Visualizzazione post con etichetta coronavirus. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta coronavirus. Mostra tutti i post

lunedì 4 maggio 2020

La scienza del Coronavirus dalla teoria alla pratica





Guest post di Fabio Vomiero

Mi ero ripromesso di non scrivere niente sul Coronavirus, visto che il panorama mediatico è già ampiamente affollato fino alla noia.

Poi però ho pensato che potesse invece trattarsi di una buona occasione per cercare di analizzare, in chiave epistemologica, l'incontro tra gli aspetti più teorici della scienza stessa e gli aspetti invece più pratici, quelli per esempio delle reazioni concrete del mondo scientifico di fronte ad una insolita emergenza, o quelli, ancora più interessanti, delle interconnessioni, spesso problematiche, tra scienza e società.

Cominciamo quindi dall'inizio. Una pandemia virale di origine zoonotica, originata molto probabilmente da una serie di comportamenti umani assolutamente deplorevoli, ampiamente pronosticata dalle scienze biologiche da almeno un trentennio, e che arriva dopo che i precedenti segnali di allarme, susseguitesi a pochi anni di distanza l'uno dall'altro, i casi SARS e MERS, non erano andati a buon fine, dalla prospettiva del virus, soltanto per via di qualche contingenza fortunata.

E questo è già il primo grande tema su cui riflettere: la scienza da una parte, che studia, indaga, capisce, conosce, predice scenari, individua rischi, e la società bulimica e intellettualmente limitata e miope dall'altra, che non riesce a guardare oltre l'orizzonte piatto del PIL, dell'economia e della finanza.

Vengono allora in mente una miriade di altre questioni analoghe: i cambiamenti climatici, lo sfruttamento e l'esaurimento delle risorse, l'inquinamento, la prevenzione dei danni da terremoti o da altri eventi estremi, il modello alimentare e dello stile di vita, gli OGM e altro ancora.

Ma il Covid-19 è comunque una novità nel panorama scientifico, è un virus nuovo, non lo conosciamo nel dettaglio, non ci sono cure specifiche nè vaccini, non abbiamo solidi dati epidemiologici disponibili, tuttavia, come spesso accade, la scienza trova e utilizza sempre i metodi e le conoscenze per poter operare nel miglior modo possibile.

Si costruiscono modelli, si fanno inferenze e ragionamenti, si individuano pattern ricorrenti, si trovano analogie con quello che già si sa, si elaborano le migliori ipotesi plausibili, si utilizza la mente allenata e preparata di gente che studia sistemi simili da tutta una vita, non si cade mai dalle nuvole come invece fanno la maggior parte dei politici e di tutte quelle persone che leggono soltanto i romanzetti d'amore, piuttosto che qualche buon libro divulgativo scritto da scienziati seri e preparati.

Ma il prof. Burioni dice una cosa, il prof. Tarro un'altra, la professoressa Capua un'altra ancora... Certo, è possibile, non è una cosa positiva, ma è possibile, semplicemente perchè nè Burioni, nè Tarro e la Capua sono "la scienza", ma soltanto alcuni esponenti umani della scienza stessa che, con tutti i loro pregi, i loro limiti, le loro ambizioni e il loro background culturale, decidono di esporsi al pubblico con ragionamenti anche rischiosi, così come ogni altro essere umano.

Bisogna quindi stare molto attenti di questi tempi, è per questo che anche nei confronti della scienza, prima o poi dovremo imparare necessariamente a "farci l'orecchio", allo stesso modo di come ce lo facciamo naturalmente e allegramente per la letteratura, la pittura o la musica.

Del resto, anche nel caso del Coronavirus, fin dal momento dell'inizio dell'epidemia si sarebbero già potuti tracciare, a grandi linee, i possibili scenari con le sole conoscenze scientifiche che già avevamo e che comunque sono state poi integrate velocemente dai risultati che man mano sarebbero arrivati da quella grande macchina di produzione di conoscenza che si chiama ricerca scientifica. Un sistema di lavoro creativo, intersoggettivo, universale, sinergico e proteso verso obiettivi comuni, che unisce gli scienziati negli intenti e nei metodi e dove certamente non mancano i dibattiti e le discussioni, seppure all'interno di linguaggi e contesti specifici e condivisi.

I problemi, infatti, non sono quasi mai rappresentati dalla scienza, siamo sempre noi, semmai, miseri esseri biologicamente simili a molti altri animali, che facciamo un uso spesso sconsiderato delle conoscenze scientifiche per creare i nostri "mostri", teorici o tecnologici che siano. Scienza e tecnica non sono per niente la stessa cosa anche se seguono dinamiche molto spesso interconnesse, ci vuole la massima chiarezza su questo punto.

Tornando al Coronavirus, per esempio, anche la creazione dell'ultimo gadget tecnologico, "App Immuni", non è affatto scienza, ma soltanto l'ennesima e misera dimostrazione di quanto, in effetti, le logiche della scienza continuino ad essere, purtroppo, ancora molto distanti da quelle di certa tecnologia e della società.

Nel caso di Immuni, per esempio, si tratta ancora una volta di quella diffusa trappola concettuale che tende a confondere la realtà, con il modello della realtà stessa.

Tutti i dati che abbiamo sull'epidemia, infatti, non sono dati reali, ma soltanto stime, modelli quantitativi che a fatica sviluppiamo per poter studiare e seguire in qualche modo il fenomeno. I numeri reali sono tutt'altra cosa e nessuno li conosce veramente, probabilmente il numero dei contagiati effettivi da Coronavirus potrebbe essere di almeno 3-4 volte superiore, ma ne sapremo certamente di più tra qualche mese.

Ma a parte l'allegorica trovata di Immuni e di qualcos'altro, una lancia a favore del nostro governo la vorrei comunque spezzare, perchè, nonostante gli errori ovvi e naturali che chiunque avrebbe commesso in una situazione del genere, i nostri rappresentanti hanno invece capito, con coerenza e intelligenza, che l'unico modo possibile per cercare di gestire e arginare al meglio l'emergenza sarebbe stato quello di ascoltare e avere fiducia nelle principali istituzioni scientifiche nazionali e internazionali.

Per esempio, l'epidemia nel nostro Paese è iniziata, come sempre accade, con una curva di aumento dei nuovi casi (incidenza) di tipo esponenziale, ma che ha raggiunto rapidamente il suo punto di flesso soltanto dopo un mese circa (esattamente una dozzina di giorni dopo l'inizio del lockdown), mentre i casi totali (prevalenza) hanno raggiunto, per il momento, un valore massimo che, tenendo conto di quel fattore 3 o 4, potrebbe essere stimato in almeno 600.000-800.000 casi.

Ebbene, 600.000 casi sono soltanto l'1% della popolazione italiana. Sapete quanti contagiati fa l'influenza, il cui modello epidemiologico dinamico diventa a questo punto molto interessante perchè, comunque sia, si tratta di un altro virus a RNA, a diffusione aerea come il Coronavirus e dall'indice di contagiosità apparentemente molto simile? 6 milioni almeno ogni anno, al netto di tutti i vaccinati.

Vogliamo quindi provare a tradurre una possibile ondata di 6-8 milioni di persone affette da Coronavirus nel giro di qualche mese, nel numero di pazienti da intubare in terapia intensiva o nei relativi morti? Ognuno si può fare il proprio semplice calcolino considerando che la percentuale di casi che necessitano di terapia intensiva è di circa il 10%, mentre l'indice di letalità è intono al 3%.

Ecco perchè l'attuazione di straordinarie misure di sanità pubblica, il cosiddetto "lockdown", che peraltro non è mai stato completo, è stata una scelta necessaria e fondamentale, proprio perchè in assenza di un vaccino o di un'immunità di gregge naturale, nonchè di cure specifiche, il distanziamento sociale e il rispetto di basilari regole igieniche e comportamentali sono diventati l'unica nostra possibilità di scampo.

Da questo questo punto di vista, pertanto, anche la cosiddetta "fase 2" diventa anch'essa un passaggio logico e razionale; si prova a riavviare gradualmente il sistema socio-economico, monitorando però attentamente la reazione dei dati epidemiologici e si rivaluta periodicamente. D'altra parte il virus circola ancora, e anche se subisce delle mutazioni e l'estate oramai alle porte ci darà certamente una mano, non c'è alcuna evidenza scientifica che sia diventato "meno potente"come qualcuno dice. Altro che riaprire tutto, quindi.

Un pò come si fa nel caso di una reazione allergica alimentare quando si devono togliere di colpo tutti gli alimenti sospetti per poi provare a reintrodurli, uno alla volta, per testare l'eventuale reazione del paziente.

E non fatevi nemmeno ingannare dalle costanti bufale, fake, interpretazioni superficiali di dati e fraintendimenti vari, che spesso spopolano nei media e nel web, come quando per esempio si racconta di Paesi dove tutti fiabescamente hanno continuato la loro vita normale e il virus non ha fatto alcun danno, o di altri, che pur avendo implementato qualche forma di lockdown, hanno poi riaperto tutto dall'oggi al domani senza il minimo fastidio. Anche perchè, ammesso che così fosse, gli eventuali danni si paleserebbero dopo almeno un paio di settimane, non il giorno dopo.

