di Jacopo Simonetta
Terzo articolo di una serie di 10. Per i precedenti si veda qui: primo; secondo.
Questo articolo è già apparso su Apocalottimismo in data 12/19/2018.
Il livello di disparità della ricchezza è uno degli argomenti oggi più sentiti e dibattuti, ma viene di solito trattato in modo molto approssimativo. Rimandando al testo di Piketty per una trattazione approfondita dell’argomento, qui riassumeremo molto per sommi capi i punti fondamentali.
Per esempio, gli imprenditori che dirigono le proprie aziende hanno tipicamente un reddito misto: in parte derivante dal loro lavoro dirigenziale ed in parte dal fatto che posseggono impianti, brevetti, ecc. Un caso che è in realtà molto diffuso, specialmente fra professionisti, artigiani e consulenti che sono pagati a fattura per delle prestazioni, ma che per svolgere il proprio lavoro investono cifre consistenti in apparecchiature ed attrezzi, programmi, studi, automezzi, immobili, ecc. I contadini, a fronte di redditi netti spesso molto ridotti, investono capitali consistenti in terreni, bestiame, macchine ed altro. Ma anche il tizio che ha semplicemente ereditato un piccolo appartamento dalla nonna e che lo affitta su B&B ha un reddito misto in cui è impossibile distinguere la parte ascrivibile al valore dell’immobile e quella ascrivibile al suo lavoro di gestione e manutenzione.
Perfino l’operaio o l’impiegato che hanno comprato casa propria godono di una rendita indiretta dalla proprietà, a meno che non stiano ancora pagando il mutuo.
Dunque, tenendo ben presenti queste difficoltà, si può procedere ad una molto sommaria ripartizione fra reddito da capitale e reddito da lavoro. Sempre prendendo ad esempio la Francia e tenendo conto che gli altri paesi europei hanno vissuto evoluzioni analoghe, relativamente poco influenzate dagli eventi politici che, invece, sono stati molto diversi da un paese all’altro.
agonia del capitale
Dunque, in Europa, il periodo di massimo potere economico del capitale fu sostanzialmente alla metà del XIX secolo (fig. Piketty), guarda caso quando l’internazionale socialista prima si formava e poi si sfasciava. Durante i “30 terribili” (1914-1945) il reddito da capitale precipitò ai minimi storici, per poi recuperare molte delle posizioni perdute, ma assolutamente non tutte. Oggi fornisce circa il 25% del reddito nazionale francese (in altri paesi la cifra è analoga), cioè poco più della metà di quello che rendeva nelle economie “belle epoque”.
Un punto questo su cui ritorneremo perché è molto importante: Il rapporto al PIL, la quantità di capitale oggi è quasi altrettanto alta che alla fine del XIX secolo, ma la quota di reddito che fornisce è molto inferiore. Forse qualcuno troverà la cosa sorprendente.
In Europa la concentrazione del capitale era già molto alta nel 1810 (80% del capitale detenuto dal 10% della popolazione) ed è salito fino al 90% nel 1910, picco storico della concentrazione. Il 50% era concentrato nelle mani di solo l’1% dei nostri concittadini. Negli USA la situazione era meno esasperata, ma la tendenza esattamente la medesima.
In Europa, le due guerre mondiali e le altre crisi correlate provocarono non solo la massiccia distruzione di capitale che abbiamo già visto, ma anche una drastica riduzione dei livelli di ineguaglianza che, si badi bene, è proseguita fino a tutti gli anni ’60; cioè per tutto il periodo della ricostruzione e del seguente “miracolo economico”. E’ interessante notare anche che “’a livella” colpì in proporzione più gli altissimi capitali: la quota di proprietà del 10% più ricco diminuì infatti del 30%, mentre la quota di proprietà dell’1% più ricco diminuì di circa il doppio. A far data dagli anni ’80 la tendenza si è invertita, ma di poco in rapporto ai dati storici.
Negli USA la tendenza è stata molto simile, ma meno esacerbata, visto che le guerre si sono combattute in casa nostra. Per questo a partire dagli anni ’60 il grado di concentrazione del capitale è stato maggiore oltre Atlantico, ma anche in questo caso permane a livelli nettamente inferiori di quelli di cento anni fa.
Per capire meglio, nella tabella si mostrano quattro situazioni tipiche: la ripartizione della proprietà in società diverse. quattro sono situazione reali ed una è ipotetica. Consiglio di studiarla e meditarla con calma.
L’utilità della tabella è che non illustra solo la situazione del 10% più ricco (la classe superiore), ma anche come la proprietà si articola all'interno di questa classe, con una tendenza alla concentrazione nei livelli più alti, anche fra i membri privilegiati della società.
Illustra anche cosa succede negli strati intermedi e inferiori della società. Osserviamo così un fenomeno fondamentale del secondo dopoguerra: la formazione di una classe di mini e micro capitalisti molto diffusa. Mentre nel 1910 la classe media europea deteneva qualcosa come il 5% del capitale, negli anni successivi al boom economico deteneva il 35-40% dei beni. Nello stesso periodo, migliorò anche la situazione patrimoniale delle classi povere, anche se in misura molto minore.
Un cambiamento epocale poiché si passò da una società strutturata su due sole classi: ricchissimi e poveri o quasi; ad una strutturata su tre classi, con una classe media numericamente molto consistente (i leggendari “piccolo borghesi” di sessantottina memoria).
