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domenica 14 dicembre 2014

Ecco come il cambiamento climatico ha alterato la Vita sulla Terra negli ultimi 20 anni

Da “Business Insider”. Traduzione di MR

Di Seth Borenstein

WASHINGTON (Associated Press) — Negli oltre due decenni da quando i leader mondiali si sono riuniti per cercare di risolvere il riscaldamento globale, la vita sulla Terra è cambiata, non solo il clima. Si è fatto più caldo, più inquinato di gas serra, più affollato ed è decisamente proprio peggiorato. I numeri sono crudi. Emissioni di biossido di carbonio: più 60%. Temperatura globale: più 6/10 di grado (°C), Popolazione: più 1,7 miliardi di persone. Livello del mare: più 7,6 cm. Meteo estremo negli Stati Uniti: più 30%. Calotte glaciali in Groenlandia ed in Antartide: meno 4,9 trilioni di tonnellate di ghiaccio.

"Per farla semplice, stiamo rapidamente trasformando il pianeta e cominciando a soffrirne le conseguenze”, dice Michael Oppenheimer, professore di geo-scienze e affari internazionali all'Università di Princeton. I diplomatici di oltre 190 nazioni hanno aperto le relazioni alla conferenza della Nazioni Unite sul riscaldamento globale a Lima, in Perù, per spinare la strada ad un trattato internazionale che sperano di stringere il prossimo anno. Per vedere quanto sia cambiato il mondo dalla prima di queste conferenze – il Summit sulla Terra di Rio de Janeiro del 1992 – la Associated Press (AP) ha esaminato i database di tutto il mondo. L'analisi, che ha riguardato dati dal 1983, si è concentrata su intervalli che terminano nel 1992 e nel 2013. Questo perché gli scienziati dicono che i singoli anni possono essere fuorvianti e le tendenze più a longo termine sono più rappresentative. Il nostro mondo che cambia in numeri:


REUTERS/Lucas Jackson – Un uomo cammina su una strada allagata ad Islip, New York, il 13 agosto 2014.

Meteo impazzito

Dal 1992, ci sono stati più di 6.600 grandi disastri climatici, meteorologici e legati all'acqua in tutto il mondo, che hanno causato più di 1,6 trilioni di dollari di danni e la morte di più di 600.000 persone, secondo il Centro per la Ricerca sull'Epidemiologia dei Disastri in Belgio, che registra le catastrofi mondiali. Pur essendoci un collegamento col clima, non tutto può essere attribuito al riscaldamento antropogenico o al cambiamento climatico. Tuttavia, il meteo estremo è notevolmente aumentato negli anni, dice Debby Sapir, che dirige il centro ed il suo database. Dal 1983 al 1992 il mondo ha avuto in media 147 disastri all'anno collegati al clima, al meteo e all'acqua. Negli ultimi 10 anni, il numero è saltato ad una media di 306 all'anno. Negli Stati Uniti, un indice degli estremi climatici – caldo, freddo, umido e secco – tenuto dalla Amministrazione Oceanica ed Atmosferica Nazionale (NOAA) ha fatto un salto del 30% dal 1992 al 2013, senza contare gli uragani, sulla base di medie di 10 anni.

Il NOAA traccia anche i disastri meteo degli Stati uniti che costano più di un miliardo di dollari, al netto dell'inflazione. Dal 1992, ci sono stati 136 di tali eventi dal costo miliardi di dollari. In tutto il mondo, la media di 10 anni delle perdite legate a fenomeni meteorologici al netto dell'inflazione è stata di 30 miliardi all'anno dal 1983 al 1992, secondo il gigante assicurativo SwissRe. Dal 2004 al 2013, il costo è stato più di tre volte tanto in media, cioè 131 miliardi all'anno. Sapir ed altri dicono che sarebbe sbagliato attribuire tutti, o la maggior parte, di questi aumenti al solo cambiamento climatico. Popolazione e povertà sono fattori a loro volta importanti. Ma osservano una tendenza di aumento dei disastri e di disastri più estremi e ciò corrisponde a quello che gli scienziati stanno dicendo da molto tempo sul riscaldamento globale. E' questo aumento che è “di gran lunga più spaventoso” del semplice aumento della temperatura, dice lo scienziato del clima Donald Wuebbles dell'Università dell'Illinois.


