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domenica 29 giugno 2014

Il cambiamento climatico come arma di distruzione di massa

DaCommon Dreams”. Traduzione di MR

Il cambiamento climatico è un crimine contro l'umanità? Diciamo... sì. 

Di Tom Engelhardt



L'industria dei combustibili fossili sta conducendo una guerra contro l'ecosistema planetario e la sua gente. Non è solo inutile ed osceno, ma dovrebbe essere considerato un crimine. (Immagine: public domain)

Chi potrebbe dimenticare? Allora, nell'autunno del 2002, c'era un enorme rullo di tamburi di “informazione” dalle principali figure dell'amministrazione Bush sul programma segreto degli iracheni di sviluppare armi di distruzione di massa (ADM) e quindi mettere in pericolo gli Stati Uniti. E chi – a parte pochi babbei – avrebbe potuto dubitare che Saddam Hussein alla fine avrebbe avuto un'arma nucleare? La sola domanda, come ha suggerito il nostro vice presidente a “Meet the Press”, è stata: impiegherà un anno o ce ne vorranno cinque? E non era il solo ad avere quelle paure, visto che c'erano un sacco di prove di quello che stava accadendo. Per cominciare, c'erano quei “tubi di alluminio appositamente progettati” che l'autocrate iracheno aveva ordinato come componenti per le centrifughe per arricchire l'uranio all'interno del proprio fiorente programma di armi nucleari. I giornalisti Judith Miller e Michael Gordon hanno coperto la prima pagina del New York Times con quella storia l'8 settembre del 2002.

Poi c'erano quelle “nuvole a forma di fungo” di cui Condoleezza Rice, il nostro consigliere per la sicurezza, era così pubblicamente preoccupata – quelle destinate ad innalzarsi al di sopra delle città americane se non avessimo fatto qualcosa per fermare Saddam. Come si affliggeva in un'intervista con Wolf Blitzer quello stesso 8 settembre, “Non vogliamo che la pistola fumante sia una nuvola a forma di fungo” No, infatti, ed è risultato che neanche il congresso lo voleva! E nel caso non foste sufficientemente ansiosi riguardo alla incombente minaccia irachena, c'erano quei veicoli aerei senza pilota – i droni di Saddam! - che potevano essere armati con ADM chimiche o biologiche dal suo arsenale e fatti volare sulle città della costa orientale americana con risultati inimmaginabili. Il presidente George W. Bush è andato in televisione a parlare di questo e i voti del congresso sono stati cambiati in favore della guerra grazie a informative dei servizi segreti su queste armi da far rizzare i capelli in testa, portate a Capitol Hill.

Alla fine, viene fuori che Saddam non aveva alcun programma di armi, nessuna bomba nucleare imminente, nessuna centrifuga per quei tubi di alluminio, nessun nascondiglio con armi biologiche o chimiche e nessun aereo drone per portare le sue inesistenti armi di distruzione di massa (né alcuna nave capace di portare quegli aerei robotici inesistenti nelle vicinanza della costa statunitense). Ma se le avesse avute? Chi voleva prendere quella possibilità? Non il vice presidente Cheney, di sicuro. All'interno dell'amministrazione Bush, Cheney ha propugnato una cosa che il giornalista Ron Suskind ha in seguito soprannominato la “dottrina del 1%”. La sua essenza è stata questa: se c'era anche solo un 1% di possibilità di un attacco agli Stati Uniti, in special modo se coinvolgeva armi di distruzione di massa, doveva essere affrontato come se fosse certo al 95-100%.

E' questa la cosa curiosa: se si guarda indietro alle paure apocalittiche di distruzione dell'America durante i primi 14 anni di questo secolo, hanno in gran parte contemplato tre armi per far scoppiare le città che erano fantasie della fertile immaginazione imperiale di Washington. C'era quella “bomba” di Saddam, che ha fornito parte del pretesto per una molto desiderata invasione dell'Iraq. C'era la “bomba” dei mullah, il regime fondamentalista iraniano che abbiamo amato così tanto da quando ci ha ripagato, nel 1979, per il rovesciamento da parte della CIA di un governo eletto nel 1953 e l'instaurazione dello Shah, prendendo lo staff dell'ambasciata americana a Teheran in ostaggio. Se avete creduto alle notizie di Washington e Tel Aviv, gli iraniani, anche, erano pericolosamente vicini a produrre un'arma nucleare o almeno erano ripetutamente sul punto del punto di farlo. La produzione di quella “bomba iraniana” è stata, per anni, un punto focale della politca americana in Medio Oriente, il “margine” oltre il quale la guerra ha sempre aleggiato. Eppure non c'era e non c'è nessuna bomba iraniana, né prove che gli iraniani fossero o sono sul punto di produrne una.

