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mercoledì 4 giugno 2014

Europa: dove troveremo il gas che ci serve?

DaThe Oil Crash”.  27 Maggio 2014
Traduzione di MR

Da notare, fra le altre cose, come in questo post Antonio Turiel nota come anche il governo spagnolo stia utilizzando trucchi statistici per far credere che il PIL sia in aumento o che cresca più rapidamente, come ho discusso in un mio post  per quanto riguarda l'Italia (U.B.)


Di Antonio Turiel

Cari lettori,

l'Unione Europea  si trova ad un crocevia storico. Alle recenti elezioni del Parlamento Europeo, la maggioranza dei partiti al Governo o con possibilità di esserci hanno subito una considerevole battuta d'arresto da parte degli elettori, mentre opzioni più radicali si stanno facendo strada. La sbandierata ripresa economica sta lì a dimostrare che non si trattava di altro che di un miraggio e specialmente in Spagna, dove un'opportuna adulterazione delle statistiche ha permesso di far credere che il PIL stesse recuperando con vigore mentre in realtà il consumo interno crolla, la produzione industriale non sta risalendo e il bilancio commerciale peggiora mese dopo mese (le esportazioni non sono più il tanto applaudito “motore economico della Spagna”, visto che chiaramente dagli inizi dell'anno le importazioni le superano in valore economico). Ma molto oltre le frontiere dell'Europa alcuni racconti eventi recenti strangoleranno ancora di più la capacità economica del Vecchio Continente nei prossimi anni e decenni con conseguenze politiche e sociali che non si ha ancora il coraggio di discutere.

La prima di queste notizie è il recente annuncio della firma di un accordo storico fra la compagnia russa Gazprom (protetta dal governo russo) e la compagnia cinese CNCP (controllata dal governo di quel paese) secondo il quale la Gazprom si impegna a fornire 38 miliardi di metri cubi (in unità americane sarebbero 1,3 trilioni di piedi cubici) di gas naturale all'anno a CNPC a partire dal 2018 per 30 anni. L'Unione Europea ha importato nel 2012 ha importato 14 trilioni di piedi cubici di gas naturale, dei quali circa un terzo (34%) provenienti dalla Russia, cioè 4,76 trilioni di piedi cubici, per cui l'accordo russo-cinese rappresenta circa il 27% della fornitura annuale di gas russo all'Europa. E' chiaro che per l'Unione Europea è emerso un concorrente importante per il gas naturale russo. Per mettere le cose in una migliore prospettiva, guardate il seguente grafico di produzione di gas naturale russo, preso come sempre dal sito web Flussi di Energia ed elaborato con dati dell'annuario del 2012 della BP:


La Russia ha prodotto meno di 60 miliardi di piedi cubici di gas naturale al giorno, cioé, circa 21 trilioni di piedi cubici di gas naturale all'anno. La fornitura annuale corrente all'Unione Europea e quella prevista alla Cina rappresentano rispettivamente il 22% e il 6% della produzione annuale di gas della Russia, il che rende chiara l'importanza di queste transazioni e della mutua dipendenza economica fra Russia ed Unione Europea, nella quale la prima si trova in condizioni migliori per diminuire che non la seconda, soprattutto ora che il problema in Ucraina le ha allontanate. Ciò che preoccupa veramente nell'accordo fra russi e cinesi è la sua lunga durata, soprattutto se si tiene conto del fatto che la Russia sembra prossima a raggiungere il proprio picco interno del gas. Non è facile trovare previsioni sulla futura produzione di gas in Russia; l'unica stima più o meno affidabile che ho trovato è quella del rapporto dettagliato del 2013 dell'Energy Watch Group; da lì ho estratto questo grafico con la previsione di produzione di gas naturale in Russia.