Pertanto, per evitare il rischio di guai ancora più seri, non è che abbiamo molte altre possibilità per il prossimo futuro. Del resto, tutto ha un costo nell'economia della vita e, in ogni caso, bisogna sempre fare delle scelte precise e spesso anche difficili, tra le molte possibili.

Dovremo quindi necessariamente imparare a convivere con il virus, almeno per un pò, osservando attentamente tutte quelle linee guida comportamentali dettate da chi studia da una vita le epidemie e la profilassi e, nel frattempo, osservare attentamente come risponderanno gli indici epidemiologici, in attesa della disponibilità quantomeno di un vaccino sicuro ed efficace, oppure di una sempre possibile attenuazione della contagiosità e/o della patogenicità del virus per cause naturali perlopiù imprevedibili.

E ai tanti amici "dissidenti concettuali", che presto fanno a parlare maldestramente di "dittatura", scientifica o politica che sia, vorrei quindi ricordare che l'alternativa a questa certamente impegnativa linea programmatica, sarebbe stata, con tutta probabilità, quella di avere invece un'emergenza sanitaria fuori controllo con una marea di morti e di malati che non si sarebbero potuti curare a causa della rapida saturazione delle strutture sanitarie.

Come se, fra l'altro, le molte migliaia di persone già decedute prematuramente in solitudine senza nemmeno il conforto dei propri cari, compresi medici e infermieri, e le molte altre migliaia di pazienti che hanno sofferto le pene dell'inferno per moltissimi giorni, immobili, da soli, e con un tubo infilato nella gola e con chissà quali conseguenze future, non fossero già abbastanza.


giovedì 30 aprile 2020

Ma è bene imbrogliare i gonzi per il loro bene? L'opinione dei miei studenti

Collage di titoli assurdi sulla stampa italiana da "Berlino on Line." Non è vero niente: il contagio NON è riesploso in Germania, La Germania NON torna alla fase 1, NON sta succedendo nulla in Germania che possa "spaventare l'Europa". Tutti i parametri dell'epidemia sono in discesa in Germania, come ovunque in Europa e anche in Italia.


Prima ci hanno raccontato che succedeva chissà quale strage in Svezia perché non avevano fatto il lockdown. Ci hanno detto addirittura che gli Svedesi avevano messo in atto delle misure eugenetiche per sterminare i loro vecchi. Due giorni fa, invece, ci hanno raccontato che in Germania l'epidemia, misurata dal fattore R0, aumenta di nuovo perché sono usciti dal lockdown.

Sono tutte balle. Se vi incuriosice, guardate i dati (cortesia di Alessia Scopece). Vedete che in Germania il fattore R0 oscilla un po' ma non è aumentato. Anzi, diminuisce.


Quello che mi ha scosso di questa storia non è tanto che la nostra stampa ci abbia raccontato delle balle clamorose. E' come tantissimi ci hanno creduto. Questo lo vedete bene dai commenti sui social media, ma vi posso dire che l'altro giorno un mio collega, ricercatore universitario, mi ha scritto in completa serietà qualcosa tipo, "Sono preoccupato: hai visto cosa è successo in Germania?" 

Ora, non mi metto a disquisire con i colleghi, molti dei quali hanno superato da un pezzo la soglia della non-criticabilità. Ma ho deciso di fare una piccola prova con i miei studenti. Ragazzi in gamba che si sono già fatti 4 o 5 anni di studi, anche abbastanza pesanti. Come reagiscono a queste notizie?

Beh, diciamo che i risultati non sono stati incoraggianti. Tutti avevano letto o sentito dire che l'epidemia aveva ripreso in Germania e nessuno veramente ne dubitava. Una volta che gli ho fatto notare che la storia non era vera, gli ci è voluto un po' di tempo per accettare l'idea che una notizia che appariva sulla prima pagina di tutti i quotidiani poteva essere una balla totale.

Ma la parte interessante è venuta dopo. La loro reazione "a pelle" è stata di dire, "si, è vero, è una balla. Ma gli italiani sono troppo stupidi e indisciplinati per comportarsi bene se non li spaventiamo un po'"

In altre parole, è lecito per il governo imbrogliare i gonzi per il loro bene. Il buffo della faccenda è che gli studenti non si sono veramente resi conto che i gonzi erano loro, perché ci erano cascati in pieno.

E mi sa che questa opinione sia diffusa a tutti i livelli. Il governo ci considera degli imbecilli da imbrogliare per il nostro bene e noi stessi accettiamo di essere imbrogliati per il nostro bene (forse) perché tutto sommato la cosa ci tranquillizza e ci evita la fatica di dover verificare che cosa ci raccontano. 

Ma così vanno le cose. Che ci volete fare?






Pensieri sul virus. Il terrore sparso a piene mani è servito soprattutto a coprire i guasti di chi ha gestito l’epidemia.


Come tutti i "guest post" che appaiono su questo blog, anche questo rappresenta le opinioni dell'autore e non necessariamente quelle del gestore del blog, Ugo Bardi. Ma questa lettera che ho ricevuto dal Dr. Moriconi mi è parsa contenere molti spunti di riflessione interessanti, per cui ve la propongo con il suo permesso.



Guest post di Enrico Moriconi

Caro Professor Bardi,

Innanzi tutto le segnalo, da Garante dei diritti degli animali della Regione Piemonte, lo starno caso per cui gli animalisti criticano la scienza e Garattini sulla vivisezione ma poi accettano le parole di Burioni. Perché un atteggiamento discordante, Garattini no e Burioni si? Non lo so. Non sono un complottista però non credo che ci abbiano fornito tutte le notizie correttamente. L’ultimo articolo del Corriere della Sera vuole essere una pietra tombale sul virus di laboratorio però, praticamente dice che l’oste – i ricercatori – garantiscono che non è il virus del laboratorio ma io non ho visto la sequenza del virus di strada confrontata con quello del laboratorio.

Non ho neppure sentito da parte degli animalisti la condanna della metodica di studi che creano nuovi virus. Chiediamoci perché e come sono fatti gli studi. Tutti orientati sui wet markets, da eliminare, dimentichiamo la sorte dei pipistrelli e , forse, dei pangolini, che saranno stati sacrificati nelle ricerche. La gestione della vicenda. Hanno imposto il confinamento in casa, chiamato più elegantemente lokdown per dare un tono di importanza giustificandolo con i numeri dei contagiati e terrorizzando con i morti senza neppure considerare i dati di morbilità e mortalità. Rispettando ogni singolo morto dopo quasi due mesi di clausura emergono dati che la sconfessano. Le persone sono state contagiate per il 44 per cento nelle RSA e per il 24 per cento in casa.

Quindi hanno fermato gli italiani per poco o nulla. Anche perché i dati sierologici che stanno emergendo dimostrano che la percentuale di coloro che hanno avuto il virus, perché la sierologia rileva la presenza di anticorpi attivati dal virus, significa che la percentuale di contagio è stata molto più alta rispetto ai casi individuati e di conseguenza che la patologia è meno pericolosa di quello che si è diffuso. Quando si tireranno le somme risulterà poco più nociva delle influenze che colpiscono ogni anno. Le cartine dei giornali con tanti stati con il colore rosso scuro (rosso uguale pericolo) non si basano su dati comparati con le altre cause di morte, ma erano valori assoluti un modo per terrorizzare le persone. I dati veri e realistici devono prendere in considerazione la percentuale delle persone colpite rispetto alla popolazione e quella dei deceduti rispetto alla popolazione e agli infetti.

Quando le persone con sintomi erano 189973, 25549 sono decedute,con una percentuale di mortalità di circa il 13 per cento degli infetti; rispetto alla popolazione italiane i morti sono , con quel numero, una percentuale tra lo 0,04 e lo 0,045 per cento, cioè più o meno 4000 ogni dieci milioni di abitanti. Gli infetti sono lo 0,31 % della popolazione. Di fronte a numeri che rappresentano una sofferenza per i colpiti e le loro famiglie, che però, non sono numeri eclatanti si è sparso il terrore a piene mani con grafici tinti di rosso che esaltavano il senso della gravità ma non rappresentavano la realtà, come dimostrano i dati precedenti. La gestione dei dati è significativa per chi vuole comprendere: quando dovevamo stare in casa si puntava l’attenzione sul numero crescente dei contagi e dei morti, per diminuire la pressione improvvisamente sono calati i morti e si dedica poco spazio al fatto che i contagi rimangono alti. I morti però, purtroppo, non sono conteggiati ovunque con gli stessi criteri: in Italia se c’era il virus e la persona moriva per un’altra patologia, il decesso era attribuito al virus.

