Le mani di un anziano membro della mafia giapponese (gli "Yakuza"). Oltre ai tatuaggi, notate l'amputazione del dito mignolo. E' una delle tante forme di mutilazione rituale praticate nella società umana.
Fino a non molto tempo fa, esisteva in Giappone un'organizzazione criminale i cui membri andavano sotto il nome di Yakuza. Era molto simile alla nostra mafia, tanto è vero che viene spesso chiamata la "mafia giapponese." Gli Yakuza praticavano varie forme di mutilazione rituale, una delle quali era l'amputazione dell'ultima falange del dito mignolo. Lo descrive anche Fosco Maraini nel suo "Ore Giapponesi" (1958), raccontandoci che lui stesso si taglio il mignolo come protesta contro il governo Giapponese.
Tagliarsi una falange del mignolo è un buon esempio di una mutilazione rituale. Non è utile a niente, ma è visibile, è doloroso, ed è una prova di coraggio per chi lo fa. Quindi, è una testimonianza di appartenenza a un certo gruppo -- in questo caso gli Yakuza. Oggi, sono quasi spariti in Giappone e con loro le mani dal mignolo amputato. Ma le mutilazioni rituali in altre forme sono comuni in altre regioni del mondo.
Nella parte Ovest dell'Eurasia, ci sono due tipi di mutilazione rituale diffuse: la circoncisione maschile e l'infibulazione femminile. Per entrambe, si parla di possibili benefici sanitari ma su questo non esistono prove certe. Come nel caso dell'amputazione del mignolo, sono prove di appartenenza a un gruppo sociale o religioso. Come sappiamo, la circoncisione è obbligatoria per gli ebrei, è comune fra i musulmani, anche se non obbligatoria per motivi religiosi, meno comune ma non rara fra i cristiani. In Europa si parla di circa il 20% dei maschi circoncisi, una percentuale che sale a circa l'80% negli Stati Uniti.
Tutto sommato, la circoncisione non ha grandi effetti sul fisico del circonciso, ma per quanto riguarda l'infibulazione si parla di una vera e propria mutilazione che influisce pesantemente sulla sessualità della donna che la subisce. E' condannata dalla religione cristiana, non fa parte della tradizione ebraica ed è stata oggetto di Fatwa islamiche che la proibiscono. In molti stati, è esplicitamente proibita dalla legge.
Eppure, l'infibulazione resiste tenacemente in certe aree dove è un'antica tradizione, specialmente in Africa. E' difficile per noi occidentali rendersi conto del perché le donne in queste regioni spesso non la vedono come un'imposizione, ma come un motivo di orgoglio, una prova di maturità e di appartenenza alla società in cui vivono. In queste società, la donna non infibulata è considerata una reietta, una nemica da isolare e demonizzare. E' un meccanismo perverso che persiste nonostante i molti tentativi di eradicare la pratica.
Esistono, ed esistevano nel passato molte altre pratiche di mutilazione rituale che colpiscono sia uomini che donne. Si racconta che, un tempo, le amazzoni si amputassero una mammella per tirare meglio con l'arco. E' quasi certamente una leggenda. Anche se fosse vera, è improbabile che avrebbe migliorato la loro capacità di infilzare i nemici con le freccie. Se le Amazzoni (assumendo che siano mai esistite) lo facevano, era per la stessa ragione per la quale gli yakuza si tranciavano una falange del dito mignolo.
In Cina, si praticava fino a tempi recenti la legatura dei piedi delle bambine. Era una forma di mutilazione: una vera tortura giornaliera con conseguenze che duravano per tutta la vita. Da adulte, queste donne non erano in grado di camminare da sole. Per fortuna, oggi non si fa più, ma rimangono ancora in vita alcune anziane donne cinesi che hanno subito questa pratica in gioventù.
In Occidente, la prevalenza della visione cristiana a partire da Paolo di Tarso tendeva al rifiuto di ogni intervento irreversibile sul corpo umano. Ciononostante, forme minori di mutilazione sono rimaste diffuse, come quella di bucare il lobo delle orecchie per gli orecchini.