Infine, naturalmente, c'è stata la bomba di Al-Qaeda, la “bomba sporca” che quell'organizzazione poteva in qualche modo assemblare, trasportare negli Stati Uniti ed innescare in una città americana o il “nucleare sciolto”, forse proveniente dall'arsenale pakistano, col quale potevano fare la stessa cosa. Questa è la terza bomba di fantasia che ha inchiodato l'attenzione americana in questi ultimi anni, anche se ci sono ancora meno prove della probabilità della sua esistenza imminente di quanto non ce ne fossero di quelle irachena ed iraniana. Per riassumere, la cosa strana riguardo agli scenari da “fine del mondo per come lo conosciamo” della Washington post 9/11 è questa: con una sola eccezione, questi riguardavano solo armi di distruzione di massa inesistenti. Una quarta arma – una che esisteva ma che ha giocato un ruolo più modesto nelle fantasie di Washington – è stata la bomba del tutto reale della Corea del Nord, che in questi anni i nordcoreani sono stati incapaci di portare verso le spiagge americane.

La “buona notizia” sul cambiamento climatico

In un mondo in cui le armi nucleari rimangono una moneta cruciale del regno quando si tratta di potere globale, nessuno di questi esempi può essere classificato come pricoloso allo 0%. Saddam aveva avuto una volta un programma nucleare, solo non nel 2002-2003, e anche armi chimiche, che ha usato contro le truppe iraniane nella sua guerra contro il loro paese nel 1980 (con l'aiuto di informazioni mirate da parte dell'esercito degli Stati Uniti) e contro la sua stessa popolazione curda. Gli iraniani potrebbero (o no) aver preparato il loro programma nucleare per una possibile capacità di armamenti e Al-Qaeda di sicuro non avrebbe rifiutato un “nucleare sciolto”, se ce ne fosse stato uno disponibile (anche se la capacità di quella organizzazione di usarlo sarebbe stata comunque discutibile). Nel frattempo, i giganteschi arsenali di ADM esistenti, quelli americani, russi, cinesi, israeliani, pakistani e indiani che avrebbero potuto realmente lasciarsi dietro un pianeta storpiato o devastato, sono rimasti ampiamente al di fuori dello schermo radar americano. Nel caso dell'arsenale indiano, l'amministrazione Bush ha in realtà dato una mano indiretta alla sua espansione. Così è stato tipico del 21° secolo quando il presidente Obama, nel tentativo di mettere le recenti azioni russe in Ucraina in prospettiva, ha detto: “la Russia è una potenza regionale che sta minacciando alcuni di suoi vicini più prossimi. Continuo ad essere molto più preoccupato quando si tratta della nostra sicurezza dalla prospettiva di un'arma nucleare che arrivi a Manhattan”. Ancora una volta, un presidente americano si è focalizzato su una bomba che farebbe salire una nuvola a forma di fungo sopra Manhattan. E quale bomba sarebbe questa, esattamente, signor presidente?

Naturalmente, c'era un'arma di distruzione di massa che potrebbe di fatto fare un danno impressionante a New York City, Washington D.C., Miami, ed altre città della costa orientale, o forse un giorno semplicemente sommergerle. Questa aveva un suo personale ed efficiente sistema di consegna – non erano necessari droni inesistenti o fanatici islamici. E a differenza delle bombe di iracheni, iraniani e di Al-Qaeda, era garantito che sarebbe stato consegnato sulle nostre coste, a meno che un'azione preventiva non fossa stata intrapresa in fretta. Era un sistema di armi i cui impianti di produzione erano in bella vista proprio qui negli Stati Uniti, così come in Europa, Cina e India, così come in Russia, Arabia Saudita, Iran, Venezuela ed altri stati energetici.

