domenica 16 settembre 2018

Per una Ecologia Integrale




Un Post di Max Strata

Edwin Carpenter, nel suo saggio "Civilization: Its cause and cure", pubblicato nel 1889, scrisse in modo provocatorio che la civiltà è una specie di malattia attraverso cui la nostra specie deve passare, come i bambini passano per il morbillo o la pertosse, per raggiungere poi una condizione più sana. 
 
Riferendo la parola malattia all'intero organismo sociale, l'attivista e scrittore inglese sosteneva che l'unica cura possibile era quella di superare l'idea di civiltà che ci siamo fatti, per muoversi in direzione di un ritorno alla natura e alla comunione della vita umana. Da parte sua, Henry D. Thoreau non mancò di definire come essere umano "embrionale", colui che accetta acriticamente quanto gli viene proposto dalla cultura dominante e che si adatta a vivere conformemente a quanto la sua condizione sociale prevede senza mai svilupparsi in modo compiuto. In "Walden", uscito nel 1854, sul tema dei complicati rapporti tra gli esseri umani e della sostanziale insoddisfazione provocata dalla civilizzazione che ha imposto un progressivo allontanamento dal contatto con la natura, scrisse: "Non ci può essere nessuna oscura malinconia per chi vive in mezzo alla natura e ai suoi sensi sereni. Non ci fu mai tempesta, per quanto violenta, che non fosse musica eolia a un orecchio sano e innocente."

Nel 1864, a proposito della tendenza della nostra specie alla distruzione, nel suo "Man and Nature", il geografo George P. Marsh affermò quanto segue: “Ovunque egli posi il piede, le armonie della natura si cangiano in discordia. Le proporzioni ed i compensi che assicuravano la stabilità delle disposizioni esistenti vengono rovesciate. I vegetali e gli animali indigeni vengono estirpati e sostituiti da altri di origine straniera, la produzione spontanea è impedita o limitata e la faccia della terra è interamente spogliata, o coperta di una nuova e forzata vegetazione e di estranee razze di animali... le disposizioni naturali, una volta disturbate dall'uomo, non vengono restaurate finché egli non abbandoni il terreno e lasci libero campo alle forze riparatrici... le devastazioni commesse dall'uomo sovvertono le relazioni e distruggono l'equilibrio che la natura aveva posto fra le sue creazioni organiche e inorganiche... la ridurrà a un tale stato di produttività impoverita, di superficie sconquassata, di eccessi di climi, da far temere la depravazione, la barbarie, e forse anche la distruzione della specie."

Le osservazioni e la lungimiranza di questi autori, che indipendentemente l'uno dall'altro sono appartenuti al fluire del nuovo pensiero liberale e libertario che è sorto nella seconda metà del XIX secolo, rappresentano ancora oggi una solida base scientifica e filosofica per chi vuole addentrarsi nella comprensione di che cosa debba intendersi per Ecologia Integrale.

Se da un punto di vista storico-enciclopedico, l'Ecologia Integrale accoglie i contributi offerti dall'Ecologia Profonda, dall'Ecologia Sociale, dal Bioregionalismo, dall'Ecofemminismo, dal Panteismo, ecc., risulta complicato e perfino superfluo, affermare se e in che misura si possa considerare più affine all'uno o all'altro sistema di pensiero.

Di certo, a strutturarne l'ossatura concettuale concorrono diverse e fondamentali idee, teorizzazioni e impostazioni gnoseologiche.

Tra queste, ad esempio, l'idea centrale che Aldo Leopold ha espresso nella sua Etica della Terra ricordando che se l’individuo è membro di una comunità costituita da parti interdipendenti va da sè che i confini di questa comunità necessariamente si estendono per includere il suolo, le acque, le piante e gli animali, ovvero la Terra nel suo insieme. Una visione che Arne Naess ha ulteriormente sviluppato insistendo sul processo di identificazione tra l'essere umano, le altre specie viventi e l’ambiente abiotico naturale, che è indirizzata a comprendere la realtà dell'intreccio relazionale in cui l’altro diventa parte di me mentre io divento parte inscindibile dell’altro, all'interno di un mondo in cui divengono mobili e sempre più ampi i confini di ciò che realmente siamo. Questa idea forte di continuità, di non dualità, di non frammentazione, si contrappone in modo essenziale a quanto il dogmatismo della fede meccanicista e antropocentrica è riuscito ad imporre fino ad oggi attraverso l'imposizione del "dominio egoistico", del "mercato prima di tutto" e con l'affermazione di una organizzazione sociale che in larga parte è stata capace di assorbire e di attenuare anche i principali moti per la difesa dell'ambiente.

Muovendo dai presupposti della centralità del rapporto relazionale e dell'indentificazione con la manifestazioni della natura, ciò che connota il pensiero dell'Ecologia Integrale è l'idea che il cosiddetto ambientalismo "riformatore" con le sue ipotesi di sostenibilità comunque associate alla crescita economica infinita che si regge sulle regole e sulle priorità del sistema neolibersista, sia da rigettare in toto.

Non c'è niente di sostenibile, nel senso pieno del termine, in una società che fa girare per strada auto elettriche ma continua a provocare ferite mortali alle foreste, agli oceani, agli esseri umani che vivono in condizione di sofferenza e marginalità.

Come ha ben scritto Guido Dalla Casa, l'unico tipo di sistema che possiamo definire sostenibile è quello che può durare per un tempo indefinito senza alterare in modo apprezzabile l'evoluzione del sistema più grande di cui fa parte. Sistema, di cui fa parte la specie umana.

Questa effettiva coincidenza tra "ecologia superficiale" come l'ha definita Naess e "ambientalismo capitalista" nella versione di Bookchin, pone in evidenza come non vi sia futuro dentro una logica che non pone veramente in discussione le origini della crisi che stiamo vivendo.

