Gli effetti psicologici della percezione della gravità del cambiamento climatico sono sicuramente importanti, ma se ne sa poco e se ne parla anche poco. Ma come spiegare il diniego, e financo il disprezzo, di tanta gente di fronte al disastro che ci troviamo davanti? Forse, molte posizioni estreme sono semplicemente il risultato della paura. Troppo grande è l'impatto di quello che abbiamo di fronte, troppo spaventose le sue conseguenze. E allora, meglio negare, negare con forza, piuttosto che guardare in faccia gli eventi. Finché possiamo.
Su questo punto, ci racconta qualcosa il Dr. Outcherlony che ha lavorato per anni con l'accettazione della morte per i pazienti terminali. Non è una cosa tranquillizzante accostare il cambiamento climatico planetario alla morte fisica individuale, ma è inevitabile arrivati a un certo livello. E così, ecco queste riflessioni, intitolate
David Ouchterlony ha passato anni ad affrontare con calma la morte. La lezione di quella esperienza può aiutare a smorzare l'angoscia che prova adesso per il cambiamento climatico?
Di Tyrel Hamilton
Speciale di David Ouchterlony per “the Star”.
David Ouchterlony è un coroner (ufficiale medico legale) che ha passato 10 anni come medico per cure palliative al Centro Temmy Latner Centre per le Cure Palliative dell'Ospedale Mount Sinai. Qui mette a confronto la sua esperienza quotidiana con la sofferenza degli altri con lo stress emotivo che prova quando pensa al cambiamento climatico.
E' difficile per me separare i miei sentimenti su cattive notizie, sofferenza e morte che ho sviluppato nelle cure palliative da quelle che ho sviluppato come coroner. Ci sono medici che fanno seminari di divulgazione per identificare ed affrontare lo stress del mestiere medico. Non ho mai sentito il bisogno di iscrivermi ad uno di quei seminari. Non ho mai sentito che la mia esperienza coi pazienti morenti e il lutto delle famiglie mi abbia causato angoscia tale da trascinarla con me nella vita.
Dormo bene, mi tengo in forma, ho amici ed un matrimonio felice e rido un po' tutti i giorni. D'altra parte, devo riconoscere quasi ogni giorno che la morte è sempre intorno a me. Vedo corpi morti, parlo a membri di famiglie scioccate e/o in lutto sulla scena della morte o per telefono e scrivo i rapporti delle mie investigazioni. Quindi o molti più promemoria della morte della maggior parte delle persone, persino più della maggior parte dei medici. Come mi condiziona questo? E' difficile dirlo. Mi servirebbe un gemello per fare un confronto. Di sicuro ci sono momenti tristi e non di rado mi commuovo fino quasi a piangere, specialmente quando parlo coi genitori e sento espressioni di amore mentre affrontano la merte di neonati e bambini. Tuttavia questi momenti sono brevi e spesso dimenticati nell'impegno dell'investigazione. I cambiamenti che vedo in me stesso che potrebbero essere attribuiti a questo lavoro medico sono diversi. Mi viene più spesso ricordato il fatto che la morte è inevitabile, rispetto alla maggior parte della gente. Rimane da vedere accetterò di più la morte quando arriva la mia ora.
Su questo punto, ci racconta qualcosa il Dr. Outcherlony che ha lavorato per anni con l'accettazione della morte per i pazienti terminali. Non è una cosa tranquillizzante accostare il cambiamento climatico planetario alla morte fisica individuale, ma è inevitabile arrivati a un certo livello. E così, ecco queste riflessioni, intitolate
Il viaggio di un medico dalle cure palliative alla disperazione climatica
Da “the star”. Traduzione di MR (via Bodhi Paul Chefurka)David Ouchterlony ha passato anni ad affrontare con calma la morte. La lezione di quella esperienza può aiutare a smorzare l'angoscia che prova adesso per il cambiamento climatico?
Di Tyrel Hamilton
Speciale di David Ouchterlony per “the Star”.
David Ouchterlony è un coroner (ufficiale medico legale) che ha passato 10 anni come medico per cure palliative al Centro Temmy Latner Centre per le Cure Palliative dell'Ospedale Mount Sinai. Qui mette a confronto la sua esperienza quotidiana con la sofferenza degli altri con lo stress emotivo che prova quando pensa al cambiamento climatico.
E' difficile per me separare i miei sentimenti su cattive notizie, sofferenza e morte che ho sviluppato nelle cure palliative da quelle che ho sviluppato come coroner. Ci sono medici che fanno seminari di divulgazione per identificare ed affrontare lo stress del mestiere medico. Non ho mai sentito il bisogno di iscrivermi ad uno di quei seminari. Non ho mai sentito che la mia esperienza coi pazienti morenti e il lutto delle famiglie mi abbia causato angoscia tale da trascinarla con me nella vita.
Dormo bene, mi tengo in forma, ho amici ed un matrimonio felice e rido un po' tutti i giorni. D'altra parte, devo riconoscere quasi ogni giorno che la morte è sempre intorno a me. Vedo corpi morti, parlo a membri di famiglie scioccate e/o in lutto sulla scena della morte o per telefono e scrivo i rapporti delle mie investigazioni. Quindi o molti più promemoria della morte della maggior parte delle persone, persino più della maggior parte dei medici. Come mi condiziona questo? E' difficile dirlo. Mi servirebbe un gemello per fare un confronto. Di sicuro ci sono momenti tristi e non di rado mi commuovo fino quasi a piangere, specialmente quando parlo coi genitori e sento espressioni di amore mentre affrontano la merte di neonati e bambini. Tuttavia questi momenti sono brevi e spesso dimenticati nell'impegno dell'investigazione. I cambiamenti che vedo in me stesso che potrebbero essere attribuiti a questo lavoro medico sono diversi. Mi viene più spesso ricordato il fatto che la morte è inevitabile, rispetto alla maggior parte della gente. Rimane da vedere accetterò di più la morte quando arriva la mia ora.