Tifosi di tennis al torneo ATP di Melbourne raccolti intorno ad un nebulizzatore di acqua fredda per raffreddarsi durante gli Australian Open in Australia.

Temperatura

E' quasi certo che il 2014 sarà ricordato come l'anno più caldo in 135 anni di registrazioni, dicono i meteorologi del Centro Nazionale per i Dati sul Clima del NOAA. Se così fosse, questa sarebbe la sesta volta dal 1992 che il mondo stabilisce un nuovo record annuale per l'anno più caldo o lo pareggia. Il globo ha infranto sei record mensili nel 2014 e 47 dal 1992. L'ultimo record di freddo su base mensile è stato stabilito nel 1916. Quindi la temperatura media annuale del 2014 è sulla strada per essere di circa 58,2°F (14,6°C), in confronto ai 57,4°F (14,1°C) del 1992. Gli ultimi 10 anni hanno avuto una media di poco inferiore ai 58,1°F (14,5°C) – 6/10 di grado più alta della media fra il 1983 e il 1992.


Flickr / Ricardo Mangual

Gli Oceani

Gli oceani del mondo sono saliti di circa 7,6 cm dal 1992 e sono diventati un po' più acidi – di circa lo 0,5% - grazie alla reazione chimica causata dall'assorbimento di biossido di carbonio, dicono gli scienziati del NOAA e dell'Università del Colorado. Ogni anno a settembre, la copertura di ghiaccio marino dell'Artico si riduce ad una misura annuale minima – una misurazione che è considerata un indicatore chiave del cambiamento climatico. Dal 1983 al 1992, il massimo che è scesa in media è stato 2,62 milioni di miglia quadrate. Ora la media su dieci anni è scesa a 1,83 milioni di miglia quadrate, secondo il Centro Nazionale per i Dati su Neve e Ghiaccio. Questa perdita – una media di 790.000 miglia quadrate dal 1992 – eclissa il leggero guadagno in ghiaccio marino dell'Antartide, che ha visto un aumento medio di 110.000 miglia quadrate di ghiaccio marino negli ultimi 22 anni.


AP Photo/Nick Ut

La Terraferma

La popolazione mondiale nel 1992 era di 5,46 miliardi di persone. Oggi è quasi di un terzo maggiore, 7,18 miliardi di persone. Ciò significa più inquinamento da carbonio e più persone che possono essere vulnerabili al riscaldamento globale. Gli effetti del cambiamento climatico si possono vedere da più severe stagioni degli incendi. Gli incendi nell'Ovest degli Stati Uniti hanno bruciato una media di 2,7 milioni di acri ogni anno dal 1983 al 1992; ora questa media è salita a 7,3 milioni di acri dal 1994 al 2013, secondo il Centro Nazionale Interagenzie per gli Incendi. Es alcuni degli effetti maggiori del cambiamento climatico sulla terraferma sono localizzati vicino ai poli, dove le persone non li possono vedere spesso. Dal 1992 al 2011, la calotta glaciale della Groenlandia ha perso 3,35 trilioni di tonnellate di ghiaccio, secondo i calcoli fatti dagli scienziati usando misurazioni del satellite GRACE della NASA. L'Antartide ha perso 1,56 trilioni di tonnellate di ghiaccio durante lo stesso periodo.


REUTERS - Smog in Cina.

L'Aria

Gli scienziati indicano semplicemente le emissioni di gas serra, in gran parte biossido di carbonio, che formano una coperta che intrappola il calore nella nostra aria. Non è necessario fare la media annuale della quantità di inquinamento da biossido di carbonio: è aumentata costantemente, del 60%, dal 1992 al 2013. Nel 1992, il mondo ha emesso 24,9 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio; ora sono 39,8 miliardi, secondo il Global Carbon Project, un consosrzio internazionale. La Cina ha triplicato le sue emissioni da 3 miliardi di tonnellate ad 11 tonnellate all'anno. Le emissioni degli Stati Uniti sono aumentate più lentamente, di circa il 6%, da 5,4 miliardi di tonnellate a 5,8. Anche l'India ha triplicato le sue emissioni, da 860 milioni di tonnellate a 2,6 miliardi. Solo i paesi europei hanno visto le proprie emissioni scendere, da 4,5 miliardi a 3,8 miliardi di tonnellate.
Cosa dicono gli scienziati