Più spesso, la mutilazione veniva eseguita con il supporto della "scienza." Un esempio era la rimozione delle tonsille dei bambini, come era venuto di moda fare negli anni 1970. Un'operazione che probabilmente non faceva gravi danni, ma la cui opportunità è quantomeno discutibile se eseguita su persone sane.
Molto peggiore è il caso della mastectomia radicale per la cura del tumore della mammella. Come descrive Siddharta Mukherjee nel suo libro "L'imperatore di tutte le malattie" (2010) era una terapia invasiva che in certi casi implicava "l'escissione completa di tutto il tessuto mammario, contenuto ascellare, rimozione del latissimus dorsi, muscoli pettorali maggiori e minori e dissezione dei linfonodi mammari interni". E tutto questo senza una vera ragione medica che la giustificasse. Il risultato era una mutilazione radicale e irreversibile che trasformava la donna in un'invalida per il resto della vita.
Nella nostra società, teoricamente razionale, potremmo pensare di esserci liberati da queste usanze che consideriamo superstizioni o perlomeno errori di valutazione di una scienza ancora imperfetta. Ma il meccanismo di "prova di appartenenza basata sulla sofferenza" è profondamente radicato nel nostro modo di pensare e tende a rispuntare fuori in un modo o nell'altro, con o senza giustificazioni mediche.
Pensiamo soltanto all'uso dei tatuaggi, considerato primitivo e barbarico in Occidente fino a qualche decennio fa, oggi diffusissimo fra i giovani. Tatuarsi è doloroso e quindi è una prova di coraggio per chi lo fa. E' anche irreversibile, cosicché rappresenta una prova di appartenenza definitiva a un certo gruppo sociale. Quindi non è sorprendente che si sia diffuso così rapidamente in una società che ai giovani da poco o niente, se non bastonate, reali o virtuali.
Inutile nasconderlo: sotto un'infarinatura di razionalità, la nostra mentalità è ancora quella del tempo in cui si bruciavano le streghe, secoli fa. E quando siamo sotto stress sociale, le tendenze ossessive e punitive vengono fuori facilmente e sono impossibili da fermare. Per fortuna, oggi le donne non sono costrette a tagliarsi una mammella per tirare meglio con l'arco (per ora) e gli uomini non sono costretti a tranciarsi il mignolo per mostrare il loro coraggio (per ora). Ma con lo stress a cui siamo sottoposti, chissà....
"gli uomini non sono costretti a tranciarsi il mignolo per mostrare il loro coraggio (per ora)"
RispondiEliminaSiamo costretti a tranciarci ben altro, senza lontanamente rendercene conto... mai il "processo educativo" (nel quale va compreso anche l'immane apparato pavloviano di premio/punizione della sempre piu' pervasiva legislazione ufficiale, quella tributaria compresa) e' stato tanto totalitario, interminabile ("l'educazione permanente" per noi e' un valore) e invasivo che nell'epoca attuale.
Cambiando argomento ma neanche tanto, visto che c'entra con lo stress e il disadattamento esistenziale, sto leggendo i libri di Daniel Quinn, scoperti veramente per caso. Strano che sia praticamente sconosciuto nel mondo ambientalista.
I suoi libri tranne i primi due piu' vecchi si trovano tradotti in italiano solo da volontari appassionati, e quindi solo in rete.
Egli fa delle ragionevoli ipotesi sul motivo per cui viviamo cosi' male nel mondo e trattiamo cosi' male il mondo, ed incolpa ad origine del degrado esistenziale la rivoluzione agricola e la serie di conseguenze organizzative che hanno determinato l'abbandono, se non la negazione, del modo di vita per il quale ci eravamo tutto sommato felicemente evoluti durante milioni di anni (lo comprova se non altro il fatto che i nostri antenati sono durati, e hanno tenuta accesa la fiammella della specie, per alcuni milioni di anni - la durata tipica delle specie).
Ben noto, quasi banale.
Cosi' come e' ben noto a qualsiasi antropologo che i residui popoli tribali, a differenza di noi "evoluti", sono felici.
