo di oggi. Una diminuzione dei prezzi del petrolio aiuterà un po', ma i loro problemi rimarranno in gran parte a causa della misura in cui sono collegati ai salari, alle tasse ed ai prezzi dell'elettricità in confronto ad altri produttori. La riduzione dei prezzi del petrolio non risolverà questi problemi, a meno che non porti a salari inferiore (oh, oh!). La riduzione dei prezzi del petrolio è invece probabile che porti un problema diverso – la deflazione – che è difficile da affrontare. La deflazione potrebbe portare indirettamente a default del debito ed a un ulteriore crollo della domanda di petrolio e dei suoi prezzi. Così, i prezzi del petrolio è probabile che continuino nella loro scivolata per un po', finché non sarà compiuto il danno reale, forse per diverse economie simultaneamente.

Il ruolo degli Stati Uniti nello scontro fra sovrapproduzione di petrolio/bassa domanda

Gli Stati Uniti sono il paese col maggior aumento di produzione di petrolio negli ultimi anni. Questa crescita della produzione di petrolio non sembra si sia fermata negli scorsi anni.


Figura 1. Produzione di petrolio statunitense mensile fino al 24 ottobre. Grafico EIA.

Allo stesso tempo, lo stesso consumo statunitense non è aumentato (Figura 2).


Figura 2. Consumo statunitense di petrolio (chiamato “Prodotto fornito”). Grafico EIA.

Il risultato è una diminuzione della necessità di importare. Diversi esportatori di petrolio sono stati danneggiati dalla diminuzione delle importazioni degli Stati Uniti. La Nigeria estrae un petrolio molto leggero che compete per lo spazio nelle raffinerie con il petrolio dalle formazioni di scisto. Le nostre importazioni di petrolio nigeriano si sono ridotte a zero (Figura 3). (Le quantità che mostro su questo e diversi altri grafici sono “importazioni nette”. Queste riflettono transazioni in entrambe le direzioni. Spesso gli Stati Uniti importano petrolio greggio ed esportano prodotti petroliferi, a volte allo stesso paese. In quel caso, stiamo vendendo servizi di raffineria).


Figura 3. Importazioni statunitensi nette di petrolio dalla Nigeria. Grafico EIA.

Le nostre importazioni di petrolio dal Messico sono a loro volta in discesa (Figura 4), in parte perché il loro petrolio è crollato.


Figura 4. Importazioni statunitensi di petrolio nette dal Messico. Grafico EIA.

E solo negli ultimi mesi che le importazioni statunitensi dall'Arabia Saudita hanno cominciato ad esserne colpite significativamente (Figura 5).



Figura 5. Importazioni statunitensi di petrolio nette dall'Arabia Saudita. Grafico EIA.

L'Arabia Saudita, come altri esportatori di petrolio, dipendono dagli introiti della vendita del petrolio per fornire introiti delle tasse per il proprio bilancio. Mentre hanno un fondo di riserva per i giorni peggiori, sul lungo termine anche loro dipendono dagli introiti delle esportazioni di petrolio. Se le esportazioni dell'Arabia Saudita verso gli Stati Uniti diminuiscono, l'Arabia Saudita ha bisogno di trovare qualcun altro a cui vendere queste potenziali esportazioni, oppure gli introiti per finanziare il proprio bilancio diminuiranno. In alternativa, può ridurre il prezzo che richiede alle raffinerie statunitensi, per influenzare le decisioni d'acquisto – cosa che ha appena fatto. Abbassare il proprio prezzo per le raffinerie statunitensi tende a spingere il prezzo mondiale del petrolio verso il basso. Naturalmente, gli Stati Uniti parlano anche di permettere una quantità maggiore di esportazioni di petrolio greggio, visto che il petrolio dalle formazioni di scisto aumenta. Questo aumento renderebbe il surplus di petrolio sul mercato peggiore, ed il prezzo del petrolio più basso, se la domanda di petrolio non si riprende.

Dipende da Arabia Saudita e OPEC

In Occidente, siamo stati portati a credere che l'OPEC in generale e l'Arabia Saudita in particolare, esercitino un grande controllo sui prezzi del petrolio. Ci è stato detto che diversi paesi OPEC hanno una capacità di riserva. Diversi dei paesi del Medio Oriente sostengono di avere delle riserve molto ampie e siamo stati portati a credere che possano possano aumentare la propria produzione se investono più soldi per farlo. Ci è stato anche detto che quei paesi ridurranno la produzione di petrolio, se necessario, per mantenere alti i prezzi. Una parte significativa di ciò che siamo stati portati a pensare è esagerata. Le esportazioni di petrolio dell'Arabia Saudita erano molto maggiori negli anni 70 di quanto non siano ora (Figura 6). Quando tagliano la produzione di petrolio e le esportazioni negli anni 80, probabilmente avevano una capacità di riserva.



