Un post di Bruno Sebastiani
Alcuni desideri apparentemente irraggiungibili hanno da sempre stimolato la fantasia e i sogni dell’uomo.
Uno di questi è stato ed è
tuttora quello di volare. Passi da gigante sono stati fatti in questa direzione
con la realizzazione delle “macchine volanti”, dalle mongolfiere ai dirigibili
fino agli aerei, agli elicotteri e ai deltaplani. È lontano il tempo in cui la
cera con cui erano fatte le ali posticce di Icaro si sciolse al sole, ma l’uomo
si aspetta ulteriori passi in avanti dal futuro e il Flyboard di Franky Zapata
rappresenta il modello più avanzato in tal senso, anche se ulteriori novità,
tra cui l’auto-volante, non mancheranno di sorprenderci a breve.
Un’altra ambizione, anch’essa
orientata al cielo, è quella di costruire edifici sempre più alti, la cui cima sia
così lontana da terra da poter toccare le nuvole. Nell’antichità questo sogno si
concretizzò nella biblica Torre di Babele, la cui costruzione, come noto, fu interrotta
da Yahweh che confuse le lingue degli uomini per evitare che divenissero troppo
potenti.
Tenuto conto di quel che è
stato realizzato in seguito, si può dire che l’intervento non sia stato molto
efficace.
Anche le piramidi egizie e
tutti gli altri edifici monumentali dell’antichità (dai campanili delle chiese
ai minareti delle moschee, alle torri medievali) puntavano a soddisfare il
desiderio di realizzare costruzioni sempre più alte e ben visibili a distanza.
In tempi moderni i
progressi delle tecniche costruttive non potevano che accrescere l’ambizione di
cimentarsi in questa corsa verso l’alto.
Fu l’ingegnere Eiffel, sul
finire del XIX secolo, a dare simbolicamente il via a questa nobile gara.
Ma la sua torre, alta 300
metri, è da intendersi, allora come oggi, più un’opera “estetica” realizzata in
ferro che non un vero e proprio edificio simbolo di attività umane.
Lo sviluppo di quest’ultimo
genere di costruzioni si concretizzò nei primi decenni del ‘900 negli Stati Uniti.
New York, per questa sua specifica caratteristica, assunse nell’immaginario
collettivo il ruolo di “capitale del mondo”.
L’Empire State Building, costruito
nel 1931, con una altezza di 381 metri (443 tenendo conto della antenna /
guglia), è stato il grattacielo più alto del mondo dal 1931 fino al 1973, anno
in cui fu superato dalle Torri Gemelle del World Trade Center.
Da allora la corsa all’altezza
delle moderne Torri di Babele ha assunto un ritmo sempre più frenetico e anche i
Paesi asiatici e quelli arabi hanno iniziato a competere.
Se consideriamo i 50
grattacieli più alti al mondo, 11 sono stati edificati nel XX secolo e ben 39
nel XXI, tra il 2000 e il 2019 (in soli 20 anni). Altri 42 di altezza superiore
ai 350 metri sono attualmente in costruzione.
Di questi, 92 in totale,
solo 11 si trovano negli USA (più i 2 andati distrutti l’11 settembre 2001),
nessuno in Europa e 4 in Russia. I restanti 75 sono dislocati in Paesi arabi
(18) e in Asia (ben 57!).
Nel blog de Il Cancro del Pianeta ho
dedicato una intera sezione a queste “Torri di
Babele” prendendo in considerazione i 20 grattacieli più alti al mondo e
per ognuno ho fornito alcune notizie salienti, come ad esempio le dimensioni, il
nome dei progettisti e altro.
Un aspetto interessante
che emerge da queste notizie è che, pur se la collocazione geografica dei
grattacieli si sta spostando sempre più a est, molti degli studi di
architettura che ne hanno curato la progettazione hanno sede negli USA o in
Europa, così come diverse imprese costruttrici.
Perché dedicare tanto
spazio a questo fenomeno urbanistico in un blog dedicato a smascherare la
nocività dell’essere umano per il pianeta?
Per vari motivi.
Innanzitutto la
trasversalità inter-nazionale dei costruttori offre il miglior esempio del
globalismo imperante: se le ricchezze necessarie a edificare questi colossi si
trovano in Cina o in Arabia, all’impresa collaborano uomini e società di tutto
il mondo e poi, una volta terminata l’opera, i locali e gli uffici realizzati
vengono dati in uso a banche, negozi o centri commerciali di ogni Paese.