Meriterebbe verificare i dati secondo i quali le morti attribuibili unicamente al virus sono estremamente bassi. Come qualcuno diceva dall’inizio il virus provoca una forma che può essere grave ma lo è di più se i servizi sanitari non hanno strumenti e sbagliano le cure. Un esempio di come il terrore viene usato è la responsabilità dell’inquinamento. Che i polmoni delle popolazioni del nord Italia, immersi nei fumi siano più compromessi di chi vive in regioni meno inquinate è una riflessione logica così come i polmoni debilitati siano più facilmente attaccabili da un virus che ha il suo punto principale di azione in quell’organo. Invece di collegare questo semplice dato, la notizia che viene pubblicata è che il particolato delle automobili veicola il virus, peraltro senza verifiche ufficiali. La colpevolizzazione dello smog segnalerebbe un dato epidemiologico, buono anche per decidere politiche ambientalmente corrette, la notizia del particolato stimola la paura e sostiene l’obbligo di stare in casa. Due pesi, due misure: a chi , come il professor Bardi, segnalava la corrispondenza tra zone ad alto inquinamento, come la Lombardia e il Belgio e la gravità della forma virale si rispondeva che non erano articolati accertati scientificamente mentre la notizia del particolato viene proposta come veritiera prima della validazione. Aspettiamo la prima critica del virologo di turno alla pubblicazione sulla rivista Elsevier dello studio che mette in relazione inquinamento e gravità del corona virus.

Il terrore sparso a piene mani è servito soprattutto a coprire i guasti di chi ha gestito l’epidemia. Ci sono dati che il virus circolava ben prima di quando sono state intraprese le misure, e il tempo intercorso non è stato utilizzato per predisporre strumenti di prevenzione, quali dettare norme igieniche e neppure dotarsi dei famosi respiratori. Con un normale decorso tipico delle forme virali, passando da individuo a individuo, la virulenza può essersi modificata e accresciuta. Certo stupisce non poco lo strano connubio che unisce molti governi mondiali e che induce a prudenza nei giudizi anche da parte di persone che di base non rinunciano al senso critico. Una risposta si può ipotizzare nel senso che a tutti i governi, anche quelli democratici del terzo millennio, che prediligono la cosiddetta democrazia decidente, che suona un poco come dittatura democratica, non dispiace se vi sono motivi per spegnere le critiche e i commenti negativi e se la paura delle propria vita fa passare in secondo piano la mancanza e la precarietà del lavoro, la predominanza delle multinazionali che ormai determinano le vicende delle nazioni, anche perchè, come ha detto da tempo Jacques Attali, per ora governano per mezzo dei politici ma nel prossimo futuro governeranno loro.

venerdì 24 aprile 2020

Antivaccinismo e dintorni


Demetrio Cosola, La vaccinazione nelle campagne, 1894

Guest Post di Bruno Sebastiani

Parlare di natalismo / antinatalismo o di diete vegane / onnivore è come entrare in una cristalleria in sella a un elefante. Comunque ti muovi fai danni.
Eppure io ci ho provato, con due specifici articoli (“È meglio essere nati o sarebbe stato meglio non essere mai nati” e “Carne o non carne? Siamo animali vegetariani o onnivori?”) e, tutto sommato, credo di essermela cavata abbastanza bene, limitando al minimo i danni (solo qualche bicchiere rotto, e di scarso valore).
Incoraggiato da queste esperienze positive ho deciso di inoltrarmi in un altro campo minato, quello dei vaccini.
L’argomento è quanto mai di attualità, tenuto conto dell’emergenza sanitaria in corso e della speranza che tanta parte della popolazione ripone in un vaccino prossimo venturo, in contrasto con la chiassosa minoranza no-vax.
L’argomento è oltremodo spinoso, perché implica l’estrinsecazione di giudizi di valore non solo sui vaccini in se stessi, ma anche su tutte le grandi scoperte che in campo medico hanno consentito di aumentare la speranza di vita di miliardi di persone.
Una questione veramente scottante, ancor più delicata se si tiene conto che il tema della salute è uno dei pochi intorno al quale vi è consenso unanime da parte di tutti, forze politiche, componenti culturali, movimenti religiosi ecc.
Persino i no-vax si oppongono ai vaccini in quanto li ritengono inutili o, peggio, pericolosi per la salute, non già perché salvando vite umane contribuiscono alla sovrappopolazione del pianeta.
Eccoci dunque subito giunti al nocciolo della questione: i no-vax perseguono lo stesso fine dei “vaccinisti”, ovvero la maggior salute possibile per il maggior numero possibile di esseri umani. Solo che lo perseguono in modo diverso, mettendo in risalto i rischi, veri o presunti, connessi alla somministrazione dei vaccini.
In quegli aggettivi, veri o presunti, si cela la sostanza dell’argomento, che quindi è di natura esclusivamente e squisitamente scientifica.
Se fosse acclarato che i vaccini contribuiscono alla difesa dello stato di salute della popolazione senza eccezione alcuna e che, a contrariis, in assenza dei medesimi tale stato di salute decadrebbe fatalmente, la querelle sarebbe risolta, nessuno più si dichiarerebbe no-vax.
Ma le eccezioni esistono, non potrebbe essere diversamente.
Cionondimeno l’efficacia dei vaccini è dimostrata statisticamente in modo più che ampio. Malattie come il vaiolo, la poliomielite, la difterite, il tetano sono state debellate pressoché totalmente grazie alla vaccinoprofilassi. Altre affezioni sono tenute validamente sotto controllo con la vaccinoterapia.
Dopodiché tra i milioni, miliardi di vaccinazioni eseguite, qualche “incidente di percorso” si è verificato in passato e certamente si verificherà in futuro.
I nostri organismi non sono tutti uguali e i singoli preparati vaccinali non sono sempre perfetti al 100%. Come in tutte le cose umane vi è sempre un margine di errore e di imprevedibilità.
Così pure sappiamo che gli interessi economici dettano legge anche nel campo della salute e le industrie farmaceutiche non sono certamente degli istituti filantropici.
Ma attaccarsi a queste “microfessure” del sistema per mettere in discussione la solidità dell’intero edificio rappresenta, da parte dei no-vax, una posizione estrema, sinceramente indifendibile.
Un conto è la critica contingente di singoli aspetti, un altro la negazione della efficacia dei vaccini tout court.
Il discorso potrebbe dunque chiudersi qui.
Ma sarebbe un’occasione sprecata.
Credo infatti che il variegato e combattivo mondo antinatalista, vegano, animalista, antispecista, no vax ecc. meriti una considerazione tutta particolare per l’impegno e la passione con cui affronta le sue battaglie.
Ne parlo come di un unico schieramento perché ritengo che le idee e le azioni di tutti questi “attivisti – estremisti” siano collegate da un sottile filo rosso, anche al di là degli intendimenti dei diretti interessati.
Un loro denominatore comune è certamente la critica alla società industriale e consumista. Un altro è l’avversione per la dittatura dell’economia. Un altro ancora è la forte repulsione per l’opera di devastazione della natura compiuta da Homo sapiens.
Ce ne è abbastanza per tentare di fare un discorso onnicomprensivo.
Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza di questo mondo, così variegato e combattivo?
Il punto di forza è sostanzialmente uno: la crisi di valori che sta attraversando il modello di vita occidentale, oramai divenuto il modello di riferimento per tutta la popolazione mondiale.
I punti di debolezza sono diversi.
In primo luogo la negatività del punto di forza, ovvero il fatto che le varie frange dello schieramento si riconoscono nella critica al modello industriale-consumista ma non hanno alle spalle una comune ideologia né un metodo di analisi storica condiviso.
Vi è così un ecologismo marxista, un altro cristiano, un altro anarco-primitivista e così via.
Inoltre, alla frammentazione ideologica se ne aggiunge un’altra di tipo contenutistico.
Vi è chi difende i diritti degli animali, chi si oppone ai vaccini, chi è contro la sovrappopolazione, chi lotta contro l’alta velocità, chi protegge determinate specie animali in pericolo di estinzione, chi si oppone alla deforestazione, chi si batte per i diritti dei più deboli, chi è contro la vivisezione ecc. ecc.
Non che le singole posizioni siano in contrasto le une con le altre, ma di fatto l’impegno dei singoli si esplica su una pluralità di fronti e, come ben sa chi si occupa di strategia militare, per vincere le battaglie occorre concentrare l’attacco in un determinato punto dello schieramento avversario, evitando di disperdere le forze in mille direzioni.
Infine un altro punto di debolezza, forse il più rilevante, di questo mondo è la contiguità con movimenti e personaggi di dubbia credibilità, professionalmente dediti al sensazionalismo, alla ricerca delle cause occulte e della dietrologia ad ogni costo, i complottisti a oltranza, quelli delle scie chimiche, dei cerchi nel grano, dell’uomo che non è mai sceso sulla luna, dei servizi segreti che hanno abbattuto le torri gemelle ecc. ecc. (per carità di patria ometto di parlare di terrapiattismo!)
Signori: non c’è bisogno di cercare spiegazioni strambe a una realtà che sta di fronte ai nostri occhi e che è ben visibile sia da chi contesta questo sistema sia da chi lo sostiene.
Per fornire un canone interpretativo basato unicamente sul buon senso e quindi alla portata di ogni intelletto ho sviluppato il Cancrismo, la teoria secondo cui il nostro comportamento su questa terra è analogo a quello delle cellule tumorali nel corpo dell’ammalato di cancro.
L’immagine non deve spaventare. L’analogia ha unicamente lo scopo di far aprire gli occhi ai candidi speranzosi in un futuro migliore.
Assumendo come punto di partenza la nocività di Homo sapiens quale diretta conseguenza dello sviluppo del suo cervello che gli ha consentito di contravvenire alle leggi di natura, tutta la storia del genere umano può essere riletta in ottica regressista.
Ogni progresso dell’indagine filosofica, delle scienze, della tecnica anziché rappresentare un successo di cui vantarsi è da intendere come un avanzamento nell’edificazione di un mondo artificiale sempre più avulso dall’armonia naturale della biosfera.
Questi progressi hanno consentito proprio quella crescita numerica indifferenziata della popolazione che è all’origine della malattia del pianeta.
In tale ottica tutto trova la sua logica spiegazione.
Non è il mangiar carne il delitto, ma il mangiarla in quantità industriale, costringendo miliardi di poveri animali a una vita del tutto innaturale.
Del mangiar vegetali nessuno ha mai detto che sia un delitto, ma io soggiungo che invece lo è aver iniziato a coltivare i campi per procurarseli artificialmente e in gran quantità.
Non è l’aver tanti figli il delitto, ma l’aver alterato il rapporto nascite / morti innescando l’aumento iperbolico della popolazione.
La rivoluzione agricola è la prima responsabile di questo stato di cose, dopodiché qui si inserisce nuovamente il discorso dei vaccini, insieme a quello degli antibiotici e dei tanti farmaci salvavita di cui ci gloriamo. Sono i secondi responsabili del grande balzo della sovrappopolazione, unitamente alle nuove condizioni igienico sanitarie e organizzative della società contemporanea.
Da notare che la necessità di particolari presìdi sanitari, tra cui i vaccini, deriva dal fatto che la diffusione di molte malattie avviene per contagio, ed è quindi favorita dal concentramento di molti esseri in spazi ristretti, situazione tipica delle città.
Prova ne sia che per arginare la diffusione della recente pandemia si è fatto ricorso al distanziamento sociale e all’isolamento, situazione in cui vivevano abitualmente gli uomini primitivi e anche gran parte dell’umanità in epoca pre-urbana.
Dobbiamo dunque predicare l’abolizione dell’agricoltura, dei vaccini e di ogni altra cura medica?
Ovviamente no. Ci siamo incamminati su una via che non può essere percorsa a ritroso e non è in nostro potere di esseri intelligenti il comportarci come se non avessimo l’intelligenza, che è la causa di ogni male.
L’unica cosa che possiamo fare è di cercare di tirare un po’ i freni, di modo che la nostra folle corsa verso il collasso rallenti e consenta a qualche generazione in più di esseri viventi di godere del poco che resta di quello che un tempo era chiamato paradiso terrestre.
Per ogni approfondimento sul Cancrismo vi rinvio al sito de “Il cancro del pianeta”.