Figura 6. Produzione, consumo ed esportazioni petrolifere saudite sulla base dei dati EIA.

Ma dove ci troviamo ora, la situazione è fortemente cambiata. La popolazione dei paesi produttori del medio oriente è aumentata. Con lei è aumentato l'uso del petrolio che estraggono. I loro bilanci sono aumentati e i paesi necessitano di maggiori introiti dalle tasse sul petrolio per soddisfare i loro bilanci. Alcuni paesi, compresi Venezuela, Nigeria ed Iran, hanno bisogno di prezzi del petrolio ben al di sopra dei 100 dollari al barile per sostenere i propri bilanci (Figura 7).


Figura 7. Stima del prezzo di pareggio per il petrolio OPEC, compresi i requisiti fiscali da parte dei paesi che controllano, da APICORP.

Se i prezzi del petrolio sono troppo bassi, i sussidi per cibo e petrolio dovranno essere tagliati, così come le spese sui programmi per dare lavoro e nuove infrastrutture come gli impianti di desalinizzazione. Virtualmente, nessun paese OPEC può andare d'accordo con prezzi del barili attorno agli 80 dollari al barile (Figura 7). Gran parte del comportamento dell'OPEC negli ultimi anni sono sembrati comportamenti che ci si aspetterebbe se i paesi dell'OPEC non fossero per nulla diversi dagli altri produttori di petrolio – le loro forniture di petrolio sono state soggette a limiti ed hanno avuto la tendenza a muoversi per il proprio interesse. Quando i prezzi del petrolio stavano salendo rapidamente nel periodo 2007-2008, hanno aumentato la produzione, ma non di molto e non molto rapidamente (Figura 8). Quando i prezzi del petrolio sono diminuiti, hanno diminuito la produzione al livello precedente, prima del grande aumento dei prezzi del petrolio.


Figura 8. Produzione petrolifera OPEC e non OPEC relativa al prezzo del petrolio. (Produzione di greggio e condensati proveniente dalla EIA). 

Un'altra situazione si è verificata quando la produzione della Libia è diminuita nel 2011. L'Arabia Saudita ha detto che avrebbe aumentato la sua fornitura per compensare, ma è riuscita a produrre soltanto greggio molto pesante mentre ciò che serviva era il petrolio leggero. Di fatto, anche l'aumento del petrolio pesante è in qualche modo dubbio. Inoltre, le dinamiche dell'OPEC sono state cambiate considerevolmente negli ultimi anni. Parte del problema ha a che fare col fatto che sia i prezzi del petrolio sia la quantità di esportazioni di petrolio sono stati più o meno piatti nel periodo fra il 2011 e metà del 2014. In una situazione del genere, gli introiti dalle esportazioni di petrolio tendono ad essere piatti. I membri dell'OPEC hanno scoperto che questo è un problema, perché le loro popolazioni hanno continuato a crescere e il loro fabbisogno di acqua e cibo d'importazione è continuato ad aumentare. Questi paesi hanno bisogno di sempre più introiti dalle tasse, ma gli introiti dal petrolio non li stanno fornendo. Come minimo, i paesi dell'OPEC hanno un forte “bisogno” di mantenere il loro attuale livello di esportazioni petrolifere. L'altra parte delle dinamiche in cambiamento dell'OPEC ha a che fare con l'aumentata volatilità della produzione petrolifera. I bombardamenti della Libia e le sanzioni contro l'Iran hanno entrambi prodotto situazioni instabili. Le esportazioni di petrolio da entrambi quei paesi sono minori che in passato, ma possono improvvisamente aumentarle qualora i loro problemi vengano “risolti”, aggiungendole alle pressioni verso il basso del prezzo. Un altro problema è il tentativo significativo di aumentare la produzione dell'Iraq negli ultimi anni. Se la produzione petrolifera dell'Iraq (più la produzione statunitense da scisto) è troppa per soddisfare la domanda mondiale di petrolio, dovrebbero essere gli altri dell'OPEC a “risolvere” il problema?


Figura 9. Importazioni nette statunitensi dall'Iraq. Grafico EIA.

La Figura 9 sembra indicare che le importazioni statunitensi dall'Iraq siano aumentate negli ultimi mesi. Naturalmente, se importiamo di più dall'Iraq, dovremo probabilmente tagliare le importazioni altrove. Ciò non genera un buon clima fra gli esportatori OPEC.