Una situazione che a noi sembra normale, ma che rappresenta invece una forte anomalia storica. Del resto, per il poco che si sa della maggioranza dei paesi non occidentali, le società continuano ad essere sostanzialmente bi-stratificate, tranne che in alcuni paesi che hanno recentemente avuto una tumultuosa crescita economica.
Anche in questo caso il prof. Piketty ci fornisce una tabella da cui si arguisce che il reddito da lavoro è assai meno concentrato della proprietà del capitale. Per esempio, oggi in Europa il 10% più ricco detiene circa il 60% del capitale, ma percepisce solo il 25% del monte-stipendi complessivo. Vice versa, il 50% più povero della popolazione possiede, complessivamente, solo il 5% del capitale, ma si ripartisce il 25% del monte-stipendi.
Se ora andiamo a vedere il reddito totale (lavoro più capitale) troviamo che la disparità della ricchezza è ovviamente superiore rispetto ai soli stipendi, ma inferiore rispetto al valore del capitale detenuto. In pratica, la classe superiore detiene il 60% del capitale, ma questo aggiunge solo un 10% circa al reddito che percepisce.
Prima di chiudere su questo argomento, diamo ancora un’attenta occhiata ad un altro grafico che confronta la percentuale di reddito nazionale afferente al 10% più ricco (N. B. L’incremento europeo è perlopiù dovuto alla traiettoria del Regno Unito, assai più simile a quella americana che a quella dell’Europa continentale). Per quanto possa sorprendere, nel “primo mondo”, l’esplosione delle disparità retributive rimane per ora un fenomeno principalmente anglo-americano.
Nel resto d’Europa il fenomeno è presente, ma per ora appare molto più mitigato, anche se bisogna tener conto che i dati di Piketty si fermano al 2013 e negli ultimi anni la situazione è peggiorata.
Per gli altri paesi bisogna accontentarsi dell’indice Gini, assai meno preciso, ma comunque interessante.
Ciò non significa che non vi siano nella UE persone che percepiscono stipendi inverecondi (esistono e sui giornali talvolta se ne parla). Significa però che la struttura sociale, legale e fiscale europea per ora limita un fenomeno che, viceversa, in altri paesi ha un andamento decisamente impressionante.
Nei decenni successivi il capitalismo risorse, ma era radicalmente cambiato.
In primo luogo, in USA e nei paesi suoi satelliti, si venne formando una consistente classe di mini e micro capitalisti, proprietari di un’ abitazione, di almeno un’automobile e di consistenti dotazioni di elettrodomestici; più tardi anche di computer e vari gadget tecnologici. Oltre che di risparmi sotto forma di fondi pensione, BOT e cose simili.
In secondo luogo, il reddito fornito dal capitale è proporzionalmente molto più basso di un tempo e la classe dominante, il famigerato 1%, deve il suo alto ed altissimo reddito anche al possesso di cospicui patrimoni, ma soprattutto grazie al fatto di percepire degli stipendi altissimi, spesso pagati proprio dai detentori dei capitali che costoro amministrano.
Prima di pensare che tutto ciò sia molto democratico, riflettiamo però su di un fatto: le carriere che permettono di raggiungere stipendi molto alti sono accessibili quasi esclusivamente ai figli di coloro che possono investire cifre molto alte per far laureare i propri pargoli in una decina di università costosissime ed esclusive, oltre ad avere un giro di conoscenze ed amicizie negli ambienti che contano. “L’uomo che si è fatto da solo” esiste, ma è sempre più raro, man mano che la crescita economica rallenta ed il divario fra i “vincenti” e tutti gli altri si allarga.
Per saperne di più: Picco per Capre
Terzo articolo di una serie di 10. Per i precedenti si veda qui: primo; secondo.
Questo articolo è già apparso su Apocalottimismo in data 12/19/2018.
Il livello di disparità della ricchezza è uno degli argomenti oggi più sentiti e dibattuti, ma viene di solito trattato in modo molto approssimativo. Rimandando al testo di Piketty per una trattazione approfondita dell’argomento, qui riassumeremo molto per sommi capi i punti fondamentali.
Reddito da capitale e reddito da lavoro.
Sembra una distinzione netta, ma non lo è. Vi sono infatti casi evidenti: lo stipendio mensile è un reddito da lavoro, mentre l’affitto percepito da un inquilino è un reddito da capitale. Ma in effetti la distinzione è chiara solo ai due estremi della classe sociale: i nullatenenti il cui reddito è quindi interamente da lavoro, ed i multimilionari, che generalmente pagano dei professionisti per gestire i loro patrimoni. Nel mezzo le cose si complicano parecchio.Per esempio, gli imprenditori che dirigono le proprie aziende hanno tipicamente un reddito misto: in parte derivante dal loro lavoro dirigenziale ed in parte dal fatto che posseggono impianti, brevetti, ecc. Un caso che è in realtà molto diffuso, specialmente fra professionisti, artigiani e consulenti che sono pagati a fattura per delle prestazioni, ma che per svolgere il proprio lavoro investono cifre consistenti in apparecchiature ed attrezzi, programmi, studi, automezzi, immobili, ecc. I contadini, a fronte di redditi netti spesso molto ridotti, investono capitali consistenti in terreni, bestiame, macchine ed altro. Ma anche il tizio che ha semplicemente ereditato un piccolo appartamento dalla nonna e che lo affitta su B&B ha un reddito misto in cui è impossibile distinguere la parte ascrivibile al valore dell’immobile e quella ascrivibile al suo lavoro di gestione e manutenzione.
Perfino l’operaio o l’impiegato che hanno comprato casa propria godono di una rendita indiretta dalla proprietà, a meno che non stiano ancora pagando il mutuo.
