sabato 5 ottobre 2019
La Mescolanza Artificiale delle Specie.
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Ugo Bardi
di Bruno Sebastiani
Il 29 novembre 2018 Fabio Balocco ha pubblicato un articolo nel suo blog su ilfattoquotidiano.it dal titolo “Specie invasive, la situazione è sfuggita di mano. Provare a limitarle è una battaglia persa.” (https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/29/specie-invasive-la-situazione-e-sfuggita-di-mano-provare-a-limitarle-e-una-battaglia-persa/4798512/).
Subito dopo averlo letto mi è capitato tra le mani il libro di Stefano Mancuso “L’incredibile viaggio delle piante”, pubblicato anch’esso nel novembre 2018 da Editori Laterza. Si tratta di due interventi culturali assai diversi tra loro, ma entrambi sollevano il problema della mescolanza delle specie ad opera dell’uomo.
Secondo un esperto interpellato da Balocco: “la situazione è sfuggita di mano, pensare di uccidere esemplari delle specie invasive è, oltre che immorale, perfettamente inutile. È una battaglia persa.”
Il discorso di Mancuso è più ampio e ruota invece intorno al concetto che le piante hanno sempre viaggiato, via terra, via acqua e via aria. I semi, affidati al vento e agli animali, si diffondono anche a grande distanza dalle piante genitrici.
Nell’ultimo capitolo del suo libro il neurobiologo affronta però i problemi indotti dall’intervento umano, e qui il discorso cambia:
«Tutto è collegato in natura. Questa semplice legge che gli uomini non sembrano comprendere ha un corollario: l’estinzione di una specie, oltre ad essere un dramma in sé, ha conseguenze imprevedibili sul sistema di cui quella specie fa parte.»
Se una pianta riesce a riprodursi perchè i suoi semi vengono trasportati e dispersi da specie animali autoctone, con l’estinzione di quelle specie animali anche la sopravvivenza di quella pianta sarà seriamente compromessa.
A meno che l’uomo non la ritenga utile ai suoi fabbisogni alimentari o di altra natura, ed ecco allora che la mano del “padrone” interviene per salvare la specie dall’estinzione.
È il caso dell’avocado dal grande nocciolo. Si riproduceva grazie ai mega-mammiferi che vivevano un tempo in America. Questi erano in grado di mangiare il frutto intero e di rilasciare il seme pronto per la riproduzione. Con la loro estinzione «l’avocado si trovò, dall’oggi al domani, senza i suoi principali partner e con un seme enorme che non sarebbe stato facile piazzare a clienti di taglia più modesta.» (S. Mancuso, L’incredibile viaggio delle piante, p. 134) Trovò un alleato temporaneo nel giaguaro che gli consentì di sopravvivere, sebbene in un areale molto più ridotto, finché non fu scoperto dall’uomo che lo ritenne utile e prese a coltivarlo.
Salvo poi progettare – ai nostri giorni - di modificarlo per renderlo apirene (senza semi), come già accaduto a banane, uva, pomodori ecc. «Una volta privata delle possibilità di produrre semi una pianta non è più un essere vivente, ma un semplice mezzo di produzione, in mano all’industria alimentare che decide come, quando e dove riprodurla.» (ibidem, p. 136)
Ma la storia del colonialismo e dell’avanzamento metastatico del genere umano offre esempi di danni ben più gravi causati dall’introduzione di specie straniere in ambienti vergini ed incontaminati.
Nel mio recente libro “Il Cancro del Pianeta Consapevole” (Armando Editore, pp. 61 - 62) ho riportato il caso della diffusione dei conigli nel continente australiano. Qui nel 1859 un contadino introdusse alcuni di questi animali come selvaggina. Essendo nuovi di quell’ecosistema, poterono riprodursi in assenza di predatori e lo fecero in quantità spropositata, secondo la loro ben nota predisposizione all’accoppiamento.
In meno di un secolo, nel 1950, avevano raggiunto circa i 500 milioni di esemplari. Per limitarne la crescita si pensò di ricorrere alla “guerra batteriologica” (altri sistemi non avevano dato risultati apprezzabili). Dal Brasile fu introdotto il virus della mixomatosi, una malattia che colpisce i conigli e che si manifesta con lesioni cutanee, edemi, rigonfiamenti agli occhi e alla base delle orecchie, alle narici e agli organi genitali. A causa di tali gonfiori, l'animale non può vedere e nutrirsi e la morte sopraggiunge dopo pochi giorni.
Nonostante questa scelta crudele, che inizialmente comportò un tasso di mortalità di oltre il 99 % «… la guerra batteriologica contro i conigli produsse solo una tregua temporanea: la piccola parte della popolazione che era naturalmente immune alla malattia poté continuare a riprodursi e sette anni dopo il tasso di mortalità era calato a meno del 25 %.» (Clive Ponting, Storia verde del mondo, Torino, S.E.I., p. 191).
Altri squilibri all’habitat che si ripercuotono su flora e fauna sono indotti dalle dissennate campagne di disinfestazione promosse dall’uomo (famoso il grido di allarme lanciato da Rachel Carson in “Primavera Silenziosa”).
Un esempio. Negli anni ’50 del secolo scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità decise di “irrorare” il Borneo con il DDT per sconfiggere la malaria. Effettivamente tale malattia scomparve, ma oltre alla zanzara anofele furono colpiti anche tutti gli altri insetti. La maggioranza scomparve, ma qualcuno uscì indenne. Tra questi una particolare specie di bruco, il “bruco mangia paglia”, che, non trovando più in natura dei competitori o predatori (sterminati dal DDT) si moltiplicò rapidamente e, per cibarsi, iniziò a mangiare i tetti di paglia delle povere case del Borneo.
Poi iniziarono a morire le lucertole che si cibavano degli insetti contaminati, e anche i gatti (o perché si cibavano di lucertole o perché si leccavano il pelo contaminato da DDT). Mancando l’azione di contrasto dei felini, aumentò a dismisura la diffusione dei topi, i quali, in condizioni di sovraffollamento trasmettono pericolose malattie.
Per cercare di frenare tale diffusione nuovi gatti vennero immessi nell’ecosistema con un sistema a dir poco “originale”: furono paracadutati nel corso della cosiddetta operazione “Cat Drop” (la notizia ha dell’inverosimile, circola in rete, ma anche se le modalità per cercare di porre rimedio fossero state altre, rimane comunque la gravità dello squilibrio artificiale compiuto, della ferita inferta a quell’ecosistema).
Pare infine che dopo le campagne di disinfestazione con il DDT le popolazioni del Borneo siano state colpite da epidemie infettive che hanno causato più vittime della malaria. Come noto, poi il DDT fu vietato in quanto riconosciuto cancerogeno.
Un caso di invasione di specie aliena a noi più vicino, che io stesso ho potuto sperimentare dal vivo e che non è affatto superato, è quello delle cimici asiatiche. Alla fine della scorsa estate si sono affacciate alla Liguria in gran quantità e da allora infestano case e campi. I primi esemplari sembra che siano apparsi in Italia nel 2012, e, in mancanza di antagonisti naturali, nel giro di sette anni si sono moltiplicate all’inverosimile. Al culmine dell’invasione alcuni muri esterni della mia casa e di tutte le altre nella mia zona e non solo apparivano ricoperti quasi completamente da questi insetti ed ora temiamo il loro risveglio nella stagione calda.
Sono solo alcuni esempi dei disastri provocati dall’uomo quando si intromette nei delicati congegni che regolano il mondo della natura, importando od esportando piante o animali da un paese all’altro.
Tutti gli squilibri nel “lungo periodo” si ricompongono, grazie agli “anticorpi” che la biosfera mette in campo. Ma noi viviamo nel “breve periodo” e stiamo rovinando i pochi attimi che ci è concesso di vivere su questo pianeta per il folle desiderio di rimodellarlo a nostro piacimento e vantaggio.
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d'altra parte, aver rimodellato il pianeta ci ha consentito, tra l'altro, di creare le infrastrutture tecnologiche e industriali che consentono, tra l'altro, la produzione di elettricità, computer, e il funzionamento di internet, che in questo momento ci permette, tra l'altro, di leggere questo post. Ora la domanda è: ci piace di più la vita con internet e l'aria condizionata e le automobili, oppure la natura con gli insetti e i topi? Poichè la risposta è abbastanza scontata, sappiamo già quali scelte farà l'umanità nel prossimo futuro, e dunque quali disastri ci aspettano.
RispondiEliminala strada per l'inferno è piena di buone intenzioni.
RispondiEliminahttp://peakoilbarrel.com/usa-and-world-oil-production-4/#more-23344
RispondiEliminasembra che il PO si sia manifestato a fine 2018. Se così fosse, prepariamoci ad una recessione globale, sottolineo globale, quindi non limitata ai paesi OCSE come quella di 10 anni fa, devastante, entro 1, 2 o 3 anni. Per favore, qualcuno lo vada a dire ai conigli asiatici e africani, anche se penso non gliene interessi un fico secco della paternità responsabile.
Okay, what’s happening in the shale oil patch? Well, it’s petering out. Look at every state above where the primary source of oil is shale. They are all petering out. Not just one but every damn one of them. And there are prognosticators out there, the EIA, IEA, BP and a dozen others, who are predicting shale oil to continue to rise for the next 20 years.
EliminaMa questi pronostici EIA, IEA, BP e altri. Boh.
Purtroppo la questione migranti si sta aggravando e non poco con quello che succede ai Curdi.
https://scenarieconomici.it/leuropa-sta-per-fronteggiare-uninvasione-di-migranti-mai-vista-noi-ci-arriviamo-in-mutande/
L'articolo forse è un pò sopra le righe, ma con un fondo di verità.
Mah. La questione dei migranti sarebbe di facile soluzione teorica. Poi certamente l'applicazione pratica andrebbe progettata da chi ne ha, o dovrebbe avere, le competenze.
EliminaNon sono i mezzi materiali che mancano. È la decomposizione ormai avanzata ed irreversibile della nostra civiltà, che è anche stata l'unica a sapersi guardare e studiare dal di fuori, da cui le preoccupazioni ambientali, il problema. Ne è un esempio chiarissimo la frase contenuta nel post qui sopra:
“la situazione è sfuggita di mano, pensare di uccidere esemplari delle specie invasive è, oltre che immorale, perfettamente inutile. È una battaglia persa.”
Se l'utile o inutile può essere oggetto di dibattito tecnico, è disperante il termine "immorale". Significa non solo consegnarsi volontariamente, legati mani e piedi, al nemico, ma anche e soprattutto, aver ribaltato la logica.
È anche immorale mangiare, respirare, curarsi, ecc.
Insomma, vivere è immorale.
Guido.
lo shale in Cina e Argentina è quasi solo gas, quindi, coi prezzi attuali un totale fallimento. La Russia pare avere delle potenzialità, ma, anche Cina e Argentina ne avevano. Gli USA sono alla canna del gas, anche se si parla di petrolio. Vedremo. Comunque anche a fronte di una grave crisi finanziaria mondiale i flussi continueranno, se non aumenteranno.
Eliminahttps://peakoil.com/consumption/peak-oil-demand-is-now
Eliminapare che la diminuzione dello shale sia accompagnata da un'altra molto importante, quella del rame, il cui consumo è un indicatore della crescita e anche del new green deal. In ogni caso la società occidentale non può esistere senza il petrolio.
L'articolo finisce: "as you made it to the end...". Al BAU non c'è scampo.
https://srsroccoreport.com/more-than-50-of-the-mighty-permians-2018-oil-production-has-vaporized/
RispondiEliminaEhm,
"Mentre nuvole scure si radunano all'orizzonte finanziario, nell'industria petrolifera statunitense dello scisto stanno sorgendo grossi problemi".
stagflazione = depressione economica, ossia disoccupazione e rapido aumento dei prezzi. Rendite da lavoro, pensioni e risparmi spariscono velocemente. Sarà questo il futuro? In questo caso i sogni di politici e religioni di un mondo con decine di mld di schiavi non sarà possibile. Si dovranno accontentare di appena qualche mld, se va bene. Speriamo che trovino tanti altri giacimenti di scisto a giro per il mondo, tanto una bolla in più o una in meno, a noi che importa? Qui vicino ci sono stati 9 nove casi di tumore raro, ma non riescono a trovare la causa. Hanno indagato prima i pozzi, ora il terreno, ma stamane, quando sono uscito per fare una passeggiata alle 0800 c'era un'aria puzzolente, che non mi è piaciuta punto. Voi cosa preferireste: avere energia fossile ancora per decenni e il pericolo di ammalarsi di tumore o disoccupazione, miseria e fame?
EliminaQui a Trento abbiamo una invasione di Ailanto, per quote che vanno dai 200 metri s.l.m. ai 700 metri. Questa pianta "È nativo della Cina nordoccidentale e centrale e di Taiwan ed è naturalizzato in Italia, in altri paesi europei, negli Stati Uniti, in Australia e in Nuova Zelanda. Wikipedia"
RispondiEliminainvece al bar qui davanti c'è un'invasione di italiani di origine extracomunitaria nullafacenti . Sarà causata dal reddito di cittadinanza?
EliminaNon siamo forse noi la specie aliena che ha colonizzato l'intero pianeta, compreso Antartide, Artide, profondità marine, oceani e mari, cielo e spazio (posti dove noi non dovremmo essere). Solo gli Inuit (Eschimesi) hanno guadagnato il diritto a stare in Artico, per la loro vita che era totalmente ecosostenibile fino a pochi decenni fa. I Danesi, NO, non sono ecosostenibili in Artico !
RispondiElimina- Gianni Tiziano
http://www.inchiostroverde.it/2019/10/11/decreto-clima-una-delusione-per-chi-si-aspettava-la-svolta-giallo-rossa/
RispondiEliminatutto secondo copione!!!
La solita mano de vernice
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