In secondo luogo questi
edifici, sui quali si appunta l’interesse generale per via delle loro
eccezionali dimensioni, in realtà rappresentano solo la punta dell’iceberg della
frenesia edificatrice che sta attraversando l’intero pianeta.
Una popolazione mondiale
in continua crescita non può che comportare una cementificazione sempre più
massiccia delle terre emerse. Le megalopoli asiatiche e africane sono
emblematiche al riguardo, ma anche le grandi città europee si stanno espandendo
in periferie tanto ampie quanto esteticamente sgradevoli.
Tempo addietro, per dare
un’idea “tangibile” del fenomeno, scrissi un articolo dal titolo “E
se tutti gli edifici della Terra fossero monopiano?”. Il mio
intendimento era far capire come l’elevazione verticale delle case, fino all’altezza
dei grattacieli, rispondesse anche alla concreta esigenza di contenere il più
possibile il consumo del suolo: se la sovrappopolazione rappresenta già di per sé
una delle maggiori preoccupazioni, immaginate che problema costituirebbe se le
abitazioni degli uomini fossero tutte ad un solo piano, come le capanne dei
primi agricoltori o le tende dei popoli nomadi.
Da questo punto di vista
più gli edifici sono alti più si può far fronte al numero crescente dei loro
occupanti.
Il mio interessamento per
le moderne Torri di Babele ha anche un’altra motivazione. L’evoluzione ci ha
dotati di capacità cerebrali di assoluto rilievo e noi abbiamo sempre
utilizzato queste facoltà per primeggiare nel mondo della natura. Ma ciò che raggiungiamo
non è mai sufficiente, vogliamo sempre superare i nostri stessi record. La gara
a chi costruisce il grattacielo più alto è un ottimo esempio al riguardo e ciò
giustifica la presenza della sezione “Torri di
Babele” all’interno del blog Il Cancro del Pianeta. Potrebbe avere come sottotitolo:
“La ricerca del primato condizione tipica di Homo sapiens”. Con l’avvertenza
che questo genere di ricerca, in assenza di nostri diretti competitori, si traduce
inevitabilmente in un danno irreparabile agli altri esseri viventi e alla
biosfera nel suo complesso.
Un paio di elementi di particolare
interesse relativamente alla graduatoria dei grattacieli più alti:
1 - al terzo posto si
trova la Al-Bait Abraj Towers, complesso di edifici monumentali ubicato a La
Mecca, in mezzo al deserto, dietro la spianata contenente la Kaaba, il luogo
più sacro dell’Islam. Raggiunge i 530 metri di altezza, 601 tenendo conto dell’antenna/guglia.
La presenza di questo edificio in quel luogo dimostra come anche le religioni
considerate più “integraliste” non rifuggano dalle sirene della modernità e del
progresso tecnologico. Del resto non è stato proprio Allah, come Yahweh, a
collocarci al vertice della Creazione?
2 – oggi l’edificio più
alto del pianeta è il Burj Khalifa (Torre di Khalifa) e si trova a Dubai.
Khalifa è il nome dell’Emiro di Abu Dhabi a cui è dedicata la torre. Misura al
tetto 739 metri, che diventano 829,8 considerando i sovrastanti elementi architettonici
non strutturali.
È la più alta torre mai
realizzata dall’uomo, ma già un nuovo edificio, di cui è iniziata la costruzione
nel 2013, sta per carpirle il primato. Si chiamerà Jeddah Tower e sarà il primo
grattacielo a superare i 1.000 metri di altezza!
Nel 1957 il famoso
architetto americano Frank Lloyd Wright aveva presentato il progetto per un
grattacielo alto oltre un miglio (1.600 m) che doveva essere costruito a
Chicago, ma l’impresa non ebbe seguito. Ecco il tipico esempio di come la via
delle realizzazioni umane, pur non essendo sempre diritta, tende comunque ad avanzare
di continuo. Alle volte ci si ferma un attimo, alle volte si riflette, ma
indietro non si torna mai: ciò che non viene concretizzato oggi lo sarà domani,
tutto ciò che può essere realizzato prima o poi lo sarà, nel bene o nel male
(si pensi all’utilizzo dell’energia atomica sia a scopi di pace sia a scopi di
guerra).
La storia dei grattacieli
e quella del progresso vanno di pari passo: entrambe puntano diritte alla fase
finale della malattia che noi rappresentiamo per il pianeta Terra.