Dunque, tenendo ben presenti queste difficoltà, si può procedere ad una molto sommaria ripartizione fra reddito da capitale e reddito da lavoro. Sempre prendendo ad esempio la Francia e tenendo conto che gli altri paesi europei hanno vissuto evoluzioni analoghe, relativamente poco influenzate dagli eventi politici che, invece, sono stati molto diversi da un paese all’altro.
agonia del capitale
Dunque, in Europa, il periodo di massimo potere economico del capitale fu sostanzialmente alla metà del XIX secolo (fig. Piketty), guarda caso quando l’internazionale socialista prima si formava e poi si sfasciava. Durante i “30 terribili” (1914-1945) il reddito da capitale precipitò ai minimi storici, per poi recuperare molte delle posizioni perdute, ma assolutamente non tutte. Oggi fornisce circa il 25% del reddito nazionale francese (in altri paesi la cifra è analoga), cioè poco più della metà di quello che rendeva nelle economie “belle epoque”.
Un punto questo su cui ritorneremo perché è molto importante: Il rapporto al PIL, la quantità di capitale oggi è quasi altrettanto alta che alla fine del XIX secolo, ma la quota di reddito che fornisce è molto inferiore. Forse qualcuno troverà la cosa sorprendente.
La ripartizione del capitale.
Ma come è ripartito fra le diverse classi sociali il capitale? Confrontando la media dei paesi europei e gli Stati Uniti si notano alcuni dettagli interessanti.In Europa la concentrazione del capitale era già molto alta nel 1810 (80% del capitale detenuto dal 10% della popolazione) ed è salito fino al 90% nel 1910, picco storico della concentrazione. Il 50% era concentrato nelle mani di solo l’1% dei nostri concittadini. Negli USA la situazione era meno esasperata, ma la tendenza esattamente la medesima.
In Europa, le due guerre mondiali e le altre crisi correlate provocarono non solo la massiccia distruzione di capitale che abbiamo già visto, ma anche una drastica riduzione dei livelli di ineguaglianza che, si badi bene, è proseguita fino a tutti gli anni ’60; cioè per tutto il periodo della ricostruzione e del seguente “miracolo economico”. E’ interessante notare anche che “’a livella” colpì in proporzione più gli altissimi capitali: la quota di proprietà del 10% più ricco diminuì infatti del 30%, mentre la quota di proprietà dell’1% più ricco diminuì di circa il doppio. A far data dagli anni ’80 la tendenza si è invertita, ma di poco in rapporto ai dati storici.
Negli USA la tendenza è stata molto simile, ma meno esacerbata, visto che le guerre si sono combattute in casa nostra. Per questo a partire dagli anni ’60 il grado di concentrazione del capitale è stato maggiore oltre Atlantico, ma anche in questo caso permane a livelli nettamente inferiori di quelli di cento anni fa.
Per capire meglio, nella tabella si mostrano quattro situazioni tipiche: la ripartizione della proprietà in società diverse. quattro sono situazione reali ed una è ipotetica. Consiglio di studiarla e meditarla con calma.

Illustra anche cosa succede negli strati intermedi e inferiori della società. Osserviamo così un fenomeno fondamentale del secondo dopoguerra: la formazione di una classe di mini e micro capitalisti molto diffusa. Mentre nel 1910 la classe media europea deteneva qualcosa come il 5% del capitale, negli anni successivi al boom economico deteneva il 35-40% dei beni. Nello stesso periodo, migliorò anche la situazione patrimoniale delle classi povere, anche se in misura molto minore.
Un cambiamento epocale poiché si passò da una società strutturata su due sole classi: ricchissimi e poveri o quasi; ad una strutturata su tre classi, con una classe media numericamente molto consistente (i leggendari “piccolo borghesi” di sessantottina memoria).
Una situazione che a noi sembra normale, ma che rappresenta invece una forte anomalia storica. Del resto, per il poco che si sa della maggioranza dei paesi non occidentali, le società continuano ad essere sostanzialmente bi-stratificate, tranne che in alcuni paesi che hanno recentemente avuto una tumultuosa crescita economica.
La ripartizione del reddito.
Andiamo ora a dare un’occhiata a come è invece ripartito il reddito da lavoro, fra le diverse classi sociali.Anche in questo caso il prof. Piketty ci fornisce una tabella da cui si arguisce che il reddito da lavoro è assai meno concentrato della proprietà del capitale. Per esempio, oggi in Europa il 10% più ricco detiene circa il 60% del capitale, ma percepisce solo il 25% del monte-stipendi complessivo. Vice versa, il 50% più povero della popolazione possiede, complessivamente, solo il 5% del capitale, ma si ripartisce il 25% del monte-stipendi.

Nel resto d’Europa il fenomeno è presente, ma per ora appare molto più mitigato, anche se bisogna tener conto che i dati di Piketty si fermano al 2013 e negli ultimi anni la situazione è peggiorata.
Per gli altri paesi bisogna accontentarsi dell’indice Gini, assai meno preciso, ma comunque interessante.
Ciò non significa che non vi siano nella UE persone che percepiscono stipendi inverecondi (esistono e sui giornali talvolta se ne parla). Significa però che la struttura sociale, legale e fiscale europea per ora limita un fenomeno che, viceversa, in altri paesi ha un andamento decisamente impressionante.