“In generale, ciò che mi colpisce davvero è l'opportunità mancata”, ha detto in una e-mail Andrew Dessler, uno scienziato del clima all'Università A&M del Texas. “Sapevamo dai primi anni 90 che il riscaldamento globale stava arrivando, eppure non abbiamo fatto sostanzialmente niente per scongiurare il rischio. Penso che le future generazioni potrebbero essere giustificabilmente arrabbiate per questo”. “I numeri non mentono”, ha detto Michael Mann, uno scienziato del clima alla Penn State. “I gas serra stanno aumentando costantemente e la causa è la combustione di combustibili fossili ed altre attività umane. Il globo si sta scaldando, il ghiaccio fonde e il nostro clima sta cambiando di conseguenza”
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Potete seguire Seth Borenstein su Twitter at http://twitter.com/borenbears

martedì 10 aprile 2012

Picco? Quale picco? Sta tornando Re Carbone!

Re Carbone potrebbe tornare per salvarci dal picco del petrolio, ma condannandoci ad un peggior destino in termini di riscaldamento globale (immagine dal National Media Museum).

Recentemente, Rembrandt Koppelaar ha pubblicato su the Oil Drum  un riassunto delle tendenze mondiali nella produzione di energia. La relazione ci dice che l'industria del petrolio sta lottando per mantenere l'attuale livello di produzione. Potrebbe non avere ancora raggiunto il picco, ma chiaramente non può riprendere le  passate tendenze ad incrementare. Ciò non sorprende, è stato previsto già nel 1998 da Colin Campbell e Jean Laherrere (link). Ciò che colpisce è il balzo in avanti del carbone. La produzione mondiale complessiva di energia non ha raggiunto il picco e questo a causa della rapida crescita del carbone, come potete vedere qui, dalla relazione di Koppelaar:



Il carbone sembrava aver raggiunto il proprio picco nel 1990, ma era un'illusione. La crescita della produzione di carbone durante il primo decennio del 21mo secolo è stata impressionante: mai vista prima nella storia. Quindi, Re Carbone sta tornando e potrebbe presto reclamare il titolo di sovrano del mondo dell'energia che aveva perso negli anni 60.

Non vediamo niente di simile ad una tendenza a raggiungere il picco per il carbone e questo, sfortunatamente, non è buono per il clima. Ciò è visibile “dall'altra parte” della reazione chimica, che vede i combustibili fossili trasformati in anidride carbonica, CO2, la cui concentrazione in atmosfera sta crescendo più rapidamente in tempi recenti (la figura sotto proviene da "think progress", vedete anche
questo post precedente).



Non possiamo dire se l'esplosione dell'anidride carbonica che stiamo osservando sia dovuta al carbone, ma collima con il picco della produzione di carbone ed è sicuramente ed esso collegato. La situazione del clima globale sembra andare rapidamente fuori controllo e questo rapido aumento delle concentrazioni di CO2 non promette nulla di buono per il futuro. Inchinarsi di nuovo a Re Carbone potrebbe rivelarsi essere la peggiore scelta che abbiamo fatto nella storia.

Traduzione da Cassandra's legacy di Massimiliano Rupalti


mercoledì 28 marzo 2012

La verità sta nel mezzo


Attenzione all'abisso climatico

Ha deciso che la verità deve stare nel mezzo

Non c'è nessun abisso

(forse cadrà soltanto fino a metà strada)


(via Planet3.org)

lunedì 12 marzo 2012

Cambiamento climatico: il sole non c'entra!





Un recente articolo di Pasini, Attanasio e Triacca ha portato nuova evidenza al fatto che il fattore principale che causa i cambiamenti climatici è l'aumento della concentrazione dei gas serra nell'atmosfera.


Come facciamo a sapere che sono proprio i gas serra, e non, per esempio, il sole a causare i cambiamenti climatici? Beh, c'è più di un modo, ma quello migliore è partire dalla fisica. Sappiamo come funziona il meccanismo di riscaldamento dei gas serra e possiamo misurare quanta energia questi gas trattengono nell'atmosfera e come questa energia varia con l'aumento della loro concentrazione (questo si chiama "forzante"). Il valore della forzante dovuto ai gas serra lo possiamo confrontare con quello dovuto ai cambiamenti dell'irradiazione solare, che è anche questa una cosa che possiamo misurare. Viene fuori che la forzante dovuta ai gas serra è molto superiore a quella delle variazioni solari. I risultati si possono riassumere in questo diagramma dell'IPCC del 2007 (che, fra le altre cose, sbufala la leggenda che la scienza del clima prenda in considerazione "soltanto" il biossido di carbonio).