Non da' ricette precise per venirne fuori, anzi in un certo senso considera il dare ricette precise per venirne fuori proprio l'espressione caratteristica dell'arroganza distruttrice della nostra civilta' a quel tempo originatesi da tutte le aree del mondo dove l'agricoltura si e' inizialmente imposta, gli agricoltori si sono imposti, come un meme assoluto e inarrestabile.
En passant, Quinn inquadra i miti descritti nella Genesi dell'antico testamento come testimonianza di quell'eta' di passaggio e della perdita relative all'abbandono dello stile di vita "paradisiaco" antecedente (anche qui niente di particolarmente originale, ci si arriva anche da soli col pensiero indipendente: nella bibbia, alla luce delle attuali conoscenze, e' scritto esplicitamente, quasi verbatim).
Molto interessante. Non dice niente che non sia scientificamente ben noto da tempo, solo ne evidenzia e analizza alcuni aspetti per una possibile visione interpretativa.
Forse puo' aiutare a capire perche' l'ambientalismo come lo conosciamo non funziona nel riportare il mondo su una traiettoria non autodistruttiva (il "green new deal", che gia' il riferimento storico e' un programma, spero abbia tolto ogni residua illusione in proposito).
firmato winston
Caro Winston, sulla questione dei popoli tribali "felici" rimane solo la versione letteraria del buon selvaggio tanto romanzata dalla letteratura europea romantica. Personalmente io in Amazonia ci sono stato e i tribali sarebbero più che felici di disporre di acqua corrente, luce elettrica e cure mediche, nenche le tradizionali scarnificazioni e simili sono così desiderate: per loro sono il simbolo dell'aver superato i riti dell'età adulta quindi di essere in grado di sopportare i dolor e le fatiche cheun adulto deve affrontare.
EliminaNel Giappone il taglio del mignolo è un segno dell'epoca Edo ed era la punizione per espellere un samurai dal suo ruolo, il mignolo era fondamentale per maneggiare la spada correttamente quindi privarne un samurai lo avrebbe prvato della funzione tipica del suo status. Il rito lo definiva quindi o come un Muzio Scevola che era disposto a sacrificare TUTTO o come un reietto senza onore, gli Yakuza usavano il rito come un espiazione di un errore secondo il primo significato...... un modo per recuperare l'onore! Sarebbe anche da notere come la stessa organizzazione usi i tatuaggi per definire i ranghi e le posizioni in maniera non dissimile dalle mafie dell'est europa (lì usano tatuaggi a sfondo religioso) ed esiste quindi un preciso codice "araldico" che và rispettato pena la morte (siccome i tatuaggi non si cancellano si cancella il tatauato).
I danni del mito del "buon selvaggio" sono perduranti, nessuno si chiede infatti se sia "felice" una vita di stenti con il perenne rischio di morire per l'infezione di un taglietto ed un aspettativa di vita più vicina ai 40 che ad altro e, dulcis in fundo, la certezza di vedere almeno un figlio morto (la moglie magari morta di parto è bonus)! Oggi però il "buon selvaggio" ha telefonino, aghi sterili per i tatuaggi, lidocaina per le scarnificazioni, pranzo e cena garantiti con un comodo PS per gli imprevisti e nonostante tutto sogna la felicità! Francesco ha rassunto bene la felicità e dove trovarla nella sua "Predica della Perfetta Letizia" (https://www.amicidilazzaro.it/index.php/predica-della-perfetta-letizia-san-francesco-dassisi/ )termine che trovo meno abusato di felicità e molto più veritiero.
Beh, però il mito del buon selvaggio aggiornato e corretto....
EliminaSto leggendo Humam kind di Rutger Bregman. Prossimo capitolo, appunto, il buon selvaggio.
Bregman sostiene, contro tutte le aspettative, che la natura umana sia benevola.
Pare ci siano anche evidenze scientifiche.
Sullo stesso tema si può leggere anche "il mutuo appoggio" di Kropotkin, scaricabile liberamente da "Anarcopedia". Mah, magari fosse vero.
