Cosa ci sarà mai stato di male nei vecchi carrelli d'acciaio, mi sono detto? L'acciaio si ricicla bene, anche se viene disperso nell'ambiente non causa grossi danni, poi, comunque ha un certo valore di scarto per cui c'è una certa convenienza a recuperarlo da parte di quelli che lavorano con i rottami di ferro. Perché sostituirlo con la plastica, anche se più bella e colorata?
Certo, sicuro, la parola magica è "riciclare" -- la plastica si ricicla. Si, in teoria, ma mentre l'acciaio ha un certo valore di scarto, la plastica no. Il riciclo della plastica è un costo che qualcuno si deve accollare. Ora, sicuramente il supermercato che ha acquistato questi carrelli non credo che li voglia buttare nei cassonetti. Questa roba dovrebbe andare normalmente al circuito dei rifiuti speciali, dove può darsi che venga riciclata oppure che venga avviata agli inceneritori. In ogni caso, nessun processo di riciclo della plastica è efficiente al 100%. Qualcosa va sempre perso e mi posso immaginare certamente di trovare qualcuno di questi bei carrelli arancioni in qualche bosco dove nessun ferrivecchi andra mai a recuperarlo.
Poi, cosa vuol dire riciclare? Vuol dire che dalla plastica dei vecchi carrelli si fa granulato di plastica dal quale si possono fare altri oggetti di plastica. Di solito, la plastica riciclata ha un colore grigiastro molto brutto ed è di cattiva qualità per tante ragioni. Per questo, la si usa per oggetti di scarso valore, tipo cassette della frutta o vasi da fiori. Bene. Ma di questi oggetti, poi, cosa se ne fa? Ben che vada, finiscono in un inceneritore a produrre gas serra. Più probabilmente, finiscono dispersi nell'ambiente e ce li ritroviamo nelle cose che mangiamo.
Questo vuol dire che fare dei carrelli di plastica è davvero il lavoro di Sauron l'oscuro? Forse no, c'è una logica nei carrelli di plastica. Potete ritenerla perversa ma è una logica -- o perlomeno ci potrebbe essere.
Uno dei punti critici dei supermercati attuali è il "collo di bottiglia" delle casse, dove i clienti devono perdere un sacco di tempo a tirar fuori gli oggetti dai carrelli per poi rimetterceli. Avrete notato che hanno provato un sacco di metodi per evitare di dover fare questo "giro di cassa" (letteralmente) e poter finalmente licenziare le cassiere: scanner individuali, scontrino fai-da-te, e altre cose. Ma nessuno ha mai veramente funzionato.
Allora, ecco l'ideona: la trovate scritta qui: https://www.polycartgroup.com/old/it/rfid.htm
- nel futuro, tutti i prodotti venduti al supermercato avranno etichette RFID (Radio-frequency identification). L'etichetta RFID è un trasmettitore passivo: sottoposto a un segnale radio, ritorna un segnale che si può decodificare con un numero che corrisponde alla merce etichettata. A differenza del "bar code" l'RFID non deve necessariamente essere visto dal raggio laser maneggiato dalla cassiera. Il problema è che i carrelli di acciaio danno
interferenze con le schede RFID, ed ecco la ragione del carrello in plastica. E' in preparazione all'etichettatura RFID.
Ora, però c'è un problemino: da quello che ho letto su questo argomento, anche con le schede RFID non è che puoi semplicemente buttare tutta la spesa dentro il carrello e passare dal sensore. Le varie schedine interferiscono fra di loro e quindi devi comunque mettere ogni prodotto separatamente su un nastro che passa dal sensore. Se è così, tanto valeva utilizzare il carrello di acciaio.
A questo punto, è difficile dire se il carrello arancione in plastica sia un'idea intelligente verso un miglioramento tecnologico, oppure un'idea di marketing da quattro soldi ispirata da Sauron, il signore dell'oscuro. Quello che è certo è che il progresso tecnologico non va necessariamente verso un miglioramento dell'ambiente.
Un'altra cosa certa è che si prospettano tempi duri per chi fa la cassiera/il cassiere al supermercato. Ma così va la vita: chissà se i robot-cassiere saranno di plastica o di acciaio?
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Nota aggiunta dopo la pubblicazione:
Non è che io voglio fare l'orco mangia-plastica. Ho telefonato alla Conad per sentire che politica di riciclo hanno con questi carrelli. La persona che mi ha risposto non ne aveva la minima idea. Le ho chiesto se c'è un ufficio relazioni con il pubblico, ma mi ha detto che non esiste. Le ho chiesto se potevo domandare a qualcuno, e mi ha detto "guardi sul nostro sito" -- le ho detto che avevo guardato, ma non avevo trovato niente. Al che mi ha detto, "provi a domandare al negozio dove ha visto quei carrelli" -- saluti e arrivederci. Beh, così vanno le cose.