Come si vede, il fatto di mantenere un plateau produttivo per i prossimi 15 anni dipende dal fatto che si sviluppino una serie di giacimenti già identificati (Kruzenshten, Shtokmanskoye, Tambey, Yamal e Mare di Barents); oltre non c'è nulla, per il momento, e sarà difficile che ci sarà qualcos'altro, tenendo conto che la Russia ha già cominciato a mettere in moto i suoi giacimenti in Siberia, i più lontani, da quasi 10 anni. I tassi annuali di declino della produzione di gas naturale dei diversi giacimenti, come si vede, sono molto alti, con una diminuzione tipica del 50% in soli 10 anni. Inoltre, come mostra la caduta del 2009 (un anno dopo il picco del prezzo del petrolio), la produzione è molto sensibile all'investimento ed ai prezzi molto alti. Quindi non sarebbe strano che intorno al 2035, con l'accordo russo-cinese ancora a metà della propria vita, la produzione di gas russo fosse la metà di adesso e verso la fine della sua scadenza giungesse ad essere solo un quarto della produzione attuale. Anche contando su una stagnazione del consumo europeo in questi tre decenni, in quel momento la Russia dovrebbe decidere se esportare tutto il suo gas alla UE o piuttosto fornirlo in quantità parzialmente ridotte e fornire il proprio vicino del sud. Con una recessione in corso e senza poter competere col gigante asiatico, è più che probabile che l'Europa abbia tutte le possibilità di perdere in questa situazione.

Potrebbe sembrare che i problemi che avrà l'Europa con la fornitura di gas si potrebbero risolvere affidandosi di più ad altri fornitori anche vicini geograficamente, in questo caso i paesi del Golfo Persico, che sono ricchi di gas e petrolio (in Spagna si alimenta l'errore della fornitura inesauribile dall'Algeria, mentre questo paese ha già chiaramente superato il proprio picco interno di gas e petrolio). A chi pensa questo risulterà pertanto sconcertante una notizia apparsa la scorsa settimana, secondo la quale nel Golfo Persico comincia a scarseggiare il gas. Il fatto è che il gas naturale, che è stato disprezzato per anni in una zona con tanta abbondanza di petrolio, ora comincia ed essere molto ricercato perché risulta più redditizio per la produzione di elettricità e, sebbene se la notizia non lo dica, per lasciare più petrolio disponibile per l'esportazione, ora che la produzione di petrolio dell'OPEC è giunta ad un plateau dal qual non si salirà di nuovo. Ma risulta che per produrre gas naturale si deve fare un investimento in infrastrutture di stoccaggio e trasporto molto elevato, la qual cosa non è sempre facile da ammortizzare tenendo conto dei bassi prezzi del gas in confronto a quelli del petrolio (in parte perché il gas è meno versatile, più difficile da maneggiare e stoccare, più pericoloso, ecc.). In aggiunta, come riporta l'articolo, le grandi riserve di gas del Golfo Persico risultano avere un maggior contenuto di zolfo e pertanto esigono un trattamento maggiore per poter essere utilizzato. Tutto ciò si può riassumere in un modo semplice: questo gas ha un EROEI inferiore a quanto atteso, il che si traduce nel fatto che le presunte grandiose riserve di gas naturale della zona non sono, in senso netto, tanto grandiose come si presumeva (una cosa che agli economisti fa orrore comprendere). La conseguenza finale e reale di questa situazione è che il Golfo Persico, anziché essere un produttore netto di gas naturale, si sta dirigendo con passo deciso ad essere un importatore netto, per cui anziché alleviare i problemi dell'Europa, ne incrementa l'insicurezza.

E se l'Europa volesse guardare oltre Atlantico, le cose non vannomolto meglio. Non darò qui i dettagli delle ragioni per le quali è completamente assurdo pensare che gli Stati Uniti potranno esportare un giorno gas naturale in Europa; lo ha già fatto Gail Tverberg per me. Ma il fatto è che innanzitutto gli Stati Uniti avranno bisogno di aumentare le loro esportazioni di gas naturale nei prossimi anni, lasciando da parte il naufragio della bolla del fracking in atto, risulta che la EIA (che dipende dal Dipartimento per l'Energia degli Stati Uniti) stia falsificando i dati di produzione di gas naturale negli Stati Uniti, come viene spiegato in questo articolo, riassunto in questo grafico:


La fascia rossa rappresenta tutta la sovrastima di produzione di gas naturale. La cosa ironica è che la curva gialla si ottiene con i dati di produzione di ogni compagnia individualmente... che la stessa EIA rende pubblici! Come vedete, la EIA sta contribuendo a creare una falsa apparenza di abbondanza, ma l'inganno non si potrà mantenere per troppo tempo. Così non solo gli Stati Uniti non forniranno altro gas all'Europa, ma diventeranno degli ulteriori concorrenti per la preziosa risorsa.