Si spera.
Fuzzy
Daniel Quinn ha scritto dei libri bellissimi.
EliminaGianni Tiziano
le vere felicità, la gioia e la letizia sono solo in Dio, comunque è apprezzabile anche il punto di vista di Lorenzo de'Medici: perchè sciupare la propria vita in beghe e problemi, se del doman non v'è certezza?
Eliminahttps://www.poesiedautore.it/lorenzo-de-medici/trionfo-di-bacco-e-arianna#:~:text=Quant'%C3%A8%20bella%20giovinezza%2C%20che,inganna%2C%20sempre%20insieme%20stan%20contenti.
@Athanasius:
EliminaQuinn nei suoi testi cerca di portare allo scoperto, col metodo socratico, l'implicita arroganza di noi civilizzati nei confronti dell'"altro da sè" che e' sottotraccia anche in questo tuo commento: siamo proprio impossibilitati a pensare che il nostro modo di vivere e interpretare il mondo non possa e non debba diventare universale perche' il migliore. Questa presunzione di universalita' e' pesantemente attiva anche all'interno delle nostre societa', e l'ambientalismo stesso ne e' intriso, forse anche piu' della media, cosi' come se consideriamo i tre grandi monoteismi, le tre religioni del libro, ognuna con la sua verita' totale e assoluta incompatibile con le altre. Ma secondo Quinn questa non e' una caratteristica del solo occidente, ma del nuovo contesto immaginativo che, con il cambio di mentalita' che si porta dietro nei millenni la rivoluzione agricola, trasforma l'uomo da ospite fra gli altri, a deus ex machina del mondo che col suo _lavoro_ (l'"articolo 1") lo domina e lo trasforma a suo uso e consumo, atteggiamento che si perfeziona nei millenni sfociando (ma qui sono io che ipotizzo, Quinn non l'avra' neanche mai sentito nominare) nel "periodo assiale" di Jaspers, quella trasformazione mondiale dell'immaginazione (trovo sia un termine piu' significante di "cultura") che avviene piu' o meno contemporaneamente nelle grandi civilta' che sorgono durante il primo millennio a.c.. In altre parole, e' l'uomo che, con un processo immaginativo di transfert, circolare e ad autorinforzo, crea il dio o gli dei onnipotenti a sua immagine e somiglianza dai quali a sua volta si fa mettere sul piedistallo del mondo, da cui discende la nostra civilta' e atteggiamento verso il mondo.
firmato winston
@fuzzy
Elimina"Beh, però il mito del buon selvaggio aggiornato e corretto..."
Nei testi di Quinn non c'e' niente di tutto cio'. Egli semmai cerca di mostrare che la nostra cultura e la nostra struttura sociale stanno in piedi, anzi consistono, in un immane processo di condizionamento che deve durare per tutta la vita, con continua esasperazione di prescrizioni e sanzioni, altrimenti collassa. La cronaca politica quotidiana, se ci fate caso, non parla di altro, non si occupa di altro, in un crescendo rossiniano. Chiaramente, stiamo cercando di costruire un mondo sociale e civile che non essendo in accordo con la natura umana richiede sforzi sempre maggiori, mentali ed energetici, per essere tenuto in piedi. E sempre piu' gente cede, scoppia: nella nostra societa' per ogni esecratissimo incidente sul lavoro ci sono dieci suicidi, almeno dieci suicidi, di cui nessuno parla perche' l'argomento e' tabu', dato che il "non detto" e' che viviamo in un mondo si' di merda e pieno di difetti, ma che e' il migliore dei mondi possibili. Se se ne parlasse, se si desse l'idea su questa possibilita' di sfuggire all'oppressione e all'angoscia, probabilmente assisteremmo ad una epidemia di suicidi.