Gli Stati Uniti non dovrebbero prendersi qualche responsabilità nel risolvere il problema?

Ci si potrebbe chiedere se gli Stati Uniti non debbano ridurre la propria produzione di petrolio, in risposta ai prezzi bassi. Naturalmente, come indicato sopra, le grandi compagnie statunitensi (come Shell, Chevron ed Exxon) stanno riducendo gli investimenti in molti giacimenti e questo è probabile che alla fine porti ad una minore produzione. La domanda è se questo sarà un cambiamento sufficiente e sufficientemente rapido. E' meno probabile che i trivellatori dello scisto riducano intenzionalmente e rapidamente. I trivellatori dello scisto hanno affittato superfici enormi e sono riluttanti a farsi indietro adesso. Per questo, parte dei loro costi sono già stati pagati, riducendo i loro costi nell'andare avanti nelle superfici già in sviluppo. Hanno anche debiti che devono essere ripagati e molti accordi contrattuali in atto che ammorbidiranno l'impatto della discesa del prezzo del petrolio, almeno per un po'. A causa di tutti questi fattori, c'è una tendenza a continuare col business as usual il più a lungo possibile. Se i trivellatori dello scisto pianificheranno o meno di ridurre la produzione di petrolio, alcuni di loro potrebbero esservi costretti, che credano o meno che sia probabile che la produzione sia redditizia sul lungo termine. E' probabile che il problema sia il crollo del flusso di cassa a causa dei prezzi bassi, se il crollo del prezzo non viene mitigato da contratti futuri. A causa di questo, alcune compagnie potrebbero essere costrette a ridurre le trivellazioni molto presto. Un'altra alternativa potrebbe essere l'aumento dei prestiti, ma i prestatori potrebbero non essere molto contenti di una tale modalità. Notiamo che alcune compagnie si trovano già in situazioni di flusso di cassa davvero negative – in altre parole, in situazioni in cui continuano ad aggiungere nuovo debito. Per esempio, Continental Resources, il più grande operatore di Bakken, mostra un eccezionale debito in rapida crescita fino al 30 giugno 2014, senza apparentemente acquisire nuove superfici significative (Figura 10).


Figura 10. Cifre scelte dai documenti SEC della Continental Resources.

Quando le compagnie sono già in una tale situazione di flusso di cassa negativo, potrebbero esserci più problemi del previsto.

Se i prezzi del petrolio bassi “rimangono in giro” per mesi o anni, cosa potrebbe significare?

In una situazione del genere, ci troviamo in un territorio inesplorato. Uno dei grandi problemi è la potenziale deflazione. Il problema non sembrano essere solo i prezzi del petrolio bassi, ma anche i prezzi bassi di molti altri beni. La preoccupazione è che i salari crolleranno, così come le entrate pubbliche. Sembra che salari bassi ci siano già in Spagna. A meno che i governi non si inventino un modo per “risolvere” la situazione, questa renderà il pagamento del debito molto difficile. Un debito inferiore tenderà a rinforzare i prezzi bassi del petrolio e di altri beni. Se i prezzi bassi diventano la norma per molti tipi di beni, possiamo attenderci grandi tagli della produzione di quei beni. Sarebbe la situazione degli anni 30 del secolo scorso che ritorna di nuovo. Ben Bernanke ha detto che spedirebbe degli elicotteri di soldi per impedire una situazione del genere. La domanda è se questo può essere realmente fatto, dato che gli Stati Uniti (e diversi altri paesi) hanno già “stampato soldi” dal 2008. Ad un certo punto, sembra che gli arsenali delle banche centrali si esaurirà. Se c'è una riduzione del debito e della produzione di beni, molti beni che siamo giunti ad attenderci nel mercato spariranno, così come molti posti di lavoro. E' probabile che ci siano rotture nella catena dei rifornimenti che portano ad ulteriori riduzioni della produzione.

Con tutti questi problemi di debito, c'è il problema di quanto il mercato internazionale resisterà. Gli aspiranti esploratori si fideranno dei compratori che hanno di recente fatto default del debito e non sembrano essere in grado di guadagnare abbastanza per pagare i beni che stanno attualmente ordinando? La discussione è stata prevalentemente sul petrolio, ma il gas naturale liquefatto (GNL) è probabile che venga a sua volta condizionato dai prezzi bassi. La Reuters riporta che la probabilità di esportazioni statunitensi di GNL verso l'Asia sia bassa, per diverse ragioni, compresa la scoperta che i costi sarebbero maggiori di quanto ipotizzato originariamente e il processo di regolamentazione meno dolce. Un'altra ragione per cui le esportazioni di LGN è probabile che siano bassi è il fatto che i prezzi asiatici sono crollati da un massimo di 20,50 dollari/mmBtu a febbraio ad un minimo di 10,60/mmBtu in agosto. Senza prezzi dei LGN mantenuti alti è difficile sostenere l'enorme investimento in infrastruttura necessario per le esportazioni di LGN.