Il gas naturale, eterna promessa di combustibile con minori emissioni di CO2, non è la soluzione a nessun problema, perché la sua disponibilità si trova già seriamente compromessa e lo sarà sempre di più negli anni a venire; non possiamo eludere il picco del gas, così come non possiamo eludere il picco del petrolio. Una politica energetica nazionale sensata dovrebbe tener conto di questo fattore, così come del tramonto del petrolio e del vicino picco dell'uranio, per preparare un vero piano di contingenza di fronte ad una transizione (non solo energetica, ma sistemica) che non può più attendere.

Saluti.
AMT

P. S.: La quarta notizia rilevante della settimana non ha a che fare col gas, ma col cosiddetto shale oil (il petrolio leggero che si estrae da rocce porose usando la tecnica del fracking). Risulta che recentemente il servizio geologico minerario degli Stati Uniti ha ribassato la sua stima delle riserve nella formazione di Monterey, California... di nientemeno che il 96%! Avete letto bene: le riserve inizialmente stimate in 15,5 miliardi di barili ora si dice che siano solo 600 milioni di barili. La cosa grave è che si stimava che la formazione di Monterey rappresentasse il 63% dello shale oil degli Stati Uniti, per cui le riserve nordamericane di shale oil oggi sono di un 60% inferiori a quello che erano la scorsa settimana... e questo finché non rivalutino il resto dei giacimenti. Il sogno ridicolo dell'indipendenza energetica degli Stati Uniti a tratti svanisce.

martedì 8 aprile 2014

L'assurdità delle esportazioni del gas naturale statunitense

Comunque, sono tutti talmente convinti che con la rivoluzione dello shale il gas sarà abbondante nei secoli dei secoli, che non c'è proprio verso di farli ragionare....  (UB)


Da “Our Finite World”. Traduzione di MR

Di Gail Tverberg

Quiz:

1. Quanto gas naturale stanno attualmente estraendo gli Stati Uniti?

(a) A malapena sufficiente per soddisfare i propri bisogni
(b) Abbastanza da permettere molte esportazioni
(c) Abbastanza da permettere un po' di esportazioni
(d) Gli Stati Uniti sono importatori di gas naturale

Risposta: (d) Gli Stati Uniti sono importatori di gas naturale e lo sono da molti anni. La EIA prevede che per il 2017 saremo finalmente in grado di soddisfare le nostre necessità di gas naturale.


Figura 1. Storia recente del gas naturale statunitense e previsione, basate sulla Panoramica della Prima Pubblicazione della Prospettiva Annuale sull'Energia della EIA del 2014

Infatti, quest'ultimo anno, con un inverno più freddo, abbiamo avuto il problema dell'eccessivo quantità di prelievo dai depositi.


Figura 2. Grafico della EIA che mostra il gas naturale in deposito, confrontato con la media su cinque anni, da Rapporto settimanale sui depositi di gas naturale.

Si discute persino del fatto che al livello basso di deposito e agli attuali tassi di produzione, potrebbe non essere possibile sostituire completamente il gas naturale nei depositi prima del prossimo autunno.

2. Quanto gas naturale pensano di esportare gli Stati Uniti?

(a) Una piccola quantità, meno del 5% di quanto viene attualmente prodotto.
(b) Circa il 20% di quanto viene attualmente prodotto.
(c) Circa il 40% di quanto viene attualmente prodotto.
(d) Oltre il 60% di quanto viene attualmente prodotto.

La risposta esatta è (d). Oltre il 60% di quanto viene attualmente prodotto. Se guardiamo le richieste di esportazioni di gas naturale trovate sul sito Web energy.Gov, scopriamo che le richieste per le esportazioni totalizzano 42 miliardi di piedi cubici al giorno (1 piede cubico = 0.028317 m³), gran parte delle quali sono state già approvate.* Questo in confronto alla produzione di gas naturale degli Stati Uniti del 2013 di 67 miliardi di piedi cubici al giorno. Infatti, se le compagnie che si sono presentate per le esportazioni costruissero gli impianti in, diciamo, 3 anni e venisse aumentata leggermente la produzione di gas naturale, potremmo essere lasciati con meno della metà dell'attuale produzione di gas naturale per il nostro uso interno.

*Questo è il mio calcolo della somma, uguale a 38,51 miliardi di piedi cubici al giorno per le richieste della Free Trade Association (e richieste combinate) e 3,25 per le richieste non a libero mercato.