Quindi ecco una domanda che mi piacerebbe che chiunque di voi viva o venga in vacanza in Wyoming faccia all'ex vice presidente, nel caso vi ci doveste imbattere in uno stato in cui è noto che ci sia una popolazione ridotta: come si sentirebbe riguardo all'agire preventivamente se invece di un 1% di possibilità che qualche paese con armi di distruzione di massa possa usarle contro di noi, ci fosse almeno un 95% - e probabilmente non un 100% - di possibilità che venga innescato suo nostro suolo? Siamo conservatori, visto che la domanda è stata posta a un ben noto conservatore. Chiediamogli se sarebbe a favore di perseguire la dottrina del 95% nel modo in cui lo era per quella del 1%.

Dopo tutto, grazie ad un cupo rapporto nel 2013 da parte del IPCC, sappiamo che che ora c'è una probabilità del 95-100% che “l'influenza umana sia stata la causa dominante del riscaldamento osservato [del pianeta] dalla metà del 20° secolo”. Sappiamo anche che il riscaldamento del pianeta – grazie al sistema dei combustibili fossili di cui viviamo e i gas serra che deposita nell'atmosfera – sta già facendo un danno reale al nostro mondo e in particolar modo agli Stati Uniti, come un recente rapporto scientifico pubblicato dalla Casa Bianca ha reso chiaro. Sappiamo anche, con cupa e ragionevole certezza, in che tipo di danno quel 95-100% di possibilità è probabile che si traducano nei decenni, e anche nei secoli, a venire se le cose non cambiano radicalmente: un aumento di temperatura per la fine del secolo che potrebbe superare i +10°F, provocando estinzioni a cascata, siccità incredibilmente severe su più ampie parti del pianeta (come nell'attuale siccità di lungo termine nel ovest e nel sud-ovest americano), precipitazioni molto più gravi su altre aree, tempeste più intense che causerebbero un danno molto maggiore, ondate di calore devastanti su una scala che nessuno nella storia umana ha mai sperimentato, masse di rifugiati, aumento dei prezzi globali del cibo e fra le altre catastrofi nell'agenda umana, l'aumento dei livelli del mare che annegheranno le aree costiere del pianeta.

Per esempio, da due studi scientifici appena pubblicati proviene la notizia che la calotta glaciale dell'Antartide Occidentale, uno dei grandi accumuli di ghiaccio del pianeta, ora ha intrapreso un processo di fusione e collasso che potrebbe, fra qualche secolo, aumentare i livelli del mare mondiali in modo raccapricciante da 3 a 4 metri. Quella massa di ghiaccio, secondo gli autori principali di uno dei due studi, si trova già in “ritiro irreversibile”, che significa – a prescindere dalle azioni intraprese da ora in poi – una futura sentenza di morte per alcune delle grandi città del mondo (E questo senza nemmeno la fusione della calotta glaciale della Groenlandia, per non parlare del resto del ghiaccio in Antartide). Tutto ciò, naturalmente, accadrà principalmente perché noi esseri umani continuiamo a bruciare combustibili fossili ad un tasso senza precedenti a quindi annualmente depositiamo carbonio nell'atmosfera a livelli record. In altre parole, parliamo di armi di distruzione di massa di un nuovo tipo. Mentre alcuni dei loro effetti sono già in atto, la distruzione planetaria che le armi nucleari potrebbero causare quasi istantaneamente, o perlomeno (dati gli scenari di "inverno nucleare") in pochi mesi, col cambiamento climatico impiegheranno decenni, se non secoli, per portare il proprio impatto planetario completo.

Quando parliamo di ADM, di solito pensiamo ad armi – nucleari, biologiche o chimiche – che vengono portate in un momento nel tempo misurabile. Considerate il cambiamento climatico, quindi, come un ADM su un lasso temporale particolarmente lungo, già attivato e visibile per tutti noi. A differenza della spaventevole bomba iraniana o dell'arsenale pakistano, non servono la CIA o l'NSA per stanare tali “armamenti”. Dai pozzi petroliferi agli impianti di fracking, dalle trivellazioni in alto mare alle piattaforme nel Golfo del Messico, il macchinario che produce questo tipo di ADM ed assicura che sia continuamente consegnata ai suoi obbiettivi planetari è del tutto visibile. Potente come potrebbe essere, distruttiva come sarà, coloro che lo controllano hanno fede che, essendo da così lungo tempo in sviluppo, possa rimanere in vista senza far prendere il panico alle popolazioni o provocare la richiesta di una sua distruzione. Le aziende e gli stati energetici che producono tali ADM rimangono considerevolmente aperti riguardo a ciò che fanno. Parlando in generale, non esitano a rendere pubblico, o persino ad amplificare, i loro piani per la distruzione all'ingrosso del pianeta, anche se naturalmente non vengono mai descritte in questo modo. Ciononostante, se un autocrate iracheno o un mullah iraniano parlavano in modo analogo della produzione di armi nucleari e di come dovevano essere usate, sarebbero stati abbrustoliti. Prendete ExxonMobil, una delle multinazionali più redditizie della storia. All'inizio di aprile, ha pubblicato due rapporti focalizzati su come la compagnia, come ha scritto Bill McKibben, “ha pianificato di affrontare il fatto che lei ed altri giganti petroliferi hanno molte volte più carbonio nelle proprie riserve collettive di quante gli scienziati sostengono che possiamo bruciare in sicurezza”. E continuava:

La compagnia ha detto che le restrizioni governative che la costringerebbero a mantenere le proprie riserve [di combustibili fossili] nel sottosuolo sono 'altamente improbabili' e che non solo le estrarranno tutte e le bruceranno, ma continueranno a cercare più petrolio e gas – una ricerca che attualmente brucia circa 100 milioni di dollari dei soldi dei propri investitori ogni singolo giorno. 'Sulla base di questa analisi, confidiamo che nessuna delle nostre riserve di idrocarburi sono o diventeranno “arenate”'.

In altre parole, Exxon pensa di sfruttare qualsiasi riserva di combustibili fossili di cui è in possesso e completamente. I leader di governo coinvolti nel sostegno della produzione di tali armi di distruzione di massa e del loro uso spesso sono similmente aperti su questo, anche mentre si discutono i passi per mitigare i loro effetti distruttivi. Prendete la Casa Bianca, per esempio. Ecco una dichiarazione che il presidente Obama ha orgogliosamente fatto in Oklahoma nel marzo 2012 sulla sua politica energetica:

Ora, sotto la mia amministrazione, l'America sta producendo più petrolio che mai negli ultimi 8 anni. E' importante che lo sappiate. Negli ultimi 3 anni, ho diretto la mia amministrazione per aprire milioni di acri per l'esplorazione di gas e petrolio in 23 diversi stati. Stiamo aprendo più del 75% delle nostre risorse petrolifere in mare. Abbiamo quadruplicato il numero di impianti operativi a un numero record. Abbiamo aggiunto nuovi oleodotti e gasdotti sufficienti a fare il giro della Terra e anche di più.

Analogamente, il 5 maggio, poco prima che la Casa Bianca rivelasse quel torvo rapporto sul cambiamento climatico in America e con un Congresso incapace di far passare anche la più rudimentale legge climatica mirata a rendere il paese modestamente più energeticamente efficiente, il consigliere di Obama John Podesta è apparso nella sala dei comunicati della Casa Bianca per vantarsi della politica energetica “verde” dell'amministrazione. “Gli Stati Uniti”, ha detto, “ora sono i più grandi produttori di gas naturale del mondo e i più grandi produttori di gas e petrolio del mondo. Si prevede che gli Stati Uniti continueranno ad essere i più grandi produttori di gas naturale fino al 2030. Per sei mesi di fila, abbiamo prodotto più petrolio qui a casa di quello che abbiamo importato da oltremare. Quindi si tratta solo di una storia di belle notizie”.

Buone notizie infatti, e dalla Russia di Vladimir Putin, che si ha appena ampliato i suoi vasti possedimenti di petrolio e gas di un pezzo di Mar Nero della dimensione del Maine al largo della Crimea, alle “bombe di carbonio” cinesi, alle garanzie di produzione, dell'Arabia Saudita, simili “buone notizie” vengono analogamente promosse. In essenza, la creazione di sempre più gas serra – cioè del motore della nostra futura distruzione – rimane una “buona notizia” per le élite dominanti sul pianeta Terra.

Armi di distruzione planetaria

Sappiamo esattamente ciò che dick Cheney – pronto ad andare in guerra per una possibilità del 1% che qualche paese avrebbe potuto danneggiarci – risponderebbe, se gli si chiedesse del fatto di agire sulla dottrina del 95%. Chi può dubitare che la sua risposta sarebbe simile a quelle delle grandi compagnie energetiche, che hanno finanziato così tanto il negazionismo climatico e la falsa scienza negli anni? Dichiarerebbe che la scienza non è “certa” a sufficienza (anche se “incertezza” di fatto può essere interpretata in due modi), che prima di impegnare grandi somme per affrontare il fenomeno, dobbiamo sapere di gran lunga di più e che, in ogni caso, la scienza del cambiamento climatico è guidata da un programma politico. Per Cheney e Co., è sembrato ovvio che agire sul 1% di possibilità era un modo sensibile di andare in “difesa” dell'America e non è meno evangelico per loro di quanto non lo sia agire su almeno il 95% della possibilità. Per il partito Repubblicano nel suo complesso, il negazionismo del cambiamento climatico è al momento nient'altro che una cartina di tornasole di lealtà e quindi persino una dottrina del 101% non basterebbe quando si tratta di combustibili fossili e del pianeta.

Non è il caso, naturalmente, di dare la colpa di questo ai combustibili fossili o anche al biossido di carbonio che rilasciano quando vengono bruciati. Queste non son armi di distruzione di massa più dell'uranio-235 e del plutonio-239. In questo caso, l'armamento è il sistema di produzione che è stato messo in piedi per trovare, estrarre, vendere con incredibili profitti e bruciare quei combustibili fossili e creare così un pianeta-serra. Col cambiamento climatico non c'è nessun “ragazzino" o "Uomo grasso" equivalente, nessuna semplice arma su cui concentrarsi. In questo senso, il fracking è il sistema di armi, come lo sono le trivellazioni in alto mare, come lo sono quegli oleodotti, le stazioni di servizio, gli impianti alimentati a carbone, le milioni di automobili che riempiono le strade globali e i contabili delle più redditizie multinazionali della storia. Tutto questo – tutto ciò che porta infiniti combustibili fossili sul mercato, rende quei combustibili bruciabili per eccellenza ed aiutano a sopprimere lo sviluppo di alternative non fossili – è l'ADM. Gli AD delle grandi compagnie energetiche del pianeta sono i pericolosi mullah, i veri fondamentalisti, del pianeta Terra, visto che promuovono una fede nei combustibili fossili che è garantito che ci porti a una qualche versione della Fine dei Tempi.

Forse ci serve una nuova categoria di armi con un nuovo acronimo per focalizzarci sulla natura delle nostre attuali circostanze del 95-100%. Chiamatele armi di distruzione planetaria (ADP) o armi di danno planetario (ADP2). Solo due sistemi di armamenti sarebbero chiaramente adatti a tali categorie. Il primo sarebbe quello delle armi nucleari che, anche in una guerra localizzata fra Pakistan e India, potrebbe creare una qualche versione del “inverno nucleare” nel quale il pianeta sarebbe tagliato fuori anche solo dal tanto fumo e fuliggine che diventerebbe rapidamente freddo, vivrebbe una perdita enorme di colture, di stagioni agricole e di vita. Nel caso di un grande scambio di tali armi, parleremmo della “sesta estinzione” della storia del pianeta. Anche se su una scala temporale diversa e più difficile da afferrare, bruciare combustibili fossili potrebbe finire in modo analogo – con una serie di disastri “irreversibili” che potrebbero essenzialmente bruciare noi e gran parte della vita sulla Terra. Questo sistema di distruzione su scala planetaria, facilitato da gran parte delle élite governanti e affaristiche del pianeta, sta diventando (per tirare in ballo un'altra categoria non usata di frequente in collegamento al cambiamento climatico) il “crimine contro l'umanità” ultimo e, di fatto, contro gran parte delle cose viventi. Sta diventando un “terracidio.”


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