Per quanto riguarda la benevolenza della natura umana, di sicuro si puo' dire una cosa: che nelle nostre societa' attuali, e forse anche passate ma restiamo sul presente, e' ESASPERATO l'accento sulle deviazioni, sui difetti, sulle imperfezioni, sulle illegalita'. Anche in questo caso, i media e i politici, i talk show, i social, non fanno altro che esasperare, in gara parossistica uno contro l'altro, l'esposizione della galleria degli orrori delle devianze, dei problemi, delle anomalie: ma in realta' il 99,99 delle nostre vite si svolge nella piu' banale normalita' e benevolenza reciproca anche in totale assenza di legge formale. Ma veniamo educati, se non indottrinati, in modo maniacale a percepire il difetto, la mancanza di perfezione, e puniamo sempre piu' severamente chi non si uniforma all'ideale, in quanto ideale, impossibile. Anche in questo caso, le legislazioni ispirate agli ideali di perfezione divina, personifichino la volonta' di un Dio o di uno Stato Onnipotente, finiscono per produrre il male che dicono di combattere nel loro sforzo di perfezionamento disumano, ideale, divino.
@ Madre Terra
Si', Quinn meriterebbe piu' attenzione. Dubito pero' che non verrebbe travisato ad uso e consumo dei vari ducetti e fanatici del momento. Ormai lo sappiamo che va a finire sempre cosi'.
firmato winston
@Winson
EliminaPurtroppo il concetto di autoreferenzialità è la degenerazione di una verità assoluta: ogni essere individuale può misurare il mondo solo rispetto a sè, ogni individuo è l'origine dei propri assi cartesiani che sono gli unici certi (cogito ergo sum) e interagisce al mondo sulla base di essi, i più saggi imparano che esistono le trasformazioni (Galileo,Lorenz, Einsein e così via) che permettono di coordinare i diversi sistemi di riferimento. Un uomo può rappresentare il divino solo con caratteristiche umane adatte al proprio sistema di conoscenze, se vedessimo il mondo come un animale l'animale trasformerebbe l'umano (creatura dagli immensi poteri che materializza il cibo senza cacciare)assegnandoli qualità proprie della specie, proverebbe a sviluppare i riti necessari a favorirne le ricompense (noi lo usiamo nell'addestramento) ma lo riterrebbe intrinsecamente imperscrutabile!
Le società agricole hanno MENO dei di quelle nomadi, si passa dal panteismo ai panteon, e le società "industriali" (già dal livello romano classico) tendono a ridurre ancora (Roma arrivò al Sol Invictus), la forma non è però escludente: nonostante il predominio cristiano molti dei sono stati assorbiti funzionalmente dai santi e le componenti animistiche da una pletora di angeli "custodi" di oggetti, persone e luoghi.
Quella che definisci "presunzione di universalità" spesso è semplicemente la volontà si sottoporre tutti a un sistema di riferimento noto invece di attuare le trasformazioni necessarie e comprenderlo (inteso come prendere/portare in sè), un risparmiare fatica mentale tramite una trasformazione fisica esterna..... questo è il retaggio abominevole! L'umanità impara che il pensiero può modificare (tramite azioni) il mondo fisico per renderlo più adatto a sè, istintivamente molti immaginano che sia valido anche il contrario perciò credono che modificando il mondo si possano modificare i pensieri (e di studi in tal senso ci sono biblioteche intere) ma questo è vero solo incidentalmente: salvo casi estremi l'ambiente esterno suggerisce ma non vincola stati interni degli individui, solo atti con ricadute fisiologiche (droghe, malnutrizione, costrizioni fisiche etc) hanno effetti che rimangono comunque solo di valenza statistica e non assoluti.
Come suggerivo citando Francesco solo vincendo sè stessi si inizia a dominare l'universo dominando i PROPRI assi cartesiani, a quel punto eseguire le trasformazioni è triviale. Superato questo scoglio il "modo di vivere" ritorna individuale e infinitamente armonizzabile, solo dopo un Francesco con questo approccio l'eresia dulciniana rientra a pieno titolo nel consesso dell'occidente immutata nelle radici ma infinitamente dattabile al mutare dell'ambiente.... prova vivente sono i francescani dell'immacolata (https://it.wikipedia.org/wiki/Frati_francescani_dell%27Immacolata )con il loro approccio moderno nei mezzi ma francamente originario negli atteggiamenti e negli scopi.
