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mercoledì 27 gennaio 2010

Il giorno della memoria: Shoah e Porrajmos



Kevin e Rusat del campo Rom di Sesto Fiorentino, impegnati al computer. Stanno imparando a navigare in Internet.


Nel giorno della memoria, ricordiamo la Shoah e tutte le altre stragi di popoli del passato. Ricordiamo anche il "Porrajmos" ("il divorare") detto anche "Kali Tras" ("il terrore nero"); la strage dei popoli Rom e Sinti nei campi di concentramento in Europa al tempo del Nazismo. Le stime vanno dai 200.000 al milione e mezzo di persone sterminate nei campi di concentramento.


Oggi, i Rom e i Sinti non hanno trovato ancora una loro collocazione nella società Europea e, purtroppo, certe cose che abbiamo sentito di recente ci ricordano il tempo del Porrajmos. Ma i tempi stanno cambiando. Come vedete nella foto; i giovani Rom non sono più nomadi, ma ragazzi che vanno a scuola e usano il computer. Si può sperare che le cose cambino per il meglio.



domenica 10 gennaio 2010

Perché i Rom hanno tanti figli?




Un bel gruppetto di piccoli Rom fotografati mentre guardano la televisione nel campo di Sesto Fiorentino il giorno del Natale ortodosso, il 7 Gennaio 2010. Questi bambini sono allegri, intelligenti e in buona salute. Vanno tutti a scuola con risultati discreti.


Più conosci il mondo dei Rom, più ti sembra di fare un viaggio indietro nel tempo; di ritornare all'epoca dei nostri nonni e bisnonni. Se poi penso che una delle mie nonne ha avuto quattro figli e l'altra sei, non mi stupisce troppo che le famiglie Rom che conosco abbiano tutte almeno quattro figli; alcune cinque, e alcune anche sei (mi dicono che ce ne sono anche che ne hanno di più). Il campo Rom, fuori dall'orario scolastico, è pieno di bambini allegri e rumorosi che scorrazzano dappertutto. E' una visione alla quale non siamo abituati in una società come la nostra dove i bambini sono diventati rari.

Perché i Rom fanno tanti figli? Un motivo è una legislazione del tutto assurda che fa si che l'immigrato senza figli sia penalizzato rispetto a uno che ne ha. Ma il motivo più importante è un altro ed è che effettivamente la società Rom somiglia molto di più alla società contadina di una volta che alla nostra società industriale e, ormai, post-industriale. Un tempo, i Rom avevano trovato una loro nicchia economica in cui fornivano certi servizi ai contadini; metallurgia, cavalli e intrattenimento, che evidentemente si gestivano meglio in termini itineranti (o nomadici, se volete) che stanziali. Sparita la società contadina, i Rom non sono riusciti più ad adattarsi se non con espedienti; bloccati da barriere linguistiche, legali e culturali. La loro società è rimasta cristallizzata com'era al tempo dei contadini; un vero fossile (sociale) vivente.

Per noi, la vita ruota intorno a certe cose: il nostro lavoro, la nostra casa, i nostri risparmi, la nostra pensione. Sono cose che diamo per scontate anche se, forse, non lo sono poi così tanto. Per i Rom, la vita è molto più incerta: il lavoro è saltuario, se c'è; la casa è una baracca di legno; i risparmi sono quel poco che tengono sotto il materasso e la pensione... quale pensione? I queste condizioni, per un uomo e una donna, la famiglia è un isola in un mare in tempesta. Un posto dove trovare rifugio, risorse, e sostegno. Non è la famiglia dei caroselli: è una famiglia estesa come usava, appunto, nella società contadina. E, se non hai speranza di una pensione dallo stato, la tua sola possibilità di una vecchiaia tranquilla sta nei tuoi figli.

E' un modo di vedere le cose che è stato molto comune nel passato e lo è tuttora in molti paesi. Ma la tendenza delle società industriali e di passare quella che si chiama la "transizione demografica" che ci porta all'attuale situazione. In Italia siamo oggi a circa 1,4 figli per donna. Per i Rom, non ci sono statistiche attendibili, ma certamente è un numero molto più alto. Non che i tanti bambini dei Rom cambino qualcosa alle tendenze della popolazione italiana: i Rom sono soltanto 150.000, circa, in tutta Italia. Ma, certamente, è per il loro stesso bene che i Rom devono cercare di stabilizzare la loro popolazione in un paese già abbastanza sovrappopolato. In sostanza, devono passare anche loro attraverso la transizione demografica e, per fortuna, ci sono sintomi evidenti che è proprio quello che sta avvenendo.

Tutto cambia, e anche la società dei Rom sta cambiando. Molte ragazze Rom dicono chiaramente che non hanno nessuna intenzione di passare la loro vita a fare figli e a ramazzare la casa. C'è poi una cosa che favorisce la transizione: la scolarizzazione dei ragazzi e - soprattutto - delle ragazze. In tutto il mondo, si sa che il modo migliore per ridurre la pressione demografica sta nel dare un'istruzione alle donne. Questo è quello che sta succedendo: i giovani e le giovani Rom stanno ricevendo un'istruzione che i loro padri e i loro nonni non hanno mai avuto.

Abbiamo fatto la cosa giusta, perlomeno in Toscana, mandando i bambini Rom a scuola; alle volte anche forzandoli nonostante delle situazioni familiari che lo rendevano difficile; soprattutto per via della secolare tradizione che voleva che le ragazze non andassero a scuola. Nella media, i bambini Rom stanno facendo benino a scuola. Se continuiamo con questa politica, i Rom passeranno rapidamente la loro transizione demografica e daremo a questi ragazzi, da adulti la possibilità di dare un contributo utile alla società e a loro stessi. 

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Quando si parla di bambini Rom, vengono sempre fuori le solite leggende. Quella dei Rom che "rapiscono in bambini" è una sulla quale credo non vale la pena nemmeno di soffermarci: ne hanno già tanti, cosa se ne farebbero di altri ancora? Più antipatica è la leggenda che i Rom addestrino i loro figli a diventare piccoli ladri. Ora, non è che fra i Rom manchino situazioni umane e sociali disperate; povertà estrema, alcolismo, droga, eccetera. In queste condizioni è chiaro che i bambini ne risentono; possono diventare (e diventano) dei piccoli criminali. Questo non vuol dire che la cultura dei Rom incoraggi il furto e il crimine. Assolutamente no; come in tutte le culture contadine, fra i Rom si enfatizzano virtù come l'onestà, l'integrità, il lavoro e l'amicizia. Questo è quello che si insegna ai bambini nelle famiglie Rom e nessuno al mondo vorrebbe educare il proprio figlio a diventare un ladro o un criminale. 

sabato 26 dicembre 2009

Natale con i Rom



Dal più piccolo alla più grande: Rocco, Martin, Rusat e Naomi in una foto del giorno di Santo Stefano 2009 a casa loro nel campo Rom di Sesto Fiorentino. La loro famiglia è di religione ortodossa, quindi non festeggiano il natale il 25 Dicembre ma il 7 Gennaio. Il Natale cattolico è comunque un giorno di festa anche per questi bambini: allegri, simpatici e molto vivaci.