3. Di quanto è previsto che cresca il fabbisogno di gas naturale degli Stati Uniti per il 2030?

a. Nessuna crescita
b. 12%
c. 50%
d. 150%

Se crediamo che alla EIA, ci si aspetta che il fabbisogno di gas naturale degli Stati Uniti sia crescita di solo il 12% fra il 2013 e il 2030 (risposta (b)). Per il 2040 ci si aspetta che il consumo di gas naturale sarà del 23% più alto che nel 2013. Questo è leggermente sorprendente per diverse ragioni. La prima; stiamo parlando di ridimensionare l'uso del carbone per fare elettricità ed usiamo quasi tanto carbone quanto gas naturale. Il gas naturale è un'alternativa al carbone per questo scopo. Inoltre, la EIA si aspetta che la produzione di petrolio degli Stati Uniti cominci a calare dal 2020 (Figura 3, sotto), quindi logicamente, potremmo volere usare il gas naturale anche come combustibile per il trasporto.


Figura 3. Edizione anticipata della previsione petrolifera della Panoramica Energetica Annuale degli Stati Uniti del 2014.

Attualmente usiamo più petrolio che gas naturale, quindi questo cambiamento potrebbe teoricamente portare ad un aumento dell'uso del gas naturale del 100% o più. Molti impianti nucleari che abbiamo ora in servizio dovranno essere sostituiti nei prossimi 20 anni. Se li sostituiamo col gas naturale anche in questo settore, questo spedirebbe ulteriormente l'uso del gas naturale da parte degli Stati Uniti. Quindi, le previsioni della EIA per il fabbisogno di gas naturale degli Stati Uniti appaiono essere un po' “leggere”.

4. Come si accorda la crescita di produzione di gas naturale con la crescita di altri combustibili degli Stati Uniti secondo la EIA?

(a) Il gas naturale è il solo combustibile che mostra una crescita
(b) Le rinnovabili crescono molto di più del gas naturale
(c) Tutti i combustibili stanno crescendo

La risposta è (a). Il gas naturale è il solo combustibile che mostra una crescita di produzione da adesso al 2040. La figura 4 sotto mostra il grafico della EIA dalla sua edizione anticipata della Panoramica Energetica Annuale che mostra la produzione attesa per tutti i tipi di combustibile.


Figura 4. Previsione di produzione per fonte degli Stati Uniti, dall'edizione anticipata della Panoramica Energetica Annuale della EIA del 2014.

Il gas naturale è praticamente la sola area di crescita, che cresce dal 31% dell'energia totale prodotta nel 2012 al 38% del totale della produzione energetica degli Stati Uniti del 2040. Le rinnovabili sono attese in crescita dal 11% al 12% del totale della produzione energetica degli Stati Uniti (probabilmente perché per la maggioranza è idroelettrico e questo non cresce gran ché). Tutti gli altri combustibili, compreso il petrolio, sono attesi in contrazione come percentuale della produzione totale di energia fra il 2012 e il 2040.

5. Qual è il percorso previsto dei prezzi del gas naturale?

(a) In lieve crescita
(b) In aumento rapido
(c) Dipende a chi chiedete

Dipende a chi chiedete: Risposta (c). Secondo la EIA, i prezzi del gas naturale dovrebbero rimanere molto bassi. La EIA fornisce una previsione dei prezzi del gas naturale per i produttori di elettricità, da cui possiamo stimare i prezzi stimati attesi alla bocca di pozzo (Figura 5).


Figura 5. Previsione della EIA dei prezzi del gas naturale usato per produrre elettricità dall'edizione anticipata della Panoramica Energetica Annuale della EIA del 2014, insieme alle mie previsioni di prezzi alla bocca di pozzo corrispondenti (quelle del 2011 e del 2012 sono le quantità reali, non delle previsioni).

In questa previsione, i prezzi alla bocca di pozzo rimangono al di sotto dei 5, 00 dollari fino al 2028. Le compagnie elettriche guardano a queste previsioni di prezzi bassi e ipotizzano di dover pianificare un aumento della produzione di elettricità da gas naturale.

La trappola – e la ragione di tutte le esportazioni di gas naturale – è che gran parte dei produttori di gas di scisto non possono produrre gas naturale ai recenti livelli di prezzo. Hanno bisogno di livelli di prezzi molto più alti per fare soldi col gas naturale. Vediamo un articolo dopo l'altro su questo tema: da Rivista del petrolio e del gas naturale; da Bloomberg; dal Financial Times. Il Wall Street Journal ha citato Rex Tillerson della Exxon che diceva “Stiamo perdendo tutti anche le mutande oggi. Non facciamo un soldo. E' tutto in rosso”.