@mago
Scritto da uno che subiva attentati un giorno sì e l'altro pure è comprensibile, fosse stato più astuto avrebbe seguito il trucco di Ivan "il terribile" (o "il grande") face ndo un Opricina....
mah, io so solo dell'attentato de'Pazzi in Duomo, dove fu ferito leggermente e così le truppe del Duca di Urbino, appostate fuori le mura per dar man forte alla congiura, dovettero tornarsene con le pive nel sacco. Comunque la logica è quella del carpe diem di Ovidio, che per un ateo va bene al momento tranne poi portare col tempo al suicidio o alla malattia mentale e comunque all'annichilimento. Meglio avere dei valori, anche stoici, come il nostro amato Seneca, che perdersi dietro alle follie del mondo.
Eliminamah, io so solo dell'attentato de'Pazzi in Duomo, dove fu ferito leggermente e così le truppe del Duca di Urbino, appostate fuori le mura per dar man forte alla congiura, dovettero tornarsene con le pive nel sacco. Comunque la logica è quella del carpe diem di Ovidio, che per un ateo va bene al momento tranne poi portare col tempo al suicidio o alla malattia mentale e comunque all'annichilimento. Meglio avere dei valori, anche stoici, come il nostro amato Seneca, che perdersi dietro alle follie del mondo. Il massimo sarebbe seguire i consigli di Gesù, ma, se uno è molto intelligente, almeno da con un QI da 100 in sù, va bene anche la filosofia stoica, che è comunque assorbita nel catechismo cristiano nelle 4 virtù cardinali: prudenza, giustizia, temperanza e fortezza, ma sfido chiunque a metterle in pratica senza l'aiuto di Dio. Un esempio ed una prova storica ne sono gli ebrei, il popolo più intelligente della storia passata e recente, che hanno sempre combinato dei grandi casini e solo per aver avuto la promessa mosaica di essere il popolo eletto, esistono ancora, ma la loro conversione al Messia che aspettano ancora è vicina. D'altra parte il ritorno nella terra promessa, che c'è stato circa 70 anni fa, precede di poco, come detto da Gesù, eventi importanti per loro e noi.
Elimina> popoli tribali "felici"
EliminaSe fosse vero ci sarebbero le migrazioni di massa dalla Svezia all'Afganistan, dall'Italia al Gambia, dalla Svizzera al Pachistan e non il viceversa.
Rousseau, gli illuministi prima e, per reazione, i romantici poi presero dei granchi colossali.
@"uomo in cammino"
Eliminanon mi sembri molto felice, sei uno dei piu' incazzati al mondo :D
@atanasius
"Purtroppo il concetto di autoreferenzialità è la degenerazione di una verità assoluta: ogni essere individuale può misurare il mondo solo rispetto a sè, ogni individuo è l'origine dei propri assi cartesiani che sono gli unici certi"
Verita' assoluta... mah... Non so se stiamo dicendo cose sostanzialmente diverse, sei complicato e molto sicuro di te, ma personalmente credo semplicemente che la comunicazione, il trasferimento di significato, sia possibile solo quando ci si immedesima nell'altro da se' in un gioco retroattivo di specchi (il che, nel mio caso, la rende estremamente stressante). Altrimenti e' solo volonta' di imporsi, cosi' tipica e implicita della nostra civilta' tale da essere definita appunto "verita' assoluta". L'incapacita' di comunicare efficamente degli autistici, se non erro, deriva proprio da un deficit di tal genere, il che, nel caso degli asperger, li puo' rendere d'altra parte particolarmente efficaci nell'imporsi poiche' sanno concentrarsi monotematicamente, "autisticamente" appunto, essendo incapaci di ricevere segnali di retroazione dagli interlocutori. :)
firmato winston
@winson
EliminaLOL, hai ragione, sono stato particolarmente perverso nella mia esposizione!