Ad un certo punto della sua lunga e complessa analisi, Bookchin scrive: "Le cause principali dei nostri problemi si trovano nell’economia di mercato." Una affermazione che tuttavia si inquadra in un ragionamento che non riguarda esclusivamente il modello capitalista ma che più in generale osserva e giudica il rapporto che lega lo sviluppo economico allo sviluppo sociale e che chiama in causa anche la dottrina marxista. "Per quasi due secoli" scrive l'autore americano, "tutte le teorie di classe sul progresso sociale sono state fondate sull'idea che il dominio dell'uomo da parte dell'uomo fosse imposto dalla necessità della dominazione della natura, una pericolosa giustificazione della gerarchia e della dominazione in nome dei principi di uguaglianza e di liberazione" come se, "in ultima analisi, nelle sacre scritture del socialismo, il vero nemico non fosse il capitalismo, bensì la natura.“

Per Bookchin infatti “Non si tratta di stabilire se l'evoluzione sociale sia, o meno, in contrasto con l'evoluzione naturale. Si tratta invece di di stabilire come l'evoluzione sociale possa inserirsi nell'evoluzione naturale e perché sia invece stata contrapposta all'evoluzione naturale a scapito della vita nel suo complesso.”





              Arne Naess                                        Murray Bookchin


Il "male" che colpisce indistintamente natura e umanità (nella sua componente più debole), ha dunque un volto e un nome e se l'impostazione dualistica e antropocentrica dello pseudo-pensiero prevalente ne costituisce la fonte, il mercantilismo e la sua deleteria riduzione della vita a puro "effetto materiale" ne rappresentano l'epifania. E' importante comprendere che il punto di vista dell'Ecologia Integrale ribalta completamente le normali modalità con cui approcciamo l'esistenza quotidiana e in sostanza interpreta ogni tipo relazione in termini non gerarchici per il semplice fatto che non si possono comprendere le dinamiche naturali utilizzando una logica gerarchica. Qui si parla di circolarità, di reti, di scambio, non di piramidi e di vertici.

Ma l'attuale vitalità dell'Ecologia Integrale, oltre al suo robusto impianto concettuale trova sostegno concreto e una forte spinta innovativa nei comportamenti che oggi connotano una/un ecologista integrale (d'ora in poi EI).

Con la premessa che ogni definizione è sempre limitante e quindi mai esauriente, dirò comunque che la visione e la pratica di chi si riconosce nei principi dell'EI, si fonda sulla elaborazione razionale, sulla percezione intuitiva e sul sentimento, che il distacco tra l'essere umano e la natura è da considerarsi la causa prima del malessere esistenziale che si manifesta a livello individuale e collettivo. Questo speciale tipo di sofferenza, intesa come imposizione, ingiustizia, insoddisfazione, distruttività, che ha raggiunto il suo apice nel corso degli ultimi due secoli, è in primo luogo un fatto culturale.

Se in effetti ogni cultura umana è anche definibile e in qualche modo "misurabile", per l'intensità e per le modalità con cui ha generato "il malessere esistenziale" di chi ne ha fatto parte, appare evidente come l'assoluta specificità e l'alto grado di violenza che caratterizza il tempo presente sia direttamente collegabile al potere fornito dalla tecnologia.

Il distacco dalla natura, l'attività perturbante delle macchine e il senso di straniamento che ne derivano, negli ultimi decenni è stato drammaticamente rinforzato da una straordinaria concentrazione del potere politico-economico-finanziario, che, come mai in precedenza, ha realizzato a carico dei singoli e tra le masse, le condizioni di una sudditanza generalizzata e apparentemente "senza via d'uscita".

Il tema, già noto ai movimenti di contestazione sociale degli anni '60 e '70 del XX secolo e in qualche modo "decaduto" nei decenni successivi, si è ripresentato con forza all'inizio del nuovo millennio sotto forma di nuove riflessioni, idealità ed esperienze comunitarie.

È in questo nuovo scenario, internazionale come il totalizzante processo di globalizzazione a cui si oppone, che si muovono le/gli EI.

È in questo solco che germina la convinzione che prendere posizione contro una "civilizzazione" che nella sostanza privilegia esclusivamente la sfera economica, la gerarchia ed il bruto materialismo, non solo sia utile ma possibile e necessario.

Al di là delle suggestioni ispirate dall'idea di un primitivismo che suggerisce un ritorno totalizzante alla natura e che può pur sempre essere una scelta e una risposta individuale, oggi, la pratica di un EI si sostanzia soprattutto in azioni che hanno lo scopo di contrastare il sistema dominante, di sganciarsi da esso, di non collaborare con l'orrido principio del "business as usual" sperimentando modalità intelligenti per stare in equilibrio con sé stessi rispettando l'equilibrio della vita sul pianeta.

Adottando uno stile di vita eco-centrico, votato alla semplicità volontaria, comunitario ed egualitario, ed essendo consapevole che le proprie scelte hanno un effetto disgregante nei confronti del modello utilitarista che si è affermato pressochè ovunque, l'EI dimostra di avere ben chiaro il contenuto di violenza presente nell'idea stessa di merce prodotta per il mercato globale.

La questione, come posta da Ernst F. Schumacher e più recentemente da Giorgio Nebbia, è quella se il progresso umano sia da considerarsi necessariamente legato al possesso di merci e di beni materiali che di necessario non hanno niente e che sono concepiti per consumi artificiosi, come sostituti di appagamenti psicologici o sessuali e che recano le "stimmate" del loro impatto ambientale e dello sfruttamento del lavoro.
Se si condivide l'idea che questa "violenza materialistica delle merci" rappresenta il cuore del problema, ecco che per l'EI le scelte in campo alimentare, energetico, economico e sociale, diventano azioni dapprima personali e poi collettive, frutto di un'etica e di una visione ben precisa. Tali scelte, indicano il maturare di un percorso di consapevolezza circa la propria effettiva posizione nel mondo e dichiarano la volontà di opporsi concretamente al modello dominante.

In quest'ottica, il vegetarianesimo, il veganesimo, l'abbandono dell'uso dei combustibili fossili, l'autoproduzione e la produzione locale e condivisa, il rifiuto di un lavoro ad alto impatto ambientale e sociale come ad esempio quello in una fabbrica di pesticidi piuttosto che in una d'armi, il ricorso alla cooperazione e all'autorganizzazione, affermano per l'EI la volontà di uscire dalla logica produttivistica e dalla abitudine a utilizzare le persone, le risorse e i beni naturali con finalità unicamente speculative.

Nel fare ciò, ovvero nella sperimentazione di un'esistenza "Low living, high thinking" come avrebbe detto H. D. Thoreau, l'EI agisce direttamente tramite le proprie azioni quotidiane e mediante campagne di denuncia, di controinformazione o di boicottaggio.
Ma chi pensa che l'EI promuova o sia indulgente con l'uso della violenza è in errore. L'EI si oppone ma non cerca lo scontro, non ha niente a che fare con chi scende su questo piano e con chi asseconda/giustifica l'azione violenta.

Al contrario, l'EI persegue una logica inclusiva pronta a dare accoglienza a chi chiede di capire, a chi si affaccia con attenzione ad un percorso di vita ancora poco frequentato che è fatto di coerenza profonda, di senso di responsabilità universale. Ciò a cui aspira l'EI è l'integrazione tra le proprie pratiche e le proprie convinzioni, una realizzazione del sè che si identifica con il tentativo, ed il piacere, di vivere in armonia con la natura in un ottica di non separazione ma secondo un costante senso di unità. Ecco ciò che giustifica l'appellativo "integrale".

Va da sè, che per l'EI un punto di riferimento pragmatico è l'idea del Satyagraha concepita da Mohandas K. Gandhi come azione per "l'insistenza della verità o forza della verità" secondo il principio dell'Ahimsa in quanto forza distinta e contrapposta alla violenza, che si esplica mediante una pratica e una lotta priva di danneggiamento e con la prassi della disobbedienza civile in cui vi è identità tra fine e mezzo. In effetti, se vi è qualcosa di rivoluzionario in un EI è proprio questo, l'identità tra fine e mezzo.
E' infatti troppo semplice maledire un simbolo e scagliarsi con violenza verso qualcosa o qualcuno e subito dopo tornare ad una esistenza che non osa, nel concreto, mettere veramente in discussione le fondamenta di un sistema che giorno dopo giorno si regge sullo sfruttamento di un gran numero di esseri umani e di altri animali, sulla predazione delle risorsi naturali e che demolisce le basi biologiche della vita su questo pianeta.

Il gesto iconoclasta che per qualcuno può avere un rilievo comunicativo, maschera in realtà una incapacità funzionale, quella di guardarsi dentro senza finzioni e di trovare il coraggio non per il gesto fine a sè stesso ma per organizzarsi secondo un modello di vita strutturalmente diverso.

Quello di cui stò parlando è un percorso che non si compie in breve tempo, che è pure incerto ma che non necessariamente coincide con una sorta di rinuncia monastica perché l'EI ha interesse verso la convivialità. Piuttosto, ciò che definisce il sentiero del cambiamento è la capacità di saziarsi nella semplicità, nel contatto costante con la natura, nella trasparenza dei rapporti, provando a sentirsi soddisfatto cercando di costruire buone relazioni, sapendo che il cambiamento passa attraverso la creazione di una nuova e forte identità culturale e quindi attraverso il rinnovamento della comunità.

In questo senso, l'EI rifiuta il mercantilismo non i beni essenziali, prende le distanze dall'antropocentrismo ma non dall'umanesimo, non rinnega ciò che costituisce diritto ad una esistenza dignitosa ma allarga il concetto di diritto e la pratica della compassione agli animali e all'ambiente naturale nella sua totalità e si mette alla ricerca di un convivenza con la "Pacha Mama".

Esiste infatti un'antica e densa tradizione al femminile, talvolta poco codificata ma straordinariamente ricca, che lungo linee matricentriche ha da sempre posto una primaria attenzione al rapporto con la "terra madre": così nelle culture ancestrali, nelle ritualità secolarizzate, nelle pratiche familiari e in storie come quelle di Julia Hill, assunta alle cronache per aver dimorato 738 giorni sopra una sequoia gigante in segno di protesta contro il taglio di una antica foresta o come l'esperienza di Vandana Shiva, attiva in molte associazioni e comunità impegnate nella conservazione della diversità biologica, nell'educazione ambientale, nella evoluzione dal basso di processi partecipativi, nell'organizzazione e nel coordinamento di gruppi per la difesa della terra.

Nel raccontare il perché ha fondato l’Università della Terra, Vandana Shiva spiega che questa si basa sull'unione e sulla compassione e che è ispirata al grande poeta Rabindranath Tagore. "La foresta" scrive, "ci insegna la logica della sufficienza in quanto principio di equità, ci indica come gioire dei doni della natura senza sfruttamento né accumulo... la fine del consumismo e del desiderio di accumulare darà inizio alla gioia di vivere. Il conflitto tra l’avidità e la compassione, tra la conquista e la collaborazione, tra la violenza e l’armonia, di cui scrisse Tagore, continua ancora oggi. Ed è la foresta che può indicarci la strada per superarlo.”

Storicamente, laddove esiste una innata sensibilità verso la sacralità della natura e una pratica ecologica di base, questa è al femminile.



              Julia "butterfly" Hill                                      Vandana Shiva


Nel suo incedere, l'Ecologia Integrale esprime dunque un radicalismo che può ben rappresentare la solida base di un pensiero decisamente moderno che è anche frutto dell'assorbimento e dell'elaborazione di idee e di tradizioni secolari, laiche e spirituali.

Non è casuale infatti che alcuni tra i più importanti leader religiosi pongano in evidenza l'urgenza di una "riconciliazione" con la natura che passa necessariamente attraverso una modificazione dei rapporti sociali tra gli esseri umani. Non è un caso, se il termine "conversione ecologica" coniato da Alex Langer per significare sia l'esigenza del cambiamento individuale, sia quella di una modificazione strutturale della produzione per eliminare l’aggressione alle risorse naturali e lo sfruttamento di donne e uomini per ricondurre l’attività e la convivenza umana entro i limiti della sostenibilità sociale e ambientale, sia stato ripreso e sottoscritto nell'enciclica "Laudato sì" di Jorge M. Bergoglio. Un documento (accolto assai tiepidamente) che coglie pienamente la gravità e al tempo stesso l'opportunità offerta da questo momento storico e che inquadra il fatto che "non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale.“

Sono numerose le tradizioni spirituali e religiose delle culture native e in specie tra quelle orientali che pongono le loro basi sul rapporto essere umano-natura, sull'anima individuale e su quella universale.

In particolare, anche grazie alla sua capacità di parlare alla contemporaneità, è di straordinario supporto all'EI, la visione buddhista che a partire dalla rinuncia alla differenza tra soggetto e oggetto getta luce su che cosa si fonda il nostro rapporto con il mondo circostante. Il Sūtra del Diamante è il testo più antico in cui si tratta del rispetto dovuto a tutte le forme di vita animali e vegetali e perfino ai minerali (in quanto parte della natura abiotica) e che attribuisce un valore in sé all'oggetto e alla relazione che abbiamo con esso.

Nel Sūtra, dimora il concetto di “umano” come qualcosa che non è in grado di sopravvivere per conto proprio ma solo attraverso la sopravvivenza delle altre specie, o meglio, di quella che oggi chiamiamo la biosfera.

Ne discende che prenderci cura di ciò che non siamo, dell’acqua che beviamo, dell’aria che respiriamo, della terra della quale mangiamo i frutti, è l’unico modo per prenderci cura di noi stessi, è accettare la responsabilità di una ricerca della felicità che si realizza in una vita semplice ma piena e che si esprime nella virtù morale della compassione, ovvero in un generale atteggiamento di spontaneo interesse, attenzione e rispetto per il grande mistero della vita.

Oggi, in un mondo in cui la complessità sostituisce le teorie lineari e le scienze isolate, considerate non più sufficienti a spiegare la realtà, l'attribuzione del "valore in sé" a un soggetto/oggetto, ovvero ciò che Immanuel Kant ha definito come Noumeno e che Baruch Spinoza ha indagato nella sua Etica, diventa la chiave di volta per affrontare in modo decisivo gli effetti dello sciagurato impianto concettuale su cui si fonda la tragica inadeguatezza del mondo in cui viviamo.

Se al di fuori della relazione (di qualsiasi relazione) semplicemente non siamo, non esistiamo, ben si comprende come un'esistenza fondata sulla dominanza del nostro ego e sul disvalore attribuito alla Natura, non può che condurci verso la sofferenza, la violenza, la malattia, la distruzione.

In sintesi, l'Ecologia Integrale si presenta come saggezza non come dottrina, né come disciplina, ma come un insieme di concettualizzazioni, di prospettive, di azioni pratiche che sono riassumibili in un'Etica Naturale, in una visione profonda che può essere ampiamente condivisa pur partendo da presupposti differenti e che ispirando un percorso di liberazione individuale e collettivo, pone al centro l'idea che è fondamentale assumere un mutamento di prospettiva in cui la nostra specie non è sovrana su questo pianeta ma che semplicemente partecipa ad un concorso degli eventi. 
Non avendo alcuna investitura, sacra o profana, l'essere umano non è altro che una tessera del mosaico e non può dunque sconvolgere l'equilibrio del mondo che peraltro garantisce la sua stessa sopravvivenza.





Lo so, si tratta di un mutamento totale del modo in cui normalmente siamo abituati a pensare e in cui l'io/il noi, è comunque sempre al centro delle argomentazioni che ci portano a fare una scelta piuttosto che un'altra. Distaccarsi da questa abitudine appare ai più come impossibile esattamente come appare scontato rassegnarsi ai tempi e alle modalità proposte/imposte dal sistema dominante.

Tuttavia, è necessario avere la consapevolezza che abbiamo a che fare con un modello mentale deviante e un modello sociale fallimentare che per ragioni fisiche e chimiche (cambiamento climatico, distruzione degli ecosistemi, minore disponibilità di energia, ecc.), è già ampiamente in fase di declino.

Un passo straordinariamente rilevante per comprendere l'illusorietà del mondo in cui viviamo è fermarsi ad osservarlo. Ecco, quello che fa un EI è fermarsi ad osservare e cogliere questa intima verità. Nel silenzio dello studio e della meditazione su come sia intrinsecamente assurda l'idea della nostra superiorità di specie e quindi di singoli, si rivela il nostro "passaggio a nord-ovest", il percorso, seppure ad ostacoli, che possiamo seguire per uscire dalla mediocrità di una esistenza intrisa di malintesi, di autoreferenzialità, di insoddisfazione, per collocarci in una dimensione diversa, fatta di sobrietà, di tempo dedicato alle relazioni, al gioco, all'amore.

Personalmente trovo stimolante la possibilità che ci è data da un tale tipo di "conversione" e allo stesso tempo mi rendo conto di quanto sia difficile che ciò diventi "desiderabile" per un numero elevato di persone. L'abitudine a quello che chiamiamo "comfort", l'inerzia e quindi la tendenza a conservare quel poco che si crede di possedere, anche rassegnandosi a vivere con compromessi a dir poco infernali, il più delle volte incolla gli individui sul proprio scoglio, attaccati, parafrasando Giovanni Verga, alle poche certezze che si crede di avere.

Ma, è pur vero, che tutto è in continuo divenire, è impermanente, ed è esattamente qui che si colloca la prospettiva dell'Ecologia Integrale, nello spazio, seppur piccolo, in cui si apre al singolo la possibilità di uscire dalla propria nicchia per assaporare qualcosa di profondamente diverso.

In conclusione si può affermare che l'Ecologia Integrale, scevra da ogni richiamo ideologico, si muove almeno su tre piani strettamente correlati fra loro.

  • Quello personale, inteso come percorso di autorealizzazione umana, di abbandono degli stereotipi e dei comportamenti indotti per ritrovare unione con la natura, pienezza, realizzazione di sé, spirito di condivisione.
  • Quello sociale, finalizzato ad un risveglio culturale e alla costruzione di una nuova organizzazione comunitaria, resiliente e su base locale.
  • Quello politico, in senso non gerarchico, egualitario, cooperativo, non produttivista, orientato alla conservazione dei beni naturali comuni e al rispetto dei diritti fondamentali.

In ogni caso l'Ecologia Integrale riguarda corpo, mente, comunità, presente e avvenire. Riguarda il singolo ed il gruppo.

E' sobria, pratica, solidale, è costituita da un pensiero e da un'azione che, stante l'elevata conflittualità umana e il rapido declino delle condizioni di salute del pianeta, offrono un'alternativa concreta alla brutalità dell'attuale e -se non ci saranno mutamenti profondi- al disastroso scenario che ci attende.

Si tratta di un percorso articolato, non esente da ostacoli, critiche, insuccessi, ma nei fatti, rappresenta oggi una prospettiva personale, sociale e politica non più eludibile.



e dominant global culture, an ever expansionist and predatory industrial capitalism, valuing profit above life. It is a system which reduces the entire natural world – mountains, forests, oceans; plants and animal species (including human beings) – into resources to be ordered and controlled, used and exploited in the pursuit of material growth and economic development – this ever more suffocating technocratic system, is destroying the ecology of life.

e dominant global culture, an ever expansionist and predatory industrial capitalism, valuing profit above life. It is a system which reduces the entire natural world – mountains, forests, oceans; plants and animal species (including human beings) – into resources to be ordered and controlled, used and exploited in the pursuit of material growth and economic development – this ever more suffocating technocratic system, is destroying the ecology of life.



31 commenti:

  1. Qui purtroppo ci risiamo. Questo è un altro scritto molto utile ad allontanare la gente dalle tematiche "ambientali" in senso lato.
    Le molte buone idee vengono annegate in un discorso prolisso, dispersivo, con abuso di citazioni che restano incomprensibili, nel loro significato profondo a chi non conosce gli autori. Poi la perversione della grammatica. L'uso del le/gli è davvero insopportabile. I latini avevano tre generi, noi solo due, dunque il neutro è stato assorbito dal maschile.
    Sul piano teorico trovo molto sbagliata l'insistenza sul femminismo. Notare che, per esempio nei commenti a questo blog, la presenza femminile sia praticamente assente da sempre. Dire che la "femmina" sarebbe più altruista, attenta al diverso, ecc. mi pare sbagliato. La funzione biologica della femmina è garantire le migliori condizioni possibili ai propri figli. Una femmina gratuitamente altruista sarebbe una pessima madre e non credo avrebbe un gran successo riproduttivo. Lo stesso vale per il pacifismo. Qui a volte si è detto del valore pedagogico dell'orto. Ebbene, l'insegnamento dell'orto è la guerra. Le verdure vanno diradate e le talpe uccise con la zappa. Proprio perché ci sono dei limiti. Solo in un universo senza limiti non ce bisogno della violenza (che poi è il mondo propagandato proprio dal capitalismo moderno. La marea che alza tutte le barche, diceva qualcuno). Perché la talpa che smuove tutto per cercare i lombrichi non lo fa per piacere, ma per esistere. E non si può convincerla a non farlo a parole. Vorrebbe dire convincerla a suicidarsi.
    L'approccio da "sinistra", diciamo così, all'ecologia si è già dimostrato ampiamente fallimentare. Bisognerebbe provare a vedere se fosse possibile un approccio da "destra.

    Guido.

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    1. Sostanzialmente concordo con te; perdona se non ho tempo/voglia di sostenere/integrare/ criticare ogni tuo punto. Diciamo solamente che gli alberi residui andrebbero protetti con i fucili da chi vuole mettere a coltura altre aree non per bontà d'animo ma per puro interesse della nostra e delle altre specie. Il genocidio di massa in atto è quello del biota non umano.

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  2. C'è in media cibo per tutti su questa terra (per adesso) perchè l'agricoltura industriale produce massivamente cibo grazie alla meccanizzazione (che sta diventando oggi, robotizzazione), si usano fertilizzanti e pesticidi. Infatti in media nei paesi del I°mondo solo il 3% della popolazione è impiegata nel settore dell'agricoltura.

    Senza energia, senza pesticidi, senza fertilizzanti, aumentando la forza lavoro umana nei campi, non ci sarebbe già oggi cibo a sufficienza per tutti, il dirupo di Seneca si sarebbe già manifestato nella forma di guerre che avrebbero falcidiato la popolazione.

    Personalmente non ho capito un "H" del lungo post, che alla fine della fiera, a me pare che non dica niente di come si intende in media mettere qualcosa nel piatto oggi di 7.5MLD di persone che nel 2050 saranno 9.7MLD

    saluti.

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    1. Eccoci, ore 4.30. Insonnia.
      65, non hai capito perché non ti informi.
      Non occorre cercare chissà dove, oramai basta andare su qualunque sito che parli di ecologia e trovi articoli come questo
      http://www.rinnovabili.it/ambiente/agroecologia-nutrire-europa/
      Non uno ma tanti.
      Il post è un po' prolisso ma corretto. Indica il percorso giusto per uscire dal casino in cui ci siamo cacciati. L'unico percorso. Tutti gli altri portano a qualche forma di guerra.
      Angelo

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    2. Devo concordare con te; il signore autore del post si guarda bene dallo scendere ai nodi caldi e più recenti della questione ambientale: oltre i 3, forse 4 miliardi di homo (la quantità sostenibile con la permacoltura) il biota umano diventa pernicioso per il pianeta. Lovelock parla di ritiro sostenibile. Mi chiedo perchè così pochi "buonisti" pseudo ambientalisti si guardino bene dal citare Lovelock, scienziatoe filosofo un pelino più importante e d influente della sommatoria di tutti quelli citati da questo signor "Strata".

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    3. Dentro al paradigma dei FF, il pianeta si restringe per climate change: oggi AFAIK l'overshoot day è in agosto (non mi ricordo quando), decenni fa era invece a dicembre. L'overshoot day è un parametro efficace ;-) ed immediato da comprendere. Con la popolazione che cresce ed i danni da climate change, l'overshoot day si contrarrà sempre di più andando verso i primi dell'anno :-(

      Dentro al paradigma dell'economia solare e dell'idrogeno, la situazione sarebbe diversa: sarebbe un po' come se la Terra s'allargasse, infatti appena il 5% della percentuale dei deserti in un giorno riceve tutta l'energia in joule consumata dall'umanità in un anno. Estraendo energia dai deserti ci si potrebbe fare tantissime cose, incluse serre e produzioni agricole con tecniche di coltivazione senza terra, ottenendo una produttività almeno doppia a quella attuale dei paesi nord americani, perchè nel sahara non subirebbero il rallentamento del ciclo invernale. Per cui non ci sarebbe stata scarsità ma abbondanza, almeno entro un determinato limite (impiego totale di tutti i deserti, che non sono infiniti, pure loro finiscono) :-)

      Non per essere :-) polemico con l'autore dell'articolo, ma da un post intitolato "Ecologia Integrale" mi sarei aspettato qualche pillola visionaria di fantascienza su come implementare una produzione di vegetali/aria/acqua a ciclo chiuso sulla Luna in una base sotterranea al riparo dal vento siderale/solare. Opure mi sarei aspettato delle citazioni simil-Ezezel (per chi non lo sapesse, Ezezel è l'immaginario alieno di Kapyten_b giunto sulla base sotterranea di Marte per studiare l'umanità da vicino, che trovate dentro la saga JDAB di "Mia Fantascienza") che dice che gli esseri umani non diveranno nel XXI secolo una società di tipo 1 nella scala di Kardashev, per cui gli esseri umani nel XXI secolo faranno detonare almeno un paio di guerre, così come storicamente hanno sempre fatto nei secoli precedenti.

      Questa "Ecologia Integrale" a me risuona un po' di minestra riscaldata del 31/7/2018 + 7/7/2018

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    4. @ Anonimo17 settembre 2018 04:39

      cibo pro_capite (in kcalorie) = Massa Alimentare Prodotta Oggi / 7.5MLD >=Kcalorie minime per un essere umano

      "In termini concreti, significa abbandonare pesticidi e fertilizzanti sintetici, basandosi sulle funzionalità dei sistemi agro-ecologici: rotazione delle colture, fissazione dell’azoto da parte dei legumi, uso di letame per concimare i terreni, estensione delle infrastrutture ecologiche (siepi, stagni, alberi, ecc…) fino al 10% delle superfici utilizzate e sviluppo dell’allevamento estensivo. Con questo modello, affermano gli autori, le rese diminuiscono di circa il 35% ma questa produzione è sufficiente a garantire cibo a tutti gli europei e oltre. Inoltre lo scenario mantiene intatta la capacità di esportazione per cereali, prodotti lattiero-caseari e vino mentre riduce fortemente la dipendenza dalle importazioni."

      da cui si evince

      cibo pro_capite 2050 (in kcalorie) = ( Massa Alimentare Prodotta Oggi *(1-0.35) ) / 9.7MLD < Kcalorie minime per un essere umano

      Non mi sembra una grande idea :-) la tua

      p.s.
      e non ho conteggiato i danni da climate change che inducono un calo di rese agricole nei prossimi decenni.

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    5. Un changement de régime alimentaire moins riche en produits animaux ouvre ainsi des perspectives pour une transition vers une agroécologie moins productive.
      https://www.iddri.org/fr/publications-et-evenements/etude/une-europe-agroecologique-en-2050-une-agriculture
      Leggi bene.
      Angelo

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  3. il capitalismo è la negazione dell'ecologia, perchè in esso gli esseri umani tendono all'accumolo di soldi, proprietà, schiavi e di tutto quello che può essere accumolato. E' una difetto della natura umana, chiamato avidità, egoismo. Il comunismo si presterebbe un pò meno a questo difetto, almeno dal lato dei soldi e delle proprietà, ma sappiamo tutti come sono finiti gli esperimenti dei cosiddetti paesi comunisti, anche perchè contro la naturali tendenze dell'uomo non si può andare più di tanto. Proprio stamani San Paolo nella liturgia del giorno, ci mette in guardia dalla grande tentazione satanica di generare divisioni e fazioni negli stessi gruppi religiosi, cosa che tra l'altro riesce bene anche agli imperi di sempre (Roma) e di ora, col "divide et impera", sempre ovviamente messe su per prevalere sugli altri che, divisi o in gruppi più deboli devono soccombere. Quindi questo post sull'ecologia sembra così sconclusionato, perchè non tiene conto del grosso problema che le nature umana e del resto del pianeta sono in conflitto insanabile tra loro, a meno di cambiare quella umana, cosa che potrà avvenire solo alla fine dei tempi. Non c'è riuscito Gesù, che noi cristiani, professiamo Figlio di Dio, nè Buddha, nè Maometto, nè altre religioni e neppure Marx, nè altri esperimenti umani, se ce sono stati, per quel che so e vedo. Quindi, se uno ci crede, gli basta aspettare la fine della vita e fare come il saggio cinese sulla sponda, altrimenti impegnarsi in una lotta alla Don Chisciotte, che è pure un modo per non sentirsi un fallito sconfitto. Basta che non venga fuori uno dei democidi del post precedente, ovviamente, ma quando si vuol prevalere sugli altri, anche per motivi all'apparenza buoni, del male, poco o molto, viene inevitabilmente fatto. Normalmente ne viene fatto molto, ma in fondo perchè sporcarsi le mani per poco? Melius est abundare, quam deficere.

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    1. E se, un filino più scientificamente, dicessimo con Lovelock che è ora di abbandonare alle foreste una parte delle aree agricole loro viciniore? Facile prendersela col capitalismo; più difficile prendersela più onestamente con quei 4,5 miliardi di homo sovvenzionati dai combustibili fossili e dalla deforestazione solo per mangiare.

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    2. guarda che il capitalismo è insito nella natura umana, di tutti e 7,6 mld di umani. L'esame di coscienzza purtroppo non può essere comunitario, ma solo personale.

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  4. Caro Max tu dici: "il distacco tra l'essere umano e la natura è da considerarsi la causa prima del malessere esistenziale che si manifesta a livello individuale e collettivo". Trattandosi di una "causa prima" andrebbe meglio indagata. E' ciò che ho cercato di fare con la mia teoria "uomo = cancro del pianeta" (il "cancrismo"). A mio avviso il nostro cervello ha patìto una abnorme evoluzione, che ci ha posti in grado di contravvenire le leggi di natura. Da qui deriva la nostra mutazione in cellule cancerogene della biosfera e da qui deve essere rivisitata l'intera storia del genere umano e della sua funzione distruttrice nei confronti dell'ambiente. Può essere una teoria esclusivamente negativa, mi spiace, ma "amicus Plato, sed magis amica veritas".

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    1. Mah, più che un cancro a me sembra che l'uomo sia, per la natura, forse, l'equivalente di un "febbrone da cavallo". La natura si è sempre ripresa anche da calamità peggiori. E' l'uomo stesso che rischia di sparire dalla faccia della terra. Urge una rivoluzione etica.
      Angelo

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  5. "...Ecologia Integrale,... Ecologia Profonda,...Ecologia Sociale,... Bioregionalismo, Ecofemminismo,... Panteismo": Questa forse potrà essere una lettura anche interessante, ma non cambia di una virgola la mia visione del mondo, diversamente da altri post, anche di questo interessante blog. Il termine Ecologia Integrale mi era sconosciuto e ho ricercato il termine su Google e ne è risultato sempre legato all'enciclica di "Laudati si" di Papa Francesco.

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  6. Il lungo post contiene indubbiamenti alcuni spunti & riferimenti interessanti, ma complessivamente mi lascia piuttosto perplesso a causa di quanto segue (che in alcuni punti si ricollega a quanto espresso in altri commenti):

    1) il tono un po' da predica mistico-moralistica (qualsiasi concetto o movimento che si proclami Integrale mi fa pensare quasi immediatamente all'Integralismo politico-religoso);
    2) la totale assenza di riferimenti al problema dell'inedita crescita demografica umana di questi ultimi decenni (il turbo-capitalismo ha indubbiamente molte responsabilità, ma mi sembra del tutto insufficiente a spiegare per intero l'attuale crisi ambientale e sociale);
    3) un'impostazione fondamentalmente anti-moderna, poco liberale, inutilmente "femminista" e vagamente utopi(sti)ca.

    Ad ogni modo, tengo a ripetere: articolo NON inutile e meritevole di una qualche attenzione.

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    1. non mi sorprende il tono di predica, che funziona sempre con gli allocchi e i deboli spiritualmente, perchè serve molto bene a trasportare sul piano umano concetti mistici e spirituali, in modo da indirizzare questi sciagurati a piacimento, tipo il "Dio lo vuole" delle crociate e di tante nefandezze fatte in nome di Gesù negli ultimi 2000 anni. Già nelle lettere di S.Paolo sono nominati questi manovratori, un pò come quelli d'oggi che manipolano le masse di locuste coi media. Proprio nella 1° lettura della liturgia di oggi è presente una mistificazione operata per portare le masse in una direzione umana, traducendo il termine greco antico usato da S.Paolo "charis" con carità, che in greco è "philantropia". "Charis" ha il significato di "Grazia", che è santificante, ma a qualcuno probabilmente interessava indirizzare le masse verso qualcosa di più umano.

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    2. Se per questo tutto il concetto di buon pastore il cristianesimo lo ha mutuato del dio Pan, salvo poi trasformare questo ultimo in diavolo...Buon pastore cmq quando gli pare, visto che Pan comprendeva il concetto di limite di sviluppo sostenibile,( anche i sacerdoti dei templi greci avevano una quantità di terreno fisso dove far pascolare le capre) mentre i giudei avevano già iniziato male 2000-300' anni a.C. barattando la legna dei loro radi querceti xerofili con il grano egizio (gli egizi erano disperati per avere legna per le navi) contribuendo a far avanzare il deserto in Giudea... Insomma del cristianesimo non vedo alcunchè da salvare...Il peccato originale ecologico,antropocentrico è nei giudei ben prima della nascita di Cristo. Ogni monoteismo è antropocentrico e favorisce lo sfruttamento non sostenibile del territorio: ogni monoteismo porta il deserto. Meglio allora che i monoteisti vadano tutti a vivere nel profondo dei deserti.

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    3. se i farisei, di ieri e di oggi, si fossero mantenuti fedeli al decalogo, non ci sarebbe stato bisogno di Cristo. La locusta prende sempre il sopravvento sulla razionalità, non appena l'uomo abbandona Dio per correre dietro alle lusinghe offerte dal diavolo. Oggi sono tante grazie ai FF, così tante che la locusta ha il potere di distruggere il creato. E' scritto e succederà. Basta guardare come l'uomo sta riducendo il pianeta, succube della sua avidità e tranne quei pochi scienziati, che conoscono le leggi termodinamiche e quei pochi religiosi asserragliati nei loro specoli, che conoscono la religione, tutta l'umanità è schiava del diavolo e della distruzione.

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    4. "La locusta ha il potere di distruggere il creato. E' scritto e succederà"
      "Tutta l'umanità è schiava del diavolo e della distruzione"

      Mago, paradossalmente la sua fiducia nella Provvidenza (oltre che nella specie umana) non sembra particolarmente elevata, e anzi ricorda analoghe tesi agostiniane! Personalmente penso invece che il creato (nel senso di 'Universo'), magari a differenza della civiltà umana, NON sia affatto così facilmente annichilabile...

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    5. la smodata fiducia nella Provvidenza la lascio ai preti eretici ed ex sessantottini, come quelli che l'8 settembre hanno inneggiato utopicamente ad una nuova umanità in quella, che non per niente, è stata chiamata la "marcia della giustizia", una farsa che si ripete da 25 anni e che scimmiotta il sogno diabolico di ricreare l'umanità a sua immagine e somiglianza, del demonio ovviamente. A sentire i discorsi che vengono fatti da questi pseudo religiosi, anche mia moglie, che non è certo una credente fervente, è rimasta basita e convinta che dopo la nostra generazione c'è il nulla spirituale. Comunque grazie per le analogie con S.Agostino, che è stato fin troppo mistificato, come con quel "chi canta, prega due volte", mentre lui metteva in guardia i cristiani dall'amore per il canto, la musica ed altre frivolezze, per il loro potere di allontanamento da Dio. Per ciò che riguarda il creato, le Sacre Scritture parlano chiaramente di cieli nuovi e terra nuova, che se poi fossero limitati a questo universucolo a tre misere dimensioni, mi pare assai riduttivo, anche da un punto di vista fisico-matematico, per una realtà così infinita come è per definizione quella di un Dio Eterno.

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    6. @ Mago
      dato che citi spesso le scritture, sarei curioso di sapere che ne pensi:

      io ho scoperto da poco tempo

      https://notizie.tiscali.it/permalink/francesco-inferno-non-esiste/

      http://www.famigliacristiana.it/blogpost/santa-marta_4778591.aspx
      "L'inferno non è una sala di tortura, ma la consapevolezza di essere lontani da Dio"

      questo implica teologicamente che bergolio ha cancellato dal Vangelo:

      -Matteo 22,1 e Luca 14,15-24 e pure Matteo 25,1

      poi ha ricusato

      -Fatima e tutto il primo mistero di Fatima

      Se non fosse tutto vero, penserei ad una fake news che sono rimbalzate nei media. Invece è proprio vero, da Roma sta sorgendo un nuovo FANTA Cattolicesimo!.

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Questo articolo mi trova d'accordo su quasi tutti i temi trattati.
    Mi pare di poter riassumere il tutto in una visione che mette al centro il concetto contenuto nella parola "NOI" anzichè "IO".
    La sensibilità ecologica non è solo femmina, ma anche maschio.
    Si vada a vedere il genere sessuale degli ambientalisti assassinati negli ultimi anni.
    Credo che stiamo sfasciando tutto l'ambiente.
    Cerco nel mio piccolo di essere ecologico il più possibile.
    Ma non ho alcuna fiducia nell'Homo.
    Anni di studio, osservazione e meditazione (soprattutto di osservazione) mi hanno portato a credere che gli esseri umani non sopravviveranno al 2030.

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    1. bentornato tra i mortali. A proposito di mortali, mi pare che hai allungato di qualche anno la fine degli umani.

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    2. Ciao Mago, grazie per il bentornato.
      Forse tempi addietro situavo l'estinzione di Homo Sapiens entro il 2026 e forse anche 2021.
      Le date si basano gli studi di Guy McPherson e Sam Carana, riguardo al Riscaldamento Globale.
      E si basano anche sulla mia osservazione degli ecocidi continui che vengono consumati ai danni del pianeta Terra, non controbilanciati dalle rarissime operazioni di salvaguardia ambientale.
      Ogni giorno che passa, la situazione è peggiore.
      Adesso dico 2030, desidero sia chiaro che fra pochi anni, a causa nostra, Homo Sapiens, una delle ultime specie viventi apparse, scomparirà.

      - Tiziano -

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  9. https://www.meteogiornale.it/notizia/52891-1-estate-2018-la-piu-calda-della-storia-in-europa-2003
    per chi non lo avesse capito dai bagni nei fiordi norvegesi di quest'estate!!

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  10. La Natura non è affatto la finzione politicamente corretta, romantica, benevola, paciosa, ugualista, arcobalenica girotondista etc. di molti stereotipi di questa stramba combinazione di primitivismo romantico trasognante.

    Prendo una delle frasi paradossali:

    > Il "male" che colpisce indistintamente natura e umanità (nella sua componente più debole),

    Chi ha letto Nietzsche e "Genealogia della Morale" sa che il male è un'astrazione morale dei monoteisti (già siamo alla distruzione dell'ecosistema politeistico da parte di questi rozzi del deserto), un concetto artificiale, non è etica, siamo nell'innaturale, non nel naturale.
    Il male non esiste in natura, esiste un'evoluzione basata anche sul Mors tua vita mea, sulla predazione, sui parassiti, sulla selezione naturale, etc. .

    Il veganesimo (che qui, come moda di massa del momento, salta fuori) è una degenerazione dovuta allo sradicamento dalla terra dell'urbanismo, una forzatura contro natura, tanto quanto gli eccessi carnivoristi. Solo deli antropocentristi sfegatati inconsapevoli potrebbero ragionare in termini innaturali di ugualismo antispecista, ugualizzare, omologare, appiattire a tutti frateli boni contenti, agnelo e lupo, capretta e iena che prendono l'ape vegan al funky bar insieme.

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    1. Il veganesimo è una scelta personale. Punto. Non lo si può imporre a nessuno ma non si può nemmeno imporre a un vegano di non essere tale.
      Io non lo metterei sullo stesso piano degli eccessi carnivoristi, dati i diversi impatti ambientali. Anzi, a me, come vegetariano/vegano, da un certo fastidio dovermi sorbire le conseguenze di un super consumo di cibi di derivazione animale e in più essere anche accusato di innaturalita'. C'è la natura ma anche la cultura. Altrimenti si andrebbe ancora in giro con la clava.
      Angelo

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    2. Non so dove si sia persa la mia precedente risposta, forse non è passata attraverso il severo filtro del prof Bardi. Poco male, ne aggiungo un'altra più soppesata. Leggiti Peter Turchin. Tanto per variare rispetto al solito Nietzsche in versione naif. Ti consiglio pure "l'evoluzione dell'ordine" di César Hidalgo.
      La parola chiave è "cooperazione"
      Angelo

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    3. Il veganesimo e' una forzatura fondamentalista contro natura.
      Tant'e' che i bambini di genitori vegani ai quali non viene somministrata una artificiosa integrazione vitaminica, crepano.
      Direi che non c'e' molto da aggiungere, non serve citare sofismi e arzigogolate teorie filosofiche.

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  11. Ho sottoscritto (da poco) in YouTube un paio di canali dove ci sono un sacco di streaming di temi di Macroeconomia, elaborati in modo semplice ed informale. Gli streaming sono organizzati dal Prof. Boldrin. Spesso agli streaming intervengono anche altri economisti, money makers professionali, componendo panel d'esperti IMHO del livello di un "Dream Team economico!". Il mio consiglio è di dare un'occhiata al canale, per avere un'infarinatura informale sui temi di Finanza (es Target2, Spread, Remissioni del Debito, vari altre questioni economiche)
    https://www.youtube.com/user/MicheleBoldrin/videos

    Per quanto i contenuti macroeconomici siano interessanti, tutti sanno che la MacroEconomia poggia sulla somma dei comportamenti aggregati di singoli: i singoli (consumatori, aziende, stato) operano all'interno di mercati compiendo scelte razionali e non razionali. I mercati non sono collocati nell'iperuranio oppure su Marte, ma sono tutti luoghi reali o virtuali, che sono collocati sulla Terra :-) non esistono altri pianeti Terra nel nostro sistema solare, quindi tutto e tutti sono dipendenti dai MEGATRENDS: Sovrappopolazione, Energia e Carburanti Fossili, Acqua Potabile e Cibo, Danni da Climate Change, Migrazioni, Guerre... (che poi sono i drivers del lungo periodo).

    Non nascondo che mi piacerebbe fluire un Webinar sul tema: Finanza e Limiti dello Sviluppo nel XXI secolo (ad esempio Carbon Tax, prezzatura delle materie prime e semilavorati in rapporto ai danni da Climate Change, Pivoting China di Mearsheimer, ruolo del dollaro in un mondo multipolare, Migrazioni e Guerre nel XXI secolo).

    Boldrin+Codagnone+Manfredi+ecc +Mercalli +Bardi, sono IMHO solo queste le persone, che producono contenuti in italiano/inglese con filmati o blog di qualità, reperibili online.

    Mi permetto di lanciare l'idea, sperando che possa essere interessante.

    Cordiali Saluti

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