martedì 14 luglio 2020

Ci sentiamo unici e speciali, ma lo siamo veramente?


Di Fabio Vomiero


Sono almeno 50.000 anni e cioè da quando la specie Homo sapiens ha iniziato a differenziarsi culturalmente dagli altri primati in modo evidente e sensibile (espressione pittorica astratta, manufatti creativi ecc.), che l'uomo stesso, in un modo o nell'altro, si sente un essere unico e speciale.

Del resto, questa particolare percezione di sè, che si traduce poi spontaneamente in un umanesimo autoreferenziale di impostazione antropocentrica, è sempre stata ben strutturata e rappresentata nell'ambito di quasi tutte le culture, religioni e filosofie.

Ma mentre sul concetto di "unicità" non c'è alcun problema di carattere interpretativo, ogni specie infatti è certamente unica rispetto a tutte le altre, su quello di "speciale" si potrebbe invece dibattere a lungo, senza probabilmente riuscire mai a trovare un accordo unico e condiviso.

Ma perchè, in effetti, l'uomo dovrebbe essere così speciale rispetto alle altre specie animali, per esempio... Perchè è più intelligente? Perchè possiede un'autocoscienza? Può darsi, ma che cosa sono allora l'intelligenza e la coscienza... E come è possibile riuscire a stabilire dei criteri di demarcazione tra uomo e animali tali da giustificare una presunta "superiorità" umana... E chi avrebbe il diritto eventualmente di deciderlo...

Il problema nasce dal fatto che, seppure in un contesto culturale e sociale ancora dominato da posizioni fortemente antropocentriche, i risultati della recente ricerca scientifica nei campi principalmente della biologia evolutiva, neuroscienza, psicologia cognitiva, etologia umana, sociobiologia, stanno invece mostrando una prospettiva completamente diversa.

Gli animali più simili a noi, infatti, principalmente i primati e gli altri mammiferi, ma in parte anche gli uccelli e i pesci, oltre che a condividere con noi il codice genetico, la morfologia e il funzionamento cellulare e grandi tratti di anatomia, fisiologia e strutture nervose, condividono anche alcune abilità cognitive e certi aspetti comportamentali che esprimono una qualche forma di coscienza.

Tutte le evidenze, infatti, inducono oggi a pensare alla coscienza non più come a uno schema unico e fisso esclusivo della specie umana, ma piuttosto come a una proprietà di espressione di una serie di facoltà mentali e intellettive che possano manifestarsi in modi e livelli diversi in più specie anche filogeneticamente lontane.

Risultati che fino a qualche decennio fa sarebbero stati impensabili, ma che recentemente hanno invece spinto una commissione di illustri scienziati a concordare addirittura la Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza, un documento del 2012, in cui si afferma che «... il peso delle prove indica che gli esseri umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici che generano la coscienza. Anche animali non umani, ivi compresi tutti i mammiferi e gli uccelli e molte altre creature, per esempio i polpi, possiedono tali substrati».

Si potrebbero riportare, infatti, decine di esempi di comportamenti animali che suggeriscono azioni intenzionali e coscienti, tuttavia, senza entrare nel merito dei lavori scientifici, possiamo almeno dare qualche indicazione generale sul tipo di evidenze che sono state raccolte.

Innanzitutto si è dimostrato che è il cervello a produrre le facoltà mentali, nell'uomo come negli altri animali, concetto niente affatto scontato visto ancora il diffuso convincimento in base al quale l'uomo sarebbe costituito invece da un corpo materiale e da una mente (o anima) immateriale (dualismo cartesiano). Si è anche capito che i comportamenti simili presenti in specie diverse sono in realtà spesso influenzati dagli stessi meccanismi ormonali e dagli stessi neurotrasmettitori, e ancora, che alcune specie animali oltre che a possedere abilità cognitive in certi casi superiori a quelle dei nostri bambini di età prescolare, mostrano di essere dotati anche di stati emozionali e sentimentali di tipo simil-umano, amicizia, paura, sofferenza, gratitudine, gioia, gelosia, tristezza, lutto, empatia, solidarietà, in particolare nel caso delle specie a spiccata vocazione sociale.