venerdì 17 aprile 2020

La pagliuzza che ha spezzato la schiena del cammello: Il virus causerà un collasso globale?





Questa è una versione dell'articolo che ho pubblicato sul "Al Arabiya" il 26 marzo 2020. Non è lo stesso testo che ho pubblicato lì-ma ho mantenuto la meravigliosa illustrazione di Steven Castelluccia. Trasmette perfettamente il concetto di " Seneca Cliff" . Tradotto da Cassandra's Legacy usando Yandex.ru.


Vi ricordate la storia della pagliuzza che ha spezzato la schiena del cammello? È un'illustrazione di come i sistemi in sovraccarico sono sensibili alle piccole perturbazioni. Quindi, l'epidemia di COVID-19 potrebbe essere la pagliuzza che spacca la schiena dell'economia mondiale?

Come un cammello sovraccarico, l'economia mondiale è sovraccaricata da almeno due oneri giganteschi: uno è l'aumento dei costi di produzione delle risorse minerarie (non fatevi ingannare dagli attuali prezzi bassi del petrolio: i prezzi sono una cosa, i costi sono un'altra). Poi, c'è l'inquinamento, compreso il cambiamento climatico, che pesa anche quello sull'economia. Questi due fattori definiscono la condizione chiamata "overshoot", che si verifica quando un sistema economico sta consumando più risorse di quanto la natura possa sostituire. Prima o poi, un'economia in overshoot deve venire a patti con la realtà. Significa che non può continuare a crescere: deve declinare.

Queste considerazioni possono essere quantificate. E' stato fatto per la prima volta nel 1972 con il famoso rapporto I Limiti dello Sviluppo, sponsorizzato dal Club di Roma. Fortemente criticato e demonizzato quando fu pubblicato, oggi ci rendiamo conto che il modello utilizzato per lo studio aveva correttamente identificato le tendenze dell'economia mondiale. I risultati dello studio hanno dimostrato che il doppio onere dell'esaurimento delle risorse e dell'inquinamento avrebbe portato prima alla cessazione della crescita economica e quindi alla sua caduta, probabilmente a un certo punto durante i primi decenni del XXI secolo. Anche con ipotesi molto ottimistiche sulla disponibilità di risorse naturali e di nuove tecnologie, i calcoli mostravano che il crollo potrebbe al meglio essere posticipato, ma non evitato. Molti studi successivi hanno confermato questi risultati: il collasso risulta essere una caratteristica tipica dei sistemi in overshoot, un fenomeno che ho chiamato il "dirupo di Seneca" da una frase dell'antico filosofo romano Lucio Anneo Seneca.



Lo scenario di base calcolato nella versione del 1972 di " i limiti alla crescita"


Il coronavirus, di per sé, è una piccola perturbazione, ma il sistema è pronto per il collasso e l'epidemia potrebbe innescarlo. Abbiamo già visto nel passato recente come l'economia mondiale è fragile: è quasi crollata nel 2008 sotto la relativamente piccola perturbazione del crollo del mercato dei mutui subprime. A quel tempo, era possibile contenere il danno ma, oggi, la fragilità del sistema non è migliorata e il coronavirus potrebbe essere una perturbazione più forte. Il crollo di interi settori dell'economia, come l'industria del turismo (oltre il 10% del prodotto lordo mondiale), è già in corso e potrebbe essere impossibile impedirne la diffusione in altri settori.

Allora, cosa ci succedera' esattamente? Siccome abbiamo comicnciato menzionando un cammello, possiamo anche citare una famosa dichiarazione dello Shaykh Rāshid che possiamo riassumere come: "mio padre cavalcava un cammello, Guido una Mercedes, Mio figlio cavalcherà un cammello." Quella frase potrebbe essere stata davvero profetica?

In effetti, la prossima crisi potrebbe rivelarsi così pesante da riportarci al Medioevo. Ma è anche vero che tutte le principali epidemie della storia hanno visto un robusto rimbalzo dopo il crollo. Consideriamo che, a metà del XIV secolo, la ”Peste Nera" aveva ucciso forse il 40% della popolazione europea, ma, un secolo dopo, gli europei scoprivano l'America e iniziavano il loro tentativo di conquistare il mondo. Può darsi che la peste nera sia stata determinante in questo rimbalzo: la riduzione temporanea della popolazione europea aveva liberato le risorse necessarie per un nuovo balzo in avanti.

Potremmo vedere un rimbalzo simile della nostra società in futuro? Perche ' no? Dopotutto, il coronavirus potrebbe farci un favore costringendoci ad abbandonare i combustibili fossili obsoleti e inquinanti che usiamo oggi. Gli attuali bassi prezzi di mercato sono il risultato della contrazione della domanda e saranno probabilmente la pagliuzza che spezza la schiena dell'industria petrolifera. Questo lascerà spazio a nuove e più efficienti tecnologie. Oggi l'energia solare è diventata così economica che è possibile pensare a una società completamente basata sull'energia rinnovabile. Non sarà facile, si può fare.

