giovedì 22 settembre 2022

Votiamo? Boh, ma perché no?


Sono anni che non guardo un notiziario in TV. Quanto ai giornali, mi può occasionalmente capitare di dare una sbirciata alla prima pagina mentre prendo un caffé al bar. Credo che questo metodo di tenermi in contatto (o meglio, fuori dal contatto) con quelle cose che chiamiamo "notizie" abbia un buon effetto sulla mia salute mentale. 

Tuttavia, fra sbirciatine e qualche accenno sul Web, mi pare di capire che ci sono due cose di cui si discute animatamente sui media in questo periodo. Una è la morte di un'anziana signora in Inghilterra. Un'altra è il rumore prodotto da un gran numero di persone di aspetto non rassicurante che vorrebbero che noi mettessimo una crocetta su un particolare quadratino in una scheda, questa settimana. 

Per l'anziana signora inglese, le mie condoglianze. Il suo nome mi suona conosciuto, anche se non l'ho mai sentita esprimere pubblicamente qualcosa che trovassi anche minimamente interessante. Per la crocetta, beh, conosco il meccanismo di questa strana cosa che si chiama "elezioni." L'ho imparato qualche anno fa, quando ho partecipato a un dibattito sull'energia nucleare, a quel tempo una delle priorità del governo Berlusconi appena eletto. 

La cosa che ho imparato in quel dibattito non riguardava l'energia nucleare, ma la democrazia. Il rappresentante del governo che partecipava ha detto subito all'inizio che lui non era lì per dibattere niente. Era lì, ci ha detto, solo per spiegare ai cittadini italiani i vantaggi che avrebbero ottenuto dalle nuove centrali. Era scritto nel loro programma elettorale che le avrebbero costruite e quindi l'idea di costruirle non era in discussione. 

Non era assolutamente vero. Nel programma di Forza Italia c'era solo la vaga promessa di "partecipare a progetti di ricerca internazionali sull'energia nucleare". Uomo bianco con accento milanese parlava con lingua biforcuta. Ma anche se qualcuno glie lo avesse fatto notare, sicuramente avrebbe ribattuto che la frase nel programma andava "interpretata" o qualcosa del genere. 

Questo era prima di Fukushima. Quando è successo, mi è quasi dispiaciuto per lui, poveraccio. 

In ogni caso, sembra che il fatto di mettere una crocetta su una certa casellina su un foglio di carta vuol dire dare il potere a certi tizi dalla faccia per niente rassicurante di fare assolutamente quello che gli pare con in nostri soldi e con le nostre vite, con l'unica condizione che, anni dopo, i cittadini potrebbero decidere di mettere la crocetta su un'altra casellina. 

E allora? Beh, allora tutta la faccenda delle elezioni è un esercizio poco utile che poi ci porterà ad avere questi tizi in grado di fare tutto quello che gli pare solo perché potranno dire di essere stati eletti dal popolo. Una volta, l'imperatore era considerato un Dio vivente, non mi sembra che ci fosse gran differenza. 

Per cui, ho il massimo rispetto per quelli che hanno deciso di astenersi. Personalmente, tuttavia, siccome ci sono delle persone intelligenti e in gamba -- e che considero miei amici -- che si presentano nella lista di ISP (Italia Sovrana e Popolare), metterò la mia crocetta sulla loro casella. Se un amico ti chiede un piacere, è il minimo che puoi fare. Per loro, lo faccio volentieri, anche se non so se gli auguro veramente di essere eletti. Personalmente preferirei una tortura con dei tratti di corda. 

E quindi andiamo avanti. Da qualche parte prima o poi arriveremo. 

UB




 

sabato 17 settembre 2022

La Caccia alle Streghe e le tre Leggi dello Sterminio di Massa



Lo sterminio delle streghe è un punto oscuro nella storia d'Europa, che tendiamo a considerare come il risultato della diffusione di varie forme di superstizione. Ma, come sempre, le cose sono più complesse di quanto sembri a prima vista. La caccia alle streghe aveva un oscuro segreto: il fatto che uccidere le streghe era un buon affare per molte persone perché i beni delle vittime potevano essere confiscati. Lo potete vedere in questa illustrazione tratta dal libro "England's grievance found..." di Ralph Gardiner, 1655. Nota, a destra, la scena descritta nel testo come "Il cacciuatore di streghe prende i soldi per la sua opera."

