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venerdì 20 maggio 2022

Costruttori di nicchie e di mondi


Un post di Fabio Vomiero

Non occorre chiamare in causa degli astrusi discorsi filosofici e nemmeno le diverse interpretazioni più o meno realistiche della meccanica quantistica per poter affermare con una certa ragionevolezza che, al di fuori della nostra singolarità di esseri soggettivi, esiste certamente una qualche realtà, o meglio, un mondo fisico che possiamo in qualche modo percepire, conoscere e rappresentare.

Un mondo che peraltro, quando viene inteso semplicemente come ambiente fisico che ci circonda, costituisce notoriamente anche il principale driver del cambiamento evolutivo delle specie, le quali reagiscono ai suoi continui mutamenti mettendo in atto quel noto processo biologico universale chiamato "adattamento".

La cosa interessante, però, è che gli organismi non soltanto si adattano all'ambiente, ma possono essi stessi contribuire a modificarlo e a ri-costruirlo in modi diversi a seconda delle loro necessità strutturali e funzionali, formando in alcuni casi delle relazioni dinamiche così strette tra organismo e ambiente tali da poter essere considerate nello stesso modello descrittivo di cambiamento evolutivo.

Questa possibilità di formazione di una nuova unità sistemica evolutiva organismo-ambiente è contemplata oggi in quella rivisitazione dell'attuale teoria dell'evoluzione che dovrebbe essere la "Sintesi Estesa" ed è descritta in particolare dalla "Teoria della costruzione di nicchia" ¹. Di solito questo processo viene formalizzato da un sistema di due equazioni differenziali in cui il cambiamento dell'ambiente rilevante per l'organismo dipende ora sia dallo stato dell'ambiente, sia dall'azione modificante operata dall'organismo stesso (nicchia ecologica).

Ci sono moltissimi esempi in natura che rappresentano bene la costruzione della nicchia, i nidi, le tane, le strutture protettive di vario genere, le dighe dei castori, oppure i vari casi di piante e di altre forme vegetali o batteriche, in grado di modificare anche il regime idrico e trofico dei suoli e persino le concentrazioni dei gas atmosferici.

A questo punto diventa del tutto ovvia e banale la logica implicazione, sulla quale è pertanto inutile soffermarsi, che richiama inevitabilmente le disastrose conseguenze ecologiche tipiche di una costruzione di nicchia umana evidentemente autopoietica e fuori controllo.

Ma questo interessante schema teorico, che riesce a legare insieme in uno stesso modello evolutivo un organismo o una specie con il suo ambiente, può tornarci però utile anche quando vogliamo provare a estendere il discorso e spostarci dalle scienze biologiche alle scienze sociali e persino alla fisica teorica. Per esempio, non si può non notare che la specie umana essendo la specie in assoluto più plasmata dall'evoluzione culturale, che si è prepotentemente sovrapposta a quella biologica, non costruisce soltanto delle nicchie ecologiche e fisiche, ma, analogamente, crea continuamente anche delle nicchie intellettuali, concettuali, comportamentali e sociali.

Ciò significa che se anche siamo tutti d'accordo nel riconoscere che esiste certamente un mondo fisico al di fuori di noi, il problema è che questo mondo non può essere percepito, conosciuto e descritto senza un sistema cognitivo che sia in grado di farlo ². Pertanto, in generale, il mondo come struttura univoca, oggettiva e onnicomprensiva pensata lì, senza una scelta osservazionale, non è oggetto di conoscenza. In un certo senso il mondo, dove tutto è interconnesso e niente si colloca al di fuori di una logica processuale ed evolutiva in cui anche noi stessi siamo "processi che osservano processi", deve essere "costruito"³ prima di essere conosciuto, e questa "costruzione" non può che dipendere dalle scelte possibili e plurali dell'osservatore ⁴.

Ma perchè dicevamo anche la fisica teorica... perchè per esempio la Meccanica Quantistica è abbastanza emblematica in questo senso. Esistono infatti almeno tre forme della teoria che sono equivalenti sotto il profilo formale (Heisemberg, Schrödinger e Dirac), ma che in realtà nascondono approcci, stili e mondi concettuali in realtà molto diversi tra di loro ⁵.

Ciò mostra quindi che in generale anche una teoria fisica, così come un'opera d'arte, non è soltanto un semplice formalismo granitico, asettico e astorico, ma è piuttosto rappresentata dal formalismo insieme alla sua interpretazione, la quale generalmente ne stabilisce anche le potenzialità descrittive e le modalità d'uso.

Lo stesso discorso vale per il dato (dal latino datum, dono, cosa data)... Non esistono dati che parlino da soli, perchè il dato è semplicemente un segnale con cui il mondo in qualche modo ci stimola, ma è spesso di poca utilità se non viene interpretato e rielaborato all'interno di un costrutto teorico o di una strategia conoscitiva che ne faccia acquisire forma e significato.

Quando noi studiamo un sistema complesso siamo costretti necessariamente a semplificarlo, a ridurlo e a isolarlo dal resto di una serie di processi interconnessi, se vogliamo riuscire a costruire dei modelli che possano essere in qualche modo utili a capire il sistema in generale e a cercare di predirne l'evoluzione di massima. Come studiosi e sperimentatori facciamo sempre, quindi, delle scelte più o meno arbitrarie, anche se consapevoli, su quali osservabili prendere in considerazione per costruire poi i nostri modelli e le nostre rappresentazioni ⁶.

Ebbene, da questi semplici ragionamenti possiamo allora dedurre logicamente che il nostro rapporto con il mondo, un po' come accade in un certo senso per le specie costruttrici di nicchia, non è mai neutro, ma piuttosto, in particolare nel nostro caso di specie culturale e intelligente per eccellenza, è sempre carico di teoria, di aspettativa, di background, di pregiudizio, di anticipazione concettuale, tutte manifestazioni espressive di quella ricchezza cognitiva che ci rende unici e così profondamente diversi da una semplice macchina di Turing (computer).

Ma se tutto questo è vero persino per la pratica scientifica, e attenzione perchè ciò non significa allora sposare delle forme ingenue di relativismo o di costruttivismo ⁷, che cosa dire invece del mondo, tipicamente soggettivo per definizione, delle arti e delle scienze sociali?

Perchè è proprio qui, in fondo, che si sviluppa principalmente il gioco complesso delle diverse narrazioni e rappresentazioni del mondo, nel bene e nel male, ed è sempre qui, ancora, che purtroppo prendono forma con estrema facilità, vista la particolare predisposizione sociobiologica umana, anche tutte le ideologie, le illusioni, le credenze, le fantasie, le filosofie, grazie alle quali può essere vero tutto e il contrario di tutto.

Una costellazione di nicchie culturali diversificate e cangianti in cui le soggettive e parziali scelte osservazionali conducono a descrizioni del mondo che, come possiamo facilmente rilevare e sperimentare quotidianamente, possono essere tra di loro anche incommensurabili.

Tutto lascia allora pensare che, a parte il mondo della scienza (quella vera e non la sua caricatura) in cui, per una questione di formazione e di metodo, è almeno diffusa una certa consapevolezza di queste problematiche epistemologiche, e infatti esistono delle procedure operative rigorose che mirano a gestirle, per il resto non è che si potrà fare poi molto.

Anche perchè, probabilmente, l'unica possibilità per tentare di fare avvicinare queste variegate "prospettive culturali", anzichè allontanarle, sarebbe proprio quella di rendere più scientifica l'immagine stessa del mondo e soprattutto la mente dei suoi osservatori, cosa che molti, per varie ragioni a loro volta non prive di venature ideologiche, non sarebbero comunque disposti a fare.



BIBLIOGRAFIA:

1 M. Ferraguti e C. Castellacci, Evoluzione. Modelli e processi, Pearson 2011

2 G.Vitiello, Dissipazione e coscienza, Atque,16, 1997

3 N.Goodman, Vedere e costruire il mondo, Laterza 2008

4 H.Maturana e F.Varela, Autocoscienza e realtà, Cortina 1993

5 L.Krauss, L'uomo dei quanti, Codice 2011

6 I.Licata, Complessità. Un'introduzione semplice, Di Renzo editore 2018

7 M.Galavotti e R.Campaner, Filosofia della scienza, Egea 2018