Riguardo invece la capacità di costruire manufatti e di utilizzare utensili, nonchè di modificare l'ambiente a proprio vantaggio, argomenti generalmente riportati come esempi di esclusività umana, basta soltanto ricordare l'uso di diversi utensili anche da parte degli scimpanzè, oppure guardare ai nidi degli uccelli, alle dighe dei castori, alla geometrica complessità degli alveari, ai comodi giacigli costruiti dai gorilla. E che dire inoltre dei termitai, queste sorprendenti strutture ingegneristiche alte alcuni metri, la cui architettura, fatta di stanze e cunicoli, permette un ottimo ricircolo dell'aria e quindi il mantenimento di una temperatura ottimale costante.

Si tratta semplicemente di istinto? E che cos'è allora l'istinto... Come facciamo a riconoscere il sottile confine che esiste tra istintualità e intenzionalità... E in fondo, non siamo anche noi degli animali in parte istintuali? E se non sono l'intelligenza, la coscienza e la capacità di utilizzare utensili a renderci speciali, in che cosa consiste allora l'evidente diversità umana che comunque ci rende l'unica specie apparentemente capace di un pensiero astratto simbolico e di una vita mentale estremamente complessa?

Ovviamente si tratta della classica domanda da un milione di dollari, tuttavia si può plausibilmente supporre che queste proprietà emergenti uniche e speciali siano state acquisite da Homo sapiens nel corso della sua storia evolutiva in seguito a qualche particolare e fortunata combinazione co-evolutiva tra genetica, linguaggio e socializzazione, che in qualche modo è riuscita poi a gettare le basi per una rapida e inarrestabile evoluzione culturale.

Una volta infatti selezionati i caratteri per l'adattamento alla fonazione e acquisita una predisposizione cognitiva al linguaggio articolato in seguito alla mutazione di alcuni geni regolatori tipo il FOXP2, il resto non è così difficile da immaginare. Abbozzi strutturali che generano abbozzi culturali, e conquiste culturali che a loro volta retroagiscono sul sistema stimolando ulteriormente la plasticità neuronale e la comparsa di nuove abilità cognitive in un continuo processo autopoietico di selezione e adattamento culminato infine nella straordinaria encefalizzazione degli esseri umani.

Se si considerano inoltre, una modalità di comunicazione sempre più complessa e raffinata in grado di trasformare un protolinguaggio gestuale in un linguaggio codificato e la determinante acquisizione della capacità di insegnamento intenzionale che amplifica esponenzialmente la trasmissione dei saperi, il quadro teorico è così delineato.

Se tutto questo è vero, allora anche molti comportamenti umani che sembrano dettati da una qualche forma variabile e soggettiva di "libero arbitrio" potrebbero invece essere più semplicemente spiegati su basi biologiche, come peraltro sarebbe suggerito dal semplice fatto che, molto spesso, si tratta di schemi comportamentali sostanzialmente rintracciabili anche in altre specie animali.

Per esempio l'ambizione al comando, la ricerca del potere, l'esibizione di sè, le risposte alle provocazioni, la competizione, la subordinazione, la diffidenza nei confronti del diverso e dell'estraneo, l'adulterio, l'accaparramento egoistico di beni, la predisposizione ad alimentarsi oltre il necessario, lo scontro per la conquista del territorio e per il controllo delle risorse, le dipendenze, ma anche la solidarietà e la cooperazione all'interno del gruppo, il bisogno di curare i rapporti sociali, le cure parentali e molto altro ancora.

In altre parole, pare proprio che al di sotto della plurimillenaria polvere di un umanesimo per certi versi un pò naif, esista invece un evidente continuum biologico tra le specie, che, senza sminuirlo, rende l'essere umano molto meno speciale di quanto comunemente si creda.