Tradotto e riadattato da "The Seneca Effect" The Age of Exterminations (I): Who are the Typical Victims?


Se pensiamo alla storia delle cacce alle streghe del XVI-XVII secolo in Europa, l'impressione più comune è che la tipica strega fosse una vecchia megera che viveva in una capanna ai margini del villaggio, sola con un gatto nero.

Ma no, non era così. Forse questo tipo di persone marginali venivano occasionalmente uccise come streghe, ma non erano le vittime usuali. In realtà la caccia alle streghe aveva una forte componente monetaria e spesso veniva praticata con l'obiettivo di lucrare sulla confisca dei beni delle vittime. Non erano donne povere e indigenti ma, piuttosto, membri della classe mercantile in Europa, a quel tempo in crescita. 

L'aspetto redditizio della caccia alle streghe è stato spesso ignorato dagli storici, ma è stato rivalutato ed evidenziato negli ultimi tempi, ad esempio da Johannes Dillinger (2021) e da Shmakov e Petrov (2018). La lettura di entrambi gli articoli è altamente suggerita e fornisce una notevole ricchezza di dati sul meccanismo finanziario che ha portato alla caccia alle streghe. La caccia alle streghe non si faceva (o si faceva raramente) dove il governo non permetteva la confisca dei beni delle vittime. Uccidere le streghe, quindi, era una delle tante forme di rapina legalizzata nella storia.

È una storia affascinante che ha a che fare con la nascita del capitalismo in Europa. Durante il XVI e il XV secolo, l'Europa si stava spostando da un'economia agricola quasi pura a un'economia commerciale e industriale che prevedeva la formazione di una classe mercantile che si sarebbe impegnata in attività come il prestito di denaro, la produzione di medicinali, e altri servizi. Fu tra i membri di questa nuova classe che furono trovate le "streghe". L'aristocrazia terriera d'Europa trovò conveniente usare le tecniche di propaganda dell'epoca per sollevare la plebaglia contro questa nuova classe media e incorporarne i beni. È stata una lotta di classe che si è estinta solo quando la classe media è cresciuta a un livello di ricchezza e potere tale da poter rifiutare di essere vittimizzata. Un paio di secoli dopo, con la rivoluzione francese, fu il turno della classe mercantile di prendersi una meritata vendetta sulla nobiltà agraria, che fu sterminata in massa senza neanche bisogno di accusarli di stregoneria. 

La caccia alle streghe, quindi, era solo uno dei tanti casi in cui il trasferimento di ricchezza non era ottenuto dal commercio ma dallo sterminio. Possiamo trovare molti esempi nella storia in cui una popolazione in espansione ha invaso la terra di un'altra popolazione, l'ha sterminata (perlomeno i maschi) e si è presa la terra (e spesso le donne). Un caso particolare è quando lo sterminio viene effettuato contro persone che appartengono, almeno in teoria, alla stessa società degli sterminatori. La caccia alle streghe ne fu un esempio, ma la madre di tutti gli stermini fu quella degli ebrei in Germania durante il regime nazista. Le ragioni ideologiche della persecuzione degli ebrei erano prominenti nei media e nella storiografia successiva, ma il fattore che spinse lo sterminio fu che gli ebrei erano relativamente ricchi e che le loro proprietà potevano essere confiscate a beneficio degli sterminatori. Altrimenti, non si troverebbe una logica nelle azioni del governo tedesco che incoraggiava lo sterminio di una categoria di persone che sarebbe stata utile allo sforzo bellico (gli ebrei tedeschi avevano combattuto per la Germania durante la prima guerra mondiale). Ma, chiaramente, lo sterminio portava un beneficio economico immediato agli sterminatori. 