Questi dati sono l'evidenza principale sul fatto che i cambiamenti climatici che osserviamo sono dovuti principalmente ai gas serra. Questo risultato, però, deve essere verificato. Se sono veramente i gas serra a causare l'aumento della temperatura, dovremmo vedere una correlazione fra le due cose. Ovvero, un aumento della concentrazione di gas serra deve corrispondere a un aumento di temperature. Se non vedessimo una correlazione, evidentemente il modello fisico sarebbe falsificato. Ma la correlazione la vediamo benissimo: l'aumento della concentrazione di CO2 è stato accompagnato nell'ultimo secolo da un aumento delle temperature planetarie. La correlazione non è perfetta, dato che è influenzata da altri fattori come la presenza di aerosol e altre cose. Ma funziona abbastanza bene e conferma il modello. (Immagine da skeptical science)





Ci potremmo però domandare se non potremmo invece seguire la logica opposta? Ovvero, potremmo cercare una correlazione fra le temperature e altre grandezze per vedere se da li' possiamo trovare qual'è la causa dei cambiamenti. Questa è un'idea che va per la maggiore in certi ambienti ed è stata utilizzata per cercare di dimostrare che è il sole, e non i gas serra, a causare i cambiamenti. Per esempio, gira parecchio su internet questa figura:



Viene da un vecchio articolo di Lassen che risale al 1991 (lo si vede anche dalla scala, dove i dati si fermano al 1990). Lassen aveva trovato una correlazione apparentemente molto buona fra un parametro che è la lunghezza del ciclo solare e la temperatura. Si, ma c'è un grosso problema: dove sta la fisica? Qual'è il meccanismo della correlazione? Lassen non è mai stato in grado di dirlo e questo era un grosso problema nella sua idea. In effetti, con il ciclo successivo la correlazione è andata perduta, (vedi la figura più sotto). Era solo una coincidenza, come ammesso da Lassen stesso, che si è dimostrato così un vero scienziato.

Figura da Skeptical Science che mostra come la correlazione fra cicli solari e temperatura osservata da Lassen nel 1991 sia andata perduta negli anni successivi.

C'è chi ancora cerca questo tipo di correlazioni e, con molta pazienza e massaggiando bene i dati, si riesce sempre a trovare qualcosa. Ma, di solito,  queste correlazioni fanno la fine di quella trovata da Lassen e vanno perdute poco dopo, come vi potete rendere conto da un recente dibattito con Stefano Caserini e Nicola Scafetta.

Tuttavia, con la statistica si può fare di meglio che semplicemente cercare correlazioni. Recentemente, Antonello Pasini, Alessandro Attanasio e Umberto Triacca hanno fatto uno studio di cui possiamo leggere un riassunto su "Le Scienze" del 5 Febbraio 2012. Pasini e gli altri hanno utilizzato un'approccio comparativo dei dati storici con il metodo detto di Granger.  Il principio di base del metodo è riassunto da Triacca in un commento su "ClimateMonitor"

..... nel 1969 Clive Granger, riprendendo una idea di Norbert Wiener del 1956, ha formulato la seguente definizione di causalità. Siano x ed y due variabili (due serie storiche). Diremo che la y causa la x, nel senso di Granger, se la previsione di x_t+1 ottenuta utilizzando sia il passato della x stessa che quello della y è migliore della previsione di x_t+1 ottenuta utilizzando soltanto il passato della x. Ciò significa che se la y causa la x, allora nel passato della y è contenuta una informazione unica (nel senso che non è contenuta nel passato della x) utile per prevedere la x.


Vedete che questo metodo è più evoluto di uno che cerca semplicemente una correlazione fra due serie storiche, come aveva fatto Lassen ai suoi tempi. Con questo metodo, Pasini e gli altri hanno trovato che, tenendo conto dell'evoluzione della concentrazione dei gas serra, la capacità predittiva del modello migliora nettamente. Il contrario succede se si utilizzano dati sui cicli solari (o anche sui flussi di raggi cosmici).