Tutto questo non significa che il collasso a breve termine potrà essere evitato. La transizione verso una nuova infrastruttura energetica richiederà enormi investimenti, impossibili da trovare in un momento di contrazione economica come quello che ci aspettiamo per il prossimo futuro. Ma, nel lungo periodo, la transizione è inevitabile e c'è speranza per un "rimbalzo di Seneca" verso una nuova società basata su energia pulita e rinnovabile, non più  sotto la minaccia dell'esaurimento delle risorse e del cambiamento climatico. Ci vorrà del tempo, ma possiamo guarire la schiena di questo povero cammello.

martedì 7 aprile 2020

Coronavirus: Come siamo messi? I dati veri cominciano ad arrivare


Il coronavirus quello "vero" come appare al microscopio elettronico, non quello di colorato, quasi di peluche, che è la sua immagine comune (foto dal New Scientist) (ammesso che sia proprio quello: se avete mai usato un microscopio elettronico sapete quanto e facile prendere fischi per fisarmoniche)


Avrete notato anche voi che la maggior parte dei vostri interlocutori non riescono a ragionare in termini quantitativi. Un solo esempio: vi site mai sentiti dire che "non è vero che il virus uccide solo le persone anziane: sono morti anche dei giovani."? Provate a spiegare al vostro interlocutore come stanno le cose in termini statistici e vi accorgete con orrore che molta gente proprio non ha il concetto di "probabilità statistica" o perlomeno non riesce a gestirlo nel "modello del mondo" che ha in testa. Per non parlare di essere in grado di leggere un diagramma cartesiano -- anche qui è facile accorgersi con orrore che tantissimi non ci riescono. Figuriamoci a parlargli di modelli epidemiologici

E' quello che succede anche sui media: ogni giorno ci dicono il numero dei morti e, se va bene, lo comparano a quello del giorno prima. Non viene mai comparato alla tendenza, e neppure inquadrato con i dati storici. Il risultato è che molta gente è terrorizzata: non riescono a valutare l'impatto reale dell'epidemia e si sono convinti che moriremo tutti. Altri invece si sono convinti dell'opposto, ovvero che l'epidemia è una bufala messa in giro dai poteri forti per imbrogliarci.

Tuttavia, a parte l'ignoranza diffusa e il complottismo imperante, esiste anche una realtà. Vediamo allora di quantificare un po' la situazione. Come tutti sapete, i dati sulla diffusione dell'epidemia sono molto incerti per tante ragioni, però, ci sono dei dati che non sono inficiati da fattori umani: i morti non si possono nascondere in cantina. Contare il numero totale dei decessi di quest'anno e poi confrontarli on quelli degli anni passati ci da un buon modo valutare il dnno che il coronavirus ci sta facendo. Va fatto con un po' di attenzione, altrimenti si finisce per fare l'errore che ha fatto il sito "Disquisendo" che ha sostenuto che l'epidemia non esisteva. L'approccio era giusto, erano i dati che erano sbagliati.

Quindi, come per tutte le cose, bisogna lavorare sui dati giusti e valutarli criticamente. Qui, però c'è il problema che le tabelle ISTAT con i dati di mortalità nazionali questi dati si fermano per ora al Novembre 2019. Dovremo aspettare qualche mese per avere dati certi, ma questo non vuol dire che non si possa già fare qualche stima.

Da quello che sono riuscito a trovare sul Web, ci sono tre sorgenti di dati aggiornati utilizzabili per una valutazione comparativa della mortalità. 1) ISTAT, 2) Euromomo e 3) Ministero della Salute. Anche il sito dell'istituto superiore di sanità (ISS) fornisce molti dati statistici, ma non ne ho trovati sulla mortalità comparata. Allora, vediamo cosa abbiamo.


 Per cominciare, un inquadramento generale da ISTAT per mettere le cose in prospettiva


Vedete come in Italia muoiono oggi circa 640.000 persone all'anno. Non solo, ma la mortalità aumenta gradualmente. Dal 2004 a oggi, è aumentata a una media di circa 7000 decessi in più ogni anno, un aumento quasi costante di più dell'1% all'anno. Oggi muoiono quasi 100.000 persone in più rispetto a 15anni fa. E' probabilmente il risultato della quota di anziani della popolazione che si avviano a concludere il loro percorso terreno. In più, è possibile che ci siano fattori come l'inquinamento, le ondate di calore, la dieta di bassa qualità che fanno i loro danni. Notate anche le oscillazioni nei dati: nel 2015 ci sono stati quasi 50.000 decessi in più del 2014, e nessuno sa esattamente perché. Fra le altre cose, notate la "forbice" fra nati e morti: è un deficit di 200.000 persone all'anno che continua ad allargarsi -- ma non entriamo in questo argomento.

Adesso vediamo cosa possiamo dire dell'effetto dell'epidemia sulla mortalità


ISTAT: comiciamo dai dati che ha pubblicato ISTAT a proposito di un campione di circa 1000 comuni Italiani, aggiornati al 1 Aprile 2020. Ecco qua i dati: anno e numero di morti

  • 2015: 34339
  • 2016: 30411
  • 2017: 35018
  • 2018: 33520
  • 2019: 33575
  • 2020: 40244
Sono dati interessanti ma non sono utili per una valutazione quantitativa. Non tanto per il campione statistico limitato, quanto per il fatto che ISTAT ha scelto di considerare solo quei comuni dove c'era stato un aumento di mortalità di almeno il 20% rispetto agli anni precedenti. Evidentemente, erano interessati a valutare l'impatto a livello locale. E, in effetti, certi comuni sono stati pesantemente colpiti con aumenti di mortalità anche di un fattore 3. Ma non possiamo estrapolare questi dati a livello nazionale e nemmeno regionale. Ci ha provato Vision ma, onestamente, mi sembra che abbiano sparato a caso. Limitiamoci a dire che questi dati dimostrano che l'epidemia ha fatto grossi danni in certe zone.

Euromomo. Il nome orribile vuol dire semplicemente "European Mortality Monitoring." Loro hanno dei dati abbastanza generali, anche se i grafici che forniscono sono abbastanza orribili anche quelli. Ecco qua il risultato più significativo (è quasi illeggibile, lo so, ma è così che loro lo mostrano). E' la mortalità settimanale in Italia per tutte le regioni e per tutte le classi di età.


Allora, sull'asse Y c'è un "indice di mortalità", su quello X ci sono gli anni. Parte da Maggio 2016 e arriva a comprendere la 13 settimana del 2020, ovvero fino al 31 Marzo. I dati sono "aggiustati" per tener conto del ritardo nella trasmissione dei dati, ma sembra che questo sia un lavoro fatto da professionisti e mi fiderei abbastanza. Vedete che c'è in effetti un aumento della mortalità che possiamo ragionevolmente attribuire al coronavirus. Notate però che la mortalità non è peggiore di quella del gennaio del 2017 (il picco nella parte sinistra nella curva) causata da una combinazione di freddo e influenza. A quell'epoca ci furono circa 20.000 decessi in più rispetto alla media e nessuno ci fece molto caso. Notate anche che il la curva dei decessi sembra aver passato il massimo e cominciare a calare, il che sembrerebbe in accordo con altri dati che indicano che abbiamo passato il "picco" dell'epidemia. Estrapolando, sembrerebbe poter dire che anche il coronavirus causera circa 20.000 decessi aggiuntivi, in accordo con altre analisi.

Ministero della Salute. Qui credo che ci siano i dati più interessanti, riportati sul sito del Dipartimento della Salute del Lazio. Ci sono dati comparativi della mortalità su base nazionale di quest'anno comparata con una media dei 5 anni precedenti. Attenzione che questi NON sono dati completi, ma si riferiscono a un campione di 19 città: (Aosta, Bolzano, Trento, Trieste, Torino, Milano, Brescia, Verona, Venezia, Bologna, Genova, Perugia, Civitavecchia, Roma, Frosinone, Bari, Potenza, Messina, Palermo). Notare che la maggioranza sono città del Nord, il campione è sbilanciato, ma è quello che abbiamo.


Qui vediamo che l'epidemia ha colpito duro al Nord, con quasi il raddoppio della mortalità rispetto alla media giornaliera attesa. Al Centro-Sud, invece, l'aumento è appena percettibile, forse nemmeno statisticamente significativo. Non sappiamo esattamente perché questa disparità. Potrebbe darsi che l'epidemia non si è diffusa al Sud perché è stata bloccata dal lockdown. Ma potrebbe anche essere per via del fatto che la popolazione al Nord è mediamente più anziana che al Sud. Oppure per fattori come il clima e l'inquinamento. Il legame fra inquinamento e epidemia non è stato dimostrato con certezza ma è perlomeno un legittimo sospetto.


Per riassumere


I dati di mortalità comparata indicano che l'epidemia di coronavirus non è assolutamente una bufala: esiste e ha colpito abbastanza duramente il Nord Italia. Non possiamo ancora usare questi dati per stimare quale potrebbe essere il numero totale di vittime, ma dai dati Euromomo e altri sembrerebbe chiaro che abbiamo "scavallato" il periodo peggiore. Le varie proiezioni si assestano sulle 15.000 -20.000 vittime, qualcuno dice 30.000 -- alla fine dell'anno potrebbero essere di più, ma non di ordini di grandezza. Non sono poche, ma sono comparabili alla variabilità statistica osservata nel passato per la mortalità della popolazione italiana.

In sostanza, siamo di fronte a un problema serio, ma non a quello che in inglese si chiama "existential threat" ("minaccia esistenziale"). Ovvero, non è a rischio la sopravvivenza fisica della popolazione italiana e non è nemmeno possibile che il danno diretto da coronavirus metta a repentaglio la capacità del paese di gestire la sua economia e le sue infrastrutture.