I prezzi del petrolio possono rimbalzare indietro?

Se potessimo in qualche modo risolvere i problemi mondiali di debito, un aumento del prezzo del petrolio sembra essere molto più probabile di quanto appaia ora. Finché il crollo della domanda è legato al declino del debito, le potenziali reazioni sembrano essere nella direzione della deflazione e la possibilità di fare default sempre più probabile, abbiamo un problema. La sola direzione in cui andrebbero i prezzi del petrolio è verso il basso. Lo so che abbiamo delle banche centrali molto creative, ma il problema in esame sono in realtà i ritorni decrescenti. Prima che i ritorni decrescenti diventassero un problema, era possibile estrarre e raffinare petrolio a basso costo. Col petrolio a basso costo, era possibile creare un'economia con petrolio a basso prezzo. I lavoratori sembravano essere molto produttivi in una situazione del genere, in parte perché il petrolio a basso prezzo permetteva una maggiore meccanizzazione della produzione e il trasporto a basso costo dei beni. Una volta che i ritorni decrescenti si sono insediati, il petrolio è diventato sempre più costoso da estrarre, perché avevamo bisogno di usare più risorse per ottenere petrolio che era molto profondo, o in formazioni di scisto, o che richiedeva impianti di desalinizzazione per sostenere la popolazione. Una volta che abbiamo dovuto assegnare le risorse per questi sforzi, erano disponibili meno risorse per usi più generici. Con meno risorse per attività generiche, la crescita economica è stata inibita. Questo ha avuto la tendenza a portare a meno posti di lavoro, in particolar modo quelli ben pagati. Ciò rende anche il debito più difficile da ripagare. La storia mostra che molte economie hanno collassato a causa dei ritorni decrescenti.

Gran parte delle persone presume che naturalmente i prezzi del petrolio aumenteranno. E' ciò che hanno imparato nelle discussioni su offerta e domanda nell'economia di base. Penso che ciò che abbiamo imparato dall'economia di base sia sbagliato perché il modello di offerta e domanda che la maggioranza degli economisti usa ignora anelli di retroazione importanti. (Vedete il mio post Perché i modelli standard dell'economia non funzionano – la nostra economia è una rete). Sentiamo dire spesso che non c'è abbastanza petrolio ad un dato prezzo, la situazione porterà alla sostituzione o alla distruzione della domanda. A causa della natura di rete dell'economia, questa distruzione della domanda si manifesta in un modo diverso da quanto la gran parte degli economisti si aspetta – si manifesta con meno persone che hanno posti di lavoro ben pagato. Con salari più bassi, proviene anche dalla minore disponibilità di debito. Ci ritroviamo con una disparità fra ciò che i consumatori si possono permettere di pagare per il petrolio e quanto costa estrarre il petrolio. E' questo il problema che stiamo affrontando oggi ed è una cosa molto difficile. Abbiamo sentito per così tanto tempo che il problema del picco del petrolio sarà un'offerta inadeguata e prezzi alti che non riusciamo ad adeguarci alla situazione reale. Di fatto, i due problemi più grandi dei limiti del petrolio è probabile che siano la contrazione del debito e la contrazione dei salari. La ragione per cui l'offerta di petrolio diminuirà è probabile che sia perché i consumatori non si possono permettere di pagarlo; non hanno lavoro ben pagato e non possono avere prestiti. Per certi versi, la situazione dei prezzi del petrolio alti mi ricorda il guidare su una strada per cui siamo stati avvisati di guardare con attenzione a sinistra per potenziali problemi. Di fatto, il potenziale problema è proprio dalla parte opposta – sulla destra. Il problema è trascurato da moltissimo tempo, perché gran parte di noi ha prestato attenzione alla finestra sbagliata.