19 commenti:

  1. Cosa sia veramente la coscienza non lo sa nessuno. Però, restando sul pratico, ben venga la considerazione per le altre coscienze. Non più soltanto diritti umani o diritti degli animali in quanto senzienti, ma anche diritti delle piante.
    https://ilpostodelleparole.it/libri/alessandra-viola-flower-power/
    Angelo

    RispondiElimina
  2. Il paradosso umano è la sua mezza animalità, in base a cosa osserviamo sicuramente troveremo parallelismi tra l'umano e l'animale, sia nel comportamento che nella società ma attenti ai bias, un esempio banale: le api sono una società organizzata in caste con una regina, in parallelo si potrebbe vedere la società antica ma, a ben vedere, la differenza è nei ruoli, la regina non comanda e organizza, è l'organo riproduttivo passivo della colonia, i soldati non hanno organizzazione gerarchica, rispondono semplicemente a stimoli base, gli operai non "lavorano" secondo una tabella di marcia, seguono una routine algoritmica, ciò che noi ammiriamo nell'alveare è un intreccio adattivo di comportamenti rattivo ma non in grado di vera automodifica.
    La prova dell'autocoscienza è la capacità di automodifica del comportamento, l'essere umano è l'unico animale in grado di automodificare il comportamento in forma non reattiva, siamo in grado di modificare il comportamento in base al ragionamento, possiamo analizzare e dedurre ed in base alle decuzioni immaginare uno scenario non ancora presente ed agire per farlo realizzare. Potremmo definire, come fanno alcune filosofie, la capacità di immaginare umana la prova della diversità dall'animale.
    Nonostante gli esempi nessun animale, nonostante la possibilità fisica, produce rappresentazioni di se, dell'ambiente o astratte (pitture, graffiti,statue etc), il motivo è ignoto ma il fatto è innegabile. Avventurarsi nello scivoloso piano della coscienza è aprire la porta della religione e dello spirito, tentare di appiattire tutto sulla mera biologia o sull'informatica porta sempre a paradossi risolvibili solo in lavori di fantasia. Immaginare una macchina autocosciente è facile, si immagina un umano con il "corpo" meccanico, immaginare una macchina sovrumana è altrettanto semplice, si immagina un uomo e gli si concede letterariamente una serie di facoltà divine, realizzare una di queste cose nella realtà non è così facile. Non abbiamo una macchina in grado di autoprogrammarsi e autodefinire i propri scopi, non abbiamo un animale in grado di modificare i propri istinti autonomamente (senza necessità esterne) o di modificare i propri scopi, abbiamo però uonini che non riescono a superare il livello animale: persone non in grado di autodefinirsi, autocorreggersi, ragionare o esprimere le caratteristiche proprie della parte superiore dell'umano.
    In moltissime religioni antiche, dai romani ai cinesi, si divide l'mmateriale umano in una parte inferiore e superiore riconoscendo un valore nella componente animale presente nell'umano (lo spirito inferiore soggetto a passioni che formerà però larvae e fentasmi vari ) ed uno spirito superiore (l'elemento razionale). Oggi vediamo le passioni, gli istinti e gli impulsi come qualcosa di vitale nel definire l'umano ed il suo valore, in quest'ottica il regno umano, animale e probabilmente vegetale sono perfettamente equivalenti, adottando la filosofia pre romantica però solo il razionale è umano...... La scelta della filosofia in questo caso determina la definizione, i fatti dicono comunque che una diversità esiste: non abbiamo pitture rupestri o graffiti di animali!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certamente il bias cognitivo rappresenta sempre un elemento di soggettività difficile da rimuovere, però è anche vero che gli scienziati questo lo sanno bene e pertanto gli esperimenti vengono di solito ideati e realizzati proprio con lo scopo di ridurre al minimo tale fattore. Le confesso, Athanasius, che personalmente, da biologo, faccio fatica a riconoscere nell'uomo delle proprietà che non siano in qualche modo già condivise parzialmente con altre specie, se non, come scrivevo, in quelle caratteristiche riconducibili comunque alle conseguenze della sua peculiare evoluzione culturale. Credo che nemmeno la capacità di automodificare il proprio comportamento e l'immaginazione possano essere ritenute delle caratteristiche esclusive dell'essere umano. Pensi per esempio al cane bene educato che davanti al boccone invitante trattiene il suo istinto di avventarsi fino a che non gli venga dato il permesso (automodificazione del comportamento). Inoltre ci sono esperimenti sulla cognizione animale che mostrerebbero come anche altre specie sembrino dotate della capacità di compiere inferenze transitive e di costruire una qualche rappresentazione mentale del futuro.