Ci sono altri esempi di questo tipo, tra cui lo sterminio dei Catari europei (una setta cristiana) in Europa (1209-1229 d.C.), quello degli Armeni all'inizio del XX secolo, i Ruandesi, i Cambogiani e molti altri . L'ultimo caso è l'accusa fatta in questo periodo al governo cinese di sterminare gli Uiguri, una popolazione che vive nello Xinjiang, una provincia nord-occidentale della Cina. Senza entrare nei dettagli, possiamo dire che tutti questi stermini hanno diversi punti in comune.

1. Un sottogruppo relativamente ricco della società che può essere identificato da tratti fisici, linguistici o culturali, sufficientemente ampio da dare un buon reddito se sconfitto e depredato dei suoi beni.

2. Una situazione economica, sociale o militare difficile che porta i gruppi dominanti a cercare nuove risorse.

3. La mancanza di efficaci capacità di difesa militare da parte del sottogruppo.

Se queste condizioni sono verificate, è forte la tentazione per un governo o per un potente gruppo politico di sfruttare la situazione convincendo le persone che il sottogruppo è composto da persone malvagie: rubano i bambini, ti lanciano incantesimi, mangiano cose disgustose, puzzano, qualunque cosa. Dopo una campagna propagandistica sufficientemente intensa, si può passare all'eliminazione fisica della categoria e i loro beni possono essere confiscati.

È successo così tante volte nella storia che è impensabile che non accada più. Non c'è dubbio che siamo in un momento difficile, sia economicamente che militarmente. Quindi, per le élite è forte la tentazione di identificare uno o più sottogruppi da sterminare e derubare dei loro beni. Chi potrebbero essere le prossime vittime?

La domanda è interessante, e lascio la risposta ai lettori di questo blog. (ne riparleremo in un prossimo post).



venerdì 9 settembre 2022

L'era dei massacri- IX: come crearsi il proprio stato



Il "Chushingura" (忠臣蔵)  è una versione romanzata della storia dei 47 ronin giapponesi che hanno scelto di vendicare la morte del loro padrone, anche a costo della loro vita. L'evento avvenne nel 1701 a Edo  (sopra, un'interpretazione di Utagawa Hiroshige). Gran parte del valore emotivo del Chushingura deriva dal contrasto tra i ronin, che vedevano il mondo in termini di onore personale, e il governo, che vedeva solo le leggi e la loro rigida applicazione. Sarebbe possibile contrastare il predominio dello stato creando nuovi tipi di strutture sociali, magari diversi tipi di stati, che replichino alcune delle caratteristiche delle antiche associazioni basate sull'onore? Non è un compito facile, certo, ma le cose cambiano sempre e il futuro potrebbe riservare grandi sorprese.    

Tradotto da "The Seneca Effect"


Gli stati sono le macchine per uccidere più spietate mai create nella storia dell'umanità. 
Sono gestiti da entità chiamate "governi" che rivendicano il diritto di sequestrare la tua proprietà, costringerti a parlare una lingua specifica, bombardare intere popolazioni, mandarti a morire in una trincea umida in montagna e molto altro ancora. Certo, puoi sempre dirgli che sei scontento di quello che stanno facendo e che, un giorno, li punirai segnando una croce su un certo simbolo su un pezzo di carta chiamato scheda elettorale. E così avranno quello che si meritano. Di sicuro. 


Una volta, c'era la possibilità di andarsene. Gruppi di persone motivate potevano defilarsi dalla banda di assassini psicopatici che affermavano di essere i loro padroni e stabilirsi da qualche altra parte per creare un nuovo stato. In passato lo avevano fatto i Padri Pellegrini e in seguito i Mormoni. Non sempre funzionava bene, ma almeno era una possibilità. Ma ora, ovviamente, in quale parte del mondo potresti rifugiarti? Gli unici luoghi teoricamente liberi dalla giurisdizione di qualche stato sono isolette remote o le piattaforme petrolifere abbandonate. Sembrerebbe non esserci speranza. Eppure, potrebbero esserci dei modi se pensiamo fuori dagli schemi. 

Primo, cos'è esattamente uno stato? Nella versione moderna, uno stato è definito dalla terra che controlla: i suoi confini. Ma ciò che tiene davvero unito lo stato è il suo controllo sul denaro. Lo stato emette denaro (in realtà, lo fanno le banche centrali, autorizzando anche le banche ordinarie a fare lo stesso. Ma è comunque tutto sotto il controllo statale). Poi, lo stato si riprende il denaro che ha emesso sotto forma di tasse, multe e altre forme di estorsione. È questo circolo vizioso che mantiene i cittadini legati allo stato in una relazione che possiamo solo definire una versione soft della schiavitù (forse nemmeno così soft). Hai bisogno di soldi per sopravvivere e l'unico modo per ottenerli è obbedire allo stato. Negli ultimi tempi, abbiamo visto gli stati muoversi direttamente per sequestrare i conti bancari di quei cittadini ritenuti colpevoli di dissenso. Era un modo per sottolineare che i cittadini non possiedono realmente i soldi che credono di possedere. Tutti i soldi appartengono allo Stato. (*)

A causa dell'enorme potere del denaro, tutto ciò che si trova all'interno dei confini di uno stato è assolutamente, completamente e irreversibilmente sotto il controllo dello stato. Fuori c'è un altro stato, altrettanto assolutista, sospettoso, paranoico e governato dallo stesso tipo di psicopatici assassini. Se sei figlio/a di cittadini di un certo stato, sei per definizione schiavo del governo di quello stato. Si chiama " ius sanguinis ". Alcuni stati applicano lo ius soli, che afferma che i cittadini sono quelle persone nate all'interno del confine dello stato. Non cambia nulla rispetto al fatto che non hai scelta. 

Ma non è sempre stato così. Nei tempi antichi, il tuo posto nella società non era definito da confini fisici e nemmeno dal denaro, ma dalla tua fedeltà a un signore al quale avevi giurato fedeltà. Una promessa di fedeltà non era uno scherzo. Implicava un profondo legame di obblighi reciproci basati sull'onore personale. Per rendersi conto di quanto possa essere profondo quel legame, basti pensare alla storia dei quarantasette ronin giapponesi , che presero come missione quella di vendicare la morte del loro signore. La loro azione è stata una sfida diretta al potere dello stato giapponese, che ha reagito condannandoli tutti a morte.

A differenza della moderna cittadinanza in uno stato, la fedeltà era, entro certi limiti, una scelta. Il tuo "stato" era dove si trovava il tuo signore, indipendentemente dai confini fissi. Potete vedere un'eco di questi antichi usi nel romanzo " Dune " di Frank Herbert. È quando l'Imperatore ordina alla casa degli Atreidi di lasciare i loro possedimenti sul pianeta Caledon e di trasferirsi ad Arrakis. I seguaci degli Atreidi non sono legati a Caledon, si spostano tutti con i loro signori ad Arrakis.

Per qualche ragione, molto probabilmente a causa della pervasiva corruzione portata dal denaro, l'idea di giurare fedeltà a una casata nobile è del tutto fuori moda, al giorno d'oggi. Ma le cose cambiano continuamente. Gli stati sono diventati tali mostruosità che molte persone stanno ragionando per sostituirli con qualcos'altro o, almeno, per renderli un po' più flessibili, meno violenti e assetati di sangue. Ed ecco che arriva una possibilità: il Metaverso .   

So che, per molti di noi, il termine "Metaverso" è quasi la stessa cosa della schiavitù da parte di uno stato totalitario. Ma quando appare una nuova tecnologia, non si sa mai come potrebbe evolversi e a cosa potrebbe portare. Su questo argomento, ho avuto un lampo di comprensione quando ho letto l'articolo "Virtual Reality and the Network State " di Ryan Matters, appena apparso su "Off Guardian". Assolutamente da leggere. Consentitemi di riportare qui alcuni dei punti che Matters fa, citando il suo post. 

Il termine "metaverso" è stato utilizzato per la prima volta dal futurista e scrittore di fantascienza Neal Stephenson nel suo libro Snow Crash del 1992 per descrivere una realtà virtuale 3D "teorica" ​​che la gente comune potrebbe occupare. ....

Uno sguardo più approfondito al lavoro di Stephenson rivela alcuni temi interessanti, poiché l'elenco degli argomenti esplorati nei suoi libri si legge come l'agenda dell'incontro di una sessione a porte chiuse a Davos; cambiamenti climatici, pandemie globali, guerra biologica, nanotecnologie, geoingegneria, robotica, crittografia, realtà virtuale, l'elenco potrebbe continuare.
In effetti, non solo Stephenson ha scritto del "metaverso" prima che diventasse una cosa, ma alcune persone attribuiscono persino al suo libro Cryptonomicon del 1999 il merito di aver abbozzato le basi del concetto di criptovaluta!

Come alcuni scrittori di fantascienza prima di lui, Stephenson è chiaramente al corrente di più di quanto lascia intendere. E i suoi stretti rapporti con tecnocrati miliardari come Bezos e Gates alimentano solo i miei sospetti sul fatto che non sia semplicemente un romanziere con una buona immaginazione e una straordinaria abilità nel prevedere il futuro.

Ma ahimè, dobbiamo tornare all'argomento in questione: il metaverso, un mondo virtuale in cui
puoi occuparti di molte delle interazioni e degli eventi quotidiani della tua vita quotidiana, nella forma del tuo avatar. Questa forma può essere un essere umano, animale o qualcosa di più astratto con il suo aspetto personalizzabile.
Sì, è giusto. Puoi essere quello che vuoi essere. Il tuo avatar (una parola resa popolare da Stephenson!) Potrebbe essere un ragazzo, una ragazza, un cane, un bufalo, un tostapane - qualsiasi cosa tu voglia!

Puoi quindi interagire con gli avatar di altre persone in questo mondo virtuale. Nel Metaverso puoi acquistare e vendere terreni, assistere a concerti e visitare musei, costruire una casa e altro ancora.

Come mostra il lavoro di Neal Stephenson, il "metaverso" non è un'idea nuova. Il concetto è stato gradualmente trapelato nella cultura tradizionale negli ultimi vent'anni e più. Basti pensare a videogiochi come Second Life e film come The Matrix o Ready Player One.

È stato solo l'anno scorso (2021) che Facebook si è rinominato "meta", posizionandosi per un futuro in cui giocherà un ruolo di primo piano nello sviluppo dell'infrastruttura per realizzare il metaverso.
Non sei ancora sicuro di come tutto questo sta insieme? Semplice: con un mondo virtuale come il "metaverso" arriva denaro virtuale e beni virtuali, ovvero criptovaluta e NFT. Senza criptovaluta, il metaverso non sarebbe possibile. (...)
A parte le implicazioni filosofiche e psicologiche del vivere la vita in una realtà virtuale, web3 porta con sé tutti i tipi di nuovi possibili futuri, alcuni dei quali potrebbero effettivamente essere un miglioramento del modo in cui la società funziona attualmente, con la sua dipendenza da banche centrali corrotte e infiltrati governi.

Il futurista ed ex CTO di Coinbase, Balaji Srinivasan, immagina un mondo in cui la blockchain ha consentito alle comunità online di "materializzarsi" nel mondo reale come stati indipendenti e sovrani. Chiama questo concetto lo "stato della rete" e lo definisce come segue:
Il Network State è una nazione digitale lanciata prima come comunità online prima di materializzarsi fisicamente sulla terraferma dopo aver raggiunto la massa critica.
In altre parole, lo “stato rete”, secondo Srinivasan, sarà la prossima versione dello stato nazione. Sostiene che, a causa della natura decentralizzata della blockchain, gli stati della rete inizieranno come comunità geograficamente decentralizzate, connesse tramite Internet.

Questa comunità sarà composta da persone normali che credono in una causa comune; sarà un gruppo capace di azione collettiva. Alla fine, la comunità inizierà a costruire la propria economia interna utilizzando la criptovaluta.

Ciò consentirà loro di iniziare a tenere incontri di persona nel mondo reale e alla fine di finanziare appartamenti, case e persino città per creare strutture di co-living e portare i membri della comunità digitale nel mondo reale.

La fase finale del processo prevede che la nuova comunità negozi il riconoscimento diplomatico dai governi preesistenti, aumentando la sovranità e diventando un vero e proprio stato rete.

Questo ci porta alla definizione più complessa del concetto di Srinivasan:
Uno stato di rete è una rete sociale con un'innovazione morale, un senso di coscienza nazionale, un fondatore riconosciuto, una capacità di azione collettiva, un livello di civiltà personale, una criptovaluta integrata, un governo consensuale limitato da uno smart contract sociale, un arcipelago di territori fisici finanziati in crowdfunding, una capitale virtuale e un censimento a catena che dimostra una popolazione, un reddito e un'impronta immobiliare abbastanza grandi da ottenere una certa misura di riconoscimento diplomatico.
La filosofia di Srinivasan è interessante e, nonostante sia un autoproclamato transumanista, potrebbe aver delineato un percorso realistico per ottenere l'indipendenza dallo stato mondiale controllato centralmente e sempre più autoritario.
È davvero possibile? Per lo meno, è una possibilità interessante. Se ci pensate, tutti gli stati sono virtuali. Lo stesso vale per il denaro: è un'entità puramente virtuale. Ora, il punto chiave di uno stato metaverso sarebbe una criptovaluta integrata basata sulla tecnologia blockchain. Esiste un interessante parallelismo tra il concetto di "onore" e quello di "blockchain". Il tuo onore è determinato principalmente da ciò che hai fatto in passato. Come ha osservato Massimo Decimo Meridio", ciò che fai nella vita, riecheggia nell'eternità ". È proprio come una blockchain che non può essere modificata una volta stabilita.

Naturalmente, come lo stato reale, il metastato non sarebbe solo virtuale: si estenderebbe nel mondo reale con entità reali. Potrebbe avere una polizia, leggi, immobili e altro ancora. Potrebbe persino avere un esercito nel mondo reale e impegnarsi in trattati diplomatici con altri meta stati o reali. La differenza principale è che gli stati virtuali non avrebbero confini. Coesisterebbero nelle stesse aree, anche se i loro cittadini potrebbero tendere a vivere in regioni specifiche. 

Non è così inverosimile come potrebbe sembrare a prima vista: l'idea fluttua nella memesfera. Ad esempio,  Neil Degrassse Tyson ha  proposto nel 2016 uno stato virtuale che ha chiamato " #Rationalia " la cui costituzione consisterebbe in un'unica riga "  Tutte le politiche devono essere basate sul peso delle prove. " Le reazioni sono state prevalentemente negative per diversi buoni motivi, principalmente perché l'idea di Tyson mancava dell'elemento fondamentale di un metastato, la criptovaluta integrata. Ma i metastati esistono già in una forma embrionale: sono chiamati "corporazioni". Più specificamente, sono " multinazionali." Ciò di cui hanno bisogno per diventare metastati a tutti gli effetti è la propria valuta. Sarebbe un piccolo passo per una società, ma un grande passo per l'umanità. Le aziende non sono estranee dall'emettere la propria valuta: vi ricordate la canzone di Merle Travis, " 16 ton"? Il protagonista della canzone dice che "deve la sua anima al negozio aziendale". Significa che l'azienda stava attuando un circuito valutario chiuso in cui gli stipendi dei lavoratori potevano essere spesi solo presso il negozio aziendale. In un certo senso, ha emesso la propria valuta. 

Se sopravviviamo al collasso globale e se gli stati tradizionali mantengono le loro abitudini malvagie, un giorno potremmo davvero scegliere di diventare cittadini di uno stato virtuale. Ci libererebbe dai mostri paranoici che ora governano il mondo? Chi lo sa? Il futuro ti sorprende sempre!

giovedì 1 settembre 2022

Piantare alberi serve veramente a qualcosa?





Dal "Fatto Quotidiano" del 2 Agosto 2022

Sembra che si stia concludendo questa caldissima estate con i temporali che hanno alleviato un po’ la siccità e il caldo afoso, perlomeno al Nord – ma causando anche, come al solito, dei grossi danni. Se questa è la tendenza per i prossimi anni, non siamo messi bene. Negli ultimi anni, è venuto di moda piantare alberi per evitare, o perlomeno mitigare, la siccità e i disastri correlati. Ma serve veramente a qualcosa? Oppure è soltanto un modo per i politici di farsi belli?

Per prima cosa, ci dobbiamo domandare se la siccità è legata al cambiamento climatico. Una correlazione diretta è difficile da stabilire, ma i modelli ci dicono che gli eventi estremi tendono ad aumentare in frequenza con il riscaldamento globale. Quello che sta succedendo è che piove di più in inverno, a volte con risultati catastrofici, mentre piove di meno in estate, con risultati altrettanto catastrofici in termini di siccità. Questo corrisponde a quello che abbiamo visto questa estate in Italia.

Quindi, la prima ricetta contro la siccità è contrastare il cambiamento climatico. Questo si può fare riducendo le emissioni di gas serra (principalmente il biossido di carbonio, CO2), ovvero smettendo di bruciare combustibili fossili. Ma per questo, comunque vada, ci vorrà tempo. Nel frattempo, gli alberi possono darci una mano?

Certamente piantare alberi dove prima non ce n’erano ha l’effetto di assorbire un po’ di carbonio dall’atmosfera, e questo riduce l’effetto riscaldante. Tenete conto, però, che una volta che l’albero è cresciuto, non assorbe più carbonio. Se poi viene tagliato per farci pellet per le stufe, allora siamo di nuovo al punto di prima, con il carbonio assorbito che ritorna nell’atmosfera.

Ma gli alberi hanno anche effetti sul clima che non dipendono dal biossido di carbonio. Non entro qui nel discorso dell’effetto che le foreste hanno sulla temperatura dell’atmosfera. E’ una storia molto complicata, ma ci sono buoni motivi per ritenere che l’effetto complessivo sia un raffreddamento, anche se è difficile quantificarlo.

A proposito della siccità, i contadini di una volta dicevano che gli alberi “portavano la pioggia”. Avevano ragione, anche se non sapevano perché. Anche qui, la storia è complicata, ma ha a che vedere con la “evapotraspirazione”, il meccanismo con cui gli alberi pompano acqua dalle radici alle foglie. Un effetto dell’evapotraspirazione è che le foreste rilasciano enormi quantità di vapore acqueo nell’atmosfera, che in certe condizioni può ritornare a terra sotto forma di pioggia. Non solo, ma gli alberi emettono anche composti organici che tendono a formare nuclei di condensazione che, anche loro, favoriscono la pioggia. Infine, la condensazione genera la cosiddetta “pompa biotica” che porta vapore acqueo dal mare alla terra. Anche questo effetto favorisce la pioggia.

Quindi, piantare alberi dovrebbe aiutarci contro la siccità. Ma c’è un problema: in Italia, la superficie forestata è raddoppiata negli ultimi 50 anni (vedi l’articolo recente di Agnoletti e altri). E allora perché abbiamo oggi un problema di siccità che non sembra esistesse nel passato? Su questo punto, ho interpellato la collega Anastassia Makarieva, esperta di clima e di fisica dell’atmosfera. Fra le altre cose è stata lei (insieme a Viktor Gorshkov) a sviluppare il concetto di “pompa biotica”, importantissimo per capire il funzionamento della biosfera. Dice Anastassia che “c’è una soglia di concentrazione di vapore acqueo necessaria per generare la pioggia. Se il vapore acqueo emesso dagli alberi non è sufficiente per generare la condensazione, quest’acqua è perduta inutilmente. E’ quello che succede con la maggior parte delle foreste italiane. Sono il risultato di una crescita disordinata in aree prima occupate dall’agricoltura. Sono delle ‘foreste bambine’ che traspirano in un regime sotto la soglia della condensazione, quindi non generano pioggia. Invece, le foreste naturali mature traspirano quando è necessario e riducono al minimo le fluttuazioni del ciclo dell’acqua, le ondate di calore, la siccità e le inondazioni”.

In sostanza, serve a poco piantare alberi più o meno a casaccio per combattere la siccità. Come sempre, le vere soluzioni non sono quelle più semplici, ma una volta capito come stanno le cose, ci possiamo lavorare sopra in molti modi. Uno dei più efficaci (anche se non il solo) è creare foreste mature e vitali che possano fare il loro mestiere di regolare le fluttuazioni del ciclo dell’acqua. Dopotutto, anche le “foreste bambine” prima o poi diventeranno grandi. Ma solo se le lasciamo crescere in pace.