Conclusioni 3
Nel 1914 la classe dirigente capitalista commise un vero e proprio suicidio politico-economico (spesso anche fisico). Ben poche delle famiglie che erano ricche nel 1910 lo erano ancora nel 1950. Molte, anzi, erano letteralmente estinte.Nei decenni successivi il capitalismo risorse, ma era radicalmente cambiato.
In primo luogo, in USA e nei paesi suoi satelliti, si venne formando una consistente classe di mini e micro capitalisti, proprietari di un’ abitazione, di almeno un’automobile e di consistenti dotazioni di elettrodomestici; più tardi anche di computer e vari gadget tecnologici. Oltre che di risparmi sotto forma di fondi pensione, BOT e cose simili.
In secondo luogo, il reddito fornito dal capitale è proporzionalmente molto più basso di un tempo e la classe dominante, il famigerato 1%, deve il suo alto ed altissimo reddito anche al possesso di cospicui patrimoni, ma soprattutto grazie al fatto di percepire degli stipendi altissimi, spesso pagati proprio dai detentori dei capitali che costoro amministrano.
Prima di pensare che tutto ciò sia molto democratico, riflettiamo però su di un fatto: le carriere che permettono di raggiungere stipendi molto alti sono accessibili quasi esclusivamente ai figli di coloro che possono investire cifre molto alte per far laureare i propri pargoli in una decina di università costosissime ed esclusive, oltre ad avere un giro di conoscenze ed amicizie negli ambienti che contano. “L’uomo che si è fatto da solo” esiste, ma è sempre più raro, man mano che la crescita economica rallenta ed il divario fra i “vincenti” e tutti gli altri si allarga.
Per saperne di più: Picco per Capre
mio padre aveva un detto: "La ricchezza si fa solo in due modi: o redare o rubare." A parte questo la realtà con cui dobbiamo fare i conti è questa:
RispondiEliminahttps://www.meteogiornale.it/notizia/54098-1-disastri-meteo-sempre-maggiori-e-frequenti-futuro-incerto-video-meteo. Cosa buffa, che la riunione sia stata fatta in Vaticano, che fa da 2000 anni del natalismo forse il maggior strumento di potere, come d'altronde tutti gli apparati umani, contrariamente agli insegnamenti di Gesù, che ha cercato di limitare il più possibile gli effetti nefasti della libidine e della superbia egoista insita nella natalità. Gli effetti e le cause si vedono, non solo nel video, ma anche nella logica del "self made man", accennato nel post.
Mi permetto di suggerire di sottoporre a netta differenziazione concettuale il capitale dal risparmio, specie in vista del modo in cui (almeno oggi) il capitale viene spesso generato in seguito a "trucchi contabili", laddove il risparmio è più spesso conseguente alla non riscossione immediata di compensi per ricchezze reali già prodotte più o meno materialmente (dunque non virtualmente) da chi genera il risparmio. Propongo, a tal fine, l'espressione pagamento differito in luogo del più comune lemma risparmio.
RispondiEliminaContinuare a equiparare il risparmio alle altre forme di accumulo porta assai probabilmente (e penso sia nelle intenzioni di chi tiene il coltello dalla parte del manico) a un esito deterministico: la confisca della parte differita del reddito di chi ha generato la ricchezza, in favore di chi non produce altro che speculazione. Dal momento che, con la crisi dei sistemi di previdenza sociale, quel reddito differito è la "ruota di scorta" sulla quale le persone comuni devono fondare la propria sopravvivenza in età anziana, quella confisca si configura con un vero e proprio atto di rapina violenta, al pari delle rapine violente poste in essere dai grassatori di strada. Che ciò accada entro i limiti della legalità o al di fuori di essi cambia le parole che si possono usare per descrivere le cose, non la loro natura.
Acuta osservazione, se ne parla nel sesto post, dedicato alla distruzione del debito.
Eliminacomunque mi pare ovvio che il debito, se non è piccolo, non abbia altro destino che il default. Mi ricordo (roba di quasi 50 anni fa) i tessitori, obbligati a cambiare telai indebitandosi, per rimanere al passo con il progredire dell'efficienza e della produttività. Ora non ce ne sono più, perchè il dedito è appunto un pagamento differito nel futuro e non sempre può essere onorato.
EliminaSento degli scricchiolii nella sequenza logica.
EliminaIl debito non sempre può essere onorato. Il che significa che il credito non è un credito reale. Dunque, perché costruire credito? Tanto varrebbe che la formica si limitasse a lavorare il minimo indispensabile per la sussistenza, invitando gentilmente ad andare a stendere tutti coloro che volessero metterla "a servizio" fingendo di pagarla tramite il meccanismo truffaldino del credito/debito. E invece no, perché sono gli stessi che esortano a costruirsi un credito che lo fanno per beneficiare degli utili avendo già il chiaro intento in mente di mandare tutto in vacca per grassare il granaio. E' criminale non spiegare queste cose direttamente ai bimbi, fin da quando sono molto piccini -- non farlo equivale a creare direttamente tanti piccoli asinelli destinati a trottare tra le stanghe del carretto sul quale siede (armato di frusta) un gruppo dei soliti furbetti del quartiere. Genitori, non fate il male dei vostri figli, ammesso che sia vero che i genitori tengono ai figli (in realtà tengono assai più a se stessi, solo che è una realtà che nascondono in primis ai propri stessi occhi).
Corollario: com'è che se uno ha bisogno un prestito deve fornire garanzie da dare coattivamente come contropartita per il pignoramento in caso di insolvibilità, mentre alle banche (e non solo a quelle, ché anche gli Stati fanno altrettanto) è consentito incamerare il lavoro altrui (sotto forma di denaro) senza mettere beni concreti e strettamente vincolati (terreni, immobili, impianti industriali, stock di materie prime...) a garanzia della solvibilità? QUANTE SONO LE CICALE E QUANTO SONO "MUSCOLARI"?