      Elimina
    2. Stando a quello che scrive Desmond Morris nell'introduzione del suo libro
      "La scimmia artistica", è nell'arte, nella scienza e nella religione che il pensiero umano si distingue da quello di tutte le altre specie, Nel senso che sono forme di pensiero esclusivamente umane.
      Angelo

      Elimina
    3. Nel tuo esempio del cane ossevo un anomalia, tu parli di un cane "ben educato", introduci quindi un elemento extra cane, l'educatore, che ne modifica il comportamento ( l'addestramento è proprio esporre il cane ad una situazione e, tramite un sistema di premi e punizioni, programmarlo ad un output definito). L'umano può addestrare se stesso in base ad un elemento ipotizzato ma non ancora presente, il cane deve sperimentare una situazione prima di modificarsi,la differenza è abissale.
      La sequenza delle capacità umane è effettivamente parzialmente presente nelle specie animali, le antiche divinità con attributi zoomorfi derivano la loro forma proprio da queste similitudini ma lo scopo è indicare una caratteristica riconoscibile in forma "pura": tra le divinità egizie Thot è il dio della conoscenza, ha la testa di Ibis e la palma su cui annota, l'Ibis è un uccello che passa il tempo a setacciare il fango con il lungo becco per trovare ciò che vi è nascosto, assegnare questo animale serve ad indicare implicitamente la ricerca paziente di ciò che è nascosto o sepolto. Definisco "pura" la caratteristica animale perchè non mediata da intelligenza o intenzione, l'animale è un sistema reattivo - adattivo legato solamente all'ambiente ed alle situazioni presenti e agli istinti programmati.
      La caratteristica immaginativa umana è peculiare in quanto entra nel dominio del tempo, coniuga presente, passato e futuro, apre inoltre all'esitenza di una seconda dimensione temporale (quì ti prego di seguitmi nella definizione, non sono sicuro sia condivisibile): l'uomo non solo vede il tempo come una linea ma ha la possiblità di immaginare diversi possibili scenari e sterzare il futuro verso uno di essi, dal punto presente ramifica la linea ottenendo un albero di possibilita - probabilità(da 1D a 2D).
      Le caratteristiche culturali sono poi ancora più anomale, fin quasi dall'origine abbiamo una caratteristica unica del regno umano cioè la sepoltura dei morti, nessun animale ha mai sviluppato un abitudine simile ne avrebbe ragioni di farlo, su questo elemento però si è sviluppata la religione..... Anche quì l'anomalia è evidente, l'uomo immagina il futuro e definisce la morte inevitabile, armato di questa certezza pensa ad un "dopo" ed agisce di conseguenza!
      Conosco abbastanza bene le scienze naturali (ammetto candidamente una certa deficienza nellamatematica che mi ha causato non pochi inconvenienti) e più osservo l'uomo più lo trovo anomalo, biologicamente è spiegabile in mille modi ma ha caratteristiche uniche non facilmente spiegabili, il rischio di "animalizzare l'uomo" è reale e molto legato agli argomenti di questo blog: l'animale è incapace di autolimitazione, non percependo il futuro mangia al massimo delle possibilità, si riproduce al massimo delle possibilità e viene limitato solo dal limite delle proprie capacità, per lui l'overshoot è inevitabile in quanto impercepibile mentre noi quì discutiamo sull'overshoot futuro per analizzarlo e, nel mio caso, individuarne possibili soluzioni.

      Elimina
    4. Certo Athanasius, concordo nella sostanza, ci mancherebbe altro, così come concordo con la citazione di Angelo, se ci concentriamo infatti su alcune capacità cognitive umane, creative, artistiche, analitiche, immaginative, è ovvio che non c'è paragone con altre specie. Tuttavia l'intento del mio articolo era un pò forse quello di mostrare come ci possano essere comunque delle spiegazioni biologiche plausibili a questo fatto e come la recente ricerca multidisciplinare nei campi che ho citato, stia efficacemente mostrando un panorama conoscitivo un pò diverso da quello che la maggior parte delle persone ancora si immagina. In sostanza stiamo scoprendo che le proprietà che pensavamo ci rendessero così speciali, in realtà sono in parte e in vari modi già condivise anche in altre specie animali e questo doverebbe avere delle implicazioni enormi sulle scienze umane, sul riposizionamento dell'uomo nello schema integrato con la natura e sull'idea, mi permetta, un pò anacronistica e naif che un certo umanesimo "chiuso", continua ad avere. L'antidarwinismo docet.