Perché tutte queste esportazioni di gas naturale se non abbiamo tanto gas naturale e la parte del gas di scisto (che è la sola parte con molto potenziale di crescita) è così poco redditizia? La ragione di tutte queste esportazioni è quella di spingere in alto i prezzi che i produttori di gas di scisto possono ottenere per il loro gas. Questo deriva in parte dall'idea di alzare i prezzi negli Stati Uniti inviandone una parte eccessiva oltremare) e in parte cercando di avvantaggiarsi dei prezzi più alti in Europa e Giappone.


Figura 6. Confronto dei prezzi del gas naturale basato su dati del “Foglio Rosa” della Banca Mondiale.  Include anche il Foglio Rosa del prezzo mondiale del petrolio su basi analoghe.

Ci sono diversi trucchi in tutto questo. Buttare enormi quantità di gas naturale sul mercato mondiale dell'esportazione è probabile faccia precipitare il prezzo di vendita del gas naturale oltreoceano, proprio come buttare gas di scisto nei mercati statunitensi ha fatto precipitare i prezzi qui (e fuorviato alcune persone, facendo sembrare che la produzione di gas di scisto sia economica). La quantità di capacità di esportazione dl gas naturale che è in via di approvazione è enorme: 42 miliardi di piedi cubici al giorno. L'Unione Europea importa soltanto circa 30 miliardi di piedi cubici al giorno da tutte le fonti. Questa quantità non è aumentata dal 2005, anche se la produzione di gas naturale della UE è diminuita. Le importazioni del Giappone ammontavano a 12 miliardi di piedi cubici al giorno di gas naturale nel 2012, quelle della Cina a circa 4 miliardi di piedi cubici. Quindi, in teoria, se ci proviamo con molta forza, potrebbe esserci posto per dar via i 42 miliardi di piedi cubici al giorno di gas naturale – ma ci vorrebbe uno sforzo enorme.

Ci sono anche altri problemi coinvolti. I paesi che importano enormi quantità di gas naturale costoso non se la passano bene finanziariamente. Non saranno in grado di permettersi di importare molto altro gas naturale costoso. Infatti, una grande parte della ragione per cui non se la passano bene finanziariamente è perché pagano tanto per il gas (e il petrolio) che importano. Se gli Stati Uniti dovesse pagare quei prezzi alti per il gas naturale (anche se se lo produce da sé), non se la passerebbero tanto bene finanziariamente nemmeno loro. In particolare, le aziende che producono beni con l'elettricità da gas naturale costoso troveranno che i beni che producono non sono competitivi coi beni fatti con combustibili più economici (carbone, nucleare o idroelettrico) nel mercato mondiale. Questo è un problema, che il paese produca da solo il gas naturale costoso o che lo importi. Quindi il problema non è un problema di importazione del combustibile; è un problema di combustibile costoso.

Un altro problema è che con il gas di scisto siamo dei produttori cari. C'è molta produzione di gas naturale nel mondo, in particolare in Medio Oriente, che è più economica. Se aggiungiamo il nostro alto costo del gas di scisto all'alto costo dell'inviare via nave a lunga distanza il Gas Naturale Liquefatto (GNL) attraverso l'Atlantico o il Pacifico, saremo sicuramente i produttori più cari. Altri produttori con costi inferiori (anche produttori di gas di scisto locali) possono tagliare i nostri prezzi. Così al massimo quelli che spediranno oltremare il GNL è probabile che facciano profitti mediocri. E sembrerebbe esserci una grande tentazione di creare problemi, di incoraggiare l'Europa a comprare le nostre esportazioni di gas naturale, piuttosto che quelle della Russia. Naturalmente, la nostra capacità di fornire questo gas naturale non è del tutto chiara. Costituisce una bella storia con un bel po' di “se” coinvolti: “Se possiamo realmente estrarre questo gas naturale. Se il prezzo può davvero salire e rimanere alto. Se si può aspettare abbastanza a lungo”. La storia fa sembrare gli Stati Uniti più ricchi e potenti di quanto siano realmente. Possiamo persino fingere di offrire aiuto all'Ucraina. Forse la conseguenza migliore sarebbe se praticamente niente di questa capacità di esportazione del gas naturale venga mai costituita – approvazione o non approvazione. Se è davvero possibile tirar fuori il gas naturale, ne abbiamo bisogno qui, piuttosto. Oppure lasciatelo nel sottosuolo.