Per approfondire questo tema, leggete i miei due ultimi post:
Il Wall Street Journal capisce tutto al contrario sul picco 
Otto pezzi del nostro dilemma del prezzo del petrolio 

giovedì 6 novembre 2014

Il collasso del petrolio

DaResource Crisis”. Traduzione di MR



di Ugo Bardi - 5 novembre 2014

James Schlesinger una volta ha detto che gli esseri umani hanno solo due modalità di funzionamento: la compiacenza e il panico. Questo tipo di funzionamento bimodale sembra applicabile anche al mercato del petrolio, dove tutto viene giudicato sulla base di una semplice regola binaria: prezzi alti = male; prezzi bassi = bene. Quindi, con i prezzi del petrolio che stanno scendendo rapidamente negli ultimi giorni, l'atteggiamento generale sembra essere in prevalenza di giubilo. Tutte le preoccupazioni riguardo al picco del petrolio vengono messe sotto al tappeto e i possessori di SUV sembrano felici e in attesa della diminuzione dei prezzi della benzina che permetteranno loro di riempire i loro serbatoi a buon mercato.

Sfortunatamente, la percezione bimodale del mondo rende le persone cieche al fatto che niente accade isolatamente nel mondo. E' la legge fondamentale dei sistemi complessi: non si può fare una cosa sola. Se qualcosa cambia in un sistema complesso, è perché qualcos'altro l'ha fatta cambiare. E se qualcosa cambia, allora qualcos'altro dovrà cambiare. I sistemi complessi funzionano così. E i cambiamenti sono inevitabili e non sempre per il bene di chi li vive.

Ciò vale anche per il sistema di produzione del petrolio greggio, che non è un sistema isolato. Cambiare alcune delle caratteristiche si riverbera su tutto il mondo. Così, abbassare i prezzi del petrolio ha un effetto su altri parametri. Guardate questa figura (da un articolo di Hall e Murphy su The Oil Drum).


Naturalmente, questi dati devono essere presi con cautela – sono solo stime. Ma ce ne sono altre simili,  compreso un rapporto del 2012 di Goldman and Sachs dove si può leggere che gran parte dei recenti progetti di sviluppo di campi petroliferi hanno bisogno di almeno 120 dollari al barile per essere redditizi. Quindi, vedete dov'è il problema? I prezzi al di sotto degli 80 dollari al barile distruggono la redditività di circa il 10% del petrolio attualmente prodotto. Se i prezzi dovessero tornare ai valori considerati “normali” solo 10 anni fa, circa 40 dollari al barile, perderemmo la metà della produzione mondiale. Vi viene in mente “picco del petrolio”? Be', sì, questo è il meccanismo che genera il picco del petrolio: un irreversibile declino della produzione mondiale. Ma non è solo una questione di produzione di petrolio ridotta: se la domanda di petrolio collassa, tutto il mondo sprofonda in una profonda recessione, come è già accaduto nel 2009, quando i prezzi sono brevemente collassati a circa 40 dollari al barile.

Forse questa è solo una fluttuazione temporanea; forse le cose torneranno alla “normalità” in pochi mesi. Dopo tutto, il mercato ha fatto una specie di magia negli ultimi 4-5 anni, mantenendo i prezzi del petrolio abbastanza alti da generare profitti sufficientemente alti da rendere l'industria in grado di continuare a produrre ai livelli usuali (e persino ad aumentarli un po'). Ma, sul lungo termine, è un gioco che non si può vincere. L'esaurimento rende l'estrazione progressivamente più costosa e nemmeno il grande mercato può fare la magia di continuare a vendere una cosa che i clienti non possono permettersi di comprare. Il crash del petrolio ha bisogno di tempo per dispiegarsi, ma sta avvenendo. E sta avvenendo adesso.


Ugo Bardi insegna all'Università di Firenze, Italia. E' un membro del Club di Roma e l'autore di “Extracted, come la ricerca della ricchezza minerale sta saccheggiando il pianeta” (Chelsea Green 2014)

martedì 4 novembre 2014

Declino del petrolio: è il prezzo che fa la storia


Diceva James Schlesinger che la maggior parte delle persone hanno soltanto due modi operativi: compiacenza e panico. Qualcosa di simile sembra che avvenga con il petrolio, che viene visto in due sole modalità: prezzi alti, male; prezzi bassi, bene. E' impressionante come la visione del mondo come si legge sulla stampa sia così brutalmente semplificata, con un sacco di gente che sta già sogghignando a pensare che con l'abbassamento dei prezzi del petrolio potranno riempire il serbatoio delle loro SUV a prezzi più bassi. E non si rendono conto che in un sistema complesso, non si può mai cambiare soltanto una cosa (è una delle leggi fondamentali della biologia degli ecosistemi). Se qualcosa cambia, è perché qualcos'altro è cambiato. E se qualcosa è cambiato, molte altre cose cambieranno. L'abbassamento del prezzo del petrolio in corso è segno di grandi cambiamenti che vedremo nel prossimo futuro. Un futuro che non è detto affatto che sia buono, nemmeno per i proprietari di SUV. (U.B.)