      Elimina
    5. Ti ringrazio per la pazienza, è raro trovare chi cerca di comprendere posizioni dissimili e ancora di più chi vuole aggiungere pazientemente tasselli al castello del sapere.
      Ritengo l'essere umano unelemento unico nella storia di questo pianeta, dati alla mano le sue capacità sono talmente uniche da essere ineguagliate dall'inizio della vita su questo pianeta: una singola specie in grado di porsi al di fuori della normale evoluzione attraverso elementi non fisiologici. Per quanto non ritenga l'unicità umana un evento unico nell'universo (in assenza di prove in ambo i sensi) la curiosa crescita teratologica delle capacità intellettive umane appare più come una nuova via nata dalla massima capacità naturale del mondo animale.
      Nel mondo vegetale a volte capita che un seme germogli direttamente nel fiore, sviluppandosi mette radice nella pianta madre e da lì cresce fino a formare una nuova pianta distinta ma integrata. Il fenomeno è eccezionalmente raro e questi strani ibridi difficilmente sopravvivono, la loro esistenza si basa su un equilibrio delicato, e la loro irriproducibilità li rende poco studiati. La capacità uman è simile, il pensiero umano appare come una nuova sfera evolutiva che è germogliata mettendo radici dentro il prodotto dell'evoluzione fisiologica.
      Da questo punto di vista comprendo la visione cancrista, se uno non conoscesse il processo della gestazione il feto che cresce nel grembo materno si comporta come un cancro ed altrettanto sembra la crescita teratologica da me descritta, solo un attenta osservazione permette di notare qunato questi tumori siano in realtà differenti da una malattia! Gli esseri umani hanno ormai passato la fase evolutiva fisiologica e la stria racconta la fase evolutiva noologica tutt'ora in atto, siamo collettivamente in quella che potrebbe essere definita come la fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età adulta, con la rivoluzione industriale abbiamo finito di formare la struttura "muscolare" e stiamo finendo la fase di sperimentazione adolescenziale, adesso dobbiamo sviluppare la capacità di autocontroll della fase adulta.....

      Elimina
    6. Grazie a lei per la sua attenzione e per i suoi contributi sempre interessanti dai quali si impara sempre qualcosa...

      Elimina
  3. Fabio, non vi è dubbio che da un punto di vista squisitamente biologico non vi è gran differenza tra noi e gli altri animali. Tutti nasciamo, cresciamo, ci riproduciamo e moriamo. Ma quanti neuroni, sinapsi e relativi collegamenti albergano nel nostro cervello e quanti negli animali a noi più simili? Non pensi che dovremmo concentrarci su questo elemento, che ci ha trasformati in cellule tumorali della biosfera?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un minimo di bliografia dovresti portarla, altriemnti si continuana a sparare a caso : dai tempi del Descartes Error di Damasio ( ma al solito noi italioti abbiamo il vizio di leggere poco i bestselle di divulgazione scientifica) è noto che anche gli uccelli canori hanno strutture assimilabili nella funzione alla decantata neocorteccia dei Sapiens...Insomma siamo davvero niente affatto speciali, a parte il linguaggio che però agisce come un turbo montato su un motore aspirato, insomma come kit di potenziamento aftermarket che niente cambia della natura del motore a combustione interna.


      ( Nel mio piccolo quando anno scorso sono arrivato terzo al premio nazionale di filosofia ho portato una bibliografia di 20 cartelle e 500 fra saggi e pubblciazione scientifiche che ho letto tutte ben documentandole nelle note a piè pagina.)

      Elimina
  4. L'abnorme sviluppo del cervello umano è forse la caratteristica biologica che più ci differenzia dai nostri cugini primati e, ancor più, dalle altre specie di mammiferi. Certamente il nostro cervello ha un maggior volume, un maggior numero di neuroni, alcune aree come per esempio la corteccia prefrontale e temporale più sviluppate, alcuni collegamenti tra aree cerebrali più sviluppati, su questo non ci piove, però se alla fine lei prende un cervello di uomo e uno di scimpanzè vedrà che non sono poi così tanto diversi, così come non lo sono nemmeno i neuroni stessi e i neurotrasmettitori. E' questa secondo me la cosa più sorprendente.
    Bastano soltanto questi aspetti quantitativi a giustificare l'enorme divario cognitivo che comunque esiste tra un uomo ed uno scimpanzè? Non credo, ed è per questo che nell'articolo ho parlato di evoluzione culturale (alla quale personalmente do molto peso) e di fortunata combinazione, per quanto riguarda l'evoluzione umana, tra fattori genetici, linguistici e sociali.
    Di sicuro, l'insieme di questi processi, molti dei quali restano ancora da chiarire, ha portato alla fine l'uomo ad essere contemporaneamente Mozart, Einstein e cancro del pianeta.