Presto avremo dati migliori, ma quello che sappiamo potrebbe essere già sufficiente per pensare al futuro. Si parla già di cominciare a sbloccarre il paese e, in effetti, va assolutamente fatto, altrimenti andiamo in rovina. (e non è detto che non ci andremo: la sopravvivenza economica del "sistema italia" potrebbe essere già stata compromessa in modo irrimediabile)

Purtroppo, come dicevo all'inizio, il problema è la grave carenza culturale del dibattito. Non solo non si riesce a valutare seriamente il problema, ma nessuno sembra riuscire a pensare ad altro metodo per risolverlo che a trovare un trucco per stampare soldi in quantità e distribuirli a pioggia ai propri amici per ricominciare a fare le stesse cose che facevamo prima, incluso inquinare e cementificare ovunque. Ma così stanno le cose. Ho l'impressione che, come sempre, cammineremo verso il futuro a testa bassa e portando occhiali molto scuri.




Nota: qualcuno mi ha fatto notare che questa analisi non tiene conto della diminuzione degli incidenti stradali come effetto del blocco. Vero, ma l'effetto è molto piccolo. In Italia i morti per incidenti stradali sono poco più di 3000 all'anno, ovvero meno di 10 al giorno. Anche assumendo che si siano ridotti a zero col blocco, i numeri dell'analisi non cambiano.


domenica 5 aprile 2020

Ma è vero che ci sono così tanti morti da coronavirus come ci raccontano? Sbufalando una bella bufala



Immagine: dal sito Facebook di Stefano Montanari, come lo si poteva vedere il 5 Aprile. NON è vero niente: è una bufala. Butac ha già correttamente sbufalato questa fesseria, ma io credo di essere andato un pochino più in fondo.



Ha girato su internet la storia che tutta la faccenda del coronavirus sarebbe una bufala perché i dati statistici indicano che ci sono stati meno morti totali in Italia nel primo trimestre di quest'anno in confronto con quello del 2019. L'ha riportata il sito "Disquisendo.org." potevate trovare il post fino a qualche giorno fa a questo link, ma ora lo hanno cambiato. Evidentemente hanno ancora un certo senso di vergogna, anche se non ammettono la fesseria che hanno detto.

Ma in queste cose non è tanto la fesseria in se, ma il tortuoso processo mentale che porta a crearla, e poi tanta gente a crederci. Qui, se guardate l'immagine all'inizio del post, sembra una cosa sensata. In effetti, confrontare i dati quest'anno con quelli dell'anno scorso potrebbe essere un buon modo per capire che danni ci sta facendo l'epidemia. Per certi aspetti migliore, in principio, delle statistiche che ci vengono dagli ospedali, dove non sappiamo esattamente, per esempio, chi è morto DI coronavirus oppure è morto CON il coronavirus. L'aumento di mortalità rispetto al periodo equivalente dell'anno scorso ci dice molto probabilmente quale è stato l'effetto del coronavirus.

Quindi se i dati qui sopra fossero veri, sarebbe vero che tutta la faccenda "Covid-19" è una bufala. E se fossero veramente dati da ISTAT, allora ci sarebbe da arrabbiarsi non poco. Beh, come al solito, è qui che casca l'oritteropo.

Per prima cosa, il sito "Disquisendo" ci da subito un'idea di ben scarsa affidabilità, per non dir di peggio. Sono sciachimisti, anti-scienza del clima, offese a sfare contro Greta Thumberg, Complotti a go-go. Tuttavia, non è detto che debbano avere torto per forza: se hanno letto bene i numeri, potrebbero anche aver ragione (è la storia della scimmia che batte sui tasti della macchina da scrivere).

Come al solito, sempre verificare. Qui, sono stati abbastanza onesti perché hanno riportato il link ai dati ISTAT che hanno usato. Eccolo qui, e qui c'è l'immagine. Sono dati veri e la somma l'hanno fatta giusta.  Nei primi tre mesi del 2019, sono morte in Italia circa 186.000 persone.


Bene fin qui, ma cosa possiamo dire del 2020? Qui, appunto, c'è la buca dove casca l'ornitorinco. Manca il link nell'articolo di Disquisendo ma cercando la figura riportata da Montanari troviamo da dove hanno preso il dato. Da un sito che sio chiama "ItaliaOra" dove ci sono contatori di vari parametri, popolazione, nascite e anche mortalità. Questi contatori sono dei programmi che cercano di stimare in tempo reale quale potrebbe essere il dato in questione ma, come vi potete immaginare, è pura fuffa -- tanto valeva il dato cercarlo su "Topolino". Specialmente in questo caso, come potrebbe il povero contatore sapere che c'è un'epidemia in corso?

Ma abbiamo dei dati veri per il 2020 da confrontare con quelli del 2019? Purtroppo no. I dati nazionali della mortalità da ISTAT si fermano al Novembre 2019, per avere quelli dell'epidemia ci vorranno ancora mesi. Quello che ISTAT ha fatto recentemente è stato selezionare dati da alcuni comuni, facendo vedere che c'è un aumento della mortalità di oltre il 20% rispetto al 2019. Ma più che altro volevano capire quali comuni avevano avuto un incremento particolarmente alto di mortalità. Per questo avevano selezionato i comuni  fra quelli che avevano un aumento significativo del numero dei morti rispetto a quelli dell'anno scorso. Il risultato ci dice solo che il virus sta facendo danni ma non li quantifica veramente. Per questo, ci vorranno ancora mesi. Una discussione dettagliata la trovate su BUTAC.

In ogni caso possiamo già concludere alcune cose. La prima, ma la sapevamo già, che gli sciachimisti sono dei cialtroni spaventosi. Più interessante che Stefano Montanari, che si auto-definisce uno scienziato, si sia fatto infinocchiare in questo modo: ha preso per buono e riprodotto sulla sua pagina un dato preso da un sito così evidentemente inaffidabile come "Disquisendo" e senza minimamente preoccuparsi di verificarlo. Insomma, un'altra bella figuraccia dopo quella del microscopio elettronico del 2006, una storia lunga di bufale e contro-bufale di cui potete leggere qui. Una roba da mettersi le mani nei capelli e scappare urlando.

Sapete anche la storia che Montanari è stato recentemente denunciato da Burioni e un gruppo detto "Il Patto Trasversale per la Scienza" per un'intervista che Montanari ha concesso a Bioblu di Claudio Messora. Anche questa  che ha fatto Burioni è stata una gran fesseria: anche se non paragonabile a quelle che ha fatto Montanari. Denunciandolo, ne ha fatto un eroe della libertà di informazione. Insomma, un'altra di quelle cose che ti fanno venir voglia di mettersi le mani nei capelli e scappare urlando.

Per combattere l'epidemia ci vorrebbero scelte informate fatte da persone competenti. Ma date un'occhiata ai commenti al post di Montanari e vi renderete conto di come ragiona la gente. Siamo in mano al complottismo più becero e disinformato: la gente (non solo Montanari) legge le cose più assurde e ci crede. Poi le diffonde e ne parla come se fossero vere. Non ci siamo proprio. Speriamo che questo coronavirus muoia da solo, perché mi sa che noi non ce la facciamo a sconfiggerlo.



Nota aggiunta dopo la pubblicazione: seppure l'ISTAT non ha dati aggiornati a livello nazionale, ci sono dati più recenti dell' Istituto Superiore della Sanità (ringrazio Alessandro Brollo per la segnalazione). Questi dati sono solo per un campione di 19 città e quindi hanno valore statistico limitato, comunque indicano che al nord la mortalità è significativamente aumentata, fino a raddoppiare. Al centro-sud, invece, l'effetto è minimo anche per gli anziani -- probabilmente non significativo. In sostanza, il danno c'è, anche se non va esagerato.





venerdì 3 aprile 2020

A proposito di crassa Ignoranza, e come vantarsene anche




Qui di seguito, un commento che ho ricevuto al mio ultimo post sul Fatto Quotidiano. Che vi devo dire? Quando uno non ha capito nulla e se ne vanta anche, cosa gli vuoi rispondere? Meglio che lasciarlo tranquillo, non saprei cosa fare. 



11 ore fa
-
Postilla per il signor Bardi e per gli appassionati di modelli... Quando si afferma che i modelli sono "utilissimi", bisognerebbe fornire qualche esempio e qualche argomento... Magari il signor Bardi potrebbe dedicare il prossimo articolo alla questione e spiegare allo sprovveduto cittadino la necessità di pensare secondo modelli. Secondo me tale utilità è molto dubbia. C'è qualche ente o istituto che sta facendo un uso fruttuoso di queste esercitazioni accademiche di modellistica? Anche le previsioni meteorologiche sono basate su raffinati modelli matematici e sicuramente possiamo considerarle utili da vari punti di vista... Ma, oltre a suggerirci di prendere l'ombrello quando dobbiamo uscire, non evitano i disastri se il dissesto idrogeologico ha deciso di produrre frane, inondazioni e simili dettagli... Inoltre, per tornare all'epidemia, che significa utilizzare un modello? Dobbiamo pensare che i dati della Lombardia si adattano al modello come quelli della Toscana o del Lazio? Non sono galassie tanto distanti, eppure pare che gli effetti dell'epidemia siano molto diversi... E l'Italia nel suo insieme o gli USA forniscono le stesse conferme alla modellistica del Kenia o della Colombia? Infine, nessuno dei modelli citati prende in considerazione il concetto di CONNESSIONE, che sembrerebbe essenziale... Insomma, prima di proclamare - con inopportuno e infondato compiacimento - l'utilità dei modelli, raccomanderei un po' più di realismo, umiltà e serietà... 





Ugo Bardi parla del petrolio dopo il coronavirus






Una brevissima riflessione sulle conseguenze del crollo dei prezzi del petrolio connessi all'epidemia del coronavirus. Preparata per il programma di disseminazione di conoscenza dell'università di Firenze 




martedì 31 marzo 2020

Relax con Elena Corna: Saturno contro la Terra


Arrivano buone notizie dal fronte Coronavirus. Sembra che l'epidemia abbia raggiunto il picco. Ora, se tutto va bene e se non facciamo scemenze, inizierà la discesa e #forsetuttotornacomeprima (ma anche no). Nel frattempo, dopo aver tanto parlare di disastri, morte, collassi, eccetera (e accidenti ai catastrofisti), rilassiamoci con un racconto di Elena Corna che ha già contribuito parecchie volte a questo blog. Grande esperta di fumetti, specialmente di quelli di Disney, eccola qui con una storia deliziosa dove Saturno e una delle sue lune sono protagonisti. Con un sottofondo ecologista, però!

*Ah... mi dice Elena che lei non è solo esperta di fumetti disneyani, E' anche una grande esperta di pirati e di pirateria. Non solo, si interessa anche di diritti degli animali. Vedi questa sua intervista.
 

Post di Elena Corna


Registrato il ‘dialogo’ fra Saturno e una delle sue lune, Encelado: le loro voci sono state catturate dalla sonda Cassini due settimane prima della discesa nell’atmosfera del pianeta, con la quale a metà settembre 2017 ha concluso la sua missione.

I suoni sono generati dall’interazione fra i potenti campi magnetici dei due corpi celesti, che formano una sorta di circuito elettrico.

Simili al suono dei venti che soffiano sulla Terra, le voci di Saturno e di una delle sue 62 lune sono state registrate da uno degli strumenti di Cassini, il Radio Plasma Wave Science (Rpws). I segnali sono stati poi convertiti in musica dagli scienziati di Cassini per essere analizzati in dettaglio. 


Fin qui, la notizia data dalla stampa.
Noi però, in esclusiva , abbiamo anche la traduzione in linguaggio verbale.


    - Urka. Cos’è quella robina lì?-

    - Presa. Ce l’ho qui.-

    - Cos’è? Non mi pare di aver mai visto niente del genere.

    - Boh, è una cosina piccola e brutta. Comunque, ora è qui che mi gira attorno.

    - Molto curiosa, questa cosa. Chissà da dove viene. Aspetta, aspetta…So da dove viene. Sai, ho conversato a lungo con la cometa Wosh, (n.d.t.: si tratta della cometa di Halley ma naturalmente loro non la chiamano così) quando è passata di qui.

    - Sei sempre a chiacchiera con le comete, tu.-

    - Certo, o grande signore degli anelli. Si imparano tante cose. Se tu fossi un po’ meno burbero, un po’ più caloroso, ecco, potresti conversare anche tu. E poi, scusa, che dovrei fare, sennò, a parte girarti attorno?

    - Va bene, va bene, sentiamo.

    - Ecco, la cometa mi ha detto che un affarino così è arrivato anche addosso a lei mentre passava nei pressi del terzo pianeta. L’affarino proveniva da lì.

    - Da Gaia? Strano. Che va facendo la ragazza? Gioca al tiro al bersaglio?

    - No, vostra rotondità, il fatto è che Gaia…ecco, mi dispiace dirtelo, ma Gaia non sta bene.

    - Addolorato di sentirlo. Qualcosa di non grave, spero. La cometa sa di cosa si tratta?

    - Si, perché passa spesso vicino a Gaia. Mi consenti un pettegolezzo, o gigantesca gassosità?

    - Ti consento, ti consento, ma smettila di prendermi per il polo sud!

    - Ecco, lei passa volentieri nei pressi di Gaia perchè viene guardata, dipinta, scritta poesie. E’ vanitosa.

    - Tutta invidia, perché lei viaggia e tu no.

    - La invidio, sì. Ma comunque. Dice che l’ha vista deperire tanto ultimamente. Nel tempo di due giri tuoi è irriconoscibile.

    - Addirittura? Mi spiace tanto, Gaia è così bella. La più bella di tutti noi. Ma che cos’ha?

    - Parassiti. Una di quelle specie che ha lei, insomma. Sembravano innocui, anche simpatici, e invece si sono moltiplicati a dismisura e in breve hanno distrutto acque e foreste , cambiato l’atmosfera e il clima. Sono loro che sparano quelle cosine.

    - Che screanzati. Ora gliela rimando addosso, appena trovo come fare. Quanto mi spiace per Gaia. Ma non ha provato a scuotersi?

    - Sì, ha provato a terremotarsi qualche volta, ma non funziona. Sono troppi!

    - Ci vuole una cura drastica, allora. Cosa aspetta? Per tutte le nebulose, che si prenda un bel tarmicida o antiparassitario, ce ne sono a dozzine!

    Forse non vuole eliminarli, sono tutti figli suoi, in fondo.

    Oh beh, quando i figli sono degenerati… Guarda la storia della nostra famiglia, c’è pieno di genitori che mangiano i figli.

    - Credo che Gaia sia troppo materna…Continua a nutrirli, addirittura, ma sono parassiti pericolosissimi! La cometa mi ha detto che intendono contagiare anche Marte.

    - Sì, figurati! Quello ha un sistema immunitario a prova di bomba e poi non si fa tanti scrupoli, col cavolo che si lascerà contagiare. Ma comunque non credo ci sia troppo da preoccuparsi nemmeno per Gaia. Guarirà. Sai com’è con i virus tipo l’influenza, vengono e poi vanno via da soli. Scompaiono.

    - Speriamo. Ma intanto che si fa con quella cosa?

    - Niente. Magari ci gioco un po’ e poi me la mangio.

    - Tu credi, o grande idrogenità, che ci abbia sentiti?

    - Lo escludo. Non può essere intelligente, se è stata fabbricata da parassiti non intelligenti.

    - E come sai che non abbiano intelligenza?

    - Elementare. Degli esseri che distruggono il pianeta che li ospita, ti pare possano essere intelligenti?

    - Vero. Ottima osservazione. Hai veramente una mente arguta, o grande ventosità. Non ci avrei pensato.

    - E’ per questo che sei tu che giri attorno a me e non viceversa.

    - Sempre gentile, eccellenza. Ora ti lascio, ho una partita di golf con Titano e Iperione.

    - Attenzione a Titano, allora. Lui bara, fa delle mosse irregolari.

    - No, eccellenza, quello con i movimenti caotici è Iperione. Possibile che non te ne ricordi?

    - Santi numi, siete 62, siete! Ogni tanto mi sbaglio.

    - Davvero, siamo un esercito qui. Chissà perché vi sono toccate così tante lune, eccellenza.

    - Ovvio, perché io so' Saturno, er mejo der cielo notturno.

    giovedì 26 marzo 2020

    La Vendetta del Pangolino: La Morte Arriva dal Mercato degli Animali Esotici


    Un post di Jacopo Simonetta

    Anni fa, durante una garrula riunione di catastrofisti, ci si chiese cosa, secondo il parere di ognuno, avrebbe potuto distruggere la civiltà industriale. Fra le tante ipotesi, le più gettonate furono una bolla speculativa, il blocco di internet e il picco di tutti i petroli. Il prof. Bardi, con l’aria sorniona di quando ha un’intuizione, disse: “Qualunque cosa blocchi il commercio internazionale per sei mesi”. Premio Cassandra! Anche se credo che neanche lui avrebbe mai immaginato che il collasso della più potente civiltà della storia sarebbe stato scatenato da un pangolino finito illegalmente in un mercato cinese.

    A dire il vero, che il covid-19 si sia originato nei pangolini è solo una delle varie ipotesi al vaglio, come è anche un’ipotesi che questa sia la fine della civiltà industriale. Siamo però certi che il virus nasce da una zoonosi e che il contraccolpo economico sarà violentissimo (le borse hanno già perso molto più che nel 2008), tanto più che in contemporanea ci sono varie altre calamità in corso: dalla siccità in quasi tutto il mondo, all'invasione delle cavallette, passando per vari conflitti locali e dalla guerra sui prezzi del petrolio.

    Certo, una “tempesta perfetta” come usa dire, ma niente che non si sapesse che doveva accadere, come è quindi possibile un tale disastro?

