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sabato 17 maggio 2014

Riscaldamento globale: solo una gigantesca fluttuazione naturale?

DaMcGill”. Traduzione di MR  

L'analisi statistica esclude l'ipotesi del riscaldamento naturale con più del 99% di sicurezza


Un'analisi dei dati sulla temperatura dal 1500 esclude la possibilità che il riscaldamento globale nell'era industriale sia solo una fluttuazione naturale edl clima terrestre, secondo un nuovo studio del fisico dell'Università McGill, professor Shaun Lovejoy. Lo studio, pubblicato online il 6 aprile nella rivista Climate Dynamics rappresenta un approccio nuovo alla domanda se il riscaldamento globale dell'era industriale si stato causato o no dalle emissioni umane provenienti dalla combustione di combustibili fossili. Piuttosto che usare complessi modelli computerizzati per stimare gli effetti dell'emissione di gas serra, Lovejoy esamina i dati storici per valutare l'ipotesi contraria: che il riscaldamento durante l'ultimo secolo sia dovuto a variazioni naturali a lungo termine della teperatura. “Questo studio sarà una mazzata a qualsiasi negazionista climatico sia ancora esistente”, dice Lovejoy. “I loro due argomenti più convincenti – che il riscaldamento è in origine naturale e che i modelli computerizzati sono sbagliati – sono entrambi contraddetti direttamente da questa analisi, o semplicemente non le si applicano”.

Lo studio di Lovejoy applica la metodologia statistica per determinare la probabilità che il riscaldamento globale dal 1880 sia dovuto alla variabilità naturale. La sua conclusione: l'ipotesi del riscaldamento naturale potrebbe essere esclusa “con livelli di certezza maggiori del 99% e molto probabilmente maggiori del 99,9%”. Per valutare la variabilità naturale prima prima della maggior parte dell'interferenza umana, il nuovo studio usa “ricostruzioni climatiche multi-proxy” sviluppate dagli scienziati negli ultimi anni per stimare le temperature storiche, così come le tecniche di analisi della fluttuazione provenienti dalla geofisica non lineare. Le ricostruzioni climatiche tengono conto di una varietà di indicatori trovati in natura, come gli anelli degli alberi, le carote di ghiaccio e i sedimenti lacustri. E le tecniche di analisi della fluttuazione rende possibile capire le variazioni di temperatura su una grande gamma di scale temporali. Per l'era industriale, l'analisi di Lovejoy usa il biossido di carbonio proveniente dalla combustione di combustibili fossili come proxy per tutte le influenze generate dall'uomo – una semplificazione giustificata dalla relazione stretta fra l'attività economica globale e l'emissione di gas serra e inquinamento da particolato, dice Lovejoy. “Ciò permette al nuovo approccio di includere implicitamente gli effetti raffreddanti dell'inquinamento da particolati che sono ancora male quantificati nei modelli computerizzati”, aggiunge.

Mentre il suo nuovo studio non fa uso di enormi modelli computerizzati comunemente usati dagli scienziati per stimare la grandezza del cambiamento climatico futuro, le scoperte di Lovejoy di fatto sono complementari a quelle del IPCC, dice. Il suo studio prevede, col 95% di sicurezza, che un raddoppio dei livelli di biossido di carbonio nell'atmosfera causerebbero un riscaldamento del clima fra i 2,5 e i 4,2°C. Questa forbice è più precisa – ma è in linea con – la previsione del IPCC secondo cui le temperature aumenterebbero da 1,5 a 4,5°C se le concentrazioni di CO2 raddoppiassero. “Abbiamo avuto una fluttuazione della temperatura media semplicemente enorme dal 1880 – nell'ordine di circa 0,9°C”, dice Lovejoy. “Questo studio mostra che le possibilità che questo sia causato da fluttuazioni naturali sono meno di una su cento ed è probabile che siano meno di una su mille”. “Mentre il rifiuto statistico di un'ipotesi generalmente non può essere usato per concludere la verità di qualsiasi alternativa specifica, in molti casi – compreso questo – il rifiuto di una aumenta grandemente la credibilità dell'altra”.

“Scaling fluctuation analysis and statistical hypothesis testing of anthropogenic warming”, S. Lovejoy, Climate Change, pubblicato online il 6 aprile 2014.

http://link.springer.com/search?query=10.1007%2Fs00382-014-2128-2

http://www.physics.mcgill.ca/~gang/eprints/eprintLovejoy/neweprint/Anthro.climate.dynamics.13.3.14.pdf