DaResource Insights”, via “Resilience”. Traduzione di MR”.

Di Kurt Cobb




Grafico dei prezzi del petrolio di Energy Information Awareness (2004). Fonte: Governo degli Stati Uniti via Wikimedia Commons

Così spesso nelle guerre teologiche,
I contendenti, suppongo
Inveiscono in totale ignoranza
di ciò che gli altri intendono,
E cianciano di un Elefante
Che nessuno di loro ha visto!

I ciechi e l'Elefante di John Godfrey Saxe

Quando gli editori commerciali mondiali hanno inviato i loro giornalisti porta a porta per scoprire cosa c'è dietro al recente crollo del prezzo mondiale del petrolio, stavano facendo ciò che fanno quasi ogni giorno per ogni tipo di mercato: azioni, obbligazioni, valute, beni e beni immobili. Nel giornalismo finanziario è più spesso il prezzo che fa la storia, piuttosto che la storia che fa il prezzo. Se una storia riguarda qualcosa di molto sorprendente che quasi nessuno può sapere in anticipo – un vero scoop – diciamo, una conseguenza inaspettata in un importante caso giudiziario che colpisce il brevetto più redditizio di una società, allora la storia sposterà il prezzo dell'azione della società. Ma molto più spesso i prezzi cambiano e gli editori commerciali inviano i loro giornalisti per scoprire il perché. Di solito, a diversi professionisti finanziari ed industriali viene chiesto: perché pensate che i prezzi siano scesi/saliti? Quindi la storia viene scritta e pubblicata. Tuttavia, quotidianamente, a meno che non ci sia una storia grande ed ovvia come quella sopra, le sole vere risposte sono queste: 


  • C'erano più compratori che venditori (SALE)
  • C'erano più venditori che compratori (SCENDE)

Le risposte, naturalmente, non sono niente di nuovo. Sono più che altro assiomi. Le risposte al recente svenimento del prezzo del petrolio comprendono: 


  1. Il petrolio è venduto in dollari e il dollaro è aumentato, cosa che spinge al ribasso il prezzo del petrolio. 
  2. La domanda sta diminuendo in Asia ed Europa, cosa che lascia un eccesso di petrolio sul mercato e diminuendone il prezzo. 
  3. La crescita della produzione degli Stati Uniti si aggiunge all'offerta mondiale di petrolio abbassandone il prezzo. 
  4. La produzione della Libia è rimbalzata fortemente a seguito del recente periodo di disordini del paese. 
  5. L'Arabia Saudita, il solo produttore OPEC con una significativa capacità di produzione aggiuntiva, sta pompando più petrolio per punire gli altri membri del OPEC con un prezzo basso, una mossa studiata per ripristinare la disciplina fra i membri di modo che rispettino le quote di produzione future.
  6. L'Arabia Saudita sta pompando più petrolio per abbassare il prezzo per aiutare gli Stati Uniti nei loro obbiettivi diplomatici, fare pressione sulla Russia, il più grande produttore di petrolio al mondo. 
  7. L'Arabia Saudita non sta cercando di aiutare gli Stati Uniti; il regno sta in realtà cercando di dar fastidio agli Stati Uniti e ripristinare il dominio sull'esportazione nel mercato del petrolio schiacciando il boom del petrolio di scisto statunitense che richiede prezzi del petrolio alti per essere redditizio. 
  8. No, l'Arabia Saudita, sta in realtà cercando di aiutare gli Stati Uniti nella sua lotta contro l'ISIS mostrando il suo sostegno a Stati Uniti ed Europa abbassando i prezzi del petrolio e rendendo più basso il prezzo che riceve l'ISIS dai prodotti petroliferi che ora controlla. Il prezzo più basso è più duro anche per l'Iran che necessita di prezzi alti per sostenere i propri introiti governativi. 
  9. L'Arabia Saudita sta semplicemente cercando di difendere la propria quota di mercato di fronte ad una domanda in declino continuando a pompare petrolio ai livelli attuali ed offrendo sconti ai clienti. 


Naturalmente, le risposte qui sopra non necessariamente si escludono a vicenda. Le persone ed i paesi possono avere obbiettivi molteplici aiutati dalla stessa azione. Ed alcune o tutte le valutazioni sopra potrebbero essere sbagliate o di scarsissimo valore esplicativo. Ora le soppeserò. Sembra del tutto probabile che i sauditi stiano facendo gli opportunisti. Come molti esportatori di petrolio, hanno bisogno di grandi introiti dall'esportazione di petrolio per pagare le proprie spese governative, gran parte delle quali consistono in sussidi per gli alimenti e il combustibile e programmi di assistenza sociale pensati per mantenere il popolo docile. Di fronte a ciò che sembra un declino della domanda, piuttosto che tagliare la produzione per mantenere i prezzi come hanno fatto in passato, hanno deciso di mantenere la loro quota di mercato mondiale tagliando i prezzi. Ciò ha il beneficio di rendere gran parte del petrolio di scisto americano antieconomico, scoraggiando così nuove trivellazioni. I sauditi sanno una cosa molto importante sui trivellatori di scisto degli Stati Uniti. Gran parte di loro sono società indipendenti cariche di debiti e che non hanno i mezzi finanziari per superare un periodo di prezzi mantenuti al di sotto dei loro costi di produzione. Ridurranno rapidamente le loro trivellazioni alle sole prospezioni che sembra possano essere redditizie con questi nuovi prezzi bassi. Spianeranno la strada a prezzi mondiali sostenuti più alti più tardi, quando la crescita della produzione petrolifera statunitense giungerà ad uno stop. Dopo che il danno è fatto, i sauditi cercheranno di riportare il prezzo del petrolio su. 


E' sempre possibile che la strategia saudita non riuscirà perché ciò che sta realmente accadendo potrebbero essere le prime fasi di un colossale collasso economico e finanziario che porterà l'economia in una recessione prolungata. Ciò porterebbe il prezzo del petrolio giù a livelli mai in un decennio e potrebbe restarci per un periodo considerevole. Non sto predicendo questo. E, di fatto, niente di ciò che ho scritto potrebbe avere validità. Anche se i sauditi hanno dichiarato pubblicamente che stanno difendendo la loro quota di mercato, potrebbero non dirci esattamente quali siano i loro obbiettivi. L'acquiescenza saudita rispetto ai prezzi del petrolio bassi potrebbe semplicemente avere conseguenze che i sauditi non vogliono, ma che non possono evitare. In realtà, tutto il problema dei prezzi del petrolio è troppo complesso e manca troppo di trasparenza per essere discusso intelligentemente quando si tratta di movimenti dei prezzi a breve termine. Mi sono ricordato della storia dei ciechi e dell'elefante, la cui ultima strofa di una versione poetica è citata sopra. Ma, come dicevo, è il prezzo fa la storia. 

lunedì 13 ottobre 2014

Scatenare l'arma del petrolio contro la Russia: come distruggere un grande impero

DaResource Crisis”. Traduzione di MR

La Pitonessa dell'oracolo di Delfi  disse al Re Creso che se avesse attaccato la Persia “un grande Impero verrà distrutto”. Creso ha fatto esattamente questo, ma il grande impero che è caduto non è stato quello Persiano, ma il suo. 
di Ugo Bardi


Ricordate la vecchia Unione Sovietica? Denominata “L'impero del male” da Ronald Reagan nel 1983, è scomparsa in uno sbuffo di fumo nel 1991, schiacciata da una montagna di debiti. Le origini del collasso finanziario dell'Unione Sovietica sono piuttosto ben conosciute: erano collegate alla diminuzione dei prezzi del petrolio che, nel 1985, sono scesi dall'equivalente di più di 100 dollari (di oggi) a barile del 1980 a circa 30 dollari (di oggi) e sono rimasti bassi per più di un decennio. L'Unione Sovietica si affidava alle esportazioni di petrolio per la sua economia e, in aggiunta, era appesantita da enormi spese militari. Semplicemente non poteva prendere una goccia di più di un fattore tre dei suoi proventi petroliferi.

Esiste una leggenda persistente secondo la quale la caduta dell'Unione Sovietica era stata progettata da un accordo segreto fra le Potenze Occidentali e il governo saudita che si sono accordati per aprire i rubinetti dei loro giacimenti petroliferi per abbassare i prezzi del petrolio. Questa è, in effetti, nient'altro che una leggenda. Non solo non abbiamo prove che un tale accordo segreto sia mai esistito, ma non è neanche vero che i sauditi abbiano giocato il ruolo attribuito loro. Negli anni 80, l'Arabia Saudita, in realtà, ha fortemente cercato di evitare il crollo dei prezzi del petrolio riducendo (piuttosto che aumentando) la sua produzione di petrolio. Senza molto successo. (Immagine a destra da Wikipedia).


E' vero, tuttavia, che dopo la prima grande crisi petrolifera degli anni 70, la produzione mondiale
di petrolio ha ripreso a crescere intorno al 1985. Le ragioni di questa ripresa non possono essere attribuite al lavoro di un gruppo di cospiratori seduti in una stanza fumosa. Piuttosto, è stata il risultato di diversi giacimenti petroliferi che iniziavano la loro fase di produzione, principalmente in Alaska e nel Mare del Nord. E' stata questa l'origine della diminuzione dei prezzi e, indirettamente, della caduta dell'Unione Sovietica. (Immagine a sinistra daWikipedia).


Oggi, la produzione di petrolio russa si è ripresa dal crollo dei tempi sovietici e l'economia russa dipende fortemente dalle esportazioni di petrolio, proprio come è stato per la vecchia URRS. Data la situazione politica con la crisi ucraina, ci sono speculazioni secondo le quali l'Occidente stia cercando di far cadere la Russia ripetendo lo stesso trucco che è sembrato avere successo nel far cadere il vecchio “Impero del male”. Infatti, stiamo vedendo che i prezzi del petrolio stanno scendendo al di sotto dei 90 dollari al barile dopo anni di stabilità intorno ai 100 dollari. E' una fluttuazione o una tendenza? Difficile a dirsi, ma viene interpretata come lo scatenamento dell'”arma del petrolio” contro la Russia da parte dell'Arabia Saudita.

Tuttavia. Il mondo di oggi non è il mondo degli anni 80. Un problema è che l'Arabia Saudita ha mostrato diverse volte di essere in grado di abbassare la produzione, ma mai di aumentarla significativamente più in alto degli attuali livelli. Si potrebbe anche discutere sul fatto che saranno in grado di mantenerli in futuro. Quindi, non c'è niente oggi che potrebbe giocare il ruolo che i giacimenti dell'Alaska e del Mare del Nord hanno giocato negli anni 80. E' stato detto molte volte che ci servirebbe “una nuova Arabia Saudita” (o più di una) per compensare il declino dei giacimenti petroliferi mondiali, ma non l'abbiamo mai trovata.

Eppure, ci sono buone ragioni per pensare che potremmo assistere ad una diminuzione dei prezzi del petrolio nel prossimo futuro. Un fattore è il crollo di diverse grandi economie mondiali (vedi l'Italia). Questo potrebbe portare ad un crollo della domanda di petrolio e, di conseguenza, a prezzi più bassi (una cosa simile è avvenuta con la crisi finanziaria del 2008). Un altro fattore potrebbe essere la rapida crescita della produzione di petrolio non convenzionale (in gran parte sotto forma di “petrolio di scisto”) rappresentata dagli Stati Uniti. Questo petrolio non viene esportato in grandi quantità, ma ha ridotto la domanda statunitense di petrolio nel mercato mondiale. Mettendo insieme questi due fattori, potremmo facilmente assistere ad una diminuzione considerevole dei prezzi del petrolio nel prossimo futuro, anche se difficilmente duratura. Così, sarebbe questa l'”Arma del petrolio” che metterà in ginocchio la Russia? Forse, ma, come con tutte le armi, ci sono effetti collaterali da considerare.

Come abbiamo detto, il petrolio non convenzionale sta giocando un ruolo importante nel mantenimento della produzione mondiale. Il problema è che il petrolio non convenzionale è spesso una risorsa costosa. Inoltre, nel caso del petrolio di scisto, il tasso di declino dei pozzi è molto rapido: l'arco di vita di un pozzo è solo di pochi anni. Così, l'industria dello scisto necessita di un continuo afflusso di investimenti per continuare a produrre ed è molto sensibile ai prezzi del petrolio. La sua recente ascesa è stata il risultato dei prezzi alti; i prezzi bassi potrebbero causarne la morte. Al contrario, i giacimenti di petrolio convenzionale hanno un arco di vita di decenni e sono relativamente immuni dalle variazioni a breve termine dei prezzi. Se guardiamo la situazione in questi termini, potremmo legittimamente chiederci contro chi è puntata l'arma petrolifera. L'industria non convenzionale statunitense potrebbe esserne la prima vittima.

La storia, come sappiamo tutti, non si ripete mai, ma fa rima. Il re Creso, ai suoi tempi, ha creduto all'oracolo di Delfi quando gli ha detto che avrebbe potuto far crollare un grande impero se avesse attaccato la Persia. Non si è reso conto che stava per distruggere il suo stesso impero. Per noi potrebbe esserci in serbo qualcosa di simile nei prossimi anni: una diminuzione dei prezzi del petrolio potrebbe far cadere un grande impero. Quale, tuttavia, è tutto da vedere.