Bisogna stare attenti con queste cose, perché nessun modello statistico può provare una casualità intesa come effetto fisico. Ma lo studio basato sul metodo di Granger è importante perché è un altro tassello del puzzle che ci conferma che l'immagine che si sta formando è quella giusta. Sono i gas serra i principali (anche se non gli unici) fattori che causano il cambiamento climatico.

Sfortunatamente, tuttavia, non ci sono dati o analisi che tengano per chi ancora aspetta con fede incrollabile l'arrivo della nuova era glaciale: troverà le conferme che cerca in ogni nevicata invernale. Nel frattempo, il riscaldamento globale avanza.

Qui di seguito, un commento sul lavoro di Pasini e gli altri su "Le Scienze"
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Cambiamento climatico: una conferma indipendente del ruolo umano


Uno studio italiano ha ottenuto una chiara conferma delle cause antropiche del riscaldamento globale degli ultimi 60 anni ricorrendo a una metodologia statistica originale, mutuata dall'econometria e indipendente da quelle utilizzate nei classici modelli climatici criticati dagli scettici


Una chiara conferma dell'importanza determinante dei gas serra di origine antropica agli effetti del riscaldamento globale è arrivata da una ricerca condotta con una metodica originale, completamente differente da quelle utilizzate nei modelli climatici classici. Ed è proprio nel fatto che il risultato sia stato ottenuto con metodi indipendenti che risiede la rilevanza dello studio, che fornisce così una conferma che supera le critiche rivolte ai metodi solitamente impiegati dai climatologi.


Nello studio, pubblicato su "Atmospheric Science Letters", Antonello Pasini dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr di Roma, e Alessandro Attanasio e Umberto Triacca dell'Università de L'Aquila, hanno infatti applicato al clima un metodo statistico ideato da Clive Granger, premio Nobel per l'economia del 2003. La tecnica è oggi ampiamente utilizzata dagli economisti per identificare, nell'ambito di un sistema complesso quale quello che essi studiano, i fattori che possono essere considerati le "cause" rilevanti di un fenomeno, andando al di là della constatazione dell'esistenza di una semplice correlazione.


"La matematica sottostante ai sistemi complessi sembra essere universale, e quindi si possono prendere modelli creati in economia e applicarli in altri campi come, per esempio, la climatologia", spiega Pasini.


Nello studio i ricercatori sono partiti costruendo un modello basato soltanto sui dati di temperatura, prendendo quelli relativi alle temperature dal 1850 al 1940, per "addestrare" il modello e usarlo quindi per prevedere le temperature dal 1941 al 2006. "In questo modo abbiamo ottenuto una determinata previsione di temperatura. Granger dice sostanzialmente che si può provare la causalità di una variabile su un fenomeno quando si vede che con il suo inserimento nel modello si ottiene un incremento positivo nella capacità di previsione. A questo punto abbiamo considerato tutti i dati relativi alle diverse variabili, o forzanti, sia naturali che antropogeniche, introducendole una per una nel modello, per poi tornare a fare la previsione dal 1941 al 2007."


Risultato: "Abbiamo così visto che, mentre le forzanti naturali non portavano ad alcun miglioramento della previsione, quando introducevamo i gas serra, ecco che la previsione di temperatura era molto, molto migliore." In questo modo, conclude Pasini, "abbiamo provato, con un 99 per cento di confidenza statistica, che sono proprio i gas serra a provocare un aumento della temperatura negli ultimi 60 anni."


In particolare, sottolinea Pasini, fra i possibili fattori naturali rilevanti, oltre alla variabilità dell'attività del Sole e alle emissioni dei vulcani, è stato preso in esame anche quello che è un cavallo di battaglia del fronte degli "scettici", ossia i raggi cosmici, che secondo molti avrebbero una notevole influenza sulla formazione delle nubi e quindi anche sulle temperature del pianeta. Ma anche questa variabile ha mostrato di non migliorare le capacità previsionali del modello basato sule sole temperature.


"Spesso - conclude Pasini - con metodologie diverse si vedono aspetti complementari di un problema. Con questo nuovo metodo avremmo potuto ricavare informazioni diverse e invece, guarda caso, abbiamo trovato risultati assolutamente concordanti con quanto detto dai metodi climatici classici. E questo corrobora fortemente l'idea che il riscaldamento globale degli ultimi 60 anni sia dovuto davvero a cause antropogeniche."