Le trasformazioni matematiche che ho citato sono dei traduttori simultanei che permettono di trovare un sistema per far stare nella stessa matematica due oggetti in condizioni inerziali diverse, l'idea di fondo è che grazie alla traduzione entrambe concordano pur potendo conservare il sistema inerziale (di riferimento) proprio. Spero di aver chiarito.
L'idea di fondo è che ognuno è intrinsecamente limitato quindi può usare solo ciò che conosce come metro, penso sia universalmente accettabile: nessuno può immaginare un colore che non è in grado di vedere. Ritornando al colore esiste un sistema completo "esterno" in grado di mettere tutti daccordo, definiamo la luce in base allo spettro di lunghezze d'onda e nominiamo il colore in base ad esse, potremo non concordare sul nome ma improvvisamente potremo capire a cosa ci riferiamo senza che nessuno debba cambiare.
Lo stesso vale per alcuni principi come quelli dulciniano-francescani che ricompaiono spesso, contenzione nei consumi materiali, generosità, comprensione e domino del sè sono ancora più antichi fino quasi as essere archetipici. Cambiano nome sotto il vari linguaggi, cambiano le parole che li desctivono ma sempre compaiono ovunque perchè sono necessari a costruire una convivenza tra esseri non guidati esclusivamente da istinti (preprogrammati).
Come dicevo spesso si prendono questi concetti e, tramite i sofismi del linguaggio, li si adultera (prostituisce) a fini specifici, purtroppo cambiare il nome di un colore altera la definizione ma non l'essenza del colore "originario": chiamiamo i 700nm rosso, domani per interesse o altro si definirà rosso i 500nm ( così le scarpe blu già in magazzino sono rosse, il colore di moda dell'anno)ma questo non altererà la percezione dei 700nm o le caratteristiche dei pigmenti che lo emettono....
Mi verrebbe voglia di tirare in ballo gli aspetti rituali legati al sottoporsi al rischio determinato dall'assunzione volontaria di certe sostanze sperimentali dagli effetti incerti. Ma non lo farò.
RispondiEliminamax Weber direbbe che gli uomini che agiscono razionalmente per scopi, irrazionamente per emotività e tradizione farebbero questi rituali. Quelli che agiscono razionalmente per valori no. Mi fanno pena quelli che li definiscono un dovere sociale, perchè vogliono confondere le menti dei poveri oblubinati, ai quali prima hanno tolto i valori veri per sostituirli coi classici valori di parte. Dante li metteva nell'antinferno, condannati in eterno a correre dietro alle bandiere che venivano loro sventolate davanti, proprio perchè mancanti di valori, giusti o sbagliati che fossero. Mi ricordo che da ragazzo conformismo e anticonformismo erano argomenti in voga, che ti facevano ragionare, che sviluppavano il pensiero e la mente. Ora mi pare di vedere nei giovani un piattismo mentale, un conformismo diffuso, che non può portare niente di buono.
EliminaFai bene a non farlo. Meglio lasciar perdere. Arrosto che brucia, se non è il tuo, lascialo bruciare.
Eliminahttps://twitter.com/flash_meteo/status/1426839936540581889
RispondiEliminaConsorzio LaMMA
@flash_meteo
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20min
Con i 40.8 °C registrati ieri, #Firenze Peretola raggiunge (e supera) i 40 °C per il terzo giorno consecutivo, sequenza mai osservata dal 1955 ad oggi. La soglia dei 40 °C è stata superata, negli ultimi 66 anni, 17 volte, di cui 14 dopo il 2003 e ben 7 dal 2017.
Posso perdonare Zichichi solo per il fatto che il suo mondo, fatto di neutrini, raggi cosmici e altra roba infinitamente piccola, è troppo lontano da quello di noi comuni mortali.
"Inutile nasconderlo ... secoli fa"
RispondiEliminaConsiderazione sostanzialmente incontrovertibile: basti pensare al perdurante successo di oroscopi, cartomanzia e superstizioni varie... Ne consegue inoltre la pressante esigenza di MAGGIORE diffusione di una mentalita' illuminista e scientifico-razionale (al contrario di quanto abitualmente si sente dire da destra, sinistra e ambienti religioso-confessionali)...