    In fondo, finora, il covid-19 ha contagiato circa 528.000 persone di cui 123.000 sono finite all’ospedale e quasi 24.000 al cimitero (dati Worldometrs 26/03/2020). Anche se i dati sono incompleti e l’epidemia non è vicina a concludersi, siamo ben lontani dai 50-100 milioni di morti provocati dalla Spagnola ed anche dei 2 milioni provocati dalla “asiatica” (su popolazioni ben minori dell’attuale: rispettivamente 1,5 e 3 miliardi circa). Eppure, nessuna di queste due pandemie mise in pericolo l’economia del mondo.

    I fenomeni complessi dipendono sempre da insiemi articolati di concause, ma credo che le principali qui siano due, la prima di natura sistemica e la seconda culturale.


    Primo motivo: la vulnerabilità del capitalismo globalizzato.

    La peculiarità del capitalismo è di essere strutturato su una ridondanza di retroazioni positive. In altre parole, è fatto in modo da dover crescere per forza, altrimenti si disintegra. Non può rallentare, deve per forza accelerare. Era già così ai tempi della Spagnola, ma allora il Pianeta offriva ancora ampi margini di crescita per l’economia e per la popolazione umana; superata la crisi acuta, una vivace ripresa era possibile ed infatti avvenne. Oggi quei margini non ci sono più, anzi ci troviamo in “overshoot” per almeno il 50%, probabilmente di più. Questo significa che passata la crisi acuta, ne comincerà una cronica.

    I mezzi usati per poter continuare a crescere oltre la capacità di carico del Pianeta sono stati sostanzialmente tre: tecnologia, debito e globalizzazione. Nessuno di questi è stata un’invenzione del capitalismo e neppure della civiltà industriale, ma negli ultimi decenni li abbiamo tutti sviluppati fino alle loro estreme conseguenze. Il risultato è stato integrare tutte le economie del globo in un’unica colossale macchina inarrestabile, ma ad una condizione: che i flussi di merci, energia, denaro e persone crescano in maniera regolare e costante.

    Un significativo rallentamento di questi flussi mina infatti alla base l’intero sistema e, quanto più a lungo dura, tanto più aumenta la probabilità di un deragliamento irreparabile. Questo lo sanno bene coloro che gironzolano nelle stanze dei bottoni ed anche per questo in tutti i paesi, a partire dalla Cina, si è ripetuto lo stesso “film”: dapprima negare, poi minimizzare, poi cominciare a fermare gradualmente le attività, fino a giungere ad un blocco totale che oramai ha messo in quarantena miliardi di persone.

    E qui sorgono un paio di domande: Per esempio, perché alcune centinaia di morti per virus sono sufficienti a far scattare misure che non si vogliono prendere neanche di fronte a decine di migliaia di morti per inquinamento od altre cause? Oppure, visto che il blocco totale è ad oggi l’unico modo per fermare l’infezione (almeno temporaneamente), perché non farlo subito?

    Ci sono certamente dei motivi pratici, come l’impreparazione ed il fatto che i provvedimenti contro l’inquinamento sarebbero permanenti, mentre quelli contro il coronavirus si presumono temporanei. Tuttavia, secondo me, ci sono anche motivi più profondi che vanno cercati non già mediante la scienza moderna, bensì usando la mitologia antica.

    Secondo motivo: la vulnerabilità del nostro modello mentale.
    La caratteristica principale che ci rende unici nel mondo e forse nell'universo è il fatto che non ci rapportiamo quasi mai direttamente alla realtà, bensì a dei modelli mentali che la descrivono, ci spiegano come funziona e cosa bisogna quindi fare.

    Se in altre culture la creazione ed il dominio di tutto ciò che era vitale era attribuito a divinità che si potevano implorare in caso di bisogno, nella nostra civiltà gli artefici di tutto ciò che consideriamo importante siamo noi stessi e il dominio universale è il destino ineluttabile dell’umanità. Di conseguenza, quale che sia il nostro credo apparente, a livello subliminale il nostro dio è l’Uomo; inteso come rappresentazione astratta dell’umanità. Non per nulla consideriamo che la vita umana sia “sacra” e seconda in importanza solo al compimento della nostra ascensione dalla caverne alle stelle.

    Neppure questo atteggiamento mentale è un’invenzione moderna, tanto è vero che esistono termini antichi per indicarlo: Hybris, fra gli altri. Ma anche in questo caso la disponibilità di quantità illimitate di energia di ottima qualità quasi gratis ci ha permesso di svilupparlo fino alle sue estreme conseguenze: esattamente quelle che stiamo vivendo e che vivremo.

    Una di queste conseguenze è che qualunque cosa può essere sacrificata per salvare una vita umana, ma migliaia o milioni di persone possono essere tranquillamente immolate in nome e per conto del progresso.  Caso limite: i transumanisti accettano di buon grado perfino l'estinzione della nostra specie, a condizione che prima di scomparire per sempre si dia origine ad una stirpe di macchine pensanti.

    Sembra un paradosso, ma non lo è se si riflette sul fatto che il progresso (in tutte le sue varianti) è esattamente ciò che da senso la vita umana e, a differenza degli altri animali, noi abbiamo un bisogno assoluto di attribuire un significato a noi stessi ed a ciò che facciamo. Chi perde il significato di sé stesso e della propria vita precipita inevitabilmente in patologie anche gravi come la depressione, la droga, ecc. Perciò si può molto filosofeggiare su cosa si debba intendere per progresso, ma negarlo tout court è blasfemo, finanche un’abiura allo stato umano.

    A mio avviso, assieme a considerazioni pratiche ed economiche, questo fatto puramente spirituale contribuisce a spiegare molti degli apparenti paradossi della vicenda in corso. Per esempio, che la morte di milioni di persone per cause connesse con l’inquinamento sia considerato un fatto certo deprecabile, ma inevitabile. Un fatto che si può e si deve cercare di mitigare, ma a condizione che questo comporti lo sviluppo di un’ulteriore tecnologia, non certo tramite la rinuncia ad una qualche importante conquista come, ad esempio, l’auto privata. Più in piccolo, la sacralità attribuita a noi stessi di fronte a qualunque cosa, esclusi i prodotti del nostro stesso ingegno, spiega perché la morte di una persona schiacciata da un albero che cade desta scandalo e dure conseguenze, mentre la contemporanea morte di migliaia di persone schiacciate dalle nostre automobili suscita qualche sospiro. Perfino fra i pochissimi che propugnano una retrocessione tecnologica, la maggior parte la compensa immaginando grandi sviluppi artistici, spirituali o d’altro genere. Insomma, si può fare di tutto, ma non “tornare indietro”, pena cessare di essere veramente umani.

    Vista questa premessa, ammettere che un virus uscito da una foresta o da una savana tropicale possa uccidere impunemente decine, forse centinaia di migliaia di persone senza che l’intero apparato scientifico ed industriale del mondo riesca a fermarlo è psicologicamente traumatizzante, ben al di là dell’effettiva pericolosità del patogeno. L’intrusione di un agente demoniaco all'interno del nostro spazio sacro per eccellenza, la città, significa ammettere che esistono forze che ci trascendono e contro cui siamo impotenti: una constatazione che ci lascia dapprima increduli, poi terrorizzati, infine furiosi.

    Molti leader politici, a proposito di questa pandemia, hanno apertamente parlato di “guerra”, dicendo inconsapevolmente qualcosa di molto profondo: quella in cui siamo impegnati è infatti una vera battaglia mitologica perché non si combatte fra eserciti, bensì fra archetipi.

    Ma non è questa la fine della storia, semmai il contrario. Oramai credo che sia inutile ripetere che la traiettoria su cui si trova l’umanità è intrinsecamente suicida e che l’unica cosa che la può cambiare è un drastico e rapidissimo ridimensionamento dei consumi. Lo sanno soprattutto quelli che non lo vogliono fare, ben coscienti del pesante pedaggio di povertà e di morte che sarebbe ormai necessario per cambiare strada. Ma qualunque pedaggio sarà meno pesante del mantenere la rotta attuale poiché cambiare, almeno, consente la speranza che altre civiltà possano un giorno tornare a fiorire. La promessa del "Business as Usual" è invece un deserto in cui la specie dominante sono i ratti (peraltro animaletti simpatici e molto intelligenti).

    Dunque, forse, il Covid-19, con tutte le sue funeste conseguenze, è la migliore speranza che attualmente ci rimane. Certo, avremmo preferito percorrere un’altra strada, tipo una fra quelle di cui si parla da 50 anni senza farne di nulla; ma abbiamo scelto questa e come diceva Epicuro: “In Natura non esistono premi e castighi, esistono le conseguenze”.

    E se poi, come pare, davvero la fine della civiltà globale fosse dovuta ad uno stravagante e raro abitante di una delle poche foreste ancora in piedi, sarebbe davvero tragicamente comico, come talvolta la storia, effettivamente è.

    Vorrei quindi chiudere con una citazione non già di un illustre filosofo, ma di un cantante contemporaneo:

    “Non voglio essere blasfemo, ma credo che Dio abbia un contorto senso dell’umorismo”. (Martin Gore)