    RispondiElimina
  5. Potrebbe essere interessante ascoltare il parere del Prof. Marco Ragusa, genetista presso il Dipartimento di scienze biomediche e biotecnologiche dell'Università di Catania.

    Vomiero in particolare potrebbe trarne qualche interessante spunto di riflessione, viste le sue competenze specifiche.

    https://www.youtube.com/watch?v=HhRviV3ab3M&t=6s

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La ringrazio del suggerimento Altair, non conosco il prof.Ragusa e le sue posizioni in merito, pertanto sarò certamente ben lieto di documentarmi in merito alla sua produzione.

      Elimina
  6. interessante discussione, anche se non ne capisco l'utilità pratica, se non quella di far capire molto gentilmente alla massa di locuste che popolano questo pianeta che sono poco più che animali, come se potessero. A parte questo mi riallaccio al commento fatto sugli Amish, non avendo potuto farlo prima, perchè per una vascularizzazione al polpaccio sinistro con febbre alta mi sono dovuto recare in ospedale per un ecodoppler, per scongiurare il pericolo di una trombosi. Appena mi hanno refertato invece di mandarmi in sala ecodoppler per via della febbre mi hanno messo in " Reparto emergenza Covid", dove mi sono trovato in compagnia di obesi e cardiopatici che non respiravano, un diciottenne con lo scolo, un giovane punto da un ragno, un novantaquattrenne che sembrava stesse per tirare il calzino e un signore che aveva una fistola alla stomaco, tutti negativi, ma prima di dimetterci o mandarci ai reparti o al Day service, hanno in quel giorno di attesa del risultato del tampone, dissanguato, radiografato, scannerizzato anche i peli del deretano, visto che le denunce di cui ho sentito su Pistoia devono aver avuto effetto. Alla fine, risultato anch'io negativo, mi hanno mandato in sala ecodoppler e poi dimesso al day service per scoprire la causa di questa vascularizzazione. Il riaggancio al commento precedente è consono anche col post attuale, in quanto i quasi animali, locuste o sub-umani come vogliamo chiamare la massa dei nostri simili, vogliono il decreto rilancio a totale carico dello stato, salvo poi aumentare il carico fiscale futuro, ma non considerano nemmeno che al prezzo attuale del petrolio, solo per l'Italia, qualcuni dovrà sborsare quasi 250 mld di $. Poi visto che il covid, Climate change e il PO faranno affluire chissà quante decine di mln di rifugiati con documenti immediati e status speciale se dichiarano di scappare da torture la spesa pubblica salirà presto a livelli incontrollabili. Probabilmente, presto, la civiltà come l'abbiamo conosciuta, sarà solo un ricordo, almeno da noi. Speriamo di no.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magari locuste anche no, però scimmie nude culturali...
      Grazie mago e auguri per il suo problema di salute.

      Elimina
    2. ringrazio per gli auguri. Io magari sono una scimmia nuda culturale, perchè mi accontento di quello che mi può dare il mio ambiente, ma quello che lo distruggono, per avidità, somigliano un pò di più a quell'altre.

      Elimina
  7. dal 68 in poi c'hanno proprio rincitrullito. Ma in fondo deve essere per il nostro bene. I nazionalismi e le rivoluzioni passate hanno in fondo causato le guerre. Meglio prendersela col pianeta. Finchè dura, fa verdura.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grandissimo commento...A sminuzzarlo però sarebbe ora di imparare che le guerre fra gli uomni che dobbiamo giocoforza imparare a fare ed anzi a venerare, cioè renderle moralemte sacrosante, non sono verso le altre nazioni, ma verso il vicino di casa con 3 figli o da decenni in cura (costose) sotto e ali del SSN...

      Elimina
  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina