martedì 12 giugno 2018

Accaparra Terre : Crescono Abitanti e Auto




Un Post di Silvano Molfese

Da quando gli stati ed i gruppi industriali più spregiudicati hanno toccato con mano il picco mondiale del petrolio convenzionale, alcune società di investimento, spalleggiate dai propri governi, hanno alzato la testa dalle miniere e preso di mira lo strato più superficiale della crosta terrestre: il suolo.
La rapida crescita della popolazione mondiale pone diversi problemi prima di tutto la disponibilità di cibo: l’industria agricola ha praticamente esaurito tutte le innovazioni tecniche, introdotte a partire dalla fine del 1800 tese ad aumentare le rese agricole, come: i fertilizzanti di sintesi, l’abbassamento della taglia nel riso e nel grano, l’esaltazione del vigore ibrido per il mais, ecc. (1).
Le ragioni di questo interesse per le terre altrui si spiega con l’aumento delle bocche da sfamare e con un più diffuso benessere economico: centinaia di milioni di persone mangiano maggiori quantità di carne, latte e uova .
A tutto ciò si aggiunge un fenomeno decisamente preoccupante che è la trasformazione di cereali in carburante per le auto. (2)  Pertanto tra il 2005 ed il 2009 è iniziata la corsa all’accaparramento di terre in altri stati.

Rivedendo la tabella sull’accaparramento di terre nel mondo, ho pensato di incrociare i dati sulla popolazione e la superficie territoriale dei principali stati coinvolti nell’accaparramento di terre.

     Tabella n. 1 – Principali Stati accaparratori e Stati bersaglio

Modificata da Gardner, State of the World 2015, pag. 71

In testa alla classifica degli stati che si accaparrano terre troviamo gli USA con ben 6,9 milioni di ettari acquisiti in altri stati del mondo. (tabella n. 1)
Caso anomalo è il Brasile che, pur avendo una bassa densità di abitanti si trova sia nell’elenco dei paesi accaparratori di terre (1,4 milioni di ha) e sia in quello dei paesi bersaglio, che subiscono l’accaparramento (1,8 milioni di ha).

Se dall’elenco dei paesi che si accaparrano terra escludiamo gli stati della penisola arabica, notoriamente desertici, vediamo che gli Stati Uniti, nonostante siano al secondo posto dopo il Brasile quanto a disponibilità procapite di terra, sono stati particolarmente attivi nell’acquisizione di terre all’estero.
Tra i paesi europei Regno Unito e Olanda si sono accaparrati in complesso ben quattro milioni di ettari di terra: all’incirca una superficie estesa quanto Veneto ed Emilia-Romagna; il Regno Unito, che ha una popolazione venti volte inferiore all’India, si è appropriato di una area superiore a quella di cui si è appropriato il popoloso stato  indiano.

In Europa tra gli stati bersaglio compare l’Ucraina che cede diritti sulle proprie terre con 1,6 milioni di ettari: una superficie più estesa di tutta la Calabria. La fertile superficie persa dall’Ucraina rappresenta il 60 % delle terre cedute in Europa. (3)

   Tabella n. 2 –  Popolazione (1960 e 2016) e superficie territoriale degli stati
            accaparratori e degli stati bersaglio.

Ho riportato i dati della superficie da Wikipedia; quelli sulla popolazione dalla Banca Mondiale: https://data.worldbank.org/indicator/SP.POP.TOTL?name_desc=false

La popolazione dei suddetti 19 stati in quasi sessanta anni è aumentata di  oltre 2,2 miliardi di persone.
Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sono due stati prevalentemente desertici che nel 1960 contavano meno di 4,2 milioni di abitanti, si ritrovano attualmente con il dover sfamare una popolazione praticamente decuplicata. Negli Emirati Arabi Uniti l’aumento della popolazione è stato a dir poco vertiginoso: le bocche da sfamare sono aumentate di quasi cento volte in poco meno di sessant’anni! (tabella 2)

La popolazione ucraina, nell’ arco di tempo considerato, è quella cresciuta meno di tutte le altre della lista esaminata, sia in percentuale ( 5,5%) e sia in valore assoluto, circa 2,3 milioni di persone.
La superficie territoriale procapite (*) ovviamente diminuisce nettamente in tutti gli stati: tra quelli accaparratori Singapore è cosi piccolo da non essere nemmeno rappresentato a questa scala: se prima erano quattro are per abitante, è passato ad una sola ara nel 2016; per gli Emirati Arabi Uniti e l’ Arabia Saudita ho riportato i valori riferiti al 1960 tra parentesi per evitare che andassero fuori scala (Figura n. 1).

     Figura n. 1 - Stati accaparratori: ettari procapite 1960 e 2016


Tra i paesi bersaglio, che cedono diritti sulle loro terre, possiamo vedere chiaramente che nel 1960 c’erano sei stati con più di dieci ettari di superficie territoriale procapite: dopo quasi sessant’anni il valore più elevato è quello della Repubblica del Congo che raggiunge a mala pena i 6,7 ettari per abitante: prima era quasi cinque volte tanto.(Figura n. 2)


     Figura n. 2 - Stati bersaglio:  ettari procapite 1960 e 2016



Il peso dell'industrializzazione

Tra i paesi presenti in questo elenco gli USA, pur essendo al quarto posto per la crescita della popolazione in valore assoluto, (oltre 140 milioni di abitanti in più rispetto al 1960: è come se si fosse aggiunta la popolazione di Italia e Germania.) risulta la nazione più motorizzata del pianeta: indicativo a questo proposito il numero di autovetture circolanti, oltre 268 milioni, una concentrazione di oltre 80 auto per 100 abitanti.  (https://www.statista.com/statistics/183505/number-of-vehicles-in-the-united-states-since-1990/)

Questo aumento della popolazione negli Stati Uniti ha comportato un’aggiunta di quasi centoventi milioni di autovetture: se oltre al carburante considero strade, ferro, plastica, elettronica e quant’altro, si comprende il giro di interessi industriali coinvolti nella motorizzazione individuale. 
Ovviamente il rovescio della medaglia è dato dagli effetti altamente deleteri dei rifiuti immessi nei cicli vitali della biosfera prodotti dall’industria, primo fra tutti il carbonio. In modo più o meno diretto superfici sempre più estese diventano improduttive anche per l’inquinamento di suolo e acqua legato agli scarichi industriali. A mio avviso tutto ciò rappresenta il fallimento dell’industrializzazione del mondo.

Crescono i conflitti per la terra e le disuguaglianze sociali diventano sempre più evidenti. Analizzando questi dati possiamo dire che il sistema economico in cui siamo immersi, il capitalismo, è fallimentare.

Si può fare diversamente? Faccio qualche esempio.

Bruce Leon, un ricercatore americano ripreso da Vandana Shiva, fece un confronto, riferito al 1972, tra la zootecnia tradizionale, rappresentata dai bovini indiani e quella industriale degli USA: in India per l’alimentazione bovina si utilizzavano in minima parte alimenti commestibili dall’uomo, rispetto all’industria zootecnica statunitense. (Tabella n. 3)

Tabella n. 3 - Confronto al 1972 tra zootecnia industrializzata (USA) e tradizionale  (India)

Modificata da: Vandana Shiva, 1995 . Monocolture della mente. Bollati Boringhieri, 131.

Ridurre il numero di figli per coppia è semplice con i profilattici: tecnica plurisecolare. Per risparmiare materiali ed energia basta tener conto che un’ auto pesa 1,5 tonnellate: si possono costruire circa un centinaio di biciclette.
Le soluzioni alternative ci sono ma vengono scartate dal sistema perché non promuovono il profitto. Il primo passo da fare sarebbe chiedersi come uscire da questo sistema economico.

(*) L’Italia ha un territorio di 301 mila km 2 ; nello stesso arco di tempo gli abitanti sono passati da  50,2 a 60,6 milioni; al 2016  la superficie territoriale procapite è di quasi 0,5 ettari.


Bibliografia

            1)  Brown L. , 1999 – Nutrire nove miliardi di persone. State of the world 1999.
      Edizioni Ambiente , 137 - 157.
2)  Brown L., 2011 – Un mondo al bivio. Edizioni Ambiente,  94
3)  Gardner G., 2015 – Mounting losses of agricultural resources – State of the                                            World 2015, Islandpress, 65-78