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domenica 3 novembre 2019

Vivere in un esperpento.



di Jacopo Simonetta

L’Esperpento, si studia al liceo, è un genere letterario spagnolo dei primi decenni del XX secolo.   La sua caratteristica è quella di creare quadri in cui personaggi ridicoli e intimamente miserabili danno vita ad atmosfere inquietanti, finanche decisamente lugubri, dominate da una morte sempre incombente.  La sua peculiarità è proprio che ridicolo e tragico, delirio e realtà scaturiscono gli uni dagli altri; sono mostrati come l’amalgama inscindibile che forma la lega di cui è fatta la vita umana.

Passando dalla letteratura alla storia contemporanea, è difficile trovare una più appropriata metafora per descrive l’assurda e tragica commedia di cui siamo tutti comparse. Cercherò di spiegare meglio questa sensazione che mi accompagna oramai da qualche anno tramite due esempi molto diversi.

Nel primo la farsa prevale tanto sulla tragedia che solo pochi spettatori la vedono mentre incombe sulla scena. Mi riferisco alla “Settimana della Ribellione” del movimento Extinction Rebellion che si è svolta a Roma dal 7 al 13 di questo ottobre.   L’iniziativa ha coinvolto anche una sessantina di altri paesi del mondo ed in molte città, anche vicine come Londra e Bruxelles, i manifestanti sono stati arrestati, bersagliati con i cannoni ad acqua, malmenati  ed altro.   Qui abbiamo già un evidente paradosso: persone che si preoccupano di convincere i governi a fermare (o perlomeno rallentare) la corsa collettiva verso il baratro vengono trattate come dei facinorosi.  Ma torniamo a Roma, che si presta particolarmente bene come esempio proprio perché qui nessuno si è fatto male e tutto si è svolto in modo molto rilassato.

L’elemento farsesco è stato rappresentato da decine di poliziotti armati fino ai denti schierati a controllare un numero assai più esiguo di ragazzi e qualche vecchietto.  L’oggetto più pericoloso che circolava fra i manifestanti era un tamburo.   Anche la DIGOS era presente in forze ed i suoi agenti erano ben mascherati per potersi mescolare alla folla; solo che non c’era nessuna folla e così sono rimasti a chiacchierare tranquillamente con i colleghi in uniforme.

Ma il paradosso non basta a creare l’esperpento.  Per questo è indispensabile la tragedia, nella fattispecie ben rappresentata dalle splendide giornate di sole, con temperature che sarebbero state piacevoli se fossimo stati alla fine di Agosto, non alla metà di ottobre. L’ultimo, striminzito corteo si è concluso in un luogo molto particolare e simbolico, dove l’avidità dei palazzinari ha finito per far nascere un lago.

Alla manifestazione c’erano poche decine di persone, ma alla grigliata sul prato ce ne erano centinaia, tutte allegre e felici: uomini in canottiera e bambini che correvano seminudi.  Solo i cani, vistosamente affannati, sembravano percepire uno sconvolgimento del clima che è già ampiamente in corso.  Pochi, perfino fra gli attivisti spersi nella folla, sembravano rendersi conto che il prezzo per  le belle giornate di sole fuori stagione sono la siccità cronica, i ricorrenti nubifragi e quell'estinzione di massa contro cui il movimento si batte.  Invero, lo spettro della morte pervadeva l’intera  gaia scena, senza che nessuno lo notasse.

Il secondo esempio è di natura assolutamente opposta.  Qui la morte e la ferocia dominano completamente la scena al punto che è difficile vedere dietro la cortina di fumo il marchio della stupidità e del ridicolo. La scena principale inquadra i panzer turchi che aprono la strada a bande di miliziani, moderni bashi-bauzuk, oggi come in passato incaricati di fare il “lavoro sporco” che le truppe di linea di solito non fanno.   Un’altra ondata di bombardamenti, stupri, massacri, in tutto uguali a quelli che da 8 anni vanno in scena in Siria.

Dietro il fumo ed il sangue, spicca però il piccolo megalomane che ha scatenato questa offensiva e l’assurdo di una grande potenza che, per il capriccio di un mentecatto, rinuncia all'unico brillante successo conseguito da 20 anni a questa parte, riconsegna un territorio strategico ai propri nemici di sempre ed apre le porte a nuove minacce verso i suoi alleati ed ai suoi stessi interessi vitali.
'Grande successo. Una zona sicura è stata creata' ha twittato Trump a chiosa di una delle peggiori disfatte subite dagli USA dalla fine della guerra in Vietnam.  Se non è esperpento questo!

Ma non è ancora tutto.  Gli USA hanno autorizzato l’invasione turca della Siria settentrionale, di fatto indipendente e controllata da milizie alleate degli States.   Poi, sempre gli americani, hanno presentato all’ONU una mozione di condanna dell’invasione, mozione che però è stata bocciata per il veto congiunto di Russia e Cina, mentre le truppe di Assad e di Mosca entravano in Kurdistan da sud, non si sa bene se come alleati o come conquistatori. In tutto questo, chi vince è la Russia che recupera quasi integralmente la sua vecchia colonia d’oltremare senza sforzo alcuno. 

Chi perde sono i curdi, certo, ma ancor più gli Stati Uniti e la Turchia, promotori dell’operazione.  La fascia di territorio che Erdogan voleva conquistare è infatti passata quasi del tutto sotto controllo russo, non turco. Così, invece di confinare con un territorio occupato da milizie curde non particolarmente ostili e controllato da un alleato, i turchi si trovano a confinare con un territorio brulicante di guerriglieri che anelano vendetta, pattugliato da una potenza che se non è apertamente nemica, certamente non è amica.  Non a caso le sparatorie stanno continuando, mentre i russi bombardano i miliziani filo-turchi di Idlib.

Nel frattempo, i guerriglieri dell’ISIL sono evasi in massa e probabilmente si stanno riorganizzando.
Tombola!

Gli esempi si potrebbero moltiplicare all'infinito, dalla tragicommedia della Brexit, fino a quasi tutto ciò che succede.  L'intreccio fra ridicolo, grottesco e tragico forma l'intima natura della politica.

Il termine “esperpento” fu inventato da Ramón María del Valle-Inclán nell’opera teatrale "Luces de Bohemia", il cui protagonista, Max Estella,  muore di sconforto al termine di una lunga notte, riassuntiva di molti anni di calamità e follie nazionali.

Ma Estella era il protagonista, non aveva scampo.  Nell’esperpento reale che stiamo vivendo non ci sono protagonisti, solo comparse; a cominciare da quelli che si credono di guidare un onda che li porta senza che capiscano dove.  E nessuno si cura del destino delle comparse.  Un vantaggio, perché è proprio questo che ci consente di sbirciare fra le quinte per cercare una scappatoia verso un altro genere letterario.   Si spera più felice o, perlomeno, più sensato.