Nascondersi dietro alla "collettività" (debito pubblico) è solo un altro dei modi escogitati per frustare l'asino al quale facevo cenno. Trotta, trotta, bardotto bello!
I commenti di 65C02movies21, qui sotto, sono un esempio di come le cicale predispongono il "pacco" col quale svuotare il granaio alle formiche. Il fatto di riverstire i procedimenti con parole eleganti e calcoli da teste d'uovo non ne cambia la sostanza: grassatori e grassazione. A differenza di oggi, c'era la forca. Bei tempi! Che malinconia.
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RispondiEliminahttps://aspoitalia.wordpress.com/2018/11/17/il-picco-di-seneca-delliea/#comment-52872
RispondiEliminanon penso che lo shale americano o il petrolio iracheno abbiano ormai molte cartucce in canna, un pò come le famose capacità di riserva di
SA e Russia. Chi glielo va a dire alle locuste? Vedo arrivare una mega crisi finanziaria che azzererà la possibilità di spreco del 99% delle locuste. Il carbone? Pare abbia già superato il picco nel 2014 e poi i battelli con motore a vapore sono roba da un pane per un giorno di lavoro come era il mondo appunto quando giravano i mari e i treni fumanti avevano da poco sostituito le chiatte che attraccavano al porto lucchese di San Concordio, ora interrato e cementificato, dopo aver percorso il canale imperiale, ancora esistente, collegato ad Arno e Serchio, ma ormai svuotato di acque dal GW. E siamo messi proprio bene.
https://www.resilience.org/stories/2018-11-18/australias-drought-climate-change-and-the-future-of-food/
EliminaSe è così bisognerebbe incominciare a tirare i remi in barca. Produrre il cibo localmente non è una cosa che si possa improvvisare. Ma qui si parla di preservativi gratis, tav, ritocchi al deficit, inceneritori. Si balla e si brinda sul ponte del Titanic.
Angelo
@ Angelo, da ultimo e per forza, come nel 2008, tireranno fuori dal cilindro una mega crisi finanziaria, stavolta globale, così da farci tornare ai livelli di vita dell'uno, quando non c'era nessuno, di locuste ovviamente. Tanto ragionare di moderazione, risparmio, previdenza e resilienza con le locuste, è come parlare in arabo, anche se ora qui intorno a me, molti lo capirebbero.
EliminaAltra proposta: smettere immediatamente di raccontare ai bambini la favola della cicala e della formica, chiaramente falsa e fuorviante, e sostituirla con una più realista che permetta a chi ancora non sa nulla di farsi un'idea pertinente fin dal principio.
EliminaUn tale ne ha proposto una versione effettivamente più prossima al mondo reale, che si può leggere ad esempio qui (ma non solo, è da un po' che circola). Avviso: non ha niente di umoristico, non fa ridere.
La cicala e la formica
EliminaE’ una favola un po’ antica
Che non lega col presente
E i bisogni della gente
Se dovessimo cercare
Qualche storia da narrare
Con un fine educativo
Meglio assai il lupo cattivo
Che dall’alto del ruscello
Si divora il buon agnello
Ma il poeta sommo Esopo
Ha composto per lo scopo
Un racconto più perfetto
D’una perla e d’un galletto
Che beccando per la fame
Se la trova tra il pietrame
E che dice “veramente
Questa a me non serve a niente
Che m’importa d’esser ricco
Quando cerco solo un chicco”?
Angelo
Angelo, che bella filastrocca! L'hai trovata da qualche parte o è opera tua?
EliminaQui dalle mie parti, nel passato, durante i matrimoni, i compleanni e le feste in genere, si recitavano le zirudele: dei testi precariamente messi in rima, spesso triviali. Ogni tanto mi diverto a scrivere qualcosa del genere. E' un buon passatempo.
EliminaAngelo
dal sito http://www.crisiswhatcrisis.it/ :La perdita del 50% della produzione mondiale avverrebbe nel giro di 5 anni. Se non vi è chiaro cosa significa ve lo dirò in breve: collasso della produzione industriale mondiale, La mamma di tutte le crisi economiche, defaults generalizzati, miliardi di morti per fame, guerre, medioevo in salsa cyberpunk. Non lo sto dicendo io,ma una paludatissima e, fino ad ora, quanto mai ottimistica agenzia. sembra che abbiamo scollinato !!
RispondiEliminaforse, e dico forse, se lo stile di vita americano fosse negoziabile, i leader mondiali si potrebbero accordare per una società statica, di sussistenza, ma dovrebbe essere imposta alle locuste da sistemi autoritari, ossia con la violenza. Un simile stato di cose non potrebbe essere accettato inizialmente dalle masse, ma solo dopo un periodo di collasso e massacro generalizzato. Un pò come succedeva nelle poleis greche 2500 anni fa, dove ogni tanto un periodo di tirannide veniva accettato per un periodo, il più breve possibile, per ripulire la poleis dalle mele marce. Solo che lì si trattava di realtà di poche migliaia di individui, magari con poche centinaia di teste calde, ora le locuste sono diventate mld, forse troppi. Mi pare che nei grafici di LTG questo periodo di transizione duri circa 40 anni, i famosi 40 anni biblici, sennò nuovi cieli e nuova terra.
Eliminauna crisi finanziaria innescata dallo scoppio della bolla dello shale sarebbe auspicabile, ma troppo catastrofica e crudele. Le guerre commerciali iniziate da Trump possono aiutare, ma sono venticello in una giornata estiva di fine luglio. Comunque qualcosa si inventeranno.
Elimina@Angelo, 19-11 ore 702, produrre il cibo localmente!! 35 anni fa, quando giravo l'Appennino pistoiese per lavoro, i vecchi mi dicevano che avevano da mangiare castagne a colazione, pranzo e cena. Prima della guerra non dovevano competere coi cinghiali, introdotti dai cacciatori e organizzazioni faunistiche recentemente, e nemmeno erano arrivati i patogeni che na hanno quasi distrutto la produzione. In tanti paesetti dove vivevano 80-90 anni fa in migliaia, ora ci vivono a decine, per lo più grazie a pensioni e sovvenzioni, e penso che non potranno aumentare di molto dopo che il collasso le avrà annullate. Penso che i 30 mln di abitanti anteguerra, con il degrado ambientale che le scellarate politiche recenti hanno causato, saranno solo un sogno e questa nazione sarà già assai se ne potrà far sopravvivere la metà, senza l'aiuto dei fossili, ovviamente. Mi sono fatto una padellata di verdure: cipolle spagnole, carote polacche, peperoni siculi fatti in serra, sedani e prezzemolo campano, sale siculo, pepe verde indiano, olio di origine comunitaria. Una volta un produttore di verdure cotte mi disse che a km 0 sono quelle del Veneto. E nemmeno posso dargli torto, perchè un mio vicino ha piantato un campo di bietole e dopo averci lavorato due mesi ci ha guadagnato 150 euro. Produrre il cibo localmente, finchè arriverà a prezzi stracciati da migliaia o centinaia di km è pura utopia.
EliminaTredici milioni di ettari di terreno agricolo utilizzato in Italia
Eliminahttp://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/mondo_agricolo/2018/02/03/coldiretti-valgono-99mld-terreni-agricoli-in-mano-pubblica-_a0258935-8158-4e3a-a3a4-f806d8f77514.html
16 quintali di grano per ettaro si producevano ai tempi di Mussolini. Data l'epoca siamo vicini a una produzione biologica
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Politica_agraria_del_fascismo_italiano
Un monaco circestense campava alla grande (a lungo e in salute più di chiunque altro ben nutrito in epoca medievale) con una libbra (romana) di pane che intingeva in un minestrone di verdure. Facciamo 327 grammi di pane al giorno. Lascio da parte le verdure per snellire il ragionamento.
Quindi 13000000 per 16 uguale 208.000.000 di quintali di grano
327 grammi per 365 giorni uguale 119 kilogrammi di pane all'anno necessari a un monaco
208000000 per cento 20.800.000.000 kilogrammi di grano prodotti
diviso 119 uguale 174.789.915 di monaci.
(Notare che il metro del monaco ha un significato anche simbolico).
Questo per dire che la popolazione italiana per quanto numerosa non dovrebbe avere dei problemi ad essere autosufficiente dal punto di vista alimentare.
Il vero guaio secondo me, è che il cibo col tempo è diventato un bene di scambio, anziché d'uso. Ci si specula sopra per far soldi. Col sistema capitalistico la vedo dura far fronte ai cambiamenti in atto. Farsi tutti monaci? No, c'è l'eco-socialismo.
Angelo
(spero di non aver dimenticato qualche zero qua e là. I numeri non sono il mio forte).
A dire il vero Wikipedia parla di una produzione massima di 81 milioni di quintali. Non i 208 milioni che avevo ipotizzato io. E che questa produzione bastava a malapena a sopperire al bisogno.
EliminaSi, ho pestato una m....a. Questi calcoli è meglio lasciarli fare agli agronomi.
Angelo
No, mi correggo. 81 milioni di quintali massimo, dice wikipedia. 68 milioni di monaci. Però attualmente la resa è salita a 25/90 quintali per ettaro. Credo.
Eliminahttps://it.wikipedia.org/wiki/Triticum#Il_raccolto
Ma con fertilizzanti ecc.
Non lo so quanti monaci si riesce a farci stare dentro. Accetto scommesse.
Angelo
con 800 calorie/die a malapena si dovrebbe sopravvivere e comunque non in piena salute e non a lungo. Poi nel 1920 le rese erano circa la metà. Inoltre la superficie italiana è circa 30 mln di ettati di cui quasi 11 di montagna, 13 di collina e solo 7 di pianura. Togli la cementificazione e che montagna e collina hanno rese molto più basse, dire che 16 q. per 13 mln è la produzione di grano è un errore madornale. Ma anche a naso, se l'Italia avesse potuto nutrire tutta questa gente, come mai i discendenti degli italiani sono di più all'estero che qui? Comunque se a te riesce trasformare una locusta in un monaco fammelo sapere, perchè a me non riesce nemmeno personalmente.
EliminaAh ben, cavagli un po' di petrolio e vedrai come diventano monaci. I cubani che erano obesi son diventati dei figurini.
EliminaL'emigrazione direi che non c'entra anzi, durante il fascismo si è arrestata per riprendere dopo la guerra.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Emigrazione_italiana
No, ho provato a ragionare su dati storici concreti, piuttosto che tirar fuori le solite ricerche che dicono che riducendo il consumo di carni e latticini si liberano risorse e se magari si pratica l'agroecologia.....ecc.
Insomma, sono tutti ragionamenti comunque astratti, buoni solo per farsi una vaga idea della questione. Se non riesci a trsformarti in monaco puoi sempre diventare un eco-socialista. Hasta la vista Mago.
Angelo
penso che l'emigrante sia costretto a fuggire da motivi politici (violenza), economici (avidità) o per fame. Gli stessi motivi che trasformano la locusta in monaco. Ma il monaco dovrebbe farlo per vocazione spirituale e il migrante forse nemmeno per motivi politici, se avesse il coraggio di sacrificarsi per la propria patria, valore ormai scomparso in tutte le nazioni, insieme alla dignità e agli altri valori. Comunque hai ragione: questa fuga dalla realtà che è in fondo l'emigrazione, finirà insieme alla disponibilità di petrolio ed energia sufficienti ad alimentare lo spreco consumistico. Intanto qui fuori i lampioni sono spenti e solo le insegne dei negozi danno un aspetto surreale al paese. Ormai succede da diversi giorni che vengano spenti alternativamente a zone, cosa che insieme alla guerra alle auto diesel non era mai successa e qualcosa vorrà pur sempre dire. Cominciano a mancare gasolio, la linfa vitale del libero mercato consumistico, e il metano da buttare per illuminare a giorno le notti?
EliminaA proposito di monaci e di "possibilità di cavarsela" in proprio con 60 e passa milioni di persone sul suolo italico (non dimentichiamolo: oltre il 10% sono forestieri, e sono qui perché qualcuno ha deciso di averli qui, con responsabilità che hanno nomi e cognomi a destra come a sinistra come nel mezzo)... un collegamento. Calcoli spannometrici, senza dubbio, ma danno un'idea almeno qualitativa della questione.
Eliminahttps://www.ipcc.ch/publications_and_data/ar4/wg3/en/ch7s7-4-3-2.html
Elimina"Swaminathan and Sukalac (2004) report that the fertilizer industry uses about 1.2% of world energy consumption and is responsible for about the same share of global GHG emissions".
Angelo
https://www.meteogiornale.it/notizia/54172-1-alluvioni-arabia-saudita-video-impressionante-del-deserto-allagato
RispondiEliminala California brucia e il deserto arabico diventa un lago!!!!! Meno male che questi qui davanti parlano dello spread, così posso distrarmi.
Ciao, pianeta Terra, come va ?
RispondiEliminaStò male, caro amico, ho un attacco di Homo Sapiens.
Non ti preoccupare, amico mio, dura poco.
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RispondiEliminaPer 65C02movies. Si accettano critiche, ma solo se formulate in termini di normale cortesia fra persone.
RispondiEliminahttps://www.meteogiornale.it/notizia/54192-1-video-meteo-di-un-altro-tornado-al-sud-italia-due-in-poche-ore-stavolta-la-puglia
RispondiEliminabenvenuti nei Caraibi!!!!
Avevo spedito un commento unico, frazionato in 3 o 4 post, perchè non avevo spazio sufficiente in un unico invio.
RispondiEliminaForse i miei post sono andati dispersi?
Proverò a sintetizzare il precedente commento in uno più sintetico, dovendolo in ogni caso, frazionarlo in almeno 3 invii.
1-la Francia non è il mondo, la Francia non è un buon campione per rappresentare il sistema economico ad economia di mercato, essendo rilevante il peso dello Stato e del settore parastatale in Francia. Grave errore concettuale e metodologico!
2-dal 1700 al 1929 concordo con i dati per il sistema economico Capitalistico.
Dal 1929 ad oggi, le statistiche si riferiscono ad Economia di Mercato, quindi di un diverso sistema economico: grave errore concettuale e metodologico.
3-I paesi del III°mondo, spesso non sono considerabili nazioni, molti di questi paesi non hanno un sistema economico completo, gli altri paesi non hanno un sistema economico complesso tanto quanto quello dei paesi del I°mondo. E' errato inserirli nella statistica di Piketty perchè sono COSE DIVERSE. Solo alcuni paesi del II°mondo possono essere "assimilati" alle complesse economie di mercato del I°mondo, quindi anche i dati proposti da Piketty del II°mondo, sono errati in quanto sono COSE DIVERSE. Per "cose diverse" s'intende luoghi in cui ancora non è avvenuta la Rivoluzione Industriale che in Gran Bretagna iniziò nel tardo 1600s. Mescolare quindi paesi del III mondo, al II mondo con il I mondo, è grave errore concettuale e metodologico!
4-Le statistiche del Piketty sono MARCITE :-) lo sano anche i sassi che dal 1918 sino al 1989 nei paesi della cortina di ferro c'era l'economia collettivista, con un funzionamento completamente diverso, l'URSS meditava d'invadere e schiavizzare i paesi europei. Non si capisce perchè Piketty abbia introdotto i dati delle economia collettiviste dal 1918-1989 mescolandole con l'economia di mercato!. Gravissimo errore concettuale e metodologico!
5-Calcolare l'indice di concentrazione del Gini, inserendo nelle serie il III°mondo ed alcuni paesi del II°mondo, nonchè mescolare paesi ad economia collettivista con paesi ad economia di mercato, è da analfabeti economici. Le mutabili di un sistema economico sono importanti tanto quanto le sue variabili. A maggior ragione, nell'Economia che è scienza sociale, ignorare la realtà per dimostrare tesi prive di senso ha molto di politico, ma ben poco di scientifico!. Gravissimo errore concettuale e metodologico!
6-Il debito pubblico ed i tuoi titoli di stato, non sono Attività Finanziarie: il debito pubblico sono tutte tasse ed imposte future. Invece i titoli di credito privati (obbligazioni, azioni, ecc...) sono VERE Attività Finanziarie, perchè ogni combinazione produttiva ha un proprio mercato coperto da prodotti/servizi e tecnologia, la creazione di valore per gli stakeholders poggia sull'esistenza di brevetti. Confondere le due cose è grave errore!
7-Quando nell'economia di mercato, il risparmio S viene allocato in Investimenti, il momento dell'allocazione può essere gestita dal canale diretto (Borsa) oppure dal canale indiretto (sistema Bancario). Far affluire il risparmio da un canale piuttosto che un'altro, non è invariante.
RispondiEliminaIl primo canale (la Borsa) è più efficiente del secondo canale, dimostrarlo è banale. Le fonti di finanziamento sul canale diretto costano meno, esiste maggiore informazione sul canale diretto, la maggiore informazione aiuta gli operatori a prezzare le Attività Finanziarie, i volumi di scambio crescono ed i prezzi diventano rappresentativi. Il risparmio viene allocato in modo razionale perchè affluisce tendenzialmente solo agli operatori economici meritevoli (ossia che creano valore per gli stakeholders). Poichè il mercato finanziario è efficiente (se ben regolato, evitando che fonti a breve finiscano per finanziare investimenti a lungo termine) nascono spontaneamente nel mercato sia figure speculative negative (il cui onere è di speculare sulle disgrazie altrui, hedge fund: squali spazzini che creano valore dagli attori non meritevoli di credito, inducendone il fallimento e ripulendo il mercato) quanto, operatori che promuovono l'innovazione (venture capitalists: soggetti che perdono il 75% del proprio capitale avendo investito su idee che da incognite divetano cani, mentre recuperano per intero tutto l'importo degli investimenti solo dal 25% delle scommesse fatte sulle incognite che diventano stelle, monetizzandole in borsa). Tutti questi attori, relazioni economiche, canalizzando il risparmio in investimento, promuovono la diffusione del risparmio e la "democrazia economica".
Al contrario il canale indiretto (il sistema bancario) ha tutti i difetti del mondo, che in Italia sperimentiamo da anni: il costo dei finanziamenti per le aziende sono più cari a causa dell'aggio d'intermediazione, il credito è erogato per merito politico e non creditizio, si mantengono in vita zomby perchè portatori di tanti voti da usare nel brevissimo periodo, non essendo efficiente il mercato il prezzi non hanno un adeguato spessore ed i clienti delle banche sono munti e macellati come il parco buoi essendo mantenuti in asimmetria informativa, non essendoci scambi trasparenti non nascono squali e venture capitalist, il risparmio è allocato in modo non efficiente e non fa crescere il paese. Poichè c'è l'economia della relazione e non del merito la competenza non è elemento di giudizio (i figli dei bancari o dei politici ancorchè laureati in comunicazione od anche solo diplomati al liceo lavorano in banca con la benedizione dei sindacati, tenendo fuori i soggetti laureati in economia privi di relazioni politiche). Il credito bancario è persistentemente erogato non per meriti creditizi e non interessa a nessuno la capacità di creare valore, ma valgono solo le relazioni politiche: non nascono aziende innovative ma restano solo ad agonizzare numerosi zomby che distruggono risorse, e che impediscono un'allocazione del risparmio alternativa che possa garantire sviluppo economico, perchè il merito politico premia zomby con enormi sacchi di voti ai partiti politici i quali sono stupidi e ladri e ragionano con ottiche di brevissimo periodo.
Nell'economia di mercato, così complessa, fragile, interdipendente diventa FONDAMENTALE LA FINANZA, ed il ruolo del legislatore che dovrebbe essere intransigente nel normare il funzionamento del mercato del risparmio, perchè è il risparmo a permettere la crescita futura, perchè usare il canale indiretto è meno efficiente.
Ignorare queste cose, è grave errore concettuale e metodologico!
Com'è noto, usare il canale indiretto concorre a sostenere un costo macroeconomico per l'Italia: l'Italia non ha la possibilità di crescere, nel lungo periodo l'economia italiana ristagna (gli altri paesi invece non stanno fermi) quindi, è logico che l'Italia sia incastrata anche per quest'altra ragione, in un sentiero di decrescita non più ristornabile.
RispondiEliminaE sin'ora, non ho ancora detto mezza parola :-) sugli impatti da climate change, sovrappopolazione, e le dinamiche umane dei prossimi 30 anni...
8-In sintesi, non si può mescolare sistemi economici diversi, fingere che i paesi del II e III mondo abbiano fatto la rivoluzione industriale, assimilare il sistema capitalistico all'economia di mercato, e peggio ancora fare l'enorme errore concettuale di scambiare il paradigma energetico dei carburanti fossili per il sistema economico ad economia di mercato.
Magari il Piketty indosserà pure un cognome blasonato, ma l'enorme catasta d'errori commessi, dimostra l'incompetenza economica assoluta del Piketty nell'argomentare d'economia!.
Ve lo dico in amicizia: i discorsi di Piketty IMHO prodcono solo ilarità negli economisti e nei finanziari, i quali è per ben altre ragioni, che economisti e finanziari non hanno ancora compreso il perchè non esista una crescita infinita in un pianeta di dimensioni finite!.
Mi sono accorto (solo adesso) che i due invii fatti in settimana scorsa, non si erano persi ma si sono moltiplicati :-) provvederò a sopprimere vari miei post doppioni, per migliorare la visibilità dei